lunedì 31 gennaio 2011

La valanga della libertà. Affinità
e divergenze fra Tunisi e il Cairo


L'Occidentale

Tarek Heggy ha scritto questo commento la notte del 26 gennaio, mi ha chiesto di tradurlo e di diffonderlo. Lui si trova attualmente in Egitto con la propria famiglia.Tarek Heggy, di cui ho curato per Marietti la raccolta di saggi "Le prigioni della mente araba", è uno degli intellettuali più lucidi del mondo arabo contemporaneo.

Il titolo di queste “osservazioni” è preso a prestito dal titolo di una poesia ben nota a ogni intellettuale arabo ovvero Commento a quanto è accaduto, pubblicata nel settembre 1970 da Amal Dunqal uno dei più brillanti poeti arabi del ventesimo secolo. Poesia che può essere considerata il sunto delle osservazioni che seguiranno. La prima osservazione, è che gli eventi in Egitto, Tunisia e Yemen di questi giorni, hanno alcuni denominatori comuni tra cui il più importante è che i fatti si sono svolti in tre paesi governati da "un esercito" e che sono governati da uomini seduti sulle poltrone del potere da decenni (21 anni nel caso della Tunisia, e 30 anni nel caso di Egitto e 33 anni nel caso dello Yemen).

In tutti e tre i casi c'era il perverso desiderio di lasciare in eredità il potere o a un figlio (perché nessuna donna gli è pari!) o a un familiare (come si dice in Egitto: ‘Buon sangue non mente’!). Nei tre casi regna una corruzione leggendaria tanto da fare venire i capelli bianchi ai bambini. Inoltre, nei tre casi, vige un sistema presidenziale in cui la Costituzione conferisce al Presidente ampi poteri che lo rendono in grado di fare ogni cosa, tranne fare risorgere i morti e fare sorgere il sole da occidente. La seconda osservazione è che i pilastri del regime avevano sottovalutato, nel caso della Tunisia, e sottovalutano ancora oggi, nelle esperienze di Egitto e Yemen, le dimensioni e il valore di quanto è accaduto e lo attruiscono a “infiltrazioni" e "agenti stranieri", ed è un comportamento ben noto di quei regimi totalitari. Un comportamento perverso e abietto che si prende gioco delle persone impedendo loro sia di ridere che di piangere. La terza osservazione è che i tre sistemi politici hanno guardato (e ancora guardano nei casi di Egitto e Yemen) a quanto sta accadendo e lo gestiscono dal punto di vista della sicurezza, senza dare adito a un’analisi politica, culturale e sociale.

Questo è naturale per i regimi totalitari, nei quali la cultura non appartiene alle sue componenti principali, anzi viene considerata con poco rispetto e come se fosse una professione di “parolai”, o come mi è stato detto da un esponente di questi regimi circa vent’anni fa, "che la cultura è la professione di chi non sa fare nessun lavoro!" La quarta osservazione che i regimi contro i quali si è manifestato in strada (in Tunisia, Egitto e Yemen), perché non sono amati o perché li si vuole allontanare, sono regime che sono diventati nel corso degli anni oligarchie (delle bande di furfanti!) i cui membri sono uniti da un matrimonio cattolico tra l'Autorità e un numero di "imprenditori" che si sono incredibilmente arricchiti senza fatica né sudore, senza efficienza né eccellenza, ma solo grazie a muscoli politici forniti dal potere a questi gruppi di imprenditori sotto l’egida di un rigido monopolio. E la quinta osservazione è che i regimi al potere in Egitto, Tunisia e Yemen hanno "venduto" all’unica superpotenza mondiale (e che è immersa fino al collo nell’ingenuità e nella superficialità, e che presta attenzione ai beni materiali, anche se questo atteggiamento va a scapito dei fondamenti della sua civiltà), l'idea che nei tre paesi sia "la masnada al potere” o" gli islamisti "... la tragedia risiede nella situazione creata da questi stessi governanti e hanno convinto a tal punto la superpotenza (che ha bisogno di corsi intensivi di storia e geografia) che sono il male minore e la calamità migliore. I regimi al potere in questi paesi, afflitti dalle ideologie (politiche-finanziarie) hanno consumato tutte le loro energie per ricordare all’interno e all’esterno le questioni primarie (in fatto di democrazia e libere elezioni!) nella Striscia di Gaza.

Quante volte il presidente di uno di questi paesi ha ripetuto (naturalmente, in tutta la sua incontestabile saggezza!) la frase: "L’ho suggerito all’America, l’avevo detto, ma non ha seguito il mio consiglio!" La sesta osservazione riguarda la presenza nelle tre società di un immenso divario e un baratro spaventoso tra "gli abbienti" e "i non abbienti". L’esempio peggiore è senza dubbio fornito dall'Egitto, dove circa quaranta milioni di persone (poco meno della metà del popolo egiziano) vivono al di sotto della soglia di povertà, cioè un egiziano su due vive con due dollari o meno al giorno, a questo si aggiunge un tasso di analfabetismo elevato (poco meno della metà degli egiziani sa leggere e scrivere, e una porzione elevata di questa metà alfabetizzata è vittima delle conseguenze dei sistemi educativi corrotti e orribili, così come la maggior parte di costoro soffre di "analfabetismo culturale." Ed è proprio la combinazione di queste due malattie (ovvero di povertà e ignoranza) che fa del caso egiziano il caso più grave della regione araba e la situazione che rischia maggiormente di esplodere, e forse in modo meno sistematico e più deleterio rispetto a quello che abbiamo visto nel caso della Tunisia.

Nonostante si possano individuare altri denominatori comuni tra la "rivolta popolare tunisina" e la "rivolta popolare egiziana", ho pensato di segnalare solo i sei denominatori che ne possano individuare le principali somiglianze. Tuttavia, se si può parlare di fattori comuni, la logica impone di fare luce sulle differenze tra "il caso tunisino" e "il caso egiziano". La differenza più importante risiede nella specificità, nell’istruzione, nella cultura e nello status economico dei segmenti appartenenti al ceto medio (medio-alto, medio, medio-basso) dei due paesi. La qualità dell’istruzione della classe media tunisina è migliore, più avanzata e più vicina ai parametri europei rispetto all'istruzione egiziana che sull’orlo del baratro e vive una degradazione a tutti i livelli ed è penetrata dalla cultura arretrata e orripilante wahhabita-saudita. La cultura tunisina della classe media è più marcata dai progressi del mondo moderno e meno influenzata dai valori tradizionali e conservatori che invece paralizzano ampi segmenti della classe media egiziana.

Inoltre, la condizione economica della classe media tunisina, anche se non è certo "tutta rose e fiori", è molto meglio della misera situazione economica della classe media egiziana. E’ necessario qui ribadire due verità fondamentali: la prima è che poco meno della metà degli egiziani vive al di sotto la soglia di povertà (ovvero vive con due dollari o addirittura meno al giorno); la seconda è che circa il 40% degli egiziani è analfabeta e che il 60% delle persone che leggono e scrivono sono il diretto prodotto di un sistema educativo scollato dalla realtà, e che la gran parte di coloro che hanno ricevuto la loro formazione nell'ultimo mezzo secolo sono caratterizzati da analfabetismo culturale.

