lunedì 20 ottobre 2008

L'uovo di giornata




Sono convinto che se si traducessero in inglese gli articoli di Vittorio Zucconi su Repubblica e li si inviassero a tutti gli elettori registrati per partito democratico americano, il candidato Obama perderebbe elezioni. Se gli americani, anche quelli più filo obamiani, leggessero le volgarità e le castronerie con cui Zucconi farcisce i suoi pezzi a sostegno della nuova America dei suoi sogni, voterebbero all'opposto di come voterebbe lui.
Ne abbiamo già parlato ma la doppia pagina con cui oggi Repubblica celebra l'appoggio di Colin Powell a Barak Obama, merita un supplemento di uova, anzi un'intera frittata. Il pezzo di Zucconi è a pagina 3, quella nobile, quella che ogni quotidiano sceglie per esibire il meglio della giornata. A parte il titolo che dipinge Powell come un traditore e uno che le ha sbagliate tutte (facendo un pessiono servizio a Obama che ha detto chelo vorrebbe nel suo team), l'occhiello colpisce per la sua infondatezza: "Il dolore più forte: dover mostrare all'Onu le false prove sull'Iraq". Uno si immagina subito che questa sia una frase di Powell tratta dall'intervista di cui si parla nella pagina accanto, quella a "Meet the press" in cui Powell ha fatto il suo "endorsement". Manco per niente. Nel pezzo di Zucconi questa frase non esiste anche perchè Powell non l'ha mai detta. Quell'occhiello lascia però intendere che cosa? Che Powell fu costretto a mostrare all'Onu prove che sapeva essere false.
Peccato che nella pagina accanto (siamo sempre su Repubblica) si riassume corretteamente una frase effettivamente pronunciata da Powell in quell'intervista in cui dice: "Ho pienamente sostenuto la decisione della guerra all'Iraq, e non ho mai detto nulla che potesse lasciar intendere che non fossi d'accordo. E questo a prescindere dal discorso che feci alle Nazioni Unite. Riconosco l'importanza di quel discorso e rimpiango il fatto che molte delle informazioni che l'intelligence ci fornì si siano rivelate sbagliate. Il mio grande dispiacere è che la guerra non l'abbiamo condotta nel modo giusto. Prendere Baghdad è stato facile ma poi ci siamo dimenticati che c'era molto altro da fare". (
l'intera intervista la trovate qui).
Come traduce Zucconi tutto questo nel suo pezzo? Così: "Powell ha ripudiato la degenerazione del grande partito di Lincoln, di Eisenhower, di Reagan, di Bush il vecchio (per inciso sarebbe interessante andarsi a rivedere cosa Zucconi dicesse degli ultimi due), quella follia che lo portò al , disse lui, quella tragica mattina del marzo 2001 nella quale il segretario di Stato dovette recitare davanti all'Onu, la sequenza di invenzioni e propaganda spacciata come casus belli contro l'Iraq". Ora a parte che quella frase messa tra virgolette non risulta che Powell l'abbia mai davvero pronuniciata. Ma di certo non poteva averlo fatto in un tragica mattina del marzo 2001 ben prima dell'attentato alle torri gemelle e ben prima che si pensasse di fare guerra all'Iraq.
Powell parlò all'Onu con grande convizione circa tutte le evidenze del fatto che Saddam si stesse munendo di armi non convenzinali (
qui trovate il suo discorso e le foto che mostrò all'Onu), ma era ben due anni dopo: il 5 febbraio del 2003. Uno che non si prende neppure la briga di verificare una data così importante non dovrebbe scrivere sulla pagina 3 di Repubblica.
O forse si.

Da l'Occidentale

1 commento:

Anonimo ha detto...

Forse c'è una parte di lettori di Repubblica che vuole leggere quelle cose ed ha uno spirito critico diciamo così modesto