giovedì 11 dicembre 2008

Abbiamo speso molto per rendere più sicuro l’impiantodi Falconara
Ugo Brachetti Peretti, il futuro della raffineria è a una svolta
“Nuova Api, una vita che va oltre il petrolio”



Dal Corriere dell'11 Dicembre

ANCONA - Nello studio di corso Italia a Roma, due passi da piazza del Popolo, dietro alle spalle di Ugo Brachetti Peretti c’è una carta geografica anni 70 di tutto il mondo larga quanto una parete. Di fronte, una gigantografia aerea della raffineria di Falconara. Sembrano due universi distanti anni luce, invece no, gli estremi si toccano per Api, il mondo “è” la raffineria di Fiumesino. Ed è al centro di un crocevia delicato. Forse il più delicato della sua storia ultrasettantennale. Dietro, un passato in cui la proprietà andava due volte all’anno in raffineria, gli incidenti, i rapporti problematici con una parte della città. Davanti, la speranza di un rapporto virtuoso da cercare con il territorio, l’obiettivo della diversificazione nell’approvvigionamento e soprattutto della produzione di energia. In mezzo c’è lui, Ugo Brachetti Peretti, 43 anni, da poco presidente della holding di famiglia: in controluce al restyling del marchio (presto solo targato Ip, il cavallo resta solo per la holding Api), ha svecchiato il management, ha rinunciato all’entrata in Borsa, viene in raffineria due volte al mese, ha realizzato un accordo con il Comune di Falconara per chiudere le vertenze legali e avviare una serie di progetti. Ironia della sorte: la scorsa primavera venne al palaBadiali al comizio di Veltroni (di cui si disse sostenitore), oggi deve dire grazie a un uomo del centrodestra, Goffredo Brandoni, che gli ha riaperto le porte della città. In mezzo, ci sono soprattutto le centrali termoelettriche a ciclo combinato, alimentate a metano, da 580 megawatt complessivi. Api le ha proposte al ministero e alla Regione. Ma il piano energetico marchigiano non le prevede. Per la prima volta in questi mesi Brachetti Peretti concede un’intervista sul tema.Presidente, con le centrali termoelettriche vorreste creare un’alternativa al core business. Nel 2007 l’utile lordo di Api ha registrato un lieve calo. Meglio produrre che raffinare?“I margini sulla raffinazione hanno un andamento ciclico. Le centrali termoelettriche invece sono l’inizio di una diversificazione in tema di energia che il gruppo vuole perseguire fortemente, anche attraverso altre iniziative. Un processo sul quale però si è fatta molta disinformazione, un’autentica campagna denigratoria. Ho letto da qualche parte che le due centrali sarebbero scomponibili: non esiste, sono inscindibili”.Non iniziamo con le polemiche.“Per carità. Abbiamo le nostre colpe. Abbiamo pensato solo a fare gli imprenditori, lavorando per l’interesse del territorio attraverso la nostra attività. Siamo fieri del fatto che durante questi anni non abbiamo mai fatto un’ora di cassa integrazione. Ma non abbiamo tenuto le relazioni a Falconara, un errore grave”.E’ uno dei suoi obiettivi, a quanto pare.“Dobbiamo riuscirci, la raffineria è a un punto di svolta. Abbiamo speso molto per renderla più sicura ed efficiente, ora con le centrali termoelettriche dobbiamo iniziare a diversificare. C’è una vita oltre il petrolio, ma avviare questo processo non è come premere un interruttore. Ci stiamo muovendo in tutta Italia: Sicilia, Calabria, Puglia per l’eolico, abbiamo fatto accordi per il fotovoltaico”.A Falconara però oltre al petrolio ci sarebbe al metano: il passo non è così lungo. Siamo sempre nel ramo degli idrocarburi. “Però il metano è un combustibile ecocompatibile che inciderebbe poco in chiave emissioni. Lo sostiene la valutazione di impatto ambientale del ministero. E poi l’investimento delle centrali portererebbe con sè una serie di interventi strutturali molto costosi, quanto di più avanzato possa offrire la tecnologia. Il risultato sarebbe quello di avere un carico emissivo del sito, centrali incluse, molto inferiore a quello oggi prodotto in termini di nitrati di azoto, polveri e anidride carbonica. Siamo sempre stati dentro i valori prescritti ma così li abbatteremmo ulteriormente. ”.E la sicurezza degli impianti?