La seconda grande differenza concerne i sindacati in generale e quelli operai in particolare. Mentre in Tunisia i leader sindacali sono stati nominati in modo del tutto indipendente e autonomo rispetto alla leadership politica e al governo, i leader sindacali egiziani sono meri "seguaci" del potere. Mentre i dirigenti sindacali in Tunisia appartengono alla sinistra, i leader dei sindacati in Egitto sono al servizio del potere centrale oppure sono “islamizzati”. La terza differenza tra Tunisia e Egitto è geografica: mentre l’Egitto è vicino all’Arabia Saudita, a Gaza e al Sudan, la Tunisia è vicina alla Francia, all’Italia e alla Spagna. Le conseguenze culturali di questa specificità geografica non hanno bisogno di essere spiegate.

Nella terza e ultima parte di questo articolo vorrei cercare di rispondere alle domande più frequenti che oggi circolano in Egitto: che cosa accadrà dopo? Ovvero che cosa ci dobbiamo aspettare nei giorni e le settimane a venire? Credo che il governo non riuscirà a contenere e a reprimere la rivolta popolare iniziata la mattina del 25 gennaio 2011. E che a nulla varrà "il tentativo di minimizzare le dimensioni e il significato di quanto sta accadendo", tentativo fatto dal governo e dai suoi seguaci (tra cui “grandi” giornalisti di nomina governativa, che possono essere messi e tolti a seconda della necessità). Credo che la palla di neve continuerà a rotolare e a crescere in dimensioni e contenuto, tanto da costringere il governo e i suoi seguaci ad affrontare la realtà. Lo scenario più probabile è che il Presidente faccia alcune concessioni ai ribelli, come nominare un nuovo governo e dichiarare di non ripresentarsi per un sesto mandato (annuncerà che gli è bastato governare l’Egitto solo per 30 anni!) Così come annuncerà che suo figlio (la cui candidatura alla carica di Presidente è criticata dalla maggior parte dei ribelli, idea che vede la maggior parte degli egiziani ad eccezione delle persone legame al regime attuale ritiene offensiva alla dignità dell’Egitto e degli egiziani) non sarà il suo successore. Offrirà una manciata di promesse, di riforme politiche ed economiche. E con molta probabilità questo accadrà dopo che la rivolta si sarà acutizzata e dopo che si sarà reso conto dell’impossibilità di controllarla a meno di non ricorrere a una dose molto elevata di violenza, con la conseguente perdita di molte vite, scenario da escludere per motivi nazionali e internazionali.

Ma c'è anche la possibilità che il regime scelga di non prendere posizione in mezzo alla tempesta, ma questo resta uno scenario meno probabile ... tuttavia è uno scenario molto pericoloso che condurrebbe a conseguenze disastrose. A mio parere, non c’è dubbio lo scenario "possa" portare al coinvolgimento nella crisi delle "forze armate". Il che potrebbe portare nel corso di alcuni mesi o di pochi anni a un cambio di presidente (Mubarak compirà 83 anni il prossimo 4 maggio) per mano dell’esercito. Questo farebbe arretrare l’Egitto politicamente, economicamente e culturalmente, e ne danneggerebbe troppo il peso strategico. Resta una domanda molto importante: non è forse opinione generale che il popolo egiziano che è stato descritto dal comandante islamico che ne ha guidato la conquista, Amr ibn al-As, come “un popolo che reagisce e si ribella solo quando manca il pane”? La storia (quella di Ibn Iyas ad esempio) ci narra che gli egiziani mangiavano, in periodi di carestia, cani e gatti, ma non rivolgevano la loro rabbia direttamente al sovrano ovvero il Faraone!

La mia risposta è che l'attuale presidente è asceso al potere nel 1981. Gli egiziani che si ribellano oggi sono completamente diversi dagli egiziani che si sono trovati Hosni Mubarak al potere dopo l’assassinio di Sadat il 6 ottobre 1981. Gli egiziani degli anni Ottanta sono i "figli e le figlie" dello Stato egiziano, sono cittadini smidollati, sono dipendenti che lavorano per lo Stato, governato dal faraone. Gli egiziani che si ribellano oggi sono figli della globalizzazione, di internet e Facebook, la maggior parte di loro non è dipendente statale, grazie alla tecnologia moderna sono bene informati sul mondo esterno, quindi conoscono perfettamente l’atroce differenza tra i governi che governano e i governi servili... Queste persone alimenteranno la “valanga" che crescerà sempre più e imporrà il cambiamento, al contempo porteranno la rivolta a una “soglia critica” tanto che le cose non potranno più essere come prima…

venerdì 28 gennaio 2011

Zinni (Pdl) sull’Api di Falconara: “si all’ambiente sostenibile, no ad un suicidio di massa”

Cronache Anconetane

FALCONARA – “Le rivendicazioni avanzate dai sindacati dei lavoratori della raffineria API– dice il Consigliere Regionale de Il Popolo della Libertà Giovanni Zinni– sono assolutamente comprensibili. Oramai è di pubblico dominio che, se la raffineria API non amplierà le sue attività, rischierà di chiudere a seguito dell’andamento del mercato del petrolio che tende a sfavorire le lavorazioni intermedie, e cioè quelle che riguardano la raffinazione e la distribuzione senza che avvenga anche l’estrazione”.

Il consigliere regionale del Pdl Giovanni Zinni
Le polemiche sul nuovo rigassificatore e il rischio esuberi hanno riacceso l’attenzione sulla raffineria di Falconara. ”I timori dei cittadini sull’inquinamento ambientale sono legittimi e da tutelare con forza, ma -continua Zinni- non dobbiamo cascare nell’errore di una psicosi di massa che intravede nel progetto rigassificatore e centrale turbogas strumenti di distruzione dell’ecosistema del territorio. Il Sindaco di Senigallia ha un atteggiamento egoistico e superficiale che non aiuta a creare sviluppo sostenibile nel territorio”.
Per Zinni “se l’API chiuderà, l’intera classe politica marchigiana sa benissimo che tutti i lavoratori interni all’ API ed esterni con l’indotto, in questo momento di grave crisi del mercato del lavoro, non troveranno alcuna ricollocazione. Capisco che le nuove attività di API possano rappresentare un qualcosa di non idilliaco da avere nel proprio territorio, ma abbiamo il dovere morale di salvare i lavoratori e le loro famiglie. L’atteggiamento ostracistico della Regione è irresponsabile e gravissimo nei confronti di chi onora il suo lavoro. Ci vuole un equilibrio: da un lato pretendere che questi progetti siano ecocompatibili, dall’altro occorre cercare di aiutare la raffineria API a non chiudere. Non è con i pregiudizi e l’ideologia che si può salvare capra e cavoli. Spero che Spacca non insegua solamente il miglior dato elettorale possibile, ma abbia a cuore la maggior tutela sostenibile dei cittadini, ma anche dei lavoratori dell’ API e per l’API”.

giovedì 27 gennaio 2011

Il consigliere sostiene i progetti

Latini appoggia l’Api “Sì alla riconversione”


Dal Corriere


Falconara “Sono assolutamente favorevole ai progetti di riconversione della raffineria Api di Falconara e assicuro il mio impegno perché le proposte dell’azienda in tale senso possano trovare applicazione”. Il consigliere regionale di Alleanza per l’Italia Dino Latini, presidente della commissione Bilancio, è intervenuto ieri con una nota per commentare le dichiarazioni dei sindacati che hanno incontrato gli assessori Donati, Giannini e Luchetti. “E’ nota la mia posizione per la chiusura dell’Api – dice – ma è altrettanto noto che fin dal 2007 ho sottolineato con forza la necessità di una riconversione dell’Api in impianto per la produzione di energie rinnovabili, andando cioè nella direzione in cui vanno adesso le proposte dell’azienda”. Secondo Latini tale riconversione, infatti, “oltre a fornire importanti contributi alla politica ambientale regionale, renderebbe possibile anche garantire un futuro occupazionale alle maestranze, con ricaduta positiva molto significativa su Falconara e sul suo hinterland”. Alla Regione Marche, osserva Latini, adesso spetta il compito di “operare concretamente a favore del progetto di riconversione, evitando così il ripetersi di quello che è stato il disastro Sadam”. Dopo il confronto con gli assessori all’Ambiente, all’Industria e al Lavoro, i sindacati hanno fatto sapere di essere “molto preoccupati per il futuro dell’azienda e dei lavoratori. “Il nostro timore – hanno commentato i rappresentanti di Filtem-Cgil, Uiltem-Uil e Femca-Cisl – è che se non ci sarà una implementazione attraverso questi nuovi impianti e quindi l’evoluzione della raffineria e la sua riconversione nella direzione del sito energetico ambientalmente avanzato, potranno esserci presto dei problemi a livello occupazionale”. La Regione infatti avrebbe confermato, per quanto riguarda la centrale da 580 megawatt, che il Piano energetico-ambientale regionale non prevede strutture di tale potenza, e che problemi sussistono anche per il rigassificatore, per via della contrarietà delle amministrazioni municipali di Ancona, Senigallia e Montemarciano, dei cittadini e delle associazioni. “Se centrali e rigassificatore non andranno avanti – hanno dichiarato i rappresenti delle organizzazioni sindacali – il rischio per l’occupazione c’è”.

mercoledì 26 gennaio 2011

“Senza riconversione sarà crisi”

Sindacati delusi dall’incontro in Regione su rigassificatore e nuova centrale Api


Dal Corriere

Falconara “Adesso siamo sinceramente molto preoccupati per il futuro”. I rappresentanti dei sindacati di categoria dei chimici ed energia, Filtem-Cgil, Uiltem-Uil e Femca-Cisl, che ieri hanno incontrato gli assessori regionali al Lavoro Marco Luchetti, all’Industria Sara Giannini e all’Ambiente Sandro Donati si sono dichiarati “delusi” dall’esito del confronto. Sul tavolo le prospettive per il rigassificatore e la centrale a ciclo combinato da 580 Mwe progettati dall’Api e dalla cui realizzazione, secondo Gilberto Zoppi (Filtem-Cgil), Daniele Paolinelli (Femca-Cisl) e Andrea Fiordelmondo (Uiltem-Uil), dipende il futuro dell’azienda dei lavoratori. “Il nostro timore – hanno detto – è che se non ci sarà un’implementazione attraverso questi nuovi impianti e quindi l’evoluzione della raffineria e la sua riconversione nella direzione del sito energetico ambientalmente avanzato, potranno esserci presto dei problemi a livello occupazionale”. Insomma, una crisi potrebbe essere alle porte. Secondo quanto riferito dai sindacalista, nell’incontro avuto con gli assessori, la Regione - cui spetta dare il via libera alla realizzazione degli impianti - avrebbe confermato, per quanto riguarda la centrale da 580 megawatt, che il piano energetico-ambientale regionale non prevede strutture di tale potenza, e che problemi sussistono anche per il rigassificatore, per via della contrarietà delle amministrazioni municipali di Ancona, Senigallia e Montemarciano, dei cittadini e delle associazioni. Gli amministratori regionali avrebbero, inoltre, insistito sull'esigenza di riavviare il confronto e costruire il necessario consenso, dando appuntamento ai sindacati per un nuovo incontro a breve scadenza. “Il problema – hanno osservato i sindacalisti – è che ci sono molti ostacoli riguardo ai nuovi progetti, i Comuni del territorio si sono mobilitati e quindi anche la Regione sta rallentando, però l’azienda è già ad un punto critico e il rischio di ulteriori difficoltà è elevato”. Zoppi, Paolinelli e Fiordelmondo hanno ricordato che è in corso un piano di riorganizzazione dei cosiddetti esuberi (l’accordo è stato sottoscritto nel dicembre del 2009), che prevede l’uscita nell’arco di tre anni di 92 persone. “Se centrali e rigassificatore non andranno avanti – hanno dichiarato i rappresenti delle organizzazioni sindacali – il rischio per l’occupazione c’è, è inutile negarlo, e diventerà sempre più pressante. Ora tocca all’azienda recuperare il rapporto e il consenso sul territorio, altrimenti resteremo a questo punto morto e sarà sempre peggio perché il mercato è in crisi e nuove e più grandi impianti di raffinazione stanno per essere realizzati nel bacino del Mediterraneo in aperta concorrenza con il polo falconarese”. Al confronto di ieri erano presenti anche i delegati della Rsu aziendale.

martedì 25 gennaio 2011

Caso Ruby, spunta una sinistra che non ci sta:


"Compagni fermatevi, basta col giustizialismo"


Si spacca l'intellighenzia di sinistra. Una lettera aperta del blog The front page: "L’Italia ha bisogno della sinistra. Non ha bisogno di manette né di intellettuali o di politici che giocano a fare gli sbirri". Ma l'elettorato si ribella subito all'appello


Roma - E' spaccatura nell'intellighenzia di dinistra. A dividere è proprio l'inchiesta su Ruby. A sollevare il dibattito è The front page, il sito di Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi, in una lettera aperta alla sinistra: "Cari compagni, evitiamo di trasformare la sinistra in una nuova destra, pulita e reazionaria, bigotta e illiberale, antifemminista, moderata e populista. Siamo ancora in tempo. L’Italia ha bisogno della sinistra. Non ha bisogno di manette né di intellettuali o di politici che giocano a fare gli sbirri". Un appello che ha subito diviso la sinistra, tanto che il sito è stato subito preso d'assalto dai lettori.

Un appello contro il giustizialismo Dalle pagine del sito The front page, l’appello è stato lanciato oltre che da Rondolino e Velardi, anche da Piero Sansonetti, Massimo Micucci ed Enza Bruno Bossio. "Cari compagni, per il nostro bene, fermatevi", è il titolo dell’articolo che sviluppa le ragioni per cui "non possiamo", in quanto sinistra, "sperare nel carcere, nell’arresto dell’avversario più detestato, nei sistemi di intercettazione a tappeto, nella logica dei corpi separati e persino nell’intervento del Vaticano per ottenere ciò che non abbiamo ottenuto con il consenso". Insomma, no al giustizialismo applicato al caso Ruby e a Silvio Berlusconi, perché "nel giustizialismo non c’è meno oscurità che nel comportamento arrogante della politica di potere".

