mercoledì 14 gennaio 2009

E Montanari disse: "Sturani prende i soldi"

Di Letizia Larici


Dal Messaggero del 14 Gennaio

E’ stato Umberto Montanari, presidente di Anconambiente all’epoca dell’affare Ccs, a sollevare il sospetto che il sindaco prendesse tangenti da Alberto Rossi. L’ex manager, già sotto accusa nell’ambito della stessa vicenda per truffa, lo ha riferito alla Procura nell’interrogatorio del 16 ottobre 2007. Così è partita l’inchiesta per corruzione su Fabio Sturani, sotto accusa in concorso con l’imprenditore portuale, e l’ordine alla Guardia di Finanza di passare ai “raggi x” i conti correnti del primo cittadino. E’ una delle rivelazioni più importanti contenute nel maxi-provvedimento con cui il procuratore Vincenzo Luzi e il suo sostituto Paolo Gubinelli chiedono l’archiviazione delle accuse nei confronti del sindaco e degli altri 5 indagati (tra cui anche il dirigente regionale Sergio Strali, l’ingegner Saverio Silvestri e il socio di Rossi, Loris Onofri) per intervenuta prescrizione. Cadono gli ultimi veli sulle 40 pagine del documento, in cui i pm ricostruiscono in maniera capillare l’intricato iter che ha portato Anconambiente a comprare a prezzo “gonfiato” da Rossi l’area Ccs, svelando gli intrecci politico - economici che, a loro avviso, si sarebbero nascosti dietro lo scottante affare.L’acquistodell’areaIl Piano preliminare del porto, elaborato dall’ingegner Alberto Lacava e consegnato il 13 luglio 2000, prevedeva per l’area Ccs la naturale destinazione a parcheggio polmone e il vincolo di esproprio per pubblica utilità. Alberto Rossi, proprietario del terreno e società annessa, la Ccs, venuto a conoscenza delle sorti riservate al sito, sarebbe entrato nel “panico”. Che l’imprenditore conoscessi il piano Lacava, osservano i magistrati, non vi è dubbio. La prova nelle sue osservazioni al piano, rinvenute nell’archivio elettronico di Lacava. Così il 27 settembre 2000 Rossi avrebbe cercato di correre ai ripari, facendo pervenire ad Anconambiente la proposta di vendita dell’area. Offerta presentata in fretta e furia, subito dopo aver ottenuto un finanziamento regionale per realizzare sul terreno uno scalo intermodale. L’azienda, allora presieduta da Umberto Montanari, anche lui a conoscenza del preliminare, era alla ricerca di una stazione per il trasferimento rifiuti e stava valutando la possibilità di rilevare l’area Leta. Improvvisamente, invece, opta per la Ccs. Cosa sarebbe accaduto? Ecco le diverse versioni. Da un lato c’è Montanari che, spiega la Procura, “dapprima in modo più sfumato, poi assai più deciso e particolareggiato, sostiene con forza che fu Fabio Sturani a veicolargli l’intenzione di Rossi di vendere l’area Ccs”. Poi, c’è Fabio Sturani, allora assessore al bilancio e “delfino” del sindaco Renato Galeazzi, a cui era destinato a succedere, che nega, in sede di interrogatorio, di aver segnalato l’area al manager. I magistrati confrontano le versioni, ritenendo più attendibile quella di Montanari. Tra le ragioni: Rossi conosceva Sturani, tanto da assumerlo alla Servizi Assicurativi Srl per assicurargli un futuro nel caso in cui non fosse stato eletto sindaco. Al contrario Montanari, definito “uomo del sindaco, a cui Sturani aveva assicurato il ruolo di dirigente di Anconambiente, paragonandolo a un assessorato”, non aveva rapporti con l’imprenditore portuale. La Procura tira le somme sostenendo che Sturani abbia avuto il ruolo di dominus politico dell’affare. Ritiene che solo lui era “in grado di far gestire fiduciariamente la delicata operazione a Montanari, che gli doveva tutto sul piano personale, economico e politico”. Conclude che sia “illogico ritenere che l’operazione possa essere stata decisa senza l’approvazione