
Ricordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, seppelliti vivi tra i morti. Perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d'Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli. Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e l'omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia troppo a lungo dimenticati
5 commenti:
IO NON DIMENTICO
C'e' tanto lavoro da fare
Mercoledì 10 febbraio in Italia si celebra il Giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Istituito con la legge numero 92 del 30 marzo 2004, ha concesso anche un riconoscimento ai congiunti degli infoibati. Dunque, sono ormai sei anni che si ripete la celebrazione e c’è da chiedersi come sia percepita dagli italiani e quanto sia conosciuta. Agli interrogativi ha risposto un recente sondaggio in base al quale il 38% della popolazione dimostra di sapere quale sia il significato della parola “foibe” (ma si tratta del meno 3% rispetto allo scorso anno) e il 16% (meno 7%) l’espressione “esodo giuliano-dalmata”. Il dato, considerato «una perdita di memoria», emerge dal sondaggio commissionato dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) alla Ferrari Nasi Ricerche in vista del 10 febbraio. Secondo l’associazione, si tratta di segnali preoccupanti, dovuti a una serie di cause, tra le quali l’allontanarsi dell’effetto della fiction Rai Il cuore nel pozzo (che nel 2005 ebbe oltre 10 milioni di spettatori e che non è stata poi replicata), la disaffezione dei media (che affrontano l’argomento un giorno l’anno) e «l’eccesso di attenzione sulle foibe» che, secondo l’Anvgd, si sovrappone all’esodo che costrinse alla fuga centinaia di migliaia di italiani da Istria, Fiume e Dalmazia. Dal sondaggio emerge pure che la conoscenza delle foibe è maggiore nel cittadino maschio, sotto i 35 anni, abitante nel Triveneto, diplomato, di classe sociale bassa e di centro-sinistra. Secondo l’Anvgd, si tratta del risultato dell’impegno delle associazioni di esuli nelle scuole, per far recuperare la memoria storica. Sull’esodo giuliano-dalmata, il profilo che dimostra maggior sensibilità è invece quello di un maschio, oltre i 56 anni, abitante nel Triveneto, laureato, di classe sociale medio-alta e di centro-sinistra.
Da segnalare infine che in questi giorni la Mursia ha pubblicato il libro Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani, istriani, fiumani e dalmati: storie di esuli e rimasti, di Jan Bernas con prefazione di Walter Veltroni (192 pagine, 16 euro). Narra appunto quanto avvenne alla fine della seconda guerra mondiale quando in 350 mila fuggirono per essere accolti in Italia tra diffidenza e indifferenza. Altri decisero di rimanere, riscoprendosi giorno dopo giorno stranieri a casa propria. A questi si aggiungono gli italiani del controesodo: comunisti partiti alla volta della Jugoslavia per costruire il Sol dell’avvenire. Un sogno finito nei campi di concentramento titini. Paradossalmente, tutti subirono la stessa accusa: «Fascisti!». Gli esuli perché in fuga dal paradiso socialista. I rimasti perché italiani.
Pensate a casa vostra, al vostro quartiere, alla vostra città. Gli odori, i colori, le vie, la gente. In ogni angolo risuonano voci e rumori. È la vostra terra. Ne riconoscete quasi per istinto il respiro.
Dialetti, tradizioni e modi di dire. Feste, canti e luoghi di ritrovo. Luoghi d'amore, che vi dicono chi siete e da dove venite.
Ecco, provate ora a immaginare il silenzio. La vostra città, i suoi vicoli, le sue piazze, le sue chiese senza più rumori, odori, parole, senza più la sua gente. Vuota. Silenziosa. Deserta. Un silenzio irreale che avvolge e ovatta tutto. Il vostro mondo diventa altro. Lentamente si spoglia di voi. E voi di lui. Altri se ne appropriano. Altri prendono il vostro posto. Quelle vie che erano la vostra stessa identità, oggi, rivedendole lasciano nell'animo solo un'innaturale senso di estraneità.
Così un vecchio polesano, in un antico dialetto contaminato ormai da inflessioni romanesche, ha descritto il suo esodo. "Bisogna immaginare - diceva - perché quello che abbiamo provato e sofferto noi 350.000 istriani, fiumani e dalmati nell'abbandonare per sempre la nostra terra e le nostre case, lo si può solo immaginare". Sembra impossibile, oggi, soltanto pensare a una Firenze vuota senza fiorentini, a una Roma silenziosa senza romani o a una Napoli deserta senza napoletani. Sessant'anni fa, questo è accaduto. Ed è accaduto a Capodistria, a Rovigno, a Buie, a Parenzo, a Dignano, a Pola, a Fiume e a Zara. Interi borghi, intere famiglie, un'intera regione svuotate della propria essenza. Come in una lenta ma inesorabile emorragia. Come in un trasloco dell'anima.
Non c'è cosa più ridicola di un blog di destra che ricorda con passione i morti dei regimi di sinistra e poi sorvola con leggerezza sui morti dei regimi di destra.
Non c'e' cosa piu' ridicola che pubblicare commenti pieni di odio fatti alle 3 di notte. Caro lettore di questo blog, capisco il fatto che un blog di centrodestra dia fastidio, capisco anche che sia fastidioso trattare argomenti che per 60 anni sono stati occultati. Se fosse piu' attento noterebbe come ho trattato il 25 aprile e il giorno della memoria. Ma si sa, la verita' sta nei tanti blog di sinistra che campeggiano, come il mio, sul territorio Falconarese. Su questo blog trovera' in archivio shoa, 25 aprile e foibe. La invito a segnalarmi, su tutti gli altri blog cittadini (di sinistra o pseudo) articoli che, oltre al 25 aprile, nei giorni di ricorrenza, parlino delle Foibe. Diversamente mi verrebbe da pensare che lei e' ben fazioso.
Un cordiale saluto
Raimondo Baia
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