Il dibattito su legalità e persecuzione La lettera aperta spiega che "il nostro avvenire, la libertà, i nostri diritti e quelli delle persone colpite dalla crisi e dall’ingiustizia sociale non possono essere affidati alla legge e alla violenza dello Stato. Ai tribunali. Alla repressione. In passato ci è capitato, qualche volta, di pensarlo. Poi abbiamo capito che sbagliavamo". "La corruzione va perseguita - aggiungono gli intellettuali - ma non è l’emergenza delle emergenze. E la corruzione va perseguita, ma non, come fu nel ’92-’94, decapitando una classe politica, o esercitando la pressione della carcerazione preventiva, a volte abusiva". "L’esercizio della giustizia deve essere efficace, ma esemplare nel rispetto delle regole e nella sobrietà dei comportamenti, più di quanto non spetti agli imputati. Il braccio della legge deve esercitarsi senza ossessioni di protagonismo - sottolineano - I poteri di indagine non devono ridurre i cittadini, testimoni o sospettati, a numeri di telefono intercettabili e a condannati molto prima del giudizio, nè a quei poteri debbono sommarsi considerazioni moralistiche, nè va utilizzato in modo devastante il circuito mediatico come prima ed ultima sede di sentenza". "Non lo credevamo - concludono - ma oggi la sinistra rischia una involuzione autoritaria, rischia di abituarsi a pratiche liberticide".

Il dibattito "spacca" la sinistra "Che dire dell’appello - commenta Manuel sul blog - disgustoso. E’ mai possibile che non ci sia un articolo (dico: uno) che critichi questo governo? Ma che razza di blog è questo? Qual è la sua mission? Lo sputtanamento mediatico del Pd?". Il dibattito è aperto. La lettera aperta diFront page spacca, letteralmente, in due l'elettorato di centrosinistra. Chiara l'accusa: "Patetici… ma andate nel sito dei Promotori della libertà…". Ma Roberto subito corregge il tiro: "La sinistra è questa. Libertaria, garantista, con il senso della storia ed attenzione a tutto ciò che può determinare innovazione nella società, in economia, nella cultura". Anche Alfredo Venturini fa i complimenti per il coraggio mostrato dal blog: "In un paese che va in malora, finalmente un po di buon senso espresso da gente forgiata da valori irrinunciabili". Tra i sottoscrittori c'è pure Gabriele Petrone: "La sinistra deve fare la sinistra, conquistare il consenso democratico, battersi si contro la corruzione, ma con i mezzi e gli strumenti dello Stato di diritto".


sabato 22 gennaio 2011

Dal Corriere Adriatico

Istituzioni e sindacati a confronto


Il futuro dell’Api Incontro in Regione


Falconara Le prospettive di sviluppo della raffineria Api saranno al centro di un incontro, in programma martedì, a cui parteciperanno gli assessori all’Ambiente, all’Industria e al Lavoro della Regione ed i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil. Il vertice servirà per discutere sulle prospettive di sviluppo della raffineria Api. E’ un’iniziativa che il Pd di Falconara ha sempre caldeggiato - fa sapere il coordinatore comunale Franco Federici - perché riteniamo quella la sede giusta per definire in tempo utile le prospettive future dell’Api, che non possono essere liquidate con proposte parziali e sporadiche, ma affrontate in un quadro complessivo che tenga conto delle esigenze occupazionali e di tutela della sicurezza e dell’ambiente per un vasto territorio.


Secondo Federici è ormai convinzione diffusa che la raffineria Api, con gli attuali processi di raffinazione superati rispetto alle nuove tecnologie, abbia seri problemi a rimanere sul mercato e non potrà garantire nel futuro gli attuali livelli occupazionali. E’ pertanto compito della politica e delle istituzioni - dice - farsi carico della questione, aprendo un tavolo di confronto e di concertazione per definire quel progetto di 'riconversione graduale ed irreversibile' dell’azienda, previsto dal Prg ed attualmente reso ancora più stringente, fissando scadenze certe che consentano anche in futuro di garantire i livelli occupazionali.

Il Pd si adopererà perché, dopo la riunione, “il confronto prosegua con il coinvolgimento anche della Provincia, dei Comuni del comprensorio e soprattutto dell’azienda, superando le attuali contrapposizioni su proposte parziali e unilaterali, tipo quella del rigassificatore, per collocare l’intera vicenda Api nel suo giusto profilo e nella sua reale dimensione che può trovare uno sbocco nel campo delle energie rinnovabili e della cosiddetta green economy”.

mercoledì 19 gennaio 2011


Dal Corriere Adriatico


Corse proibite sulla strada-ippodromo


Stroncato un giro di gare clandestine di cavalli in via Castellaraccia. Rom nel mirino: 27 denunce


Falconara Fine della corsa per le famiglie Rom che organizzavano gare clandestine di cavalli. Avevano individuato una strada secondaria dalle parti dell’aeroporto attrezzandola a ippodromo, si ritrovavano a Falconara dandosi appuntamento anche da Teramo e Pescara. E partivano criniere al vento e carretti che volavano sull’asfalto polveroso. Fino a quando non li ha fermati il frustino dei carabinieri che hanno mandato all’aria le competizioni fuorilegge.

Con le denunce - in 27 sono finiti nei guai, tra loro sei minorenni - fioccano pure sospetti su giri illegali di soldi, sui modi di allevare e accudire i cavalli, sull’eventualità che per farli andare più veloci utilizzassero oltre ai gesti propri dell’agonismo ippico pure sostanze proibite. I militari dell’Arma di Falconara, agli ordini del tenente Matteo Demartis, hanno stroncato le corse vietate che si susseguivano sotto la regia delle famiglie nomadi degli Spinelli e dei Di Rocco.

Quasi tutte le domeniche pomeriggio niente partita allo stadio, né cinema. Preferivano la sfida sui cavalli e calesse. Arrivavano da Ancona e Marina di Montemarciano, ma si spostavano anche dall’Abruzzo per indossare l’abito da fantini e saltare in groppa oppure mettersi ai lati e fare da spettatori nella pista di fortuna in via Castellaraccia. E’ la strada che separa l’aeroporto dalla ex caserma Saracini, la struttura dismessa dove il ministero dell’Interno aveva ipotizzato di realizzare un centro di identificazione ed espulsione per immigrati, progetto abbandonato per difficoltà tecnico-logistiche. I Rom inscenavano competizioni che sembravano vere, con rivalità sul circuito arrangiato, entusiasmo sugli spalti, pure quelli improvvisati.

Un giochino mandato all’aria dai carabinieri, che hanno sorpreso quaranta nomadi. Domenica scorsa il blitz di sedici uomini di Demartis ha bloccato l’avvio della gara. I militari sapevano del luogo prescelto la corsa ippica fantasma, e hanno fatto scattare la trappola. E’ stato identificato il gruppone di Rom, ed è scattata la denuncia a piede libero per 27. A tutti vengono contestati anche il maltrattamento di animali e l’interruzione della circolazione stradale e per tutti è stato proposto il rimpatrio con foglio di via obbligatorio.

Due cavalli - ce n’erano altri due, ma non bardati né sudati - sono stati sequestrati e affidati alle cure del veterinario, che dovrà verificare se sono stati dopati. Un’ombra tira un’altra nel tempio illecito del trotto. Indagano i carabinieri, per portare allo scoperto - se c’era - anche un giro di scommesse.

emanuele coppari


^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^


Porte sistemate


Intervento in stazione


Falconara Interviene anche il sindaco Brandoni e Rfi ristabilisce il regolare funzionamento delle porte automatiche della sala d’attesa della stazione. Giovedì scorso il primo cittadino ha appreso del malfunzionamento di alcune delle porte automatiche e del disagio sopportato da viaggiatori e pendolari. Ha contattato i dirigenti di Rfi, alla luce anche degli ottimi rapporti tra i sindaco e questi ultimi, che si sono attivati per risolvere il problema. A 48 ore dal sollecito di Brandoni sono entrati in azione i tecnici di Rfi che lavorando nel weekend scorso hanno ripristinato gli accessi automatici. Già operative da lunedì le porte automatiche eviteranno la dispersione del calore della sala d’aspetto consentendo ai tanti passeggeri di trovare, nell’attesa di salire sul treno, o prendere un bus, una momentanea tregua dal freddo.

martedì 18 gennaio 2011


Intervento in Consiglio comunale sul 150 Unita' d'Italia,


Replica all'odg presentato dal Pd e da noi condiviso




"Ritengo i parlamentari leghisti e la Lega Nord una valida forza di governo responsabile e costruttiva che si e' distinta per il contributo istituzionale e personale sulla tragedia che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile 2009 cosa' pero' che non posso assolutamente dire su Borghezio, il quale, dimostrando di non conoscere affatto gli abruzzesi, trae conclusioni offensive, stupide e senza senso".

se vuole avere contezza della dignita' degli abruzzesi puo' tranquillamente andare e dare una mano per dimostrare le sue doti europee. Purtroppo dobbiamo prendere atto che ci sono personaggi sulla scena politica che darebbero un grande contributo al Paese evitando uscite infelici come quelle di Borghezio il quale riesce a distinguersi solo per affermazioni offensive e sgradevoli".

L’on. Borghezio, oltre a raccontare sonore bugie quando dice che gli aiuti per il Veneto sono il contagocce, forse non sa o non ricorda che nel decreto Mille Proroghe il Governo aveva garantito di inserire il problema restituzione tasse per le popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto ma ha elegantemente deluso le aspettative di tanta gente che versa in condizioni di difficoltà escludendo il provvedimento dal decreto di fine anno. Bisogna ricordare a Borghezio che nel Mille Proroghe, chissà per quale fortuita coincidenza o gioco del distino è stato inserito il Veneto. Non lesino quindi critiche a questo governo, governo stesso che bene ha fatto fino a qui e bene fara in futuro. A prescindere che parliamo di una dichiarazione di odio profondo - che distrugge le comunità e quei sentimenti di giustizia e solidarietà, patrimonio del popolo italiano, tra le diverse Regioni e tutti i popoli del mondo.

Voglio comunque ricordare all'opposizione, che simbolo dell'Italia e' Giorgio Napolitano, ottimo Presidente che rappresenta la nostra nazione. Quindi ricordare a voi del Pd, alcune frasi pronunciate dai vostri alleati di opposizione, nell'arco di questi anni, contro il Presidente della Repubblica.

«Lei dovrebbe essere l'arbitro, a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi»,

«Il silenzio è mafioso rivolgendosi indirettamente al Presidente Napolitano.

Recita una nota diffusa dall'ufficio stampa del Quirinale che definisce «del tutto pretestuose» e comunque da considerare «offensive» le espressioni usate dal leader dell'Italia dei Valori per contestare «i presunti silenzì del capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce».

Scudo fiscale Napolitano ha dichiarato di non aver potuto non firmare la legge. Sempre la stessa persona non ci sta e parla di un "atto vile": "Il capo dello Stato si assuma la responsabilità di divulgare questa legge criminale". Di Pietro contro Napolitano, ma tutti contro Di Pietro: PdL, Pd e Udc

Decreto salvaliste: Napolitano si comporta come Ponzio Pilato......

Come vedete, la mia intenzione non e' quella di demonizzare il partito dell'Idv, in quanto la responsabilita' e' sempre personale.

Concludo con poche righe. Righe scritte 150 anni fa. Ancora attuali, ancora incisive, ancora da pelle d'oca!

Cavour a Vittorio Emanuele II

20 Marzo 1861

Sire,

Tosto ch’io ebbi fatto conoscere al Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera la necessità

di chiamare nei Consigli della Corona, dei rappresentanti dell’Italia meridionale, i miei

colleghi risolsero unanimi di deporre nelle mani di V.Maesta’. le loro demissioni. A ciò fare furono

indotti dal desiderio di lasciare libero il campo a V.M. nella solenne occasione che trattasi di

costituire per la prima volta un Ministero che abbracciar deve tutte le parti d’Italia ; ed

ancora per un sentimento di reciproco riguardo.

Ove poi V.M. avesse altri ordini ad impartirmi, sono sempre pronto ad eseguirli. Solo

supplico V.M. a degnarsi di voler recarsi questo dopo pranzo a Torino , ond’io possa riferire

a V.M. lo stato delle cose e ricevere le sue istruzioni.

Ho telegrafato ieri sera al Principe ed al generale Garibaldi

Consigliere Raimondo Baia

lunedì 17 gennaio 2011

Contro la casta delle toghe il Cav.
ci deve una vera riforma

di G.Loquenzi
da L'Occidentale


Una qualsiasi casta di potere cui fosse concesso di scegliersi a tavolino la migliore legislazione tale da coniugare autotutela, massima influenza pubblica, vantaggi personali e irresponsabilità politica, prenderebbe a modello le norme, costituzionali e non, che regolano la magistratura italiana.

Non c’è altro paese dove valga lo stato di diritto in cui i magistrati “possono tutto” come accade in Italia. Non dipendono dal potere politico, le loro carriere – giudicante e requirente - sono intrecciate e intercambiabili, non rispondono civilmente dei loro errori, non sono sottoposti a una catena gerarchica interna, godono della tutela costituzionale del Csm, si auto-erogano le sanzioni disciplinari, controllano le indagini di polizia e in virtù dell’obbligatorietà dell’azione penale dispongono di un totale arbitrio operativo.

I magistrati italiani sono divisi, litigiosi ed esposti, come ogni altra categoria, ai vizi del carrierismo e della clientela, ma sua una cosa sono uniti fino allo spasimo: nessuna riforma sulla magistratura può essere fatta contro o senza di loro. Alla fine dunque meglio nessuna riforma, anche a costo di mandare allo sfacelo la macchina della giustizia, piuttosto che rischiare che qualcosa possa sfuggire al controllo.

E si capisce bene perché: una tale condizione di grazia e di potere consolidatasi con il tempo e con una strenua attività di lobbying politico-istituzionale è ormai così perfetta che ogni modifica non potrebbe che costituire un arretramento.

Mentre negli anni, la politica, i sindacati, i potentati economi e industriali, la Chiesa, insomma ogni altro centro di potere in Italia, ha dovuto accettare condizionamenti e limitazioni, vivere fasi di ripiegamento e di riorganizzazione, la magistratura è riuscita a resistere a ogni tentativo esterno di riforma.

Allo stesso tempo la sua pervasività, lo spazio della sua azione si è ampliato a dismisura. Dalla culla alla tomba, non solo la libertà (è già sarebbe moltissimo) ma ormai anche la vita dei cittadini è alla mercè di un giudice. Ci dicono come dobbiamo nascere e quando dobbiamo morire, entrano d’imperio nelle vite private, nelle stanze da letto, nelle conversazioni telefoniche; dispongono sull’educazione dei figli, sulle abitudini religiose, sull’agenda del governo, sui conduttori dei tiggì; hanno una gigantesca influenza sull’attività economica e produttiva – e non solo grazie agli arbitrati e alle consulenze -; incidono sulla legislazione (non c’è gabinetto di ministero che non sia presidiato da magistrati o gruppo parlamentare che non ne conti una buona percentuale), vanno nei talk show, scrivono libri, diventano leader di partito, determinano i destini di intere legislature o classi politiche.