di Sturani, in primo luogo, e Galeazzi”.I retroscenadella compravenditaL’ex manager di Anconambiente, allarmato a causa della pressione ricevuta per l’acquisto di un’area destinata a diventare parcheggio e sulla quale incombeva il rischio esproprio, si sarebbe confrontato con il dirigente all’urbanistica Sauro Moglie, il quale gli avrebbe consigliato di lasciar perdere l’affare. Così Montanari sarebbe andato da Sturani e Galeazzi, che lo avrebbero rassicurato dandogli direttiva di andare avanti con la compravendita. La posizione degli amministratori del Comune, quindi, scrive la Procura “appare tutt’altra rispetto a quella di meri recettori di una volontà espressa autonomamente da Anconambiente”. Anche Galeazzi avrebbe giocato un ruolo attivo, cercando di strappare a Rossi uno sconto sul prezzo di 2,6 milioni di euro, ma l’input finale di far acquistare l’area alla spa dei rifiuti, per gli inquirenti, sarebbe arrivato da Sturani, sul quale verso la fine del 2003, avrebbero cominciato a circolare voci di presunte mazzette. La trattativa, precisano i pm, sarebbe stata seguita in modo esclusivo dal manager, tenendo sempre al corrente Galeazzi e Sturani del procedimento. I due politici avrebbero approvato ogni fase. Anche Sturani e Galeazzi, sottolineano i magistrati, ovviamente sapevano che l'area sarebbe un giorno stata trasformata in parcheggio.L’erroredi MontanariGli inquirenti sostengono che il manager, a conoscenza delle sorti del sito, avrebbe concluso l’affare senza segnalare i rischi legati all’esproprio e alla “retrocessione” al cda dell’azienda. Il problema fu sollevato tra il 2003 e il 2004 dal nuovo presidente dell’azienda Pierpaolo Sediari e dal consigliere Lidia Mangani, che fecero ammettere al manager: «Della destinazione a parcheggio lo sapevo io e l’amministrazione comunale». Di qui, l’accusa di truffa, caduta in prescrizione. «Il complesso di tali attività tenute riservate - scrivono i magistrati - non può che farsi derivare dalla consapevolezza di un’operazione pregiudizievole per gli interessi pubblici». Quanto al prezzo pagato, la Procura sostiene che Rossi sia stato in grado di imporlo, senza tener conto della svalutazione legata alla futura destinazione, grazie alla “forte sponsorizzazione politica“.Le vicendesuccessiveIl 29 marzo 2004 il Consiglio comunale adotta una delibera con la quale prevede l’esproprio dell’area Ccs. Scoppiano le polemiche, Anconambiente presenta alcune osservazioni, nel 2005 viene eliminato il vincolo di esproprio e aumentato l’indice di edificabilità. Un’“operazione di cosmetica urbanistica” da parte di Sturani, secondo i pm, “vantaggiosa solo per Rossi, che gli aveva finanziato la campagna elettorale e lo aveva assunto alle proprie dipendenze”. Di qui, l’accusa di concorso in corruzione per il primo cittadino e mister Frittelli - Marittime.I vantaggiper SturaniLa contropartita di Sturani nel dettaglio: l’impiego, i contributi elettorali e altre somme percepite dalla Servizi Assicurativi Srl di Alberto Rossi. La Procura nota come il sindaco fu assunto dalla società, in mano al gruppo Rossi - Virgili fino al 2003, l’11 luglio 2000. Lo stesso giorno in cui venne presentata la bozza preliminare del piano del porto. Inizialmente impiegato con un contratto a tempo determinato, che gli avrebbe consentito di incassare stipendi tra il milione e mezzo e i 2 milioni e mezzo delle allora lire, Sturani andò in aspettativa il 19 marzo 2001. Poi, il 3 luglio venne assunto a tempo determinato. La Procura non comprende come mai Rossi abbia stabilizzato il rapporto di lavoro, proprio quando Sturani salì ai vertici di Palazzo del Popolo. A destare le perplessità degli inquirenti, poi, 8 milioni di vecchie lire, privi di