venerdì 30 novembre 2012

martedì 27 novembre 2012

Disfacimento Ilva

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Scritto da Davide Giacalone   
martedì 27 novembre 2012
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L’Ilva chiude. Lo stabilimento di Taranto va verso lo smantellamento. Gli operai sono a casa, i badge per l’ingresso sono stati disattivati. Fine del polo siderurgico, in un Paese che continuerà a importare acciaio. E’ una vittoria della giustizia? E’ un trionfo dell’ambiente pulito contro quello inquinato? No, è una sconfitta dell’Italia. Un colpo micidiale contro l’idea stessa che si possa restare quel che ancora siamo: la seconda potenza industriale d’Europa. L’Italia è patria della cultura, del paesaggio e del bel vivere. Patrimoni che dovrebbero essere valorizzati assai più di quanto non lo siano. Ma chi pensa che l’Italia possa vivere di turismo (dal quale, lo ripeto, si dovrebbe ricavare molto, ma molto di più) è pazzo. Non sa di che parla. Non conosce la composizione del prodotto interno lordo. Non ha idea delle ricadute sociali di una simile teoria. L’Italia è quella che è anche perché ha la dimensione di un’economia industriale moderna, già messa in crisi da venti anni di mancate riforme. Toglieteci questo è il prezzo da pagare sarà altissimo. Inimmaginabile.
Significa che si possano tenere aperte le produzioni industriali anche in barba alla legge e in oltraggio all’ambiente? Ovvio che no, ma ci si deve capire su cosa s’intende. Quando e come si stabilisce che l’oltraggio è reale. E occorre che il rimedio non sia lo smantellamento. Non so se l’Ilva costituisce un pericolo immediato per la vita delle persone che la circondano, e dico di non saperlo non per ipocrisia o vigliaccheria, ma perché non sono cose che si possano discutere con superficialità o per partito preso. Quale che sia tale partito. So, però, che noi tutti sapremo come stanno le cose solo dopo che il danno produttivo non sarà più rimediabile. So che lo stabilimento chiude non perché ci sia una sentenza che depone in quel senso, e che, ovviamente, andrebbe rispettata, ma perché si applica una misura cautelare, per sua natura revocabile. Solo che, appunto, ove lo fosse ciò avverrebbe fuori tempo massimo.
E so che tutto questo avviene nel mentre il ministro dell’ambiente, tecnico di un governo tecnico, s’è speso perché non accadesse. E non credo abbia un quale che sia turpe interesse affinché si diffondano guasti alla salute. So che la direzione aziendale continua a dire che la produzione non è inquinante oltre il consentito, il che, naturalmente, è come chiedere all’oste se è buono il vino, ma è non meno evidente che non ci sarà più vino, se si chiudono tutte le osterie.
Fa rabbia non che si sia presa una decisione, ma che proprio perché non la si è presa si precipita tutto verso una conclusione senza ritorno. E fa rabbia che a questo si sia giunti anche perché (ove il presupposto accusatorio dell’indagine penale si dimostri fondato) non hanno funzionato i controlli e non è esistita la prevenzione, talché l’unico intervento possibile è stato quello della magistratura penale. Che, per sua natura, è repressivo e soppressivo. E in questo, come in tanti altri casi, anche devastante. Dove erano le altre realtà, dagli enti locali ai sindacati? Dove era il comune di Taranto, la regione Puglia, le rappresentanze dei lavoratori? E dove sono? Perché se le accuse sono fondate hanno peccato per assenza prima, e se sono infondate o esagerate peccano per assenza ora.
Non si può barattare la salute con la ricchezza. Non è ammissibile che si giunga a quello scambio. Ma le acciaierie ci sono in tutta Europa, e sono quelle stesse industrie che si fregano le mani, perché faranno più affari grazie agli italiani che chiudono. Le acciaierie ci possono e ci devono essere anche in Italia, perché le norme possono e devono essere rispettate. Le indagini penali (le indagini, neanche le sentenze), però, non possono divenire il solo centro decisionale accettato.
Dopo la chiusura dell’Ilva Taranto sarà una realtà devastata. Dubito che qualcuno riesca a trovarci il lato positivo. Metto nel conto che mi si rivolga l’accusa d’insensibilità verso chi soffre le conseguenze di quella produzione, ma avverto che se si lascia passare come normale il “metodo Ilva”, presto ci troveremo senza produzione industriale, demolendo noi, con le nostre mani, un patrimonio produttivo con un passato secolare. Che questo propizi la sensibilità ambientale ne dubito assai, perché non mi risulta sia mai accaduto che la miseria sia ecologicamente promettente e umanamente confortante.
Pubblicato da Il Tempo

mercoledì 21 novembre 2012

Anconetano fa shopping a scrocco
con la carta di credito non sua

 

FALCONARA - I carabinieri di Falconara hanno denunciato un nomade di 40 anni, residente ad Ancona, per indebito utilizzo di carte di credito. Quando è stato fermato, aveva appena tentato di pagare con una carta intestata a un’altra persona un rifornimento di benzina per poco meno di 200 euro in un distributore lungo la strada statale.
In mattinata aveva fatto 'shopping' acquistando merce per un valore di oltre 1.000 euro in 3 negozi del centro. In attesa di rintracciare il titolare della carta, il nomade è stato indagato in stato di libertà.

