sabato 27 febbraio 2010

Da L'Occidentale

TERREMOTO IN ABRUZZO: UNA CASA PER TUTTI A TEMPO DI RECORD


Il terremoto che ha colpito il 6 aprile l’Abruzzo è stato di grande violenza. Esso ha causato 300 vittime, oltre 1.500 feriti e più di 65.500 persone sono state assistite presso aree di accoglienza o negli alberghi o in case private. Rilevante è il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità e integrità ed ancora più profonda è la ferita al patrimonio culturale, artistico ed architettonico. Attraverso il grande lavoro svolto dalla Protezione civile e la costante presenza e vigilanza sull’andamento della situazione del presidente Berlusconi, il Governo ha sollecitamente affrontato l'emergenza con un intervento articolato in tre fasi: la prima, quella dell'emergenza immediata, incentrata sul soccorso e sulla gestione dei primi bisogni; la seconda, caratterizzata dalla necessità di risolvere il problema abitativo in pochi mesi, prima dell’arrivo dell’inverno; la terza fase quella della ricostruzione definitiva, impegnerà Governo ed enti locali negli anni a venire. Il 25 novembre 2009 è stata chiusa l’ultima tendopoli. Nessun abruzzese vive più nelle tende.

La prima terribile scossa è avvenuta alle 3.32 di lunedì 6 aprile. Alle 3.35 la sala operativa della Protezione civile era già attiva. I primi soccorsi erano operativi di lì a poco. Alle 7 il sottosegretario Bertolaso era sul posto. Di lì a poche ore il presidente Berlusconi, annullata la sua partecipazione all’importante viaggio in Russia, era a L’Aquila per rendersi conto della situazione. A sera erano già state montate 5.000 brande nelle tende e 15.000 persone erano state sistemate negli alberghi sulla costa. Nei primi due giorni dopo il terremoto, erano attivi sul campo 12.000 soccorritori: pompieri, forze armate, volontari, vigili urbani, addetti a elettricità, telefoni e strade.

Nei giorni immediatamente successivi al sisma sono state predisposte 41 aree di ricovero e 17 presidi sanitari, con più di 1.600 operatori, tra cui 60 psicologi; sono state assistite 21.000 persone.

GLI INTERVENTI DI SOLLIEVO ALLA POPOLAZIONE

Nel decreto legge del 28 aprile 2009, il Governo ha stabilito stanziamenti per otto miliardi: 1,5 per l’emergenza e 6,5 per la ricostruzione. Dopo le primissime fasi di soccorso, sono stati anche attuati interventi quali la sospensione del pagamento delle bollette per famiglie e imprese. A tutti i lavoratori, compresi quelli a termine, sono stati concessi gli ammortizzatorisociali, senza limiti di tempo.

foto: berlusconi al g8IL G8 A L’AQUILA

Il presidente Berlusconi ha deciso di spostare i lavori del G8 da La Maddalena a L'Aquila, con l’intento di mantenere viva l'attenzione e l'impegno per l’Abruzzo dell’intera comunità internazionale. Il premier ha proposto ai leader degli altri Paesi di adottare un monumento ciascuno e di finanziarne i lavori di restauro e di ricostruzione. Nel corso del G8 i leader mondiali hanno aderito alla proposta e dimostrato commozione e partecipazione al dramma che ha colpito l’Abruzzo. I 220 milioni di euro risparmiati con lo spostamento del G8 dalla Maddalena a L’Aquila sono stati destinati alla Regione Abruzzo. Sono stati stanziati ammortizzatori straordinari per 55 milioni, di cui 25 destinati all’intero territorio regionale, mentre 30 sono stati riservati alle aree terremotate. È stata anche prevista un'indennità speciale per i lavoratori autonomi, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno perso il lavoro per effetto del terremoto. Le imprese hanno avuto vari indennizzi: sono stati sospesi i pagamenti tributari e previdenziali, i pagamenti degli affitti, le rate dei mutui. L’Aquila è diventata zona franca, con un fondo di 45 milioni; è esclusa da ogni patto di stabilità, e si avvarrà dei proventi di nuove lotterie. Per la ricostruzione della casa dello studente sono stati stanziati 16 milioni dal fondo per l'edilizia universitaria.Per riavviare nel migliore dei modi l'anno scolastico sono stati stanziati 36 milioni per le supplenze e 110 milioni per l'edilizia scolastica: 70 milioni serviranno per ricostruire l'università e grazie ad un accordo con gli altri atenei italiani gli studenti de L'Aquila non pagheranno le tasse universitarie nel 2010.

IL PROGETTO C.A.S.E. UNA ABITAZIONE PER TUTTI ENTRO L’INVERNO

L’mpegno del governo era quello di garantire una sistemazione in abitazioni durevoli e sicure prima dell’inverno alle circa 15.000 persone che avevano avuto la casa distrutta o gravemente danneggiata. Per fare questo in tempi così stretti, il governo a scelto di fare una cosa mai fatta prima: costruire in tempo record 4.500 veri e propri appartamenti prefabbricati, edificati in trenta lotti attorno a L’Aquila. Si tratta di Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili (C.A.S.E.), abitazioni, tecnologicamente avanzate. Gli interventi per il Progetto C.A.S.E. sono iniziati alla fine di maggio 2009. Il piano riguarda il Comune de L’Aquila, che ha registrato il maggior numero di sfollati, mentre per i Comuni più piccoli verrà adottata la soluzione delle casette in legno, 1.800 moduli abitativi, per i 48 comuni limitrofi colpiti dal terremoto. Le abitazioni del Progetto C.A.S.E. sono veri quartieri formati da case circondate dal verde e dotate di tutti i servizi.

foto: caseSi tratta di costruzioni prefabbricate, realizzate in diversi materiali: legno lamellare, calcestruzzo precompresso, laterizi oppure metallo isolato termicamente, costruite con una tecnica innovativa su piattaforme di cemento armato, montate sopra isolatori sismici: sono piastre flessibili che fungono da ammortizzatore nel caso di una scossa, per attutire l’impatto. Le prime abitazioni, per 3.000 persone, sono state consegnate Il 25 settembre. Le consegne sono continuate al ritmo di 300 case a settimana. Una volta lasciate libere, queste residenze saranno utilizzate come campus universitari, con grandi vantaggi per il Comune, che ha nell’ateneo la sua migliore risorsa.

LA RICOSTRUZIONE DEFINITIVA

Le case per le persone rimaste senza abitazione, saranno ricostruite interamente a spese dello Stato. La ricostruzione dei centri storici sarà totalmente affidata ai sindaci e agli enti locali, d'intesa con il Presidente della Regione, Commissario delegato alla ricostruzione dei centri storici, e con il presidente della provincia, per quanto di sua competenza. La ricostruzione a spese dello Stato riguarderà non solo gli edifici di riconosciuto valore storico e artistico ma anche quelli che rivestono a giudizio dei sindaci e della sovrintendenza rilievo ambientale e paesaggistico. In questa categoria rientra la maggior parte degli edifici ubicati nei centri storici, anche se non prima casa. In analogia a quanto disposto in occasione degli eventi sismici che colpirono l'Umbria e le Marche, sarà stabilito il concorso alle spese da parte dei proprietari, tenendo conto della loro situazione economica.

IL FONDO DI SOLIDARIETÀ DELL’UNIONE EUROPEA

Il 15 giugno 2009 è stato annunciato che il contributo di solidarietà dell’Unione Europea per le zone terremotate sarà di 493 milioni: è la cifra più alta mai stanziata per situazioni di difficoltà in un Paese dell’Unione.

FINANZIARIA 2010 PER L’ABRUZZO

E’ stata prorogata fino a giugno 2010 l’esenzione fiscale per i cittadini colpiti dal terremoto. Nella sola zona de l’Aquila nel 2010 si sperimenta la cedolare secca dal 35 al 20% sugli importi degli affitti.

ATENE BRUCIA SOTTO IL PESO DI IMMIGRAZIONE E CRISI ECONOMICA


Hawa Sankoh parla in greco alle sue due figlie, eccetto – ammette – quando è arrabbiata. Allora ricade nel dialetto del suo paese d’origine, la Sierra Leone, ma con scarso successo. “Lo capiscono, ma non tanto bene”, si dispiace la donna.

Per la 16enne Fatima, da tutti conosciuta con il nome più greco di Stefania, e Marie, 14 anni, entrambe ateniesi di nascita, la Sierra Leone è un posto devastato dalla guerra di cui sanno qualcosa solo grazie a documentari e ai discorsi dei genitori. Ma agli occhi dello stato greco, e della maggior parte dei greci, non sono altro che visitatori temporanei di un paese che loro, invece, hanno adottato. “La legge è completamente razzista – dice Sankoh, che si è trasferita in Grecia 23 anni fa e che, come le sue due sorelle, è ancora invischiata in un interminabile ciclo di rinnovi del permesso di soggiorno, che scadono ogni due anni. – Non si può pretendere che un bambino cresciuto qui se ne torni al suo paese, perché è esattamente come gli altri bambini greci”.