riscontro documentale, versati sempre nel 2001 sul conto del sindaco dall'agenzia di Rossi. Gli inquirenti ipotizzano che la somma possa essere il compenso percepito dal primo cittadino per aver fatto ottenere alla società, in qualità di mediatore, appalti con Comuni ed enti pubblici. Infine, i finanziamenti elettorali della prima campagna: su 108 milioni di contributi, 34 milioni sono riconducibili al gruppo Rossi - Virgili e quindi, per la Procura, alla vicenda Ccs.Conti e debitidel sindacoLa Procura, accertata la corruzione nel 2001, in corrispondenza della compravendita dell’area, ha passato al setaccio le disponibilità bancarie del sindaco per verificare se l’accordo corruttivo si fosse protratto fino al 2006, ovvero sino alla seconda campagna elettorale di Sturani. Gli accertamenti hanno evidenziato circa 250 mila euro di versamenti in contanti non giustificati, tra il 2002 e il 2007 e un finanziamento da 325 mila euro stanziato da Carifano per aprire un mutuo ipotecario, garantito dal sindaco con la casa della madre, a copertura di precedenti debiti. Ad insospettire i pm il fatto che tra i proprietari della banca vi sia Massimo Virgili, socio con Rossi nella Frittelli-Marittime. Nel mirino dei magistrati anche il canone di affitto di soli 400 euro che Sturani paga per abitare all’ultimo piano di un palazzo di piazza del Teatro. Una cifra, per gli inquirenti, notevolmente inferiore ai prezzi di mercato. Dagli accertamenti risulta che si tratta di un affitto fissato ad equo canone. Condizione che il proprietario del palazzo non applica agli altri inquilini. A destare perplessità anche alcuni lavori di ristrutturazione per un importo di circa 10 mila euro effettuati, tra il 2006 e il 2007, nell'appartamento. Buona parte del debito sarebbe stato saldato con un versamento in contanti, non riconducibile ai conti del sindaco. Lo stesso dicasi per gli 8 mila euro versati per evitare lo sfratto. Provvedimento che era stato intimato a Sturani dal padrone di casa per non aver pagato 19 mensilità. Per i magistrati, però, non è stato possibile ricondurre tutti questi movimenti al gruppo Rossi - Virgili. C’è poi la crociera ai Caraibi. Nel 2007 il sindaco è stato ospite sulla barca di Rossi. In sede di interrogatorio aveva sostenuto di essersi pagato il viaggio, ma i pm non hanno rinvenuto nei suoi conti versamenti legati alla vacanza.Le conclusionidei magistrati«Non vi è dubbio - secondo i magistrati - che Sturani in qualità di assessore e sindaco abbia percepito forme di denaro, sotto forma di finanziamenti elettorali, ulteriori benefici di carattere economico - consistiti nell’assunzione come dipendente nella società Servizi Assicurativi e nella relativa percezione di somme a titolo di compensi e stipendi - dal gruppo Rossi - Virgili. Tali percezioni, per la contestualità temporale, la necessità politica ed economica, l’assenza di giustificativi diversi dalla evidente strumentalità delle stesse e il comportamento di Sturani, volto ad occultarle nel tempo e in costanza d’indagine, non possono che ricondursi a una forma di corrispettivo per la decisione assunta, contraria ai doveri d’ufficio, di far acquistare l’area Ccs ad Anconambiente al solo fine di avvantaggiare Rossi».

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Me sa che Sturani non arriva a Pasqua!!! Si faccia processare se e' innocente cosi' nessuno potra' dirgli piu' niente e non ci saranno piu' ombre sul suo operato

Anonimo ha detto...

secondo me Sturani deve lasciare,non però come ha fatto il sindaco di Pescara,col certificato medico.
Però non mi va nemmeno che decide la magistratura.

Anonimo ha detto...

è solo una curiosità: cosa fa di lavoro Sturani,cioè se non facesse il sindaco?