domenica 27 febbraio 2011

Il Giornale

Marcello Veneziani

Viva la Lega terrona che si ribella all’Europa nordista

Conforta scoprire l’anima terrona della Lega che attacca l’egoismo del Nord Europa, suggerisce di mandare i profughi in Germania e in Finlandia e fa fronte con il nostro Sud agli sbarchi

È miserabile lo spettacolo di quest’Eu­ropa che davanti all’esodo massiccio dal Nord Africa, dice all’Italia: fatti vo­stri. Un becero egoismo riporta i Paesi europei dentro gli angusti confini del passato, in un nazionalismo micragno­so e vigliacco. Ma quest’Europa Unita esiste o è solo roba di banche, misure e direttive? È pensabile che un fenomeno biblico e globale come la migrazione sia scaricata sulle spalle di un onesto briga­diere di frontiera che deve proteggere l’Europa e l’Occidente? Vi pare normale che le Nazioni Unite ci chiedano di evita­re i respingimenti ma il resto d’Europa si chiuda a riccio e ci suggerisca di cacciar­li? Ho trovato squallida anche la sciacal­leria rusticana dell’opposizione nostra­na che ha subito imbandito comizi e piazzate non per far sentire la voce di un Paese che reagisce unito davanti alla mi­naccia e all’eurosquagliamento, ma per scaricare su Berlusconi anche le colpe di Gheddafi.

E si deliziano a immaginare un discorso finale dal bunker di Arco­re... dopo Ben Alì, Mubarak e Gheddafi, ora Silvio viene... Eppure il primo a sdo­ganare Gheddafi in Occidente, lo dice lui stesso, fu Prodi. E prima di lui la sini­stra tifava per la rivoluzione del Colon­nello, sparava contro il nostro coloniali­smo fascista (ma l’impresa libica la fece giusto cent’anni fa Giolitti, mica Musso­lini) e considerava fascisti e sfruttatori gli italiani cacciati e derubati da Ghedda­fi che aspettano ancora i risarcimenti (chiedetelo a Leone Massa, presidente dei profughi italiani dalla Libia). Tra i tiranni di fuori e i vigliacchi di den­­tro, conforta scoprire l’anima terrona della Lega che attacca l’egoismo del Nord Europa, suggerisce di mandare i profughi in Germania e in Finlandia e fa fronte con il nostro Sud agli sbarchi.

È bello vedere Bossi e i leghisti straccia­re la logica barbara, adottata fino a ieri, secondo cui i guai del Sud se li ciuccia il Sud. Nella vita, prima o poi, ci si scopre meridionali di qualcuno; perfino gli al­toatesini sono sudtirolesi, cioè terroni dell’Austria. Fa piacere sapere che den­t­ro la scorza padana pulsa un cuore italo­mediterraneo, con vista sul mare. Viva i Maroni alle cozze.

sabato 26 febbraio 2011

Corriere Adriatico

Il fatto a Bolzano. L’uomo era stato picchiato


Arrestata giovane romena Aveva rapinato un anziano



Falconara Giovane romena, residente a Falconara Marittima, finisce in carcere con l’accusa di rapina. I carabinieri hanno arrestato ieri pomeriggio una ragazza romena di 20 anni, Elena Racoti, autrice insieme ad altre due complici di una rapina messa a segno il 5 febbraio scorso a Badia, in provincia di Bolzano. La ventenne, con altre due giovani romene, era entrata in casa di un anziano e insieme alle altre componenti della banda aveva minacciato e malmenato l’uomo. Lo avevano schiaffeggiato, insultato e percosso, portandolo al limite della sopportazione, per poi scappare con un bottino di tremila euro. Una donna era stata subito arrestata dai carabinieri di Badia, avvertiti dai vicini insospettiti dalle urla dell’anziano, così come un quarto complice, un uomo che faceva da palo e attendeva fuori dall’abitazione a bordo di un’auto, che la banda avrebbe usato per la fuga. I militari erano già sulle tracce del quartetto sospetto e così, alla chiamata, in pochi attimi erano arrivati sul posto, interrompendo così il calvario dell’anziano. La romena di Falconara, invece, è stata arrestata ieri dai carabinieri di Ancona e di Falconara, i quali hanno applicato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La giovane è stata portata nel carcere di Villa Fastiggi.


venerdì 25 febbraio 2011

Corriere _Adriatico

“Anomala la posizione della Rsu Api”

Il Pd: “Sul rigassificatore cerchiamo il dialogo”


Falconara E’ “inaccettabile, nei toni e nei contenuti”, secondo il coordinatore comunale del Pd Franco Federici, la nota diffusa dai rappresentanti Rsu della raffineria Api dopo il convegno sul rigassificatore e le due nuove centrali. “Si continua a sollecitare dialogo, per poi contestare tutto ciò che non coincide con le proprie posizioni”, fa presente Federici. “L’assemblea organizzata dal Pd insieme agli amministratori e con la presenza di esperti del settore – spiega – era ovviamente di parte, perché tesa ad illustrare una posizione assunta dal partito con un ampio coinvolgimento di iscritti e cittadini, rispettando tutti i passaggi interni aperta al confronto dei cittadini, delle categorie e delle organizzazioni sindacali”.

“Su un problema così importante – prosegue Federici – abbiamo sempre cercato il confronto con la città, con i comitati spontanei e soprattutto con le organizzazioni sindacali, anche se da parte loro non c’è stata la disponibilità ad incontri, pur sollecitati con lettera oltre un anno fa, perché fin dall’inizio si è cercato di avere sponde a livello provinciale e regionale”.

Federici parla anche di “posizione anomala” da parte del sindacato aziendale che “vuole svolgere un ruolo di interlocutore unico con le istituzioni e con le forze politiche, quasi a voler coprire la totale latitanza dell’azienda invece di invitarla ad assumersi le proprie responsabilità”. “Il buon senso e la logica – osserva Federici – dovrebbero richiamare tutti a maggior cautela e comprendere che l’insediamento di altre due centrali e di un rigassificatore, in un’area dichiarata dalle istituzioni pubbliche “ad alto rischio di crisi ambientale”, diventa difficilmente compatibile. Non ci convince l’abbinamento tra i progetti proposti e le prospettive occupazionali, che sono in cima ai nostri pensieri, perché anche per gli esperti e gran parte degli amministratori del territorio, non siamo in presenza di un progetto complessivo di riconversione che tenga conto della crisi già in atto del processo di raffinazione, in grado di garantire l’attuale livello occupazionale anche per il futuro”. Quanto al sindaco Brandoni, “è stata solo rimarcata la sua posizione subalterna ed appiattita rispetto alle scelte dell’Api”.

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Rotatorie al casello, lavori in corso

Il progetto approvato nel 2006 per lo svincolo di Ancona Nord. Il problema del parcheggio che non c’è


Falconara Al via i lavori per le due rotatorie all’ingresso del casello di Ancona nord dell’A14 che dovrebbero modificare in modo sostanziale la viabilità della zona. La realizzazione delle due infrastrutture, molto attese, vista la mole di traffico (anche pesante in coincidenza con gli arrivi e le partenze dei traghetti per la Grecia) che si concentra sulla zona, rischia però di creare qualche problema di ordine logistico. Prima di tutto alla viabilità nel periodo in cui resterà aperto il cantiere, anche se la giunta falconarese si è già attivata per trovare delle soluzioni alternative che possano facilitare l’entrata e l’uscita in autostrada di un punto strategico nella zona.

Il nodo stradale interessato dai lavori è all’intersezione fra A14, variante alla Statale 16, strada provinciale e svincolo verso l’aeroporto e un eventuale intasamento rischia di mandare in tilt tutto il territorio circostante. Ma c’è una questione ancora più spinosa per la quale, al momento, non sembrano esserci rimedi. La nuova sistemazione dell’ingresso/uscita al casello di Ancona nord non prevede un’area per la sosta e inoltre con l’inizio dei lavori non sarà neanche più possibile parcheggiare le auto nei pressi dello svincolo e lungo la strada che porta all’incrocio con la provinciale 33. Nel progetto, redatto da Società Autostrade, della rotatoria e delle zone limitrofe, non è stato infatti previsto un parcheggio scambiatore, nonostante ormai da anni la zona sia invasa dalle auto in sosta. Sulla vicenda, che interessa una strada provinciale, sono intervenuti con un’interrogazione, i consiglieri di Rifondazione Comunista, i quali anche di recente hanno espresso i loro dubbi sull’opportunità di avviare i lavori senza prevedere un parcheggio. La rotatoria di fronte al casello è finanziata interamente da Società Autostrade e fa parte del lotto di lavori Senigallia-Ancona nord per il raddoppio della terza corsia dell’A14 che ha un costo complessivo di circa 400 milioni di euro. Il progetto della rotatoria, grazie alla quale verranno definitivamente eliminati i semafori che oggi regolano il flusso di traffico in arrivo dalla variante alla Statale 16, è stato approvato nel 2006, ma durante la conferenza dei servizi che si era svolta all’epoca il Comune di Falconara, nel cui territorio insiste l’opera, non aveva sollevato obiezioni di sorta.

Sempre a proposito di svincoli autostradali ancora in alto mare anche la questione della nuova uscita Pojole-Gabella manca delle vie di collegamento con le infrastrutture già presenti nel territorio. Secondo i rappresentanti dei Comuni di Falconara e Montemarciano, “l’assenza delle necessarie opere di collegamento avrebbe come inevitabile conseguenza la concentrazione di carichi di traffico veicolare nella viabilità provinciale e in particolare nei limitrofi centri abitati di Marina di Montemarciano, Falconara e Chiaravalle”.

M.Minelli

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Il premio per i comportamenti responsabili in famiglia e fuori

Eco-schools, una Bandiera verde ai ragazzi dell’istituto comprensivo


Falconara Il sindaco Brandoni ha consegnato ieri mattina ai ragazzi dell'istituto comprensivo centro la Bandiera Verde Eco-Schools. L'ambito riconoscimento, assegnato per la terza volta alle scuole falconaresi, premia i comportamenti responsabili sia all'interno della famiglia che a livello di comunità locale.