“Pensi a questo: abbiamo assunto un nuovo amministratore per la raffineria, Cogliati. E’ il migliore in Italia: quando è venuto a Falconara mi ha detto: avete speso un sacco di soldi per questa raffineria. Sa cosa le dico? La nostra raffineria è una delle più avanzate d’Italia e anche d’Europa”.Anche per le emissioni atmosferiche? E che ci dice sulla temperatura dell’acqua? Si è scritto di alterazioni sensibili dell’ecosistema marino legate all’impianto delle centrali.“Qualsiasi impianto industriale produce delle emissioni. Nel nostro caso tuttavia saranno più che annullate da misure compensative negli impianti già esistenti. La letteratura scientifica, cito uno studio del professor Macchi del Politecnico di Milano, sostiene che i cicli combinati a gas rappresentano la migliore opzione tecnologica per la produzione di energia elettrica da fonti. Per quanto concerne l’acqua abbiamo commissionato uno studio all’Università Politecnica delle Marche che smentisce assolutamente il problema”.Supponiamo che la Regione resti ferma sul Pear e il ministero dica: “La centrale si fa”. Voi come vi muovereste? Andreste avanti ugualmente?“E’ rarissimo che io sappia, che possa accadere una cosa del genere con un simile atto d’imperio. E comunque sarebbe sbagliato arrivare a una situazione di contrapposizione netta di questo genere. Credo semplicemente che le centrali servano alle Marche, c’è un fabbisogno energetico che vede la regione in grave difficoltà”.Ma non sta scritto da nessuna parte che si debba essere per forza autosufficienti: quello che non c’è si può prendere da fuori. Altrimenti ogni regione sarebbe un’enclave perfetta.“Ma portare l’energia da fuori costa e costerà sempre di più: siamo sicuri che convenga di questi tempi alle Marche e ai suoi abitanti?”.Per la verità gli economisti teorizzano anche che la domanda di energia non sia destinata a salire, come voi sostenete.“In che senso?”.Nel senso che molte imprese top delocalizzano. E con la razionalizzazione dei consumi in atto, si farà sempre più attenzione agli sprechi: nelle case e soprattutto nelle aziende. “Resta sempre il disavanzo attuale che costringe già adesso le Marche al rapporto peggiore, dietro alla Campania, in termini di dare-avere sull’energia. Se c’è un’opportunità reale di migliorare questo rapporto non vedo perché privarsene. La nostra è una proposta complementare al Pear, non sostitutiva. E comunque, tecnicamente, nel Pear attuale non tornano i conti: anche realizzando tutte le misure previste più le nostre centrali resterebbe un deficit. Ma non è tutto: per ragioni oggettive (nelle Marche c’è poco vento), economiche (è difficile trovare chi investe nella microgenerazione) e strutturali, la rete della regione Marche è instabile. Questo significa che o si innesta puntualmente potenza in un punto, ad esempio a Falconara nel nostro sito, oppure tutti i piccoli puntelli non potranno risolvere la fragilità della rete. Anzi, contribuiranno a incrementare questa instabilità”.Le centrali elettriche si aggiungerebbero o si sostituirebbero, sia pur parzialmente, agli impianti della raffineria?“In questo momento si aggiungerebbero. Ma se le cose dovessero andare bene in relazione all’andamento del mercato è nostra intenzione razionalizzare, creare spazi maggiori e quindi nel tempo andare a ridurre gli impianti dedicati alla raffinazione”.Lo sa cosa dice la gente? Perché le centrali elettriche a Falconara e il fotovoltaico a Tolentino? Se veramente volevano venire incontro a Falconara potevano fare l’opposto.“I motivi sono evidenti per una questione di costi di impianto e trasferimento della materia prima: a Falconara c’è già tutto. Ma, mi creda, Falconara mi sta a cuore molto più di quanto si pensi in giro”.Ci mancherebbe altro.“Le racconto un episodio: ho dato ordine all’ufficio acquisti di Api di avere fornitori solo di Falconara. Quando abbiamo dovuto rinnovare l’appalto per le pulizie, l’unica azienda che ci garantiva il servizio era di Ancona, perché le altre tre o quattro di Falconara da sole non erano in grado di coprire tutte le attività. Beh, le abbiamo contattate una per una e le abbiamo fatte consorziare: così abbiamo dato l’appalto alle ditte di Falconara”.E se non riusciste a realizzare le centrali elettriche?“Non ci voglio nemmeno pensare”.Però è una possibilità reale.“Non ci voglio pensare, perché metterebbe in seria difficoltà il futuro della raffineria. Ma io credo che un punto di equilibrio si possa trovare”.

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