Il governo greco è d’accordo, e ha proposto una legge che risolva il problema. George Papandreu, il primo ministro socialista eletto lo scorso ottobre, ha promesso di dare la cittadinanza ai figli di immigrati che siano nati o siano stati educati in Grecia, una platea di bambini stimata in 250 mila persone, che attualmente sono privi di ogni status civile. Papandreu sa cosa voglia dire essere uno straniero perché, sebbene suo padre e suo nonno furono entrambi primi ministri di Grecia, lui nacque negli Stati Uniti e passò gran parte della sua giovinezza all’estero. Ha fatto della modernizzazione dell’arretrato sistema legislativo greco sull’immigrazione una priorità del suo programma, e sostiene che il conferimento della cittadinanza alla “seconda generazione” di migranti è un tema che si inquadra nella difesa dei diritti umani fondamentali.

Però la sua proposta ha scatenato una violenta reazione, e un aspro dibattito sul significato di essere greci. L’opposizione più aperta e plateale è venuta dalla destra, che rivendica le origini della razza greca, discendente diretta degli antichi elleni, unita da una cultura comune e dall’appartenenza alla chiesa greca ortodossa. Ma, al di là di queste posizioni, c’è anche un diffuso disagio in tutta l’opinione pubblica verso il costante flusso di nuovi immigrati e la sfida che essi rappresentano per la società greca, tradizionalmente chiusa e familistica. La pubblicazione online della proposta di legge sulla cittadinanza ha provocato un diluvio di e-mail di commento, molte delle quali avevano il seguente tenore: “Chi non è di razza greca non può dirsi greco”, “Greci si nasce, non si diventa”. Papandreu alla fine ha deciso di mettere da parte la questione.

L’immigrazione è un fenomeno nuovo per la Grecia, la cui popolazione, nel corso del Ventesimo secolo, emigrò in massa. Tanto nuova che, fino al 1991, l’unico testo di riferimento sul tema era una legge del 1920 promulgata per controllare la comunità cristiana in fuga dalla Turchia al termine della Prima guerra mondiale. Ma basta uno sguardo al palazzo dove vive Sankoh per capire quanti cambiamenti ci siano stati da allora. Dieci anni fa, quasi tutti gli inquilini erano greci. Adesso, i nomi sui citofoni sono bengalesi, bulgari e ugandesi.

I residenti privi di cittadinanza, attualmente, sono il 10 per cento della popolazione greca. La grande maggioranza di questi nuovi arrivati proviene dai vicini paesi balcanici, Albania soprattutto. Ma negli ultimi anni la Grecia ha dovuto sopportare anche un aumento dell’immigrazione illegale da Africa e Asia, quasi tutta arrivata a bordo di piccole imbarcazioni salpate dalle coste turche. Durante la prima metà del 2009, quasi un quarto di tutti i respingimenti alle frontiere dell’Unione europea sono avvenuti in Grecia: più che in ogni altro paese, il doppio dell’Italia.

Senza una strategia coerente sull’immigrazione, il governo è stato sommerso dal volume dei nuovi arrivi. I centri di detenzione del paese hanno posto per appena mille persone, e soltanto nei primi nove mesi del 2009 si è registrato l’arrivo di 95 mila immigranti irregolari. La gran parte di loro viene trattenuta per un breve periodo, prima di essere rilasciata con un documento che impone l’abbandono del paese entro un mese. C’è anche un arretrato di 42 mila richieste di asilo, senza contare le migliaia di persone che non hanno ancora consegnato la propria domanda. Questo sistema caotico ha creato un vasto sottomondo di immigrati che vive in un limbo legale ai margini della società, e che sta trasformando alcune zone di Atene in bassifondi dove imperano crimine e traffico di droga. Le prostitute africane sono tanto diffuse che le figlie di Sankoh raccontano che ogni giorno, per la strada, uomini greci chiedono loro “quanto vogliono”.

Il nuovo governo – sostiene Michalis Chrysochoidis, ministro responsabile per l’immigrazione – riconosce l’importanza del problema; si è iniziato a riorganizzare il sistema degli asili, a controllare gli abusi della polizia. Però Chrysochoidis dice anche che verranno rese più impermeabili le frontiere, costruiti nuovi centri di detenzione e aumentate le espulsioni: si fa partire il messaggio “la Grecia non è più un posto aperto a tutti”. “La Grecia sta affrontando problemi enormi – dice il ministro – si devono gestire migliaia di esseri umani avendo rispetto della loro dignità, dei loro diritti, della loro libertà. Ma d’altra parte non possiamo ospitarli tutti, perché siamo una nazione molto piccola”.

Le associazioni pro-diritti umani plaudono alle iniziative del governo, ma avvertono: un fallimento nell’affrontare il problema dell’immigrazione, unito all’attuale crisi economica, potrebbe far esplodere il paese. “Il clima ad Atene sta diventando peggiore ogni giorno che passa – dice Alexia Vassiliou, avvocato del Consiglio greco per i rifugiati – dobbiamo fare qualcosa per attenuare una pressione in continua crescita”.

L'occidentale

giovedì 25 febbraio 2010

AL CABERT DI TRAVAGLIO SI INSEGNA GIORNALISMO

Difficile togliersi dalla testa il dubbio che la lite epistolare tra Marco Travaglio e Michele Santoro non sia stata almeno in parte studiata a tavolino, orchestrata magistralmente per tenere Annozero - il più autoreferenziale dei talk show - sugli scudi mediatici una volta di più. Specie dopo la scambio di amorosi sensi tra i due protagonisti e il finale da "volemose bene" e andiamo avanti.

Travaglio non lascia Santoro, dunque, ma la traccia di questa vicenda non scompare del tutto. Travaglio ha certamente la stoffa del carnefice, ma quando si trova a dover fare la vittima sbaglia toni e argomenti. Così la sua reazione agli attacchi di Belpietro e Porro nell'ultima puntata è stata esagerata e mistificatoria. L'eroe dei giustizialisti si è sentito braccato e ha preteso da Santoro una migliore difesa in nome del fatto che i suoi ospiti "andavano fuori tema" per attacarlo con calunnie personali.

Ma se andate a risentire la registrazione della puntata vi accorgerete che questo non è vero. Travaglio stava concionando contro le cattive frequentazioni di Bertolaso, descritto come "un signore che non sa chi lavora nella stanza accanto, che non sa chi sono le persone di cui si circonda e che non considera l'inopportunità di instaurare rapporti di dimestichezza con personaggi sospetti".

E' a questo punto che Nicola Porro interviene e gli dice: "Travaglio, sarà capitato anche a te di frequentare qualcuno che non andava frequentato". Il vice direttore de Il Giornale voleva dimostrare che la cultura del sospetto non fa bene a nessuno. Il senso del suo intervento è tutt'altro che calunnatorio, anzi all'opposto: dice in sostanza che si può rimanere delle persone per bene anche se si hanno degli amici che poi si rivelano dei furfanti. Vale per Travaglio ma deve valere anche per Bertolaso o chiunque altro. L'osservazione era dubnque congrua con il tema della puntata e niente affatto offensiva. Travaglio invece coglie l'allusione ad una vecchia vicenda - peraltro tirata fuori su Repubblica da Giuseppe D'Avanzo - di una sua amicizia con un ufficiale dell'Antimafia poi arrestato e condannato per favoreggiamento, e perde le staffe. Poi, a trasmissione finita, scrive a Santoro avviando la querelle che si è conclusa solo oggi.

Dice Travaglio nella sua lettera: "gli interlocutori che a te paiono “sempre uguali” sono cambiati: Porro e Belpietro erano sempre venuti a confrontarsi sui temi del programma e non si erano mai abbassati alla calunnia personale". Ma la tesi di Travaglio secondo cui non dovrebbero essere tollerabili in trasmissione simili sconfinamenti "fuori tema" non regge per nessun verso. In primo luogo perché la discussione che tanto lo ha fatto infervorare seguiva un filo logico e consequenziale e se lui ci è rimasto impigliato personalmente non può lamentarsene. A meno di non voler ritenere che ad Annozero di tutto si possa parlare, tutti possano essere messi in discussione, tranne Marco Travaglio.

Ancor meno vale come argomento la categorizzazione che Travaglio offre di giornalisti nella sua lettera a Santoro: "Da una parte ci sono giornalisti normali, come l'altra sera Gomez e Rangeri, che non fanno sconti né alla destra né alla sinistra; e dall’altra i trombettieri. Che non sono di destra: sono di Berlusconi. E non fanno i giornalisti: recitano un copione". Non è anche questa una calunnia, un uscir fuori tema? Invece di ripondere nel merito si dice: non contano, sono pagati da Berlusconi, anzi peggio, sono di Berlusconi: hanno venduto l'anima.

Ma c'è un'altra obiezione alle paturnie di Travaglio che si richiama al suo stile giornalistico. Come si può pretendere si essere immuni da offese personali e insinuazioni, quando queste sono la materia prima dei suoi editoriali quotidiani.

Sul Fatto Quotidiano e a firma Travaglio nessuno si salva: Feltri è "Littorio Feltri", Giuliano Ferrara è "Giuliano l'Aprostata", Berlusconi è sempre "Il nano" o "Banana", poi c'è Disguido Bertolaso o "Bertolao Meravigliao", Bruno Vespa che conduce "Pompa a Pompa", c'è Bottino Craxi, Alfano che diventa "Agelino Jolie", Giorgio Ponzio Napolitano, eccetera, eccetera...

E' questo il famoso giornalismo dei fatti per cui Travaglio va famoso? Sono necessari al "tema" dell'articolo quei nomignoli, quelle storpiature? Si tratta di giornalismo o di cabaret?