(dal Corriere Adriatico) 

 

lunedì 19 novembre 2012


Allerta meteo nelle Marche
In arrivo forti piogge

 ANCONA - Forti piogge in arrivo sulla Marche, in particolare nella fascia costiera e collinare, con rischio moderato di criticità idrogeologica e idraulica. Lo indica un avviso di condizioni meteo avverse diramato dalla protezione civile regionale, valido dalla mezzanotte di oggi fino alle 12 di martedì 20 novembre. Previsti picchi localizzati di precipitazioni di 70 mm nelle 24 ore.

venerdì 16 novembre 2012






Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, 

 

Sabato 24 novembre 2012

 

Facciamo la spesa per chi è più povero





martedì 13 novembre 2012


Da "Il legno storto"

 Macelleria fiscale

Il governo ha completamente perso il controllo della legge di stabilità, conservando a sé l’arma della vendetta contabile. Non si tratta di riconoscere il ruolo del Parlamento, come qualche ministro graziosamente fece, al momento della presentazione, perché quello è scolpito nella Costituzione (questa sconosciuta). Si tratta, semmai, di stabilire se il governo ha una qualche politica che non sia il mero ricondursi al rispetto dei saldi, perché in questo caso, come sta avvenendo, l’interlocutore del Parlamento diviene la Ragioneria generale dello Stato. E buona notte alla funzione governativa. 
La cosa singolare è che nel mentre i (presunti) protagonisti della politica si dividono fra chi vorrebbe governare in proprio (salvo non dire come e per far cosa) e chi vorrebbe lasciare le cose in mano a Mario Monti, pur riconoscendoti quasi tutti nell’“agenda Monti”, proprio quest’ultima si svuota al punto da consentire che la legge di stabilità venga stravolta e capovolta, nell’indifferenza collettiva. Dagli sgravi fiscali agli orari scolastici agli esodati, non c’è materia rilevante in cui il governo abbia tenuto ferme le proprie posizioni. Sarebbe questo il ragguardevole costume cui ispirare il futuro? E, si badi, questa non è una critica al governo, perché la sua “colpa” è quella di durare troppo, ben oltre il pronto soccorso che si rese necessario un anno addietro, quindi di scomporsi per il venire meno della missione iniziale, mentre restano intatti i problemi di fondo. La critica è rivolta alle forze politiche maggiori, incapaci di capire quel che era evidentissimo nel novembre scorso e che fin da allora scrivemmo: tocca loro cambiare il sistema elettorale e condurre l’Italia al voto. In fretta. Invece sono ferme, ripiegate nelle loro miserie interne, nel mentre s’approssima la fine naturale, e ingloriosa, della legislatura.
La critica che muovo al governo è altra: assistendo all’implosione della politica, incapace di riforme profonde (l’unica, quella delle pensioni, si trascina dietro un imperdonabile errore tecnico, che ha generato gli esodati), il governo si abbandona alla vendetta contabile, accanendosi nel far crescere le entrate nel mentre non riesce a tagliare significativamente le uscite. Per evitare si dica che fa “macelleria sociale” si abbandona alla “macelleria fiscale”. Senza neanche evitare la prima, oltre tutto, ma praticandola nella sua versione più odiosa, ovvero con la “macelleria generazionale”.
Monti annette a sé e al suo governo la guerra (così l’ha chiamata), contro la corruzione e l’evasione fiscale. Guerre sante. Gliecché la storia ci consegna non pochi esempi di guerre benedette tradottesi in carneficine sadiche e senza tensione alcuna verso il sacro. Dire che la guerra contro la corruzione si conduce con la nuova legge, ancora in gestazione, non è propaganda, è fanfaroneria allo stato puro. Quella legge sarà approvata, statene certi, ma siate altrettanto sicuri che non servirà a nulla. Mentre la lotta all’evasione, nei fatti, si traduce nel far pagare più tasse a quelli che le pagavano, con effetti recessivi evidentissimi, talché la ripresa prevista per l’anno prossimo si sposta, come tempestivamente sottolineammo, in un imprecisato futuro.
E quando Monti dice che la ripresa ci sarà nel momento in cui cesserà la crisi dell’euro dice una di quelle cose utili a dimostrare che siamo senza timone e senza motori: stiamo andando a rimorchio. Solo che dal rimorchiatore hanno deciso di mettere le mani nella cambusa e portare via gli arredi, sicché, alla lunga, somigliano più a pirati che a salvatori.
La follia autodistruttiva del nostro dibattito politico sta proprio nel credere che questa sia una politica, semmai discutendo se continuarla a cura degli ideatori o a cura dei gestori partitanti. Invece questa è una non politica. E’ l’altra faccia di una medaglia che da una parte reca il ritratto di Beppe Grillo. E’ il frutto del crollo, non un modo per evitarlo. E se le forze politiche non vogliono suicidarsi devono imparare a fare in modo che cambino le cose, non il loro o il proprio nome. Giacché, com’è noto: ca tu ‘o chiamme Cicco o ‘Ntuono/ ