E' rimasto solo il Tg3 a difenderci da quel tiranno del Cav.
Ne avevamo sentite tante sul Cav. ma questa le batte tutte. In una articolessa apparsa ieri su Repubblica, a firma di Alessandra Longo, la redattrice scrive che “Nei corridoi del Tg3 i giornalisti si chiedono quale sia il modello di informazione vagheggiato dal premier. Qualcuno evoca il ministro della propaganda irachena di Saddam”.
Sappiamo che i giornalisti del Tg3 sono dei professionisti che fanno liberamente il proprio mestiere, scrivono e dicono quello che pensano nei telegiornali e nelle trasmissioni di approfondimento. Come il direttore Di Bella che, in seguito alle esternazioni del premier sulla Rai, ha confessato di aver staccato il telefonino perché riceveva troppe chiamate di solidarietà. O la collega Giovanna Botteri che da New York fa notare come “Negli Usa nessun politico si sognerebbe di dire alla stampa cose simili” (anche se Obama sta usando blogger e canali alternativi per smarcarsi dai segugi di Washington), o ancora Maurizio Mannoni che aggiunge: “Ne ho viste tante da ‘Samarcanda’ in poi ma come adesso no, mai”. Tutte queste dichiarazioni, messe insieme, dimostrano che siamo in democrazia, altro che Iraq di Saddam. In Italia se vuoi attaccare Berlusconi sei liberissimo di farlo. Se vuoi difenderti altrettanto.
Invece ci ricordiamo bene chi era Mohammed Saeed al-Sahaf, più conosciuto come ‘Alì il comico’. “Quel mattacchione diventato poi cult che andava in onda su tutte le tv del mondo assicurando che ‘no, non è vero, nessun americano è arrivato a Baghdad’”, come scrive la Longo. E allora, spiace dirlo, se al Tg3 gira voce che siamo diventati come l’Iraq al crepuscolo della tirannia, significa che di professionisti, in quei corridoi, ce ne sono tanti, ma specializzati nell’insulto. Perché ci vuole una gran bella faccia tosta ad associare il Cav., il nostro impegno militare e per la ricostruzione in Iraq, il sacrificio dei soldati italiani per liberare quel Paese, con il tiranno che l’aveva distrutto, portandolo al collasso economico, ai gas, allo sterminio, alle fosse comuni.
Del resto basta tornare con la memoria ai reportage di Fulvio Grimaldi da Baghdad, alle puntate del Tg3 in cui si osannava Chirac per essersi opposto al diabolico intervento di Bush, agli speciali di Report e Primo Piano dedicati alla “congiura neocon” contenuta nel Piano per il Nuovo Secolo americano per capire che mai e poi mai al Tg3 si sarebbero sognati di abbattere o rovesciare con la forza il vecchio tiranno iracheno. Speriamo solo che i partigiani acquartierati nei corridoi della Rai non pensino di liberarsi del Cav. come invece gli iracheni hanno fatto con Saddam. Si ritroverebbero subito le truppe americane di Obama a difendere la democrazia nel nostro paese. E allora chissà Di Bella e i suoi da che parte deciderebbero di stare.
L'OCCIDENTALE
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