E' difficile dar credito ai richiami di Travaglio per un giornalismo misurato, senza calunnie, senza offese personali, attento a non sconfinare dal "tema". E' difficile perché l'impressione molto netta è che queste regole lui le invochi solo a sua difesa, mentre chiunque altro può essere travolto dalla sua ira e dal suo dileggio senza neppure poter fiatare.

Da L'Occidentale


Dal Carlino

Querelle col comune La vicenda risale a 4 anni fa

SCULTURA ARMENI,CHIESTO PIGNORAMENTO

BANCA MARCHE chiede al giudice di pignorare i beni del Comune per un importo di 204.mila euro, pari al credito vantato dall'istituto bancario nei confronti dell'artista Guido Armeni, che nel 2006 aveva realizzato la scultura "Gli alberi" su commissione della giunta Carletti: all'epoca lo scultore aveva acquistato il marmo di Carrara (costato appunto 204mila euro) chiedendo un prestito a BDM, che lo aveva concesso sulla base delle delibere di giunta che attestavano la commissione dell'opera. Documenti insufficienti, secondo il Comune, che oggi è retto da una nuova maggioranza. Secondo l'ente, che ora non vuole la scultura, non bastano le delibere 8tra cui il bilancio di previsione 2006), per perfezionare il rapporto con l'artista andava stilato un vero contratto. Ieri la prima udienza, su azione promossa da BDM per il riconoscimento del credito e per rivalersi sul Comune-committente: il giudice Merletti ha concesso alle parti (Banca, Comune e artista) i termini per presentare memorie: il 16 giugno sarà deciso, come chiesto da BDM, se disporre una perizia sull'opera

mercoledì 24 febbraio 2010

Dal Messaggero di oggi

Marinelli: da Spacca solo
un laboratorio d’interessi

ANCONA - Il candidato presidente del centrodestra Erminio Marinelli torna ad attaccare quello che definisce «il laboratorio d’interessi Pd-Udc».
Riferendosi alle parole pronunciate ieri da Spacca alla presentazione dei candidati del Pd. «Ha detto queste precise parole - rileva Marinelli - Rc e Pdci non hanno accettato lo sforzo di unire le forze di opposizione a Berlusconi e creare l’alternativa per il 2013. Capite in che conto tiene la Regione? Il loro è solo un esperimento nazionale di Bersani e Casini sulla pelle dei marchigiani. Dobbiamo spiegarlo agli elettori».
E «che il loro non sia un patto programmatico lo dicono sempre loro - continua il candidato del centrodestra - quando definiscono il programma fortemente progressista e adatto alla sinistra e io lo confermo. Se continuano così dovrò ristampare altre magliette
Io non sono una cavia per gli amici dell’Udc».
Infine Marinelli invita ad osservare cosa succede ad Ancona e a Pesaro. «Se guardate alle campagne acquisti di Idv e Pd, capite che loro si comportano come se avessero già vinto ma fidatevi: gli scricchiolii della ex maggioranza sono tanti. La base, anche quella del Pd, si è accorta del bluff. All’inaugurazione della loro campagna, due terzi della sala erano quasi vuoti e non erano a Macerata o ad Ascoli, ma a Pesaro».
Da L'Occidentale
IL RITORNO DI WALTER, CINICO SOGNATORE

Walter Veltroni è ricomparso improvvisamente sulla scena politica, segnalandosi per l'appoggio a Emma Bonino e le critiche rivolte a Pierluigi Bersani. Per dovere di cronaca, si segnala anche la difesa di Piero Marrazzo.

Massimo D'Alema e Walter Veltroni rappresentano, in fondo, i due estremi di una classe dirigente dell'ex Pci, cresciuta all'ombra di Enrico Berlinguer. Entrambi riassumono le idee e lo stile di un partito che, attraverso successivi cambi di nome, ha finito per abbandonare le qualità positive del vecchio Pci trattenendone solo gli aspetti negativi. Se, come abbiamo cercato di dimostrare sulle pagine de Il Giornale,Massimo D'Alema incarna un tatticismo cinico e senza principi, Veltroni rappresenta, all'opposto, la riduzione della politica a narrazione fantastica, disancorata dalla realtà e dalla vera cultura: questo è un atteggiamento non meno cinico di quello di D'Alema.

L'intervista rilasciata da Veltroni qualche giorno fa al. Innanzitutto perché dimostra che la forza residua della sinistra italiana non consiste in una supposta egemonia culturale, bensì in una pronunciata megalomania dei suoi principali esponenti. In secondo luogo, perché rivela l'assenza di una concezione grave della storia, ridotta ad una sequenza di fumetti per bambini. Cito due passaggi illuminanti che spiegano la megalomania del personaggio e la sua totale mancanza di spirito critico: «Il mio libro su Bob Kennedy si intitola Il sogno spezzato, quello su Berlinguer La sfida interrotta. Mi rendo ora conto - scrive Veltroni - che erano titoli autobiograficamente profetici». Uno che riesce a parlare di se stesso con questo tono è imbattibile nella propaganda. Ed è insuperabile nella comunicazione. Può essere autore di uno spot a favore del comunismo, uno per la sinistra riformista, un altro per l'Ulivo con la stessa leggerezza. E può anche, con la stessa disinvoltura, dire che quando girava lo spot per il comunismo già intravedeva la gloriosa meta dell'Ulivo mondiale.

Ecco una vera e propria perla di questa mentalità: «Da ragazzo, quando andavano di moda i gruppi estremisti, lavoravo per i comitati unitari nelle scuole... Il 29 novembre del 1974 quarantamila studenti sfilarono dietro le loro bandiere. I comitati unitari erano la prefigurazione di quel che un giorno sarebbe stato il punto di approdo: il Pd». Fantastico! Già nel 1974 Veltroni prefigurò nientedimeno che il Pd! Come si fa a competere con un esponente politico come Veltroni? E' impossibile. Non lo si può contraddire, si interromperebbe una emozione. Bisogna soltanto ammettere che è l'unico politico serio, coraggioso, lungimirante, nemico del carrierismo in politica e del conservatorismo, come si descrive nell'intervista. Tutti gli altri, a cominciare dai suoi amici di partito, sono dei traditori, impegnati a disfare quello che lui aveva costruito, a «cannoneggiare» la sua idea di un «partito aperto, moderno, capace di aderire alle pieghe della società del 2010».

La polemica nei confronti di Massimo D'Alema è dura ed esplicita, ma condotta nello stile ipocrita e mellifluo della vecchia politica, che dice e non dice, dove l'esibizione dei buoni sentimenti si mescola alle pugnalate alle spalle. Veltroni si presenta come un politico tanto coraggioso quanto incompreso. E' l'unico ad avere «sempre cambiato le cose», il solo a non avere mai rinunciato «alle idee di una vita». «Mi rendo conto - ammette sconsolato Veltroni - che in Italia questo rappresenta un difetto». Qui si innesta il lamento sulle miserabili condizioni del nostro paese. E soprattutto nasce la trepidante angoscia di Veltroni: «Sono angosciato per lo stato d'animo del paese. Un paese cupo, ripiegato, dominato da paura e insicurezza. Un paese di passioni tristi, senza speranze razionali». Un paese ridotto in queste condizioni dalla prevalenza della cattiva politica e dal regime instaurato da Berlusconi, ha bisogno di grandi sogni, di grandi speranze, in poche parole ha bisogno di uomini come Veltroni!

Io coltivo invece un'altra speranza: che l'Italia ci liberi da esponenti politici come lui! Perché l'Italia ha sempre di più bisogno di uomini forti, educati alla realtà, capaci di fare i conti seriamente con il passato, ma nello stesso tempo capaci di costruire giorno dopo giorno, con determinazione e coerenza, un paese più moderno e più libero. In una parola, l'Italia ha bisogno di uomini seri, che abbiano un'idea positiva del loro paese e che si impegnino a cambiarlo in meglio. La politica ha bisogno di uomini che fanno, che magari sbagliano, ma che scommettono sul futuro. L'Italia non ha bisogno di sceneggiatori o di attori melodrammatici che fanno bene il loro mestiere lontani dalla politica.

Brandoni: io multato ingiustamente, pago lo stesso

Dal Messaggero

FALCONARA – Il sindaco Brandoni “costretto” a pagare una multa per divieto di sosta con tanto di spese di notifica. Multa ingiusta a sentire lui, visto che la sua auto poteva sostare in via Marsala sulle righe blu grazie ad un permesso. Pass che il berretto giallo aveva dato per nullo, leggendo erroneamente la data di scadenza riportata. Lo stesso sindaco, accortosi del foglietto sotto il tergicristallo, si era affrettato a raggiungere l’ausiliario per fargli vedere, permesso alla mano, che era stato vittima di una svista. Il problema sembrava essersi risolto così. Senza bisogno di pagare i 38 euro di contravvenzione previsti per il divieto di sosta e con tante scuse al primo cittadino. Pochi giorni fa, l’amara sorpresa. La multa anziché essere annullata, è andata avanti e Brandoni si è visto recapitare a casa la notifica della sanzione che, con le spese previste, è lievitata fino a 51 euro. «L’ausiliario – racconta il sindaco – mi aveva anche chiesto scusa, dicendomi che avrebbe provveduto ad annullare il verbale. L’altro giorno, del tutto inaspettato, mi è arrivato l’atto giudiziario. Ora dovrei ricorrere al giudice di pace ma lascio perdere: compenso con quella volta che un cittadino si è lamentato, per un fraintendimento, perché mi ha visto arrivare con le buste della spesa di mia moglie all’auto parcheggiata sulle righe blu con permesso istituzionale: in verità mi dovevo vedere col vicesindaco Baldassarri. L’incontro con mia moglie è stato del tutto casuale come può testimoniare anche il consigliere di opposizione Menotti». Vigili e ausiliari spietati: nei mesi scorsi, oltre Brandoni, erano stati multati anche Baldassarri, l’assessore Petri, i consiglieri Cappanera e Barchiesi (addirittura tre nella stessa settimana) e lo stesso direttore generale – in più dirigente alla Municipale – Patrizia Barberini.

