Macerata, casa ai rifugiati, palazzo in rivolta, i residenti: «Basta rumori e angherie»
di Nicola Paciarelli (Il Messaggero Marche)
MACERATA - Condomini esasperati dai comportamenti di 6 rifugiati, ospitati da alcuni mesi in un appartamento del palazzo, presentano un esposto al sindaco e al prefetto. Tante le rimostranze mosse ai 6 rifugiati e a Paolo Bernabucci, rappresentante del Gus, associazione che si occupa di rifugiati.
L'esposto reca 18 firme, tutti i residenti del condominio di via Pellico che ospita i sei, in un appartamento di 100 metri quadrati con un solo bagno, e alcuni abitanti di palazzine limitrofe, ed è stato consegnato in Municipio e in Prefettura. “L'avvento dei sei ospiti – si legge -, troppi per la superficie dell'immobile, ha trasformato una tranquilla palazzina, abitata da varie persone anziane, in un porto di mare: andirivieni continui dei neo inquilini e di numerosi loro conoscenti ai quali viene consentito il libero accesso nel palazzo. Chi ci garantisce dalla presenza di questi sconosciuti?”.
La sicurezza prima di tutto, visto che i condomini si trovano ogni giorno di fronte a gruppi di sconosciuti che frequentano il palazzo. “Più volte – spiega Carlo Babini, uno dei residenti – ho chiamato il Gus per segnalare questa situazione, ma mi hanno detto che non si può proibire loro di avere visite. Come facciamo noi a sapere chi entra nel palazzo? Chi ci tutela?”.
L'esposto segnala tutti i disagi: “Dispute tra loro, con linguaggio urlato; mobilio ripetutamente spostato in modo rumoroso; scale condominiali imbrattate; vestiti grondanti acqua depositati sui fili finché non cadono nel cortile sottostante, nell'assoluta indifferenza dei proprietari”. Fino alle “abluzioni rituali, fino a cinque volte al giorno, in terrazza, con l'ausilio di una bacinella e di una bottiglia di plastica, con l'acqua che cade sulla strada sottostante”.
“Ho il massimo rispetto per la loro preghiera – dice Babini - , ma perché non possono fare le abluzioni dentro casa?”. “Dopo oltre 4 mesi dall'insediamento degli ospiti – si legge -, le nostre varie lamentele telefoniche al Gus, non hanno sortito alcun esito. Chiediamo alle autorità preposte di adoperarsi nel far cessare i comportamenti evidenziati, che disturbano la quiete, minano la sicurezza, contravvengono alle norme igieniche, oltraggiano il decoro. Invitiamo le autorità a suggerire al Gus un utilizzo più consono (i rifugiati vanno alloggiati, non stipati) delle cospicue somme di denaro pubblico affidategli. Con 35 euro al giorno percepiti per ogni rifugiato, pari a 6300 euro al mese, a fronte di un affitto mensile di 450, il Gus potrebbe collocare i sei giovanotti in due appartamenti. Visto che il Gus prevede corsi di formazione e integrazione, bisognerebbe formare al rispetto di queste regole le persone che hanno chiesto e ottenuto asilo.
L'esposto reca 18 firme, tutti i residenti del condominio di via Pellico che ospita i sei, in un appartamento di 100 metri quadrati con un solo bagno, e alcuni abitanti di palazzine limitrofe, ed è stato consegnato in Municipio e in Prefettura. “L'avvento dei sei ospiti – si legge -, troppi per la superficie dell'immobile, ha trasformato una tranquilla palazzina, abitata da varie persone anziane, in un porto di mare: andirivieni continui dei neo inquilini e di numerosi loro conoscenti ai quali viene consentito il libero accesso nel palazzo. Chi ci garantisce dalla presenza di questi sconosciuti?”.
La sicurezza prima di tutto, visto che i condomini si trovano ogni giorno di fronte a gruppi di sconosciuti che frequentano il palazzo. “Più volte – spiega Carlo Babini, uno dei residenti – ho chiamato il Gus per segnalare questa situazione, ma mi hanno detto che non si può proibire loro di avere visite. Come facciamo noi a sapere chi entra nel palazzo? Chi ci tutela?”.
L'esposto segnala tutti i disagi: “Dispute tra loro, con linguaggio urlato; mobilio ripetutamente spostato in modo rumoroso; scale condominiali imbrattate; vestiti grondanti acqua depositati sui fili finché non cadono nel cortile sottostante, nell'assoluta indifferenza dei proprietari”. Fino alle “abluzioni rituali, fino a cinque volte al giorno, in terrazza, con l'ausilio di una bacinella e di una bottiglia di plastica, con l'acqua che cade sulla strada sottostante”.
“Ho il massimo rispetto per la loro preghiera – dice Babini - , ma perché non possono fare le abluzioni dentro casa?”. “Dopo oltre 4 mesi dall'insediamento degli ospiti – si legge -, le nostre varie lamentele telefoniche al Gus, non hanno sortito alcun esito. Chiediamo alle autorità preposte di adoperarsi nel far cessare i comportamenti evidenziati, che disturbano la quiete, minano la sicurezza, contravvengono alle norme igieniche, oltraggiano il decoro. Invitiamo le autorità a suggerire al Gus un utilizzo più consono (i rifugiati vanno alloggiati, non stipati) delle cospicue somme di denaro pubblico affidategli. Con 35 euro al giorno percepiti per ogni rifugiato, pari a 6300 euro al mese, a fronte di un affitto mensile di 450, il Gus potrebbe collocare i sei giovanotti in due appartamenti. Visto che il Gus prevede corsi di formazione e integrazione, bisognerebbe formare al rispetto di queste regole le persone che hanno chiesto e ottenuto asilo.
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