martedì 10 febbraio 2009

Foibe




Con la Legge N. 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana ha istituito il “Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale” e ha concesso “un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”.
Scopo del riconoscimento del Giorno del Ricordo è quello di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” (articolo 1, comma 1). La terribile pagina di storia a cui fa riferimento il Giorno del Ricordo è quella che interessò i territori dell’Istria a partire dall’autunno del ‘43, subito dopo l’armistizio, fino al 1947, dove furono rastrellate, deportate e uccise migliaia di persone, per lo più italiani, dai partigiani dell’esercito di Tito. L’inizio dell’eccidio risale al ‘43, subito dopo l’armistizio, nell’Istria abbandonata dai soldati italiani e non ancora controllata dai tedeschi, quando i partigiani slavi gettarono nelle foibe (fosse rocciose profonde fino a 200 metri) centinaia di cittadini italiani considerati “nemici del popolo”. Ma fu nel 1945, durante i quaranta giorni dell’occupazione jugoslava, dall’ingresso di Tito il 1 maggio fino all’arrivo delle truppe anglo - americane a metà giugno, che la carneficina delle foibe raggiunse l’apice dell’orrore. Lo sterminio fu condotto senza distinzioni politiche, razziali ed economiche, seguendo le direttive di Tito che ordinava di eliminare i fautori del nazionalismo. Furono arrestati fascisti, anti-fascisti e partigiani, cattolici ed ebrei, uomini, donne, vecchi e bambini, industriali, agricoltori, pescatori, poliziotti e carabinieri, militari e civili, secondo un disegno che prevedeva l’epurazione attraverso torture, fucilazioni e infoibamenti. La persecuzione, soprattutto in quella “terra di nessuno” vicina al confine sottoposta all’amministrazione jugoslava, la violenza e l’efferatezza delle esecuzioni, precedute spesso da processi sommari, torture e linciaggi, determinarono l’esodo che nel dopoguerra allontanò quasi tutta la popolazione italiana dall’Istria. Ancora oggi, dopo circa sessant’anni, non ci sono cifre ufficiali relative ai deportati, agli italiani uccisi durante la prigionia e, soprattutto, agli infoibati scomparsi nell’autunno del ‘43 e nella primavera del ‘45. Non sono, però, gli zeri in più o in meno a ridurre la portata di questa tragedia, di cui è importante conoscere le cause e le dinamiche per evitare che in futuro qualunque essere umano si possa ritrovare protagonista, vittima o carnefice, di una storia di persecuzione. Il 10 febbraio è un giorno per ricordare, per raccontare, per capire e condividere la memoria dopo anni di silenzio.
Lo scorso anno il Presidente Napolitano, nel consegnare le decorazioni del “Giorno del Ricordo”, disse: «(…) va ricordato l’imperdonabile orrore contro l’umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l’odissea dell’esodo, e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell’Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata (…) la “congiura del silenzio”, “la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”. Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell’aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali».
In questo modo atroce sono stati fatti sparire gli aguzzini fascisti catturati, ma anche e forse soprattutto chi avrebbe potuto opporsi alle pretese della Iugoslavia di Tito di annettere Trieste e il suo interland, i membri non comunisti del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) prima di tutti. “Trst je nas”, Trieste è nostra, urlavano e scrivevano sui muri gli slavi.Le foibe sono state l'aspetto feroce di un preciso progetto politico nazionalista, al quale purtroppo erano favorevoli i comunisti italiani della zona che mettevano l'ideologia davanti all'interesse nazionale. E i triestini non lo hanno mai dimenticato


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Per troppo tempo si e' taciuto. Negli ultimi anni finalmente qualcuno ha cominciato a parlare

Anonimo ha detto...

x quello che ci chiama fascistelli. che cosa hai da dire in merito a questa crudeltà umana fatta dalla tua politica ?

Anonimo ha detto...

grazie di cuore che hai ricordato la nostra storia.
grazie sopratutto per il breve filmato.
grazie dai miei nonni

una nipote