Falsa colf chiedeva l’elemosina

Era autorizzata ad assistere anziani ma poi mendicava in strada. Arrestata per evasione


Dal Corriere

Falconara Ieri da falsa vittima di una violenza sessuale aveva spinto in un tranello a luci rosse un parroco accusandolo di aver abusato di lei, per estorcergli denaro. Oggi da badante infedele ha caricato la sua trappola a un’anziana, e anziché accudirla andava a chiedere l’elemosina. L’ineffabile Ghizela Caldaras, romena di 30 anni, finisce ancora nelle mani della giustizia. Stavolta la messinscena era l’interpretazione della finta governante che sotto il contegno inappuntabile di colf nascondeva la vita cenciosa da mendicante. I carabinieri hanno intuito che l’occupazione di assistente domiciliare fosse una copertura a un lavoro irregolare. L’hanno tenuta sotto controllo perché poteva uscire dalla sua abitazione di via Trieste a Falconara dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 per accudire la vecchina ad Ancona, in via Ungaretti. Adesso dovrà starci chiusa tutto il giorno: dopo l’arresto per evasione - convalidato dal giudice (il processo ci sarà il 2 marzo) è scattata la reclusione in casa. La sua fedina penale già non era lustra, sfregiata da precedenti per furto ed estorsione per il ricatto hard al sacerdote. Poteva riscattarsi al fianco della nonnina, portarla a passeggio, fare la spesa, farle compagnia. Per assolvere a questo impegno Ghizela aveva ottenuto il permesso di uscire di casa dalle 14 alle 18. Ma ha utilizzato male quel tempo. Gli uomini del tenente Matteo Demartis, che conoscevano il suo passato non propriamente cristallino ed edificante, la tenevano sott’occhio e si sono insospettiti perché tardava sempre un po’ a rientrare. Alla fine la giovane si è tradita rispondendo alla domanda: “Dove sei stata?”. Era una bugia che fosse di ritorno da casa della “sua” anziana dove si erano piazzati altri carabinieri che non l’hanno mai vista arrivare. Era la prova, insieme con le monetine che tintinnavano in tasca, che era sì stata ad Ancona ma per fare la questuante. Era la conferma della doppia vita di Ghizela. Gli investigatori hanno portato alla luce il lato oscuro. Lei non era di sollievo a una persona sola e in là con gli anni, nelle ore in cui doveva starle accanto era con la sorella e il fratello sui marciapiedi e ai semafori a fare lo sguardo supplice, augurare buona fortuna in un italiano stentato e allungare la mano e raccattare qualche spicciolo. A volte si portavano pure dalle parti della cittadella sanitaria di Torrette, luogo che muove alla pietà chi lo frequenta e per questo molto ambito dai poveracci che monetizzano i buoni sentimenti della gente che passa. Per un po’ Ghizela non si farà viva.


lunedì 22 febbraio 2010




FILOTTRANO. Sala gremita venerdì sera al ristorante “il Pentolaio” per la cena che ha dato inizio alla campagna elettorale di Ivana Ballante, candidata al Consiglio Regionale per il Popolo delle Libertà.
Ospiti il Senatore Mario Baldassarri, il Sindaco Francesco Coppari, numerosi rappresentanti politici della città e del territorio, imprenditori e cittadini che hanno assicurato il pieno appoggio a questa candidatura, riconoscendo alla Ballante l’impegno politico, la serietà, la concretezza, l’esperienza maturata nei due mandati di Sindaco che a tutt’oggi continua nella sua attività di capogruppo consiliare in Provincia, vicesindaco ed assessore di Filottrano.
Nel suo intervento Ivana Ballante, riconoscendosi pienamente nelle linee della PdL e nel programma elettorale del centrodestra per la regione Marche, ha evidenziato i punti fondamentali della prossima campagna elettorale: sanità, infrastrutture, ambiente, rilancio economico; materie che ritiene stringenti e prioritarie anche per il territorio che lei è chiamata a rappresentare.
Il Senatore Baldassarri ha evidenziato come la Ballante rappresenti la politica del fare, la capacità di ascolto verso i cittadini, un’occasione unica per ridurre le distanze tra i cittadini e chi li governa.
A conclusione della serata, l’intervento dell’onorevole Carlo Ciccioli, che ha ricordato lo sforzo profuso nell’individuare una valida alternativa al centrosinistra ribadendo quanto sia, oggi più che mai, possibile ed auspicabile una svolta nel governo della Regione.
Graditissima anche la presenza di numerosi esponenti politici dei Comuni della Provincia ed in particolare dell’ex Presidente di Alleanza Nazionale Romano Zenobi che ha fatto gli Auguri alla Ballante manifestando il suo pieno sostegno per la sua candidatura.
Presa la banda specializzata nei furti di rame




Falconara Notte di controlli e di arresti, il segno visibile dell’ordinario presidio del territorio ad opera dei carabinieri di Falconara al comando del tenente Matteo Demartis. Ne hanno fatto le spese quattro romeni che sono stati presi mentre stavano rubando rame. I militari dell’Arma li stavano tenendo da un po’ nel mirino. Erano già scivolati in reati fotocopia, era una banda specializzata nella razzia di metallo rossastro da ditte e depositi, che poi rivendeva nel mercato clandestino. L’ennesimo blitz alle due di sabato mattina è stato anche l’ultimo. Gli investigatori hanno seguito la gang fino a un magazzino delle Ferrovie dello Stato nelle vicinanze della stazione. I quattro romeni sono entrati in azione contando sulla complicità del buio che confondeva le loro ombre.

Hanno tagliato la rete di recinzione e si sono infilati nell’area che dava accesso al capannone attraverso il foro. Hanno preso ottanta chili di rame, il bottino che di lì’ a molto poco sarebbe diventata la prova del raid e l’elemento decisivo dell’arresto in flagranza. I carabinieri hanno fatto scattare le manette ai loro polsi e li hanno accompagnati al carcere anconetano di Montacuto con l’accusa di furto aggravato. Prima del viaggio verso la cella hanno deviato nell’appartamento dove sono alloggiati e dove è stato trovato altro rame.

Dalle parti del luogo dell’efficace operazione che ha sgominato la mini-associazione dei furti di rame, i carabinieri hanno messo a segno un altro arresto. Stavolta a finire in galera è stata una nigeriana di 38 anni che non aveva ottemperato a un provvedimento di espulsione. L’extracomunitaria è una delle ottanta persone controllate dagli uomini del comandante Demartis che hanno anche fermato sessanta auto per garantire la sicurezza pure in strada. Il servizio di sicurezza e di pattugliamento del territorio finalizzato ad assicurare il rispetto della legge e il mantenimento dell’ordine pubblico è stato garantito da otto militari e quattro auto della Tenenza.

domenica 21 febbraio 2010

Dossier di legambiente
Tanti inquinanti
Api: Aria migliorata

Dal Carlino

E' di 7,22 tonnellate al giorno la media di emissioni inquinanti prodotte nel 2008 dalla raffineria, tra biossidi di zolfo e ossidi di azoto. E' quanto ha illustrato ieri al Pergoli Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche, con il presidente nazionale dell'associazione, Vittorio Cogliati Dezza. Presente anche Enea Neri, del circolo Martin Pescatore. I dati sono quelli del dossier sulla raffineria, presentati in anteprima rispetto al report nazionale "Mal'aria Industriale". "Le emissioni dell'Api - ha spiegato Quarchioni - RIENTRANO NEI LIMITI IMPOSTI DALLA LEGGE, ma va considerato il contesto esterno, ossia la somma con le emissioni inquinanti prodotte da altre fonti e le conseguenze sull'ambiente" Il riferimento e' ai dati sulle Pm10 raccolti da inizio 2010 a Villanova, dove l'Arpam ha registrato 32 sforamenti (in un anno ne sono concessi 35). "a preoccupare - ha aggiunto Quarchioni - e' il cambiamento di rotta della raffineria, che dal 2004 al 2007 ha abbassato il livello di emissioni, mentre nel 2008 ne ha prodotte il 50% in piu', a causa dell'utilizzo di combustibili ad alto tenore di zolfo, piu' economici e piu' inquinanti".
"E' sempre facile e scontato sparare al bersaglio grosso - replica l'Api rispondendo al dossier di Legambiente -. La qualita' dell'aria di Falconara e' molto migliorata negli ultimi anni non facendo riscontrare criticita' di alcun tipo. Ne sono dimostrazione i risultati dei monitoraggi delle centraline della Provincia che non hanno fatto registrare superamenti degli indici della qualita' dell'aria. Per quanto riguarda l'ossido di zolfo, l'inquinante principale del sito Api, la relazione Arpam afferma che "CHE NELLE AREE URBANE IL PARAMETNRO DI BIOSSIDO DI ZOLFO NON RAPPRESENTA UNA CRITICITA'". Stesse conclusioni per il biossido di azoto. L'Api, grazie agli ingenti investimenti (10 milioni di euro all'anno) per ambiente e sicurezza e' il sito industriale di questo tipo che emette meno ossido di zolfo in Italia".

sabato 20 febbraio 2010

Impariamo da Obama la lezione nucleare


Dopo aver deluso i pacifisti e chi sognava la sanità pubblica, Obama rompe anche il grande tabù dei Verdi annunciando un piano nucleare da 8 miliardi di dollari. Il governo offrirà questa “garanzia” alle imprese che hanno vinto l’appalto per due nuove centrali atomiche in Georgia. “I nuovi impianti – ha detto il Presidente dalla sede del sindacato degli elettrici – ridurranno le emissioni di CO2 di 16 milioni di tonnellate ogni anno, il che equivale a togliere dalle strade tre milioni e mezzo di automobili”.

Con questa mossa, il Presidente ha ottenuto tre risultati contemporaneamente. Il primo è aver trasformato il nucleare in una parola d’ordine ambientalista, ripensando da sinistra a forme di energia non inquinanti. Il secondo è aver spazzato via la vulgata per cui nel mondo non si costruirebbero più centrali atomiche. Non è così perché siamo in piena new wave dell’atomo: Germania, Olanda, Scandinavia, tutte nazioni che hanno governi e opinioni pubbliche particolarmente attente e consapevoli dal punto di vista ambientalista, nei prossimi anni costruiranno nuove centrali o proseguiranno nei loro programmi precedenti. Lo Stato pioniere, la Francia, che ha fatto dell’atomo la sua principale fonte di energia, progetta 5 impianti e la Gran Bretagna e gli Usa (l’America di Bush e quella di Obama) fanno altrettanto.

C’è poi un terzo risultato che mostra l’abilità politica del Presidente: aver spiazzato i radicali del Partito Democratico è servito ad aumentare il suo consenso in pezzi non trascurabili dell’elettorato indipendente e repubblicano. Come ha fatto Obama a raggiungere questo risultato bipartisan? Esponendosi in prima persona senza farsi condizionare troppo dalle possibili reazioni dell’elettorato alla parola “nucleare”. Grazie a una visione chiara e una progettualità condivisa, visto che l’atomo può essere un ottimo oggetto di scambio con i governatori degli Stati americani e i politici delle comunità locali che ospiteranno le centrali, compresi i suoi avversari (commesse, compensazioni, pochi ma qualificati posti di lavoro, eccetera).

Noi che il nucleare ancora non l’abbiamo dovremmo prendere esempio da quello che è accaduto in America. Non è un discorso che riguarda i Verdi e gli ambientalisti di casa nostra, che se si parla di nucleare paiono francamente irrecuperabili a qualsivoglia forma di dialogo con il governo. Ci rivolgiamo invece a quella parte della classe politica che ha deciso di (ri)lanciare questo progetto. Nel nostro Paese continuiamo a vivere con lo spettro di Chernobyl e a pensare che il mondo possa fare a meno del nucleare. Così anche la nostra classe politica, quella favorevole alle nuove politiche del governo, teme che l’elettorato possa reagire malamente alle centrali – come dimostra la campagna elettorale per le regionali, con Vendola e la Bonino che ripropongono le loro nostalgiche ma ancora propizie battaglie giovanili, senza trovarsi di fronte avversari pronti a sventolare con la stessa chiarezza la bandiera del nucleare, bensì dicendo “sì ma non a casa mia”.

Proceda, allora, il ministro Scajola, nell’accelerazione dei tempi per la costituzione della Agenzia per la sicurezza nucleare – tassello fondamentale – confrontandosi apertamente con la società italiana, che non è detto sia pregiudizialmente contraria alla ripresa dell’atomo.

“Sarà meno cara l’imposta sulle insegne”

Dal Corriere

Falconara L’ipotesi di una sostanziosa riduzione dell’imposta sulle insegne verrà discussa nella prossima seduta dell’esecutivo cittadino. E’ stato l’assessore al commercio e alle attività economiche Raimondo Mondaini a dare la notizia nel corso di un incontro con i rappresentanti locali di Confartigianato.

Secondo Marco Pierpaoli, segretario comunale di Confartigianato Falconara, “occorre dare subito un segnale di cambiamento alle imprese che da sempre sostengono l’economia falconarese e si trovano a dover pagare tasse altissime per una situazione di bilancio per la quale sicuramente non hanno responsabilità”.

Il presidente comunale Graziano Ragaglia ha posto l’attenzione sull’ottimizzazione dello smaltimento dei rifiuti “senza gravare sulle tariffe del servizio, riducendo al minimo l’imposta comunale per lo smaltimento diretto, stimolando la raccolta differenziata con conseguente abbattimento dei costi di trasporto e conferimento”. “Molte imprese - ha fatto notare Ragaglia - che non conferiscono nulla in discarica si trovano a pagare una tassa sui metri quadrati dei loro laboratori. Bisogna intervenire subito, magari agevolando con detrazioni le aziende virtuose e semplificando anche le procedure estremamente burocratiche per usufruire della riduzione”.

Alcuni imprenditori hanno chiesto di valutare convenzioni con Marche Multiservizi per il ritiro dei rifiuti speciali. Oggi sono molte le imprese che si rivolgono a ditte private, più convenienti, per il ritiro dei rifiuti che per legge non possono essere conferiti nei cassonetti. Confartigianato ha invitato l’amministrazione comunale a “fare la sua parte in questo momento difficile trovando risorse per varare un pacchetto di provvedimenti a sostegno delle imprese che parta dal favorire il coinvolgimento delle stesse nella realizzazione delle opere pubbliche a partire dal rifacimento del manto stradale di quelle strade che a Falconara da anni risultano ormai impraticabili iniziando magari dalle strade dove si verificano maggiori incidenti”.
La popolazione cala e gli artigiani suonano l’allarme

Dal Corriere

Falconara La Cna falconarese studia il territorio per “capire il mercato e sviluppare un confronto costruttivo a favore degli artigiani e dei commercianti iscritti”. L’analisi condotta in queste prime settimane dell’anno sui dati immagazzinati fino al dicembre 2009, ha evidenziato che la popolazione residente aumenta in tutti i comuni del comprensorio, fatta eccezione per Falconara, dove è in diminuzione già dallo scorso decennio. “Per quanto concerne il tessuto economico – spiega Andrea Riccardi responsabile Cna Zona Nord – il territorio di Falconara, Chiaravalle, Montemarciano, Camerata Picena e Monte San Vito comprende il 10% circa delle imprese della provincia. Se si considerano alcuni dei principali settori economici, si osserva che la zona Nord ha un ruolo relativamente meno deciso nel manifatturiero (8,9%) e che per molte attività di servizio il ruolo del territorio sul totale provinciale risulta maggiore, in particolare se consideriamo il commercio all'ingrosso e al dettaglio, la riparazione di automobili e moto (12,8%), il trasporto e magazzinaggio (14,9%), il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (12%) e altre attività di servizi (11,7%)”. La popolazione della zona di Ancona Nord è composta per il 6,8% da stranieri, quota inferiore a quella media provinciale (8,1%) e che raggiunge punte massime nei comuni di Falconara (7,6%) e Chiaravalle (7,4%) e quote minime a Camerata Picena e a Monte S. Vito (entrambe 3,9%). Stando all’indagine statistica dell’associazione artigiana falconarese, la struttura per età degli stranieri residenti nell’area a confronto con la popolazione residente di cittadinanza italiana, vede una maggiore presenza di giovanissimi (19,1% contro 12,8%) e, soprattutto, di persone in età matura (79,2% contro 63,5%). Ridottissima la presenza di stranieri in età anziana (solo l’1,7%). Gli stranieri di provenienza rumena sono al primo posto per diffusione nell’area (sono oltre un quarto del totale stranieri) seguiti a distanza da tunisini (12,9%) e albanesi 10,8%).
La task force anti-buche

Dal Corriere

Falconara Interventi di emergenza sono stati programmati in questi giorni dall’assessorato ai Lavori Pubblici per la sistemazione di via Aeroporto e via Caserme a rischio di chiusura per via delle grosse buche presenti sul manto stradale. Lavori in corso anche in via Volta e via Galilei (per ridurre lo smottamento sopra al parco Kennedy) e via del Tesoro, dove, come spiega l’assessore Matteo Astolfi, “il Comune si sta coordinando con l’Anas che sta effettuando il rifacimento del ponte della superstrada”. “L’attenzione è massima – assicura Assolfi – stiamo facendo il possibile per ridurre il pericolo e speriamo di poter avviare il prima possibile una serie di lavori programmati per il 2010”. Entro poche settimane poi dovrebbe essere pronto il bando per l’alienazione di alcuni immobili in cambio dei lavori sulle strade. Nel frattempo è pienamente operativa la “task force” per le emergenze stradali predisposta dall’Ufficio tecnico comunale che ha iniziato una vasta campagna di interventi per la chiusura delle buche e sconnessioni presenti sui piani stradali fin dallo scorso mese di ottobre. Anche Multiservizi sta facendo la sua parte, ripristinando alcuni vecchi scavi fognari che col passare del tempo si sono abbassati rispetto al piano stradale e il Comune ha sollecitato l’intervento su via Marconi. I lavori sono stati scadenzati dando priorità alle strade con un elevato numero di traffico e di fonti di rischio come per esempio strade con forte pendenza, in prossimità di curve e/o incroci. “L’obiettivo di questa estesa e coordinata campagna di manutenzione – dice l’assessore ai lavori pubblici Matteo Astolfi – è quello di sanare la maggior parte delle situazioni di pericolo che si sono venute a creare per gli utenti della strada nel corso degli ultimi anni”. Nel frattempo la squadra operativa comunale “sta battendo a tappeto tutte le vie cittadine per chiudere le buche e le sconnessioni stradali più pericolose”.