Eppure quando si pensa ai mali del paese nessuno azzarda che a fronte di una tale influenza possa corrispondere una qualche responsabilità. No, i magistrati godono per lo più di un alone di santità ed eroismo che li astrae dai guai di ogni giorno e anzi gli affida una missione palingenetica.

In questo sono stati aiutati dalla mostrificazione di Silvio Berlusconi da parte di un complesso mediatico-politico molto facilmente individuabile. L’immenso potere è l’assoluta irresponsabilità di cui godono i magistrati italiani hanno trovato la loro giustificazione nell’antiberlusconismo militante che la casta delle toghe ha saputo sfruttare al meglio. Con Berlusconi “male assoluto” la loro conquista di fatto del potere ha assunto le sembianze di una battaglia per il bene e per la democrazia.

Giornali come la Repubblica, l’Unità, il Manifesto, il Fatto Quotidiano sono diventati i corifei di questa magistratura militante, il fan sfegatati della nuova casta, abdicando completamente a qualsiasi missione di verifica e controllo sul potere e sui suoi scopi, da qualsiasi parte alligni. Il marchio di garanzia antiberlusconiano ha messo al riparo i magistrati italiani da ogni scandaglio pubblico: non vanno disturbati perché rappresentano l’ultimo bastione tra il paese inerme e la resa alla dittatura del Caimano. Qualcuno dei suoi avversari l'ha anche capito, ma come D'Alema quando parla off the rcord con l'ambasciatore americano e dice che la magistratura è una pericolosa anomalia italiana, può solo sussurarlo in segreto.

In questo c’è anche una responsabilità di Berlusconi. Lo strapotere conquistato dalle procure nella acerrima battaglia contro di lui è qualcosa che ha intaccato la libertà di tutti. La possibilità di scorazzare liberamente nelle nostre vite che i magistrati si sono via via accaparrati è ormai a livello di guardia. Per questo quando pretendiamo una vera riforma della giustizia, un serio riequilibrio tra i poteri, non pensiamo a qualcosa che debba servire al presidente del Consiglio, ma a noi tutti cittadini di questo paese. Berlusconi ce la deve.

Dal Corriere Adriatico

“Variante urbanistica, no alle speculazioni”


Falconara Giacanella torna anche sulla questione della variante urbanistica, sulla quale il Pd ha espresso non pochi dubbi, in particolare per le proposte legate alla zona di villa Guastuglia, dove c’è un progetto di edificazione presentato dalla giunta Brandoni. “L’anno prossimo - spiega il presidente del consiglio – dovremo discutere di urbanistica per approvare una variante generale al Prg ’99 che dovrà immaginare e prevedere la ‘Falconara del futuro’. Sono state fatte molte proposte e saranno tutte portate all’attenzione dei consiglieri e dei cittadini per ottenere la massima condivisione e trarne utili suggerimenti. In ogni caso è chiaro che non saranno prese in nessuna considerazione mere speculazioni edilizie di basso livello, ma esclusivamente azioni di riqualificazione e completamento caratterizzate da elevati standard qualitativi capaci di rispondere soprattutto alle esigenze delle nuove generazioni e delle giovani coppie”. “Considerato che siamo già a oltre metà legislatura – osserva ancora il presidente del consiglio – è importante che tale iniziativa proceda il più celermente possibile”.

mercoledì 12 gennaio 2011

Meno rapine e furti, in crescita gli arresti per stalking


Dal Corriere


Falconara Meno rapine, arresti costanti in percentuale rispetto all’anno passato, diminuzione di furti. E sono parecchi gli arresti per stalking, il reato di atti persecutori previsto da una legge dell’aprile 2009. Questi i dati salienti dell’attività dei carabinieri della Tenenza di Falconara comandata dal tenente Matteo Demartis che nei primi giorni del 2011 hanno elaborato un bilancio relativo ai dodici mesi appena passati.

Per quello che riguarda le persone denunciate è stato registrato un incremento del 27%, mentre le rapine perpetrate sul territorio il decremento è stato del 10%. Riduzione dell’8% dei furti, con 20 persone tratte in arresto in flagranza di reato e 45 denunciate a piede libero dopo attività di indagine.

Quanto alle misure di prevenzione l’incremento è stato del 40% della misura dell’avviso orale; del 50% del foglio di via obbligatorio da Falconara; del 50% della sorveglianza speciale. Costante il numero degli arresti e delle persone segnalate rispetto all'anno precedente per quanto concerne l’attività antidroga ed è addirittura raddoppiato il quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata. In strada sono stati controllati 12 mila mezzo e sono state identificate 16.000 persone.

Le principali operazioni del 2010 hanno riguardato i controlli all’ex Montedison con conseguente deferimento in stato di libertà per danneggiamento ed invasione di terreno delle persone che sono state trovate all’interno dell’area industriale da tempo dismessa. In febbraio è stato arrestato un corriere della droga italiano, trovato in possesso di circa 1.5 kg di hashish; a marzo quattro cittadini romeni sono stati arrestati in flagranza di reato mentre si impossessavano di oltre 100 kg di rame nell'area della stazione ferroviaria. Ad agosto due cittadini italiani sono stati arrestati mentre rapinavano un tassista.

I carabinieri della Tenenza di Falconara si sono costantemente impegnati anche nell’attività repressiva in materia di violazione della legge sull'immigrazione, inoltre sono stati effettuati diversi arresti nei confronti di persone responsabili di stalking, vale a dire gli atti persecutori. Inoltre, nelle scuole, l’Arma dei carabinieri ha promosso tra i giovani la cultura della legalità.







In biblioteca Internet diventa libero

Presto al centro Pergoli l’accesso Wi-Fi per navigare gratis. Studenti soddisfatti: “Una svolta”



Falconara Presto nella biblioteca comunale del centro Pergoli avrà un servizio Wi-Fi, che consentirà ai frequentatori di navigare in rete liberamente. Lo annuncia Domenica Martufi, direttrice responsabile del polo bibliotecario della cittadina. Sebbene la stessa non abbia ricevuto da parte dell’amministrazione nessuna scadenza specifica sulla sua realizzazione, la struttura Wi-Fi in cantiere dovrebbe coprire l’intera palazzina del centro Pergoli e la zona adiacente di piazza Mazzini. “E’ da tempo che sollecitiamo la realizzazione di questo servizio – spiega Andrea Cappannari, uno dei bibliotecari dello staff – e quest’ anno dovrebbe essere quello buono visto il decadimento del decreto Pisanu”. Quest’ultimo, infatti, ha finora inibito fortemente, per motivi di sicurezza, la realizzazione di reti wireless pubbliche e private a causa dell’obbligo da parte dei fornitori del servizio di schedatura degli utenti e di conservazione dei relativi documenti per anni. La tecnica Wi-Fi permette, infatti, a terminali come Pc e smartphone di usufruire della rete Internet in maniera del tutto wireless e gratuita. Il Wi-Fi riesce a coprire, però, solo una specifica e ristretta zona.

