sabato 21 marzo 2009

Caffarella, il Dna inchioda 2 romeni

Avevano messo a segno anche altre rapine alle coppiette nei parchi. Traditi dal cellulare rubato




Roma Ancora due romeni fermati per lo stupro della Caffarella. Ma questa volta a inchiodare Ionut Jean Alexandru di 18 anni e Oltean Gavrilia di 27 c'è il Dna. Il codice genetico dei due, già in carcere per altri motivi, uno a Roma, l’altro a Trieste, coincide con quello repertato sulla vittima della Caffarella. Dunque ora la svolta arriva proprio da quel Dna che invece scagionò Alexandru Izstoika Loyos e Karol Racz, arrestati per la violenza e ora detenuti per altri motivi. Gli investigatori sono arrivati ai due seguendo le tracce dei cellulari rubati ai due fidanzatini ma a inchiodare i romeni anche il modus operandi usato per le loro rapine, tutte ai danni di coppiette, tutte nei parchi di Roma, preferibilmente nel quartiere Appio, lo stesso della Caffarella. Tutte tra il 13 e il 15 febbraio. E a meno di 24 ore dallo stupro di San Valentino infatti i due erano tornati a colpire: una rapina a due fidanzati in un altro parco, quello di via Lemonia, non lontano dal teatro dello stupro. “Se non ci date i cellulari violentiamo la ragazza”, hanno urlato alle vittime. Stesso metodo, sempre armati di bastone, si facevano dare cellulari e scarpe. Una serialità che non è passata inosservata agli occhi degli inquirenti. Poi la drammatica eccezione, lo stupro della ragazza di 14 anni avvenuto tra i cespugli del parco della Caffarella. “I codici genetici dei due coincidono con quelli trovati sui vestiti della ragazzina”, hanno spiegato gli investigatori nel corso di una affollata conferenza stampa in Questura. Ad avvalorare l’impianto accusatorio anche il riconoscimento fatto dalle due vittime dopo aver visionato le foto dei fermati. La svolta alle indagini è arrivata il 18 marzo. La polizia intercetta il segnale di uno dei cellulari rubati la sera del 15 febbraio nel parco di via Lemonia. Viene fermato Alexandru, soprannominato il “moro”. Il giovane aveva acceso il cellulare dopo aver inserito nel telefono sottratto alla coppia la sua sim card: un errore fatale. Viene immediatamente interrogato dagli uomini della Squadra Mobile. Lui, che parla un buon italiano, ammette la responsabilità della rapina di via Lemonia e indica come complice Gavrilia. Entrambi vivono in un padiglione all’interno dell’ex Fiera di Roma. Fisicamente, secondo quanto spiegano in Questura, ricordano molto Loyos e Racz, i due romeni attualmente in carcere per altre accuse. E a suo tempo riconosciuti dai fidanzatini come autori dello stupro e della rapina. Gli inquirenti mettono in fila i pezzi di questo intricato puzzle. Tutti gli elementi sembrano portare ad un’unica pista che arriva dritta allo stupro di San Valentino. Il “moro” viene sottoposto ad un tampone salivare: il test è positivo. La polizia, quindi, si mette sulle tracce del complice. Gavrilia, accusato di ricettazione, viene fermato mentre tenta di fuggire dall’Italia per tornare in Romania. Anche per lui il test è positivo. Poi arrivano gli arresti. Mentre per un’altra violenza sessuale, quella del 31 gennaio alla Nuova Fiera di Roma, viene nuovamente scarcerato l’indagato, Davide Franceschini, 22 anni accusato dello stupro di una ragazza romana di 25 anni.

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