Il programma Eco-Schools ha infatti l'obiettivo di accrescere la consapevolezza sulle questioni relative allo sviluppo sostenibile negli studenti e di diffondere i principi dei sistemi integrati di gestione ambientale. “Mi congratulo con tutto il cuore con questi ragazzi per il prezioso risultato conseguito e con i dirigenti scolastici e i docenti coinvolti, per la splendida iniziativa – ha esordito il sindaco Brandoni - so che insegnanti e alunni hanno lavorato e collaborato con grande impegno, affrontando con grande senso di responsabilità i gravi temi ambientali che purtroppo penalizzano pesantemente la società in cui viviamo”. Il sindaco ha evidenziato soprattutto la consapevolezza che caratterizza le personalità e la condotta di questi ragazzi, quanto mai consci dell’importanza di ricevere un’educazione ambientale nel rispetto dell’uomo, del pianeta e delle risorse della terra. “Sono certo – ha proseguito - che avete compreso il valore del premio che vi viene attribuito oggi, un riconoscimento rispettato e considerato in ambito internazionale e che coinvolge le scuole di più di 30 paesi del mondo, ampiamente meritato per il lavoro approfondito e dettagliato svolto durante lo scorso anno scolastico. Tutta la città di Falconara e tutta l’amministrazione comunale è orgogliosa oggi di questi ragazzi, il cui impegno e la cui riflessione sui temi ambientali continua anche in questo nuovo anno scolastico con nuove sfide e nuove tematiche. Ancora un grazie enorme ragazzi per la grande soddisfazione che date oggi alla nostra scuola”.
M.M

giovedì 24 febbraio 2011

Il giudice lumaca salva Travaglio: cade la condanna per diffamazione



La Corte d’appello di Roma ha impiegato un anno per motivare la sentenza favorevole all’ex ministro Previti




Da Il Giornale




Il presidente di sezione della Corte d’appello di Roma, dottor Afro Maisto, ci ha pensato a lungo. Così a lungo, che - pensa e ripensa - il reato è caduto in prescrizione. Il processo, d’altronde, era di quelli che a un magistrato scrupoloso tolgono il sonno e impongono riflessioni. Da una parte Cesare Previti, avvocato ed ex parlamentare del Pdl, dall’altra il giornalista Marco Travaglio: Previti nel ruolo di parte lesa, ovvero di vittima; Travaglio in quello di imputato, per avere scritto sull’Espresso della presenza di Previti ad un summit nello studio di un altro avvocato eccellente, Carlo Taormina, per depistare le indagini per mafia su Marcello Dell’Utri.
In primo grado, a Travaglio era andata piuttosto male: otto mesi di carcere, inflitti dal giudice Roberta Di Gioia, scavalcando le richieste della Procura, che per il giornalista aveva chiesto la condanna a 500 euro di multa. Cinque mesi e dieci giorni erano stati inflitti anche a Daniela Hamaui, all’epoca direttore dell’Espresso. Entrambi i giornalisti avevano fatto appello. E l’8 gennaio 2010, la Corte d’appello di Roma aveva modificato la sentenza di primo grado. Sia Travaglio che la Hamaui erano stati di nuovo condannati, ma invece del carcere - pena che nei processi per diffamazione viene applicata con parsimonia, e solo nei casi più gravi - la Corte infligge a entrambi gli imputati una semplice multa: mille euro all’autore dell’articolo, ottocento al direttore responsabile. Più i danni a Previti, da stabilire a parte.
Fin qua, si dirà, nulla di strano: la legge concede un secondo grado di giudizio anche per consentire agli imputati di limitare i danni. Ma è quel che accade dopo a lasciare un po’ stupiti. La Procura generale, che aveva chiesto la conferma del carcere per Travaglio, aspetta le motivazioni della Corte d’appello per poter ricorrere in Cassazione. L’articolo è del 2003, e già la Procura di Roma ci ha messo del suo, tenendosi sul tavolo per anni la querela depositata da Previti prima di chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio. Bisogna fare in fretta, insomma, perché la prescrizione incombe. Invece qualcosa, inspiegabilmente, si inceppa. Il giudice Maisto, invece dei quindici giorni previsti dal codice, si è assegnato - per scrivere la sentenza - sessanta giorni, come è consentito «quando la stesura delle motivazioni è particolarmente complessa». Ma i due mesi passano senza che accada nulla. Arriva la primavera, poi l’estate, poi l’autunno. Infine un altro inverno. Insomma, passa un anno. E solo il 4 gennaio di quest’anno Maisto deposita le motivazioni. Il mese successivo a Salvatore Pino, difensore di Previti, viene notificato il deposito. Ma a quel punto a Pino non resta che chiudere il fascicolo in archivio. Non ci sarà un giudizio di Cassazione. La sentenza è diventata definitiva perché, mentre il tempo scorreva, il reato si è prescritto.
Come sia stato possibile, è qualcosa che solo il giudice Maisto può spiegare. Che si trattasse di una sentenza «particolarmente complessa», in realtà, non lo si direbbe, almeno a leggere la sentenza di primo grado, quella della dottoressa Di Gioia: dieci paginette, depositate in poco più di un mese e mezzo dalla pronuncia della decisione. Per il giudice, la faccenda era semplice: Travaglio aveva citato un verbale di interrogatorio ma aveva «tagliato» il pezzo in cui il testimone spiegava che in effetti, forse Previti quel giorno era passato nello studio di Taormina, ma per tutt’altre faccende, e senza partecipare alla riunione incriminata. «Una cesura arbitraria che ha modificato il senso della frase travisando il fatto». Ora la prescrizione ha inghiottito tutto. Ridacchia Travaglio: «Che posso farci? Succede. Capita nelle migliori famiglie!».

Comunicato delegati RSU Api Raffinieria


In data 22 febbraio 2011, si è svolta un’assemblea pubblica convocata dal PD di Falconara, sulrigasificatore api.La nostra partecipazione, (Luvieri Polonara Mancini) è stata dettata dall’esigenza di ascoltaredal vivo la linea politica del partito di maggioranza della cittadina Falconarese, in merito aiprogetti avanzati dalla raffineria api per il rilancio e l‘evoluzione del sito, e conoscendo già taliforti posizioni di assoluta contrarietà, per esprimere il dissenso, a nome dei lavoratori, a sceltepreconcette e prive di attenzione verso l’occupazione e lo sviluppo del territorio.Invitati diversi sindaci ma non quello di Falconara, inspiegabile scelta, e rappresentanti dellaprovincia e delle associazioni ambientaliste, ma non i sindacati, ne noi della RSU di raffineria ne iSegretari di categoria, altra inspiegabile scelta.Abbiamo ascoltato a nostro avviso esposizioni di parte, che danno solo chiavi di lettura costruite percogliere ed evidenziare solo gli aspetti negativi del progetto industriale, che ovviamente come ogniprogetto presenta dei pro e dei contro.Sincero e costruttivo è apparso l’intervento di Luigi Quarchioni, Presidente di Lega AmbienteMarche, che pur essendo l’unico “giustificabilmente” di parte ha espresso quesiti e preoccupazionicomprensibili, formulando ipotesi e strategie diverse, in parte condivisibili, ma difficilmenterealizzabili, ma almeno non basate sulla disinformazione e sullo strumento della paura, anche se adesempio sulle presunte tardive tempistiche di attuazione del progetto api, la responsabilità va datatutta alla politica regionale.E a proposito della paura utilizzata per informare a bisogno, tecnici di parte hanno proseguitovolutamente a parlare di rigassificatore, quando in realtà si tratta di un terminale di scarico,costruito su una struttura preesistente, si sono sottolineate solo le pericolosità, nascondendo che gliincidenti sono stati rarissimi e che il GNL non è tossico, che non è esplosivo in ambienti areati, eche da moltissimi anni non si verificano incidenti con il coinvolgimento di navi che lo trasportano.Perché non si è detto che è priva di ogni fondamento scientifico l’ipotesi fatta circolare da tempodella formazione di una nube in grado di raggiungere i centri abitati, e perché ci si preoccupadella salvaguardia delle attività a mare e dello stesso habitat, ma non si dice che nel tratto di mareinteressato, non è stato rilevato nessun habitat naturale particolare o area protetta, perché si parla diimpatto devastante dovuto all’utilizzo di ipoclorito di sodio (varichina) immesso nell’acqua di maresapendo che è ampiamente al disotto del limite stabilito dalla legge.Le Segreterie Territoriali e la RSU hanno inviato una richiesta di incontro a tutti i Partiti presentinel Consiglio Regionale, speriamo di trovare competenza e volontà costruttiva, quello che ieri nonabbiamo riscontrato.
Delegati RSU api raffineria presenti all’assemblea


Luciano Luvieri (UILCEM UIL)
Paolo Polonara (FILCTEM CGIL
Mauro Mancini (UILCEM UIL)

mercoledì 23 febbraio 2011

Alla fine il giudice lumaca salva Travaglio: e così cade la condanna per diffamazione

Il presidente di sezione della Corte d’appello di Roma, dottor Afro Maisto, ci ha pensato a lungo. Così a lungo, che - pensa e ripensa - il reato è caduto in prescrizione. Il processo, d’altronde, era di quelli che a un magistrato scrupoloso tolgono il sonno e impongono riflessioni. Da una parte Cesare Previti, avvocato ed ex parlamentare del Pdl, dall’altra il giornalista Marco Travaglio: Previti nel ruolo di parte lesa, ovvero di vittima; Travaglio in quello di imputato, per avere scritto sull’Espresso della presenza di Previti ad un summit nello studio di un altro avvocato eccellente, Carlo Taormina, per depistare le indagini per mafia su Marcello Dell’Utri.
In primo grado, a Travaglio era andata piuttosto male: otto mesi di carcere, inflitti dal giudice Roberta Di Gioia, scavalcando le richieste della Procura, che per il giornalista aveva chiesto la condanna a 500 euro di multa. Cinque mesi e dieci giorni erano stati inflitti anche a Daniela Hamaui, all’epoca direttore dell’Espresso. Entrambi i giornalisti avevano fatto appello. E l’8 gennaio 2010, la Corte d’appello di Roma aveva modificato la sentenza di primo grado. Sia Travaglio che la Hamaui erano stati di nuovo condannati, ma invece del carcere - pena che nei processi per diffamazione viene applicata con parsimonia, e solo nei casi più gravi - la Corte infligge a entrambi gli imputati una semplice multa: mille euro all’autore dell’articolo, ottocento al direttore responsabile. Più i danni a Previti, da stabilire a parte.
Fin qua, si dirà, nulla di strano: la legge concede un secondo grado di giudizio anche per consentire agli imputati di limitare i danni. Ma è
quel che accade dopo a lasciare un po’ stupiti. La Procura generale, che aveva chiesto la conferma del carcere per Travaglio, aspetta le motivazioni della Corte d’appello per poter ricorrere in Cassazione. L’articolo è del 2003, e già la Procura di Roma ci ha messo del suo, tenendosi sul tavolo per anni la querela depositata da Previti prima di chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio. Bisogna fare in fretta, insomma, perché la prescrizione incombe. Invece qualcosa, inspiegabilmente, si inceppa. Il giudice Maisto, invece dei quindici giorni previsti dal codice, si è assegnato - per scrivere la sentenza - sessanta giorni, come è consentito «quando la stesura delle motivazioni è particolarmente complessa». Ma i due mesi passano senza che accada nulla. Arriva la primavera, poi l’estate, poi l’autunno. Infine un altro inverno. Insomma, passa un anno. E solo il 4 gennaio di quest’anno Maisto deposita le motivazioni. Il mese successivo a Salvatore Pino, difensore di Previti, viene notificato il deposito. Ma a quel punto a Pino non resta che chiudere il fascicolo in archivio. Non ci sarà un giudizio di Cassazione. La sentenza è diventata definitiva perché, mentre il tempo scorreva, il reato si è prescritto.
Come sia stato possibile, è qualcosa che solo il giudice Maisto può spiegare. Che si trattasse di una sentenza «particolarmente complessa», in realtà, non lo si direbbe, almeno a leggere la sentenza di primo grado, quella della dottoressa Di Gioia: dieci paginette, depositate in poco più di un mese e mezzo dalla pronuncia della decisione. Per il giudice, la faccenda era semplice: Travaglio aveva citato un verbale di interrogatorio ma aveva «tagliato» il pezzo in cui il testimone spiegava che in effetti, forse Previti quel giorno era passato nello studio di Taormina, ma per tutt’altre faccende, e senza partecipare alla riunione incriminata. «Una cesura arbitraria che ha modificato il senso della frase travisando il fatto». Ora la prescrizione ha inghiottito tutto. Ridacchia Travaglio: «Che posso farci? Succede. Capita nelle migliori famiglie!».
(L.Fazzo-Il giornale)

Redazione "Il Giornale"

E l'Onu dà i numeri: "La situazione è grave, ma non preoccupatevi..."


Roma - Occorre prepararsi a tutti i possibili scenari, apprestare piani di intervento e di emergenza, per essere pronti a un eventuale "flusso importante" di immigrati dalla Libia, ma senza alzare troppo i toni, per evitare che l’opinione pubblica abbia l’impressione di essere invasa. È quanto sostiene Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), commentando le parole del ministro degli Esteri Franco Frattini, che in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato oggi che il crollo del regime libico potrebbe portare in Italia 2-300 mila immigrati. Boldrini precisa di non sapere quali siano le fonti del ministro, ma sottolinea come in situazioni simili le stime vengano fatte "sulla base di fonti diverse, quali osservatori locali, intelligence e ambasciate". Quindi ricorda che in Libia "ci sono rifugiati e richiedenti asilo provenienti da diversi Paesi del Corno d’Africa, che in questo momento si trovano in grandissima difficoltà, sia perchè i dimostranti sostengono che siano stati reclutati dei mercenari africani per sparare sulla folla, sia perchè lo stesso figlio di Gheddafi ha detto in televisione che dietro la rivolta ci sarebbero gli stranieri".

Le preoccupazioni della Boldrini ""La posizione dei rifugiati africani è particolarmente a rischio - sottolinea il portavoce dell’Unhcr - nel nostro ufficio sono registrati circa 11.000 tra rifugiati e richiedenti asilo, ma ci sono molte altre persone bisognose di protezione che non sono registrate presso di noi. E queste persone non hanno alcun riferimento nel Paese, da quando nello scorso giugno non possiamo più registrare nuovi richiedenti asilo". Di fronte a quanto sta accadendo in Libia, afferma, "ritengo sia giusto e importante apprestare piani di intervento, prepararsi a vari scenari, ma anche non alzare troppo i toni, per non generare ansia nell’opinone pubblica". Boldrini evidenzia anche come "in una situazione simile, a prescindere da quale sarà l’esito delle proteste, è prevedibile che ci saranno anche libici che non si sentiranno più al sicuro e cercheranno di uscire dal Paese". Un fatto "mai accaduto in passato". Boldrini ricorda infine come l’Italia abbia già vissuto in passato situazioni in cui "arrivavano via mare decine di migliaia di persone in fuga o da un crollo di regime, come nel caso dell’Albania, o da conflitti, come nei Balcani e nel Kosovo. Nel 1999 arrivarono 36.000 persone".


L'allarme della ricercatrice: 2 milioni di profughi Oggi, dalle pagine del Messaggero, lancia l'allarme la ricercatrice dell'università di Oxford Emanuela Paoletti, suona la campanella d'allarme: "Due milioni di immigrati clandestini potrebbero riversarsi alle nostre frontiere"

sabato 19 febbraio 2011

Dal Corriere Adriatico

Frattura nel Pd per il rigassificatore

In sette firmano una lettera ai vertici regionali per chiedere chiarimenti sulla posizione del partito


Falconara A quanto pare sulla questione del rigassificatore all’interno del Pd falconarese non c’è una totale unanimità di vedute. A pochi giorni dal convegno promosso dal coordinamento comunale, presenti i sindaci del territorio, consiglieri regionali e provinciali ed esperti, un gruppo di iscritti fa sapere di non essere del tutto in linea con le posizioni ufficiali e di considerare assolutamente necessario un confronto aperto sul tema alla presenza di tutti gli iscritti.

Liano Barchiesi (consigliere dei Ds nelle legislature Carletti), Paolo Polonara, Giulio Cosimi (consigliere della Margherita e poi assessore della giunta Carletti), Cesare Caimmi, Giorgio Catacchio (funzionario della Cgil), Fausto Fava e Sergio Perucci hanno scritto ai segretari regionale, provinciale e comunale del Pd una lettera chiarificatrice. “Vorremmo puntualizzare alcuni aspetti – dicono – in merito al problema della riconversione della raffineria Api”.

Contemporaneamente i sette firmatari della lettera ci tengono a precisare di non aver “mai considerato illegittime le posizioni prese dal nostro partito nel merito della questione”. “Abbiamo semplicemente richiesto – spiegano - un più approfondito momento di riflessione collettiva e di dibattito del partito e, successivamente, con i lavoratori, la città, e con il territorio nel suo insieme. Noi ribadiamo la volontà di confrontarci e di dialogare con quella sensibilità ambientale che si manifesta, seppur in maniera eterogenea, nel territorio e nel nostro partito”.

Barchiesi, Polonara, Cosimi, Caimmi, Catacchio, Fava e Perucci sono perplessi sugli aspetti legati all’occupazione. “La logica che ci anima e contraddistingue – proseguono – è poggiata sull’incertezza occupazione per i circa 1500 lavoratori della raffineria Api e dell’indotto. Incertezza che si manifesta continuamente con la difficoltà creata dalla crisi economica e dalla globalizzazione dei prodotti petroliferi. Inoltre, in un territorio che va rapidamente desertificandosi sul versante industriale, un progetto di riconversione incentrato su un miliardo di euro di investimenti, ci sembra un’occasione che il territorio debba quantomeno valutare con grande attenzione e senso di responsabilità”.

I sette firmatari di quello che ha tutta l’aria di essere un appello vogliono anche ricordare (“sempre in toni pacati” ci tengono a precisare) che il loro impegno per il partito, “nel quale siamo orgogliosi di militare, non è mai mancato ed anzi, in un bacino elettorale importante come la raffineria, vogliamo continuare ad essere un riferimento per i lavoratori”. “Per tutti questi motivi – concludono - richiedere come stiamo facendo un’assemblea degli iscritti al Partito Democratico non crediamo corrisponda a logiche personalistiche, né tanto meno poco chiare ed irrispettose delle regole, tutt’altro, evidenzia una volontà di partecipazione e costruzione di una posizione unitaria, che parta però davvero dalla difesa del lavoro e dei lavoratori”.

marina minelli ,

“I reati sono diminuiti”

Il Pdl replica all’accusa del Pd: “In città la situazione è migliorata”





Dal Corriere




Falconara “La città è sicura e i reati nel complesso sono diminuiti”. Dati alla mano (quelli diffusi dalla Tenenza dei Carabinieri di Falconara) il Pdl respinge le accuse lanciate dal capogruppo del Pd Antonio Mastrovincenzo e ribadisce che “la situazione è migliorata grazie all’impegno del sindaco Brandoni e della sua giunta”.

“I numeri relativi alla lotta alla criminalità parlano chiaro – spiega il vice coordinatore Piero Pastecchia - nel 2010 (dati anno su anno rispetto al 2009) i reati di rapina sono scesi del 10% , i furti dell’8% con ben 20 persone arrestate in flagranza di reato mentre le misure di prevenzione hanno visto un aumento del 50% dei fogli di via obbligatori da Falconara ed un incremento del 50% delle sorveglianze speciali”. Tutto ciò, assicura Pastecchia, per merito “del sindaco e del Pdl falconarese che lo sostiene”. “Chi pensa di soggiornare a Falconara con l’intento di delinquere deve sapere di avere vita difficile ed i dati in questo senso parlano chiaro – osserva il vice coordinatore del Pdl – i soliti slogan populisti e di propaganda lanciati in questi giorni dal PD cittadino sono basati unicamente su dati fantasiosi e dimostrano costantemente la totale inconsistenza dell’azione politica di questo partito, legato ancora a metodi disinformativi da prima repubblica”.