Il progetto costituirebbe la ciliegina sulla torta per la biblioteca comunale di Falconara, di recente si è marciato all’insegna della modernizzazione, con l’introduzione, tra gli altri, di un catalogo on-line accessibile dal sito del comune. “La presenza del Wi-Fi sarebbe una svolta - dichiara Luca Loccioni, studente in ingegneria abituè della biblioteca – lo studio qui mi riesce e non ci sono mai stati problemi, ma la possibilità di utilizzare Internet mi faciliterebbe la ricerca di informazioni”. Della stessa opinione sono Tommaso Bugiolacchi e Giulia Frisoli, studenti di economia e commercio. “Questa opportunità ci faciliterebbe molto lo studio - spiega Tommaso -permettendoci di verificare alcuni concetti in caso ci vengano dei dubbi”. La sua utilità nello studio è confermata anche dalla Frisoli. “L’iniziativa è buona, ma dall’altra parte potrebbe essere un altro motivo di distrazione”, dichiara ironicamente.

Francesca Gambella, di Scienze della comunicazione, trova la biblioteca tranquilla. “Per i miei studi sarebbe fondamentale l’accesso ad Internet – dice– inoltre a casa consulto quotidianamente giornali on-line e sarebbe carino farlo anche da qua”. I due studenti Silvia Ridolfi e Francesco Barbaresi, di economia lei e di lettere moderne lui, pur trovandosi bene, si dicono abituati a un servizio più completo. “In Finlandia i servizi bibliotecari sono molto ben organizzati, con spazi enormi e moltissimi computer, nonostante la città media finlandese sia di piccole dimensioni - spiega la Ridolfi, tornata da poco da una viaggio Erasmus – Qui a Falconara non ho mai avuto bisogno di un servizio Wi-Fi, però mi potrebbe essere utile per cercare informazioni nel sito della facoltà”. Come spiega Barbaresi, il servizio Wi-Fi è ormai da tempo una realtà a Siena, città dove studia. “Non vengo spesso qui, ma immagino che il servizio sia utile per chiunque voglia cercare informazioni al volo o, nel mio caso, opere letterarie poco conosciute”.

Dal Corriere Adriatico


Mondaini: “Nessun contraccolpo per utenti e personale”


Cam in affitto prima della fusione Il Comune si riprende le affissioni


Falconara Confermato il contratto di affitto per il Cam che, in attesa della fusione per incorporazione con la pesarese Marche Multiservizi, è stato affidato ad una società creata appositamente. “A Marche Multiservizi Falconara – spiega l’assessore alle Partecipate Raimondo Mondaini – è stato trasferito il contratto con tutti i servizi connessi, nel frattempo stiamo valutando le procedure per il conferimento degli altri rami di azienda”. Presidente di questa nuova società è Roberto Sciocchetti, affiancato da Luca Antonelli come consigliere di amministrazione, mentre l’amministratore delegato, indicato dal gruppo pesarese, è Marco De Simone. “In sostanza non è cambiato nulla – precisa Mondaini – i contratti e i servizi sono gli stessi, gli utenti non avranno nessun contraccolpo e anche per il personale non c’è nessun problema, sono stati confermati tutti”. Intanto ieri è stato confermata la reinternalizzazione del servizio di riscossione e assegnazione spazi per la pubblica affissione. “Il Comune – chiarisce l’assessore – riprende al suo interno, con uno sportello specifico, la parte economica, l’attacchinaggio resta ovviamente al Cam. L’orario sarà un po’ ridotto per questioni organizzative, anche perché il personale a disposizione è quello di sempre”. Quindi dal primo dell’anno il servizio Pubbliche Affissioni, prima gestito dal Cam, viene erogato dall’Ufficio Tributi che si trova al castello di Falconara Alta. Lo sportello al pubblico è aperto il lunedì e il mercoledì dalle 9 alle 12 e il martedì e il giovedì dalle 15 e 30 alle 17 e 30. La vicenda Cam è stata discussa durante la seduta consiliare del 17 dicembre durante la quale l’ad di Marche Multiservizi, Mauro Tiviroli, ha illustrato il nuovo progetto. Mondaini in quella occasione aveva fatto sapere che “il percorso iniziato circa un anno fa con Marche Multiservizi è stato ispirato dalla volontà di creare una sinergia con un importante gruppo che potesse offrire le necessarie garanzie di crescita in un settore – quello dei servizi pubblici locali – in rapida evoluzione”. “Proprio le novità normative e interpretative succedutesi nel corso del 2010 – aveva ricordato Mondaini – hanno reso necessaria una ulteriore riflessione sul percorso da attuare, cosicché si è deciso di attivare un contratto di affitto d’azienda”.





domenica 9 gennaio 2011

Difendiamo la libertà di essere cristiani


Ragionpolitica

E’ stato un Natale cruento per molti cristiani della Terra. Attentanti, condanne, persecuzioni mostrano quanto la differenza della scelta di fede del cristiano sia spesso considerata una minaccia da quelle culture del mondo le cui religioni hanno un approccio ontologicamente totalizzante nei confronti dell’uomo. In Pakistan la cristiana Asia Bibi, madre di 5 figli, è stata condannata a morte per accuse di blasfemia nei confronti del profeta Maomett; in India la legge sulla libertà religiosa in molti luoghi è spesso disattesa, poiché alcune sette induiste proibiscono la conversione al cristianesimo: ed in questi giorni i cristiani hanno partecipato alle celebrazioni natalizie in un clima di terrore, spesso scortati dalle forze dell’ordine; in Iraq nel mese di dicembre cellule terroriste affiliate ad Al Qaeda hanno sferrato attacchi dinamitardi nei pressi dei centri di culto cristiani; a Jos, in Nigeria, 80 cristiani sono caduti vittime dell’odio religioso ed il confronto religioso con Islam rischia spesso di sfociare in conflitto in buona parte del Paese africano; nell’isola filippina di Jolo un tetto di una Chiesa è crollato ferendo un prelato e cinque fedeli a causa della deflagrazione di un ordigno collocato da un cellula di Al Qaeda. Infine la strage di fine anno ad Alessandria d’Egitto, in cui un Kamikaze si è fatto esplodere dinanzi al sagrato di una Chiesa coopta uccidendo 21 persone, rappresenta anch’essa l’ennesimo l’esempio di come il confronto tra le religioni del mondo sia un tema che non possa essere derubricato dall’attualità pensando all’11 settembre con un fatto meramente episodico.

Dopo la fine del Novecento ideologico, che ha generato mostri della Ragione come il comunismo ed il nazismo, il terzo millennio si è aperto rispolverando i confronti culturali e religiosi che hanno da sempre influenzato la storia dell’umamità. Ma per quale ragione la storia del Cristianesimo è disseminata di martiri? Essi hanno subìto la passione del sacrificio della propria vita, fatto diverso dall’atto di suicidio, utilizzato come mezzo di omicidio di altri uomini, da parte dei kamikaze dell’estremismo islamico. Ma il martirio cristiano prende forma dalla Passione del Cristo, Uomo figlio di Dio, Dio che ha annunciato il suo Verbo senza che Creatore e creato fossero due entità distinte, come nel caso del Dio islamico. Egli lo ha fatto attraverso il sacrificio del «Verbo che si è fatto carne» Gesù di Nazareth. Il «Figlio dell’uomo» ha valorizzato, quindi, gli uomini come persone, come creazione in cui la Grazia, il dono della vita divina, si compenetra nella natura del creato ed ha offerto loro con il suo sacrificio una possibilità di redenzione. Ed è attraverso questa «possibilità» che scaturisce la vera libertà dell’uomo e che ne esalta la sua centralità. Il Cristianesimo, quindi, più che una religione è una vocazione spirituale in cui immanenza e trascendenza si fondono grazie alla fede nel Dio il cui Amore comporta una rinascita ontologica della persona verso coloro che la accolgono. «Ecco, io faccio nuove tutte le cose», recita un passo dell’Apocalisse (Ap 1,9 - 20), ed è questa novità che il Cristo ha introdotto nella storia del mondo ad essere temuta da quelle culture totalizzanti in cui la persona è spesso solo considerata come semplice membro di una comunità o come un suddito. Quelle parole pronunciate da Cristo hanno forgiato la cultura della civiltà occidentale, distinguendo il modus vivendi dei cristiani rispetto alle altre culture del mondo.