venerdì 19 febbraio 2010

VARATE LE LISTE PDL


ANCONA Una candidatura per due tra Conti e Giustozzi. E così Macerata resta in bilico tra la corsa per Palazzo Raffaello e quella per la poltrona di sindaco. Non c’è pace per la lista dei 42 aspiranti consiglieri del Pdl per le elezioni regionali di marzo in appoggio al candidato Erminio Marinelli. Il coordinamento nazionale risolve i rebus di Ascoli e Ancona, ma rinvia Macerata a oggi. La questione sambenedettese si chiude con l’inserimento di Gabrielli e l’esclusione di Vignoli, com’era prevedibile, rcui non è servito nemmeno l’appoggio del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Da Ancona, escluso anche lo jesino Belluzzi, a quale è stato preferito Consoli. La partita più lunga è quella di Macerata. Problema non da poco. La presenza di Giulio Conti, dopo il coordinamento regionale, aveva innescato l’estromissione di Giustozzi, già in lista e anche l’assessore provinciale Blarasin aveva fatto un passo indietro. Se Conti dovesse uscire, tornerebbe Giustozzi e, al posto di Marchegiani, il nono posto andrebbe a Marozzi. Ma il domino potrebbe avere conseguenze negative sulla corsa di Pistarelli a sindaco di Macerata. Appena sarà chiusa la lista del Pdl, Marinelli potrà anche iniziare a lavorare sulla lista “Insieme per il Presidente” (si chiamerà così per evitare confusione con il nome di Marinelli sullo stemma del Pdl). Per il fine settimana sono previste new entry. Nel frattempo, da Roma, disco verde per l’allargamento della coalizione. In due parole, Fiamma Tricolore. Un ingresso osteggiato però dagli altri alleati di Lega Nord e La Destra. Dunque la campagna elettorale del centrodestra non può ancora entrare nel vivo anche se già sono state cerchiate le prime date in calendario per la calata dei big del della politica nazionale in appoggio ai candidati Pdl. Tramontata definitivamente l’ipotesi di Silvio Berlusconi ad Ancona il 27 febbraio, ventilata alla presentazione del candidato governatore Marinelli, la data sarà posticipata a marzo. Tra il 10 e il 25, periodo durante il quale il presidente del consiglio sarà in tour in tutte le regioni chiamate al voto. Quindi anche le Marche. Una sua assenza, ammesso a bassa voce in alcuni ambienti del centrodestra, sarebbe davvero un brutto segnale per tutto il partito. Nel frattempo, da Roma, la sottosegretaria al Welfare Eugenia Roccella è attesa venerdì a Macerata e Ascoli mentre sabato Gabriella Carlucci sarà a Angeli di Rosora e il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, interverrà a Macerata e a Pesaro. Il 26 febbraio il ministro al Turismo Vittoria Brambilla è di scena a San Benedetto, la collega delle Politiche Giovanili Giorgia Meloni a Pesaro, Civitanova e Macerata. Il giorno dopo il parlamentare Claudio Barbaro visita Ancona. Sempre nel capoluogo di regione, sono attesi per marzo, anche il ministro alla Difesa Ignazio La Russa, Alemanno e la vicepresidente dell’europarlamento Roberta Angelilli.

giovedì 18 febbraio 2010

Verso esuberi e pensionamenti

Falconara Nel piano industriale presentato ad inizio ottobre era stata evidenziata la presenza di 140 esuberi diventati 92 dopo lunghe trattative. Nei 92 ci sono 48 giornalieri (amministrativi e incarichi non direttamente operativi negli impianti) e 44 turnisti. Di questi 56 saranno i prepensionamenti (scaglionati in quattro anni) che usufruiranno di un accordo economico particolare compresa una contropartita economica. Nel 2010 usciranno dall’azienda 30 persone e poi 7 nel 2011, 16 nel 2012 e 11 nel 2013. Per gli altri sono previste operazioni di “mobilità” interna, cioè spostamenti su altri incarichi oggi svolti da ditte esterne.

mercoledì 17 febbraio 2010

Obama riaccende il nucleare


Il sole 24 ore

NEW YORK - Barack Obama ha varcato ieri il Rubicone del nucleare: ha annunciato garanzie federali per 8,33 miliardi di dollari per la costruzione di due nuovi reattori in Georgia affidati alla Southern Co., una delle principali società energetiche dello stato. È la prima volta dal 1970 che l'America mette in cantiere un progetto per una nuova centrale. A questo ne seguiranno quasi certamente altri: vi sono dei progetti in Carolina del Sud, Texas, Maryland.
Nel bilancio 2010 Obama ha proposto di triplicare gli stanziamenti per garantire la costruzione di nuovi impianti nucleari da 18,5 miliardi di dollari a 54 miliardi di dollari. Ma c'è anche una svolta politica: in campagna elettorale Obama aveva preso le distanze dai progetti nucleari, criticati dagli ambientalisti per i pericoli posti dai reattori nucelari che utilizzano materiale radioattivo. Gli impianti nucleari inoltre erano un vessillo dell'ex presidente George W. Bush.
Era stato lui a chiedere i primi stanziamenti per le garanzie ed era stata la sua amministrazione a varare nel 2005 il progetto di legge per il nucleare, osteggiato da molti democratici e dagli ambientalisti.
Ieri Obama ha dunque fatto un passo verso il centro: «So che i difensori dell'ambiente sono contro il nucleare - ha detto - ma per prevenire le peggiori conseguenze nei cambiamenti climatici dobbiamo aumentare i nostri approvvigionamenti nucleari». Le centrali, ha aggiunto, saranno «sicure e pulite» e garantiranno «la sicurezza e il futuro del nostro paese». E qui Obama ha lanciato il messaggio più importante: «Basta con lo stesso vecchio dibattito di sempre tra destra e sinistra, tra ambientalisti e imprenditori. So che ci sono delle opinioni differenti ma non possiamo permetterci di non fare passi avanti».
Obama, che ha presentato ieri la sua iniziativa in Maryland a Lanham durante una visita a una centrale elettrica gestita dal sindacato degli elettricisti americani, ha spiegato che questo impianto «consentirà di tagliare l'inquinamento da CO2 di 16 milioni di tonnellate all'anno rispetto a un impianto equivalente al carbone, è come togliere 3,5 milioni di veicoli dalle strade» ha detto. Il presidente ha sottolineato che l'impianto contribuirà allo sviluppo economico attraverso progetti energetici: per la costruzione che comincerà nel 2011 per un impianto e nel 2012 per l'altro e terminerà fra il 2016 e il 2017, si creeranno circa 3.500 posti di lavoro. A costruzione ultimata, per la gestione permanente ci vorranno 800 persone. L'impianto a regime servirà circa 550mila abitazioni e una popolazione di 1,4 milioni di persone.
Ci sono ovviamente polemiche di altro genere per un progetto di questo tipo. Una delle più importanti riguarda la gestione dei rifiuti, che Obama ha affrontato promettendo misure di assoluta sicurezza «grazie ai progressi tecnologici che abbiamo compiuto sia per la gestione dell'impianto che per il riciclaggio dei rifiuti». La seconda, che invece Obama non ha affrontato, riguarda il fatto che quasi certamente la garanzia sarà a fondo perduto.

martedì 16 febbraio 2010

La maggioranza unita salva Borgognoni


Dal Corriere

Ancona Ventiquattro voti contrari, undici favorevoli. Cominciamo dalla fine. La maggioranza compatta salva l’assessore Borgognoni che rischiava di scivolare sul gelo e sulla mozione di sfiducia dell’opposizione. Al monolite centrosinistra si affiancano pure Letizia Perticaroli (Vola Ancona) e - pare - Andrea Quattrini (Lista Grillo). Il sindaco passa indenne l’ordalia del consiglio comunale, non perde il quarto assessore in meno di un anno e vince la sfida lanciata a un soffio dal voto. “La minoranza ha utilizzato la neve e Borgognoni per affondare la giunta, il tentativo non andrà in porto. Andiamo alla conta, vediamo se ci sono fughe”.

Ha avuto ragione Gramillano alla fine di un pomeriggio convulso, acceso dalla richiesta di sospensione dei lavori dell’opposizione per rivedere la mozione di sfiducia. Vuole il voto segreto. La pausa di dieci minuti è squassata da urla e manate sulla porta dell’auletta preconsiliare. Dentro Berardinelli ruggisce contro il segretario Ennio Guida, convinto dal centrodestra che per togliere pubblicità al voto modifica la mozione richiamando valutazioni personali su Borgognoni che a rigor di regolamento vanno trattate in segreto. La minoranza si ripresenta in aula col cavallo di Troia della mozione bis per mettere in imbarazzo la maggioranza.