“L’azione dell’Amministrazione in questo senso, su sollecitazione del Popolo della Libertà – fa presente Pastecchia - sarà forte e costante anche nel 2011 ma dopo tanti anni di permissivismo e disimpegno delle giunte di sinistra sul tema della sicurezza non ci sentiamo di dover prendere lezioni o tantomeno giudizi proprio da chi è stato parte integrante ed attiva di quelle giunte”. Nei giorni scorsi il capogruppo del Pd aveva rilevato che “a Falconara ormai si stanno moltiplicando gravi episodi criminosi” ed aveva nello stesso tempo denunciato il “fallimento della politica attuata in materia dalla giunta di centro-destra”. “Furti, saccheggi, atti vandalici sono ormai all’ordine del giorno” aveva detto Mastrovincenzo, secondo il quale, inoltre, “le ordinanze emesse in questi anni sono solo di facciata”.

“Anzi direi di più – aveva affermato nel dettaglio – si tratta soltanto di penose azioni di forza nei confronti dei più deboli”. In tutto questo ci sono ormai “cittadini, commercianti e operatori balneari che protestano e non nascondono il loro malumore”, mentre “l’assessore alla Sicurezza, criticato anche da forze politiche di maggioranza, è stato praticamente costretto alle dimissioni”.

sabato 12 febbraio 2011

Per conto di chi manifestano le donne del 13 febbraio




Quella del 13 febbraio prossimo sarà una manifestazione senza bandiere e gagliardetti, una protesta lontana da politicizzazioni e ideologismi, un grido corale delle donne italiane contro il satiro Silvio Berlusconi. Questa la promessa del comitato organizzatore per la mobilitazione di “Se non ora quando”, perché, come ha scritto sul Corriere Luisa Muraro, “il grande errore è andare in piazza per conto di altri”, mentre invece se sei donna devi andarci “per te”.

Ancora più chiaro il vademecum per la mobilitazione, in cui si dice che le partecipanti sono donne “fiere e orgogliose”, “gelose” della loro autonomia e che non si “lasceranno usare”. Per questo, recita il prospetto, “non ci devono essere simboli politici o sindacali nei nostri cortei”, per rispettare la trasversalità del mondo femminile. Con la specifica di non portare in piazza simboli sindacali. Ma che bello spirito unanime, ma quanta ecumenicità fra le organizzatrici dell’evento, quasi quasi ci avevano convino.

Se non fosse che poi, per via traverse, ci arriva un messaggio diffuso dalla CGIL, rivolto a “a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori” della penisola. Riportiamo per dovere di cronaca l’incipit: “La CGIL ha aderito e promosso in tutto il territorio nazionale la manifestazione del 13 febbraio nata dall’appello di Se non ora quando”. Segue un comunicato sulla indignazione dei militanti verso la corte del presidente del consiglio e il suo degrado morale. Il testo si chiude con un bell’invito a predisporre un “manifesto ad hoc per conto della CGIL nazionale” e cartelli, fasce, cappellini, bandane con gli slogan che riassumano il senso della manifestazione, “frutto di un lungo percorso del quale le donne della CGIL sono da sempre protagoniste”.


L'Occidentale

giovedì 10 febbraio 2011


Oggi e' la giornata del ricordo. Se avete amici esuli Giuliano-Dalmati, comprate una rosa bianca, decoratela con una coccarda verde bianca e rossa e portategliela a casa.
Con queste parole: Io non dimentico.

mercoledì 9 febbraio 2011

WWW.10FEBBRAIO.IT












“Non basta sgomberare il dormitorio Serve un progetto per l’integrazione”


Dal Corriere




Falconara “Cacciarli dall’ex Montedison non è la soluzione”. Secondo Elisabetta Sardi, coordinatrice dell’associazione di studi antropologici Lhasa, e don Giovanni Varagona, parroco della parrocchia Santa Maria del Rosario, il problema dell’occupazione della struttura tra Falconara e Marina non si risolve cacciando i romeni che vi bivaccano. Anche venerdì c’era stato operato un blitz nella struttura in passato dell’azienda “Montedison”, ora dismessa, che ha portato all’allontanamento di 28 romeni. Il sindaco Goffredo Brandoni, a seguito dell’episodio, ha espresso l’impossibilità da parte dell’amministrazione comunale di trovare un’adeguata sistemazione al gruppo in questione, in quanto non si tratterebbe neanche di cittadini falconaresi. “La questione non è nuova nel territorio dell’anconetano - dichiara Elisabetta Sardi - Avevo già da tempo avvisato anche le precedenti amministrazioni comunali della presenza di tale gruppo, ma non vi è stato alcun provvedimento definitivo, a parte quello di cacciarli dalla struttura che si sono scelti come tetto”. Secondo la portavoce falconarese di Lhasa, infatti, gli stessi stranieri denunciati la scorsa settimana per danneggiamento e invasione di edificio, negli ultimi anni “risiedevano” in piazza Stamira, in Ancona, per passare più recentemente a Falconara. Qui hanno individuato come aree favorevoli il parcheggio nei pressi nel cimitero, prima, e poi parchetto di via Bozzi, nelle vicinanze del convento Sant’Antonio.