E' forse dettata dal timore del confronto culturale la protesta dei giorni scorsi dell’Imam Al Azhar contro le parole di Papa Benedetto XVI, che ha denunciato la persecuzione dei cristiani ed ha fatto appello ai governi degli Stati di far rispettare la libertà di religione. L’Imam egiziano, forse, ritiene ancora che i cristiani coopti possano professare la loro fede attraverso l’imposizione della dimmitudine? Il Papa ha ribadito, invece, parole di pace tra i popoli e tra le culture del mondo, mentre la violenza dell’estremismo mira solo a dividere gli uomini. Il conflitto religioso scaturisce, quindi, da coloro che percepiscono il messaggio ed il modus vivendi del cristiano come una minaccia rispetto alle loro credenze.

Potrà mai avviarsi il percorso di pace e convivenza tra le religioni del mondo onde evitare altri 11 settembre? In un mondo caratterizzato dalla comunicazione diffusa è questa la sfida del nostro tempo, una sfida che noi occidentali dobbiamo affrontare non abbondando la nostra identità, la nostra storia. «L’immagine del volto di Cristo imbrattato di sangue innocente sulla parete della chiesa copta di Alessandria non può lasciare indifferente chi ha responsabilità di governo. Così l’esecutivo italiano intende impegnarsi con la massima determinazione per difendere la libertà religiosa di tutte le fedi, e in particolare delle comunità cristiane, in qualunque parte del mondo». E «ognuno deve fare la sua parte». Queste sono le parole del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha fatto sua la difesa di un valore occidentale centrale per l’intera umanità come la libertà religiosa.

Il Governo italiano ha dimostrato, quindi, di essere il più sensibile ad una tematica che eleva la sua azione politica a difesa della nostra civiltà occidentale. Ma la grande scommessa del nostro secolo sarà tutta interna alle religioni del mondo, ed in particolare all’Islam, e consiste nel comprendere se saranno in grado di realizzare una pacifica convivenza tra le persone che professano culti differenti. Ma tollerare una risposta diversa rispetto al proprio credo comporterebbe l'affermazione della libertà dell’uomo, un concetto ancora troppo rivoluzionario per molte religioni del mondo.

sabato 8 gennaio 2011


Dal Corriere Adriatico


Disabile sotto ricatto


Minacce col coltello ed estorsioni, arrestata l’ex compagna di scuola


Falconara Piangeva il giovane disabile davanti ai carabinieri che raccoglievano il suo sfogo. Sul viso le lacrime, nel cuore l’umiliazione per i sette mesi d’inferno passati a piegare schiena e dignità davanti alle pretese della nomade che senza scrupolo ha approfittato del suo handicap per estorcergli denaro. Ha raccontato che lo aspettava alla fermata del bus, gli faceva imboscate sul lavoro, sibilava minacce di botte passandosi un dito alla gola come per dire gliel’avrebbe tagliata. In un caso gli ha puntato la lama di un coltello.

Per tanto tempo ha resistito, ma la vita era ormai diventata impossibile, con l’ombra della sua aguzzina che lo inseguiva dappertutto, e la mano che s’allungava con frequenza sempre maggiore per farsi consegnare il denaro. Non ce l’ha fatta più a tenersi l’incubo chiuso dentro l’anima, ha preso in mano il coraggio ed è andato a denunciare tutto ai carabinieri che hanno arrestato Anna Di Giorgio, 25 anni, in passato già incappata in più di un precedente.

La vittima ha ricostruito quella che assomiglia alla trama di un thriller di cui s’è ritrovato protagonista suo malgrado. Ha ricordato quando lei, sua ex compagna di scuola, lo aspettava mentre scendeva dal bus di ritorno dal lavoro e lo intimidiva con frasi tipo: “Ti metto le mani addosso, non ho niente da perdere” per costringerlo a spillare banconote, ogni volta dai 20 ai 40 euro. E dove non arrivava con le parole, per convincerlo gli avvicinava alla gola un coltello.

Gli ha rovinato la vita, non lo lasciava respirare mostrando i muscoli di fronte alla sua debolezza fisica. Gli strappava soldi anche per tre volte a settimana senza pudore, sbucando anche sul posto di lavoro per farsi dare tutto il denaro che aveva con sé, facendo con la mano un gesto inequivocabile: se non paghi ti sgozzo.

Lui ha provato a soffocare la sofferenza, l’ha nascosta anche ai genitori per evitare almeno a loro il dispiacere. Ma poi a corto di soldi e di fiato, preso dalla paura per quello che poteva succedergli, s’è confidato con loro. Mamma e papà hanno dovuto per un po’ accomagnarlo in giro come un bambino piccolo e non lo facevano uscire da solo temendo che incontrasse la nomade. Hanno anche provato a parlare con lei, che però ha continuato a infierire incurante. A fermarla ci hanno pensato i carabinieri guidati dal tenente Matteo Demartis che dopo aver preso la denuncia l’hanno marcata stretta con appostamenti anche in abiti civili seguendo i suoi spostamenti che s’incrociavano con quelli del giovane. E mercoledì l’hanno arrestata.

emanuele coppari


***************************************************************************


Addizionale sui diritti di imbarco


Al Comune 20 mila euro per l’aeroporto Sanzio


Falconara Quasi ventimila euro nelle casse del Comune grazie alla presenza dell’aeroporto Raffaello Sanzio. Il direttore di Legautonomie Roberto Piccinini ha fatto sapere che con provvedimento del 14 dicembre 2010 sono state ripartite e pagate, a favore dei Comuni “nel cui territorio insista o risulti confinante un sedime aeroportuale, le somme acquisite al Bilancio dello Stato per l’anno 2010 a titolo di addizionale comunale sui diritti d’imbarco di passeggeri sugli aeromobili”. L’importo a favore del Comune di Falconara è di 19.753,95 euro e Piccinini l’ha subito segnalato al sindaco Brandoni e all’assessore al bilancio Mancini. Intanto dal Raffaello Sanzio fanno sapere che la crescita del traffico passeggeri e merci e il bilancio un po’ più in ordine anche se non ancora sanato, “consentono di programmare nuove rotte per l’anno prossimo, tra quelle nazionali Bergamo e tra le internazionali, dopo l’apertura di successo del volo di Madrid, il raddoppio di quello di Tirana, Bruxelles e Duesseldorf e l’avvio di quello di Pristina in Albania”. Su Londra si sono raggiunti i 10 voli a settimana e, per riuscire a toccare quasi tutte le principali capitali europee, Aerdorica non sta trascurando l’idea di ripristinare il volo di Parigi. Inoltre grazie al controllo e alla riduzione dei costi, la società è riuscita non solo a ridurre il debito da oltre 20 milioni di euro agli attuali 15 attraverso una rinegoziazione dei mutui che consentirà una gestione più virtuosa e a prevedere utili a fine anno per 250 mila euro.