Schermaglie. Il capogruppo di Rialzati Ancona Bugaro: “La mozione ora è sulla persona e non sulla figura istituzionale, serve la seduta segreta”. Fontana, Pd: “Ma se reclamavate la necessità di chiarire”. Il capogruppo Pd Benadduci: “Ci sono errori grammaticali, l’atto è stato cambiato in fretta e furia. Una strumentalizzazione incredibile”. Gramillano e la lode della trasparenza. “Serve chiarezza, quello che è successo con la neve è sotto gli occhi di tutti ma collegarlo alla presenza in giunta di Borgognoni è fuori luogo”. La proposta. “Facciamo il dibattito pubblico, poi si può votare segretamente”. Accolta. Caustico Borgognoni. “Ringrazio la minoranza ma non ho niente da nascondere”.

E allora fiato alle trombe del dibattito. La minoranza graffia col neo capogruppo Conte. “Assessore, ha preso sottogamba la situazione. La città ha subito la sua incapacità”. Benvenuti Gostoli affila l’ironia: “Borgognoni gode della mia simpatia ma è un cantante stonato nel coro, non può stare in giunta”. Un fuoco di fila. La raffica di Berardinelli: “Sindaco, non ha trovato i colpevoli”. Zinni corrosivo: “Il Consiglio è ridotto ad assemblea di condominio, è il metodo della rottamazione degli assessori”. Lo scudo del centrosinistra. Benadduci: “La vicenda poteva essere gestita meglio ma anche l’A14 è rimasta bloccata. La richiesta di dimissioni è incomprensibile”. Fontana: “Ad Ancona non si circolava come non si circolava altrove”.

Poi il duro j’accuse di Bugaro: “Borgognoni è il parafulmine della sinistra, la città è ferma, in otto mesi sindaco ha perso tre assessori, avete abituato a vivere in sonnolenza la città, a volare basso”. Gramillano: “Dibattito triste, di basso profilo”. Ma Borgognoni è salvo. Prima si era pure difeso sulla trasferta a Misterbianco, in Sicilia. “Non vado al Carnevale, mi ha invitato il sindaco per proseguire lo scambio culturale con Ancona, la prima città italiana a ospitare i loro costumi”. Il gesto. “Vado a spese mie, mantengo gli impegni presi”. Un po’ meno i consiglieri comunali: solo in dodici hanno onorato il contributo per i terremotati di Haiti. Rispettati invece i tempi del progetto degli ascensori al Palazzo degli Anziani e delle scale mobili da piazza del Senato al Duomo.
L’attuale giunta ha le ore contate

Dal Corriere

Jesi “Dall’accordo di riconversione produttiva dello stabilimento ex Sadam emergono ulteriori garanzie ambientali e occupazionali rispetto alla bozza messa ai voti venerdì scorso in consiglio comunale”. Parole del sindaco Fabiano Belcecchi, pronunciate ieri ai giornalisti poco dopo la firma che sancisce la nascita del primo polo agroenergetico delle Marche. L’accordo, sottoscritto - come ormai noto ai più - nonostante la bocciatura bipartisan del consiglio comunale nel corso di una seduta caratterizzata da un clima di forte tensione fra operai e comitato anticentrale, dà il via ad una serie di consultazioni politiche che decideranno il futuro dell’amministrazione Belcecchi bis. Lo stesso sindaco sempre dopo la firma di ieri, ha detto che “ora ci saranno occasioni di confronto tra le forze politiche di maggioranza”. E c’è chi non ha perso tempo. Per ieri sera era in programma una riunione del direttivo cittadino del Prc, per valutare se uscire o meno dalla maggioranza, anche alla luce della posizione espressa dal segretario provinciale Marcelli Flori, secondo cui “il sindaco ha creato ad arte un precedente pericolosissimo, rispetto al quale chi ha ancora a cuore le sorti della democrazia non può restare impassibile o indifferente”. Secondo Achille Bucci, consigliere comunale di Rifondazione, la discussione “sarà una verifica a tutto campo dell’operato dell’amministrazione Belcecchi sul programma di mandato, senza restringere il campo alla sola questione Sadam”. Già nei giorni scorsi il Prc aveva più volte ammonito il sindaco a non forzare la mano. Ma c’è chi sostiene che Fabiano Belcecchi ha già pronto il nome di chi andrà a sostituire l’assessore Valentina Conti, l’esponente di Rifondazione in una giunta comunale con diverse poltrone che vacillano.
Dal Messaggero di oggi

Silca, rogo informatico
Spunta la pista
del raid su commissione

di MARCO CATALANI

FALCONARA Per il rogo informatico alla Silca, un’indagine all’antica senza il supporto dei filmati della videosorveglianza. Sono risultati troppo distanti le telecamere delle aziende limitrofe per immortalare nitidamente le immagini del raid di sabato notte quando ignoti sono penetrati nello studio di allestimenti fieristici di via del Consorzio per prelevare computer e progetti, dati alle fiamme nel piazzale. Un falò, alimentato da liquido infiammabile, con ogni probabilità benzina, che ha distrutto in poco tempo documenti di grande importanza per il lavoro che si svolge alla Silca. Un gesto, secondo gli inquirenti messo a segno su commissione, che ha il sapore dell’intimidazione scaturita in ambiente di concorrenza lavorativa. Questa è la pista che i carabinieri del tenente Demartis prediligono e che avrebbe già dato i primi riscontri investigativi mentre le indagini proseguono a ritmo serrato per risalire tanto agli autori materiali quanto al mandante. I responsabili della Silca, già ascoltati nella notte, quando sono stati chiamati sul posto quando ancora il piazzale era fumante e risentiti domenica all’atto della denuncia scattata al momento contro ignoti, sono stati invitati nuovamente in Tenenza per i prossimi giorni. In particolare, i militari dell’Arma stanno vagliando tutti gli episodi analoghi (roghi dolosi ai danni di aziende) che si sono verificati negli ultimi tempi sia in regione che fuori. I tabulati telefonici, le mail e tutti i contatti con clienti e fornitori sono stati già passati al setaccio e non si escludono svolte importanti fin già dai prossimi giorni.

lunedì 15 febbraio 2010

Il governatore Spacca incontra i cittadini
No alle centrali Api, Ok al polo fieristico made in Cina

Dal Carlino di ieri

No alle centrali Api, si' ad un polo espositivo nell'area del sanzioche potrebbe essere realizzato dai Cinesi, mentre per i finanziamenti speciali a Falconara la regione puo' fare poco e la citta' dovra' bussare al governo. Queste in sostanza le direttrici dell'incontro con il presidente della giunta della Marche Spacca, ieri al centro Pergoli per una iniziativa del Pd in vista delle regionali. A ricevere il governatore in corso per il secondo mandato, oltre al coordinatore Federici, l'assessore regionale Benatti , il segretario provinciale Lodolini, il consigliere regionale Lucchetti, il capogruppo comunale Mastrovincenzo e i componenti del direttivo Falconarese. In platea anche i rappresentanti dell'assemblea No centrali, che hanno chiesto lumi sulla politica energetica della coalizione Pd Idv Udc. Spacca - spiega Federici - ha ribadito il no alle centrali Api, affermando che il programma elettorale punta ad un federalismo energetico provinciale. Quanto allo sviluppo dell'ara del Sanzio il presidente Spacca ha riferito dei contatti con imprenditori cinesi interessati a realizzare un mall vicino all'aereoporto delle Marche. Si tratta di imprenditori che hanno gia' realizzato altre 13 piattaforme commerciali nelle principali citta' cinesi. Il progetto avrebbe gia' catturato l'attenzionedi un imprenditore italiano, inizialmente orientato a realizzare un outlet nell'area della Gabella. Quanto all'attenzione per falconara e' stato rinnovato l'impegno - conclude federici - a tener conto del ruolo strategico del territorio, attraverso il sostegno di progetti come accaduto con il visentini. I finanziamenti speciali pero' non rientrano tra le facolta' delle Regioni, mentre potrebbe fare qualcosa il governo, che ne ha gia' dati ai comuni della Sicilia.
da L'Occidentale

Il lucafobico

Il centrodestra resisterà all'ultima offensiva dei giudici?

Non sarà assolutamente vero, i casi della provincia di Vercelli non c’entreranno assolutamente niente con quel rubagalline di consigliere comunale milanese preso con le mani nel sacco (il che – prendere uno con le mani nel sacco – naturalmente è assolutamente necessario al di là dei dubbi che si possono avere sulla perfetta tempistica della procura di Milano), le fantatestimonianze di Ciancimino jr. non avranno niente a che vedere con le denuncia per tentata orgia di Guido Bertolaso, tutto l’improvviso rimasticare di inchieste giudiziarie sarà solo un caso, perfettamente determinato dalla sacra obbligatorietà dell’azione penale.

Certo, tutto sarà un caso. Ma a uno appena appena fantasioso sorge l’impressione di trovarsi di fronte a una specie di controffensiva delle Ardenne, cioè di quando le truppe naziste cercarono di sconfiggere quelle alleate appena sbarcate in Normandia. Naturalmente è solo una fantasia ma l’impressione che uno sprovveduto come me si fa è che appena si è iniziato a parlare sul serio di separazione delle carriere, si è anche incominciato a incendiare le praterie. Il vecchio Pietro Nenni diceva che l’argomento dei dc nella discussione in Costituente sulla fissazione nella Carta della separazione tra giudici e inquirenti (la soluzione civile prevalente in più o meno tutto l’Occidente liberale) era: se proponiamo una cosa simile, se ci mettiamo in testa di separare le carriere, ci arrestano tutti.

Mentre questo mi sembra il clima generale, mentre ci si appresta a verificare quale è la forza della controffensiva antiriformista e la consistenza dei generali Patton del centrodestra, tocca anche constatare come siano tempi brutti per noi lucafobici. Nell’ultima settimana non solo si è misurata per intero l’inconsistenza di Luca Cordero di Montezemolo, il quale aveva garantito a Sergio Marchionne che avrebbe tenuto buono Claudio Scajola (e viceversa aveva garantito a Scajola concessioni più ampie da parte dell’amministratore delegato della Fiat), non solo le cose non sono andate così, ma è più in generale il mondo Fiat che sembra destinato a contare sempre di più a Detroit e meno a Torino: così in Banca Intesa San Paolo, così addirittura nella Compagnia San Paolo, insomma persino nel cortiletto di casa.

E dunque che cosa succederà al montezemolismo? Per ora si sta riducendo a battaglie di retroguardia, cerca di mandare Luigi Abete a fare il presidente della Luiss (ma ci andrà Emma Marcegaglia), ha mantenuto a un abetiano (Aurelio Regina) la presidenza degli industriali di Roma, ha cercato di spingere un montezemolista doc, Giovanni Lettieri, alla presidenza della Campania. Diego Della Valle, che del “club” è quello con più personalità, cerca sempre più di giocarsela da solo. In Viale dell’Astronomia dicono di guardare con più attenzione alle confrontation tra marcegagliani e grandi imprese statali (Eni, Enel, Finmeccanica) che a quelle con gli ultimi mohicani montezemoliani. In questa stagione le sponde nei media al montezemolismo, tipo Gianni Riotta, cercano riparo in un sapiente Corrado Passera, ritiratosi tempestivamente dalle sfide più audaci e tutto teso a trovare un equilibrio al riparo di un berlusconismo “inevitabile” nel medio periodo. Questo pare il segno prevalente per cui le lotte spesso assai aspre per definire nuovi assetti nel potere economico italiano (da Telecom Italia a Banca Intesa San Paolo alle Generali) avvengono tutte prescindendo ormai da quei tentativi di sovvertimento del quadro politico che non sono mancati nell’ultimo anno. Spesso accompagnati dagli svolazzamenti montezemolisti.

Così a occhio la situazione dovrebbe indirizzarsi in questa direzione, a meno che “l’offensiva delle Ardenne” di questi giorni non riesca a modificare alcuni rapporti di forza di fondo del quadro politico nazionale. Questo lo si vedrà nel giro di qualche settimana. Così, sempre, a occhio le ultime raffiche delle toghe militanti non appaiono destinate a successi clamorosi.

Il contesto internazionale (dalla tensioni tra Pechino a Washington agli show down con Teheran, alle incomprensioni/incontri tra la coppia Sarkozy-Merkel e Obama, che cercano in Draghi e Tremonti dei punti di mediazione, alle fragilità di Zapatero e Brown, alle code della crisi greca) tende a fare dell’Italia un prezioso elemento di stabilizzazione che a parte gli ayatollah non si vede chi possa avere voglia e interesse a far saltare. In campo nazionale le stesse liti tra Di Pietro e De Magistris mostrano quanto sia lontana la sinistra da presentarsi come elemento su cui poggiare non si dice per un’alternativa ma anche solo per effettuare manovre di consistente disturbo. La fase complessiva è senza dubbio di movimento, le condizioni globali e interne possono cambiare molto rapidamente. Ma così come stanno le cose, la nuova controffensiva delle Ardenne è destinata a finire come l’antica.

L.Festa

domenica 14 febbraio 2010


Rossi:«La mia sfida a Spacca e Marinelli»

«La sinistra di nuovo unita nelle Marche è la risposta agli accordi da apprendisti stregoni»


Dal Messaggero

ANCONA – E’ il candidato di Rc, Pdci e Sel alle prossime Regionali. Massimo Rossi, ex presidente della Provincia di Ascoli lancia la sua sfida a Spacca e Marinelli. Eccolo.Allora, Rossi è lei il candidato della sinistra. Quando la presentazione ufficiale?«Martedì o mercoledì ad Ancona».Si presenta anche nelle liste a consigliere regionale? A questo proposito, si parla di tre liste in appoggio. Una di Sel, una di Rc e Pdci e una civica. Lo può confermare?«Confermo di essere in lista nella circoscrizione di Ascoli, ma gli altri aspetti riguardano le forze politiche. Posso dire che se ci saranno i tempi tecnici vorremo creare una lista civica, con rappresentanti dell’associazionismo e del mondo culturale. Non è una novità, alle Provinciali di Ascoli del 2009 sono stato sostenuto da due civiche, da Sel e Da Rifondazione».Rossi, alle Regionali sarà sostenuto da Rc, Pdci e Sel. Scherzando si potrebbe dire che le vicende politiche marchigiane sono riuscite nell’ardua impresa di ricompattare la sinistra dopo la scissione nazionale tra Ferrero e Vendola, che dice?«Dico che sono soddisfatto di trovare una sinistra unita, capace di superare le differenze ritrovandosi su programmi e contenuti. La politica adottata da Spacca e Ucchielli è un laboratorio da apprendisti stregoni, perché su tutto il territorio l’Udc governa con il Pdl, e a Macerata è persino a capo della Provincia. Questo genererebbe un conflitto tra Udc e Pd, a meno che Pd e Pdl abbiano programmi intercambiabili». Nella presentazione di venerdì Spacca ha lasciato intendere che senza la sinistra saranno più veloci. Che ne pensa?«Questo mi preoccupa. Perché se l’Udc, come dice Casini, è a favore di rigassificatori, centrali nucleari e centrali di smaltimento rifiuti, maggiore velocità può voler dire maggiore rapidità nella distruzione della regione».Parliamo di voi. Il vostro programma è quello condiviso dal centrosinistra senza Udc il 4 febbraio scorso, dove non si parla si famiglia naturale, sostegno alla scuola privata e di ampliamento allo schema Quadrilatero?«Certamente. Inoltre maggiore attenzione all’intervento pubblico nelle crisi industriali, come già avvenuto in Piemonte dove la Regione ha comprato lo stabilimento Pininfarina. Poi sostegno al reddito, salario sociale fonti rinnovabili». Rossi, Spacca ha parlato di sondaggi che danno lui al 50%, Marinelli al 40% e lei all’8%. Il divario con i suoi sfidanti è rilevante, molti potrebbero pensare che il voto alla sua sinistra non sarebbe un “voto utile”. Come replica?«Votare il centrosinistra è come firmare una cambiale in bianco, perché i loro programmi variano a seconda delle loro necessità. E quello sarebbe un voto utile? I sondaggi sono irrispettosi, costruiti per vedere se i cittadini corrono dietro ai simboli dei partiti come topolini in un percorso ad ostacoli. Noi crediamo in un’alternativa dove i cittadini sono coinvolti. Ma vorrei precisare una cosa».Dica pure Rossi«Che la nostra coalizione non parla solo all’elettorato di sinistra. Nella mia vita politica ho sempre avuto il consenso da parte di chi di sinistra non è, perché quando le persone vengono coinvolte nella politica si fanno contagiare dalla passione, raccolgono le idee e crescono insieme. Un progetto che ho già realizzato. Andate a chiedere a Grottammare, dove sono stato sindaco per 10 anni, o nella provincia di Ascoli e sentite cosa dice la gente».

sabato 13 febbraio 2010

Belcecchi: “Non abbandono 150 famiglie”


Jesi Il documento di accordo con l’azienda Sadam Eridania per la riconversione dell’ex zuccherificio non aveva i numeri per passare. Questo quanto emerso ad inizio dagli interventi di un Consiglio-fiume finito alle 23. Ma il sindaco Fabiano Belcecchi non si dimette. Ha subito detto, ad inizio di seduta, che non avrebbe posto la fiducia, ed è stato chiaro nel far capire che non avrebbe aperto la crisi, almeno per il momento, qualunque fosse stato l'esito della votazione. Ha glissato sulla firma al documento, anche se più volte, nelle scorse occasioni, ha ripetuto che il sì al piano della Sadam Eridania ci sarebbe stato come conseguenza del via libera accordatogli dai partiti. Belcecchi ieri ha richiamato i consiglieri alla responsabilità, ricordando come la vicenda coinvolga 150 lavoratori e relative famiglie, poi ha parlato dell'esito positivo della trattativa con l'azienda. Il sindaco ha ribadito che non ha attenzione di abbandonare le famiglie e che il voto del Consiglio sarà tenuto in debito conto come l’orientamento dei partiti di maggioranza, la posizione della giunta, l’esito dei forum e le posizioni di associazioni di categoria e sindacali. Probabilmente già nella giornata di lunedì il sindaco firmerà l’accoro di riconversione con Provincia, Regione, organizzazioni sindacali e azienda.