“Purtroppo non ho avuto dei contatti diretti con le persone in questione – continua la Sardi – ma da quanto da me constatato sembrano frequentare piazza Mazzini di giorno, mentre usano l’ex Montedison solo per dormire. La mia preoccupazione maggiore è che il sito in questione è altamente inquinato e magari non conoscendo la sua pericolosità questi utilizzino per bere e lavarsi l’acqua dei pozzi ivi presenti. Inoltre sembra molto strano che non sia stata rilevata la presenza di bambini al loro seguito nonostante ci siano delle coppie”.

Il parroco don Giovanni Varagona ha già tentato un primo approccio con alcuni esponenti del gruppo di romeni. Sembra, però, che questi non abbiano alcun interesse a integrarsi, accontentandosi di vivere ai margini in attesa di tornare i Romania. Però, secondo don Giovanni, il solo allontanamento del gruppo di romeni dall’ex Montedison non sarebbe conveniente neanche dal punto logistico, rimandando solo la possibile soluzione del problema. L’intera questione dell’immigrazione per il parroco sarebbe affrontabile più facilmente attraverso il suo progetto di un “centro di restituzione della cittadinanza” (Crc). “Questo è un progetto che ho in mente già da un po’ di tempo – dichiara don Varagona -. Si tratterebbe di una struttura che superi la prima accoglienza verso gli immigrati per favorire l’incontro tra gli assistiti e le parti vive della città, favorendone l’inserimento lavorativo”. Il progetto, però, si troverebbe ora in una fase preliminare, in quanto sono ancora da individuare i finanziamenti e il sito. “Avevamo individuato l’ex caserma Saracini, ma vi è stata l’indisponibilità da parte dell’amministrazione per la sua acquisizione – continua don Giovanni -. In passato vi è stata molta collaborazione con l’attuale amministrazione, ma per questa problematica il sindaco sembra preoccuparsi più per il decoro della città che per i problemi delle persone in questione”.

venerdì 4 febbraio 2011

Falconara. «Sì ai due impianti». La Giunta gli chiede di ritirare la proposta, il centrodestra plaude all’iniziativa

Latini apre le porte alle centrali Api

Il consigliere regionale presenta una mozione di modifica del Pear











di MARCO CATALANI

FALCONARA - La Regione incontra l’Api e vaglia i progetti: il Pear non è più intoccabile e il faro della trattativa torna ad essere la convenzione del 2003 che ha portato al rinnovo della concessione. Nel frattempo in maggioranza regionale c’è già chi pigia sull’acceleratore. E’ il consigliere Dino Latini (Alleanza per l’Italia) che ha annunciato una mozione in Assemblea per modificare il Pear. «Una proposta - spiega Latini - che prevede la possibilità di due centrali in deroga ai limiti stabiliti dal piano energetico regionale nelle zone di degrado industriale per la loro riqualificazione produttiva e ambientale. Una di queste dovrebbe essere la raffineria Api di Falconara, la cui trasformazione in centrale di 580 mw darebbe ricadute positive su tutti senza far venire meno i profili di tutela dall’ambiente. I lavoratori avrebbero un futuro certo e si darebbe una spinta positiva all’occupazione, il fabbisogno energetico delle Marche troverebbe una copertura notevole, i cittadini di Falconara avrebbero energia gratis o giù di lì. Gli interventi di sistemazione e riqualificazione di tutta la zona di Falconara a carico dell’Api come contributo di miglioria per la trasformazione produttiva della raffineria sarebbero consistenti e duraturi. La modifica serve per superare gli ostacoli di natura normativa che possono essere quelli che ostacolino quelli di un accordo tra le parti». Dalla giunta regionale è arrivata la richiesta a Latini di ritirare la mozione. In corso c’è infatti un tavolo tecnico che sta verificando la congruità del progetto Api con il protocollo d’intesa del 2003. Trattativa delicata che potrebbe portare davvero ad una modifica del Pear. Trattativa delicata, insomma. Come ad alto rischio è il dialogo con i Comuni che finora si sono detti contrari ai progetti del petrolchimico, sia riguardo le centrali elettriche, sia per quanto riguarda il rigassificatore. Due progetti che i vertici Api da anni reputano essenziali per il sito falconarese. Dal centrodestra si plaude all’iniziativa di Latini. «Finalmente - si congratula il Pdl Giacomo Bugaro - dopo anni di chiusura dalla maggioranza arrivano segnali di apertura sulla revisione del Pear e sulla conversione della centrali Api da raffinazione a produzione energetica. Aspettiamo quindi che il collega Latini formalizzi l’atto nel quale propone tale modifica per analizzarlo e, dopo una attenta e scrupolosa analisi, procedere positivamente. Nel massimo rispetto delle norme ambientali, molto stringenti in materia, è ora che le Marche escano dall’ideologismo ed inaugurino una nuova stagione di pragmatismo e sviluppo. Ciò passa anche per un nuovo Pear che non solo dia la possibilità di convertire la raffineria Api, ma possa vedere realizzato anche un moderno ed efficiente termovalorizzatore per chiudere davvero il ciclo combinato dei rifiuti dando un senso alla raccolta differenziata e abbandonando la vecchia e ormai superata logica delle discariche».