lunedì 1 febbraio 2010

L'Iran torna a minacciare Israele


«Di sicuro verrà il giorno in cui tutte le nazioni di questa regione potranno essere testimoni del collasso del regime sionista». Con queste odiose ed inquietanti parole la Guida Suprema iraniana, ayatollah Sayyed Ali Khamenei, ha salutato la Giornata della Memoria, dedicata alla commemorazione di tutte le vittime dell'Olocausto. Durante un incontro ufficiale con il presidente della Mauritania, Mohamed Ould Abd Aziz, la Guida Suprema ha deciso di rilanciare le minacce contro Israele ed il popolo ebraico sottolineando che «se quel giorno sia vicino o ancora lontano dipende solo dalla volontà e dalla capacità dei popoli islamici e delle nazioni musulmane». Una minaccia che nessuno può e deve sottovalutare, e che la memoria delle atrocità del passato, cui molti a lungo non hanno voluto credere, ci impone di prendere molto seriamente.
Oggi come settant'anni fa in molti pensano che quelle dei leader iraniani siano solo minacce verbali, parole utilizzate semplicemente per spaventare il mondo e costringerlo a trattare da una posizione di debolezza. Ma sbagliano, come purtroppo sbagliavano allora. La minaccia rappresentata da Hitler e dal suo regime si ripresenta oggi in una terra, il Medioriente, che condivise senza esitazioni la folle visione nazista. I pogrom degli ebrei in Iraq, Siria, Yemen, Libia, ma anche Egitto, Marocco e praticamente nella totalità dei paesi arabi, rappresentano un atroce precedente da non sottovalutare, cui non a caso l'Iran si richiama frequentemente. E non è accettabile la distinzione che alcuni tentano di fare tra il destino di Israele e quello del popolo ebraico, perché, come ha ricordato il presidente della Camera Gianfranco Fini nel suo discorso durante le celebrazioni del decimo Giorno della Memoria, «dobbiamo essere consapevoli che oggi, quando si parla di distruggere Israele, si parla nuovamente di sterminare gli ebrei, e lo dimostra una quantità di inquietanti episodi, a partire dai proclami non solo di tante organizzazioni estremiste e integraliste, ma purtroppo anche di capi di Stato, nei confronti dei quali - è mia personale opinione - è troppo flebile la protesta della Comunità Internazionale». Così Fini ha voluto condannare le dichiarazioni di Khamenei, ricordando a tutti che «il dovere della testimonianza è più che mai attuale e necessario per combattere l'inverosimile barbarie e l'aberrante stupidità del negazionismo della Shoah», perché, come disse Primo Levi, «chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo».
Le minacce che continuamente giungono da Teheran non possono e non devono essere sottovalutate, e devono spingere la Comunità Internazionale a stringersi attorno al popolo ebraico nella difesa dei principi e dei valori comuni, primi fra tutti la libertà ed il diritto a vivere in sicurezza entro confini certi. Come ha ricordato il presidente del Senato, Renato Schifani, «oggi i confini di Israele non sono mero dato geografico, sono i confini della nostra stessa Patria, i confini della nostra civiltà, i confini della nostra storia». La condanna nei confronti delle vergognose parole di Khamenei, dunque, deve essere unanime e deve portare le istituzioni internazionali ad agire immediatamente contro Teheran, prima che sia troppo tardi. Tutte le nazioni del mondo e tutti gli organismi internazionali devono mobilitarsi subito affinché il folle piano iraniano non abbia a compiersi, perché il sangue degli ebrei non torni mai più a macchiare le coscienze dell'Occi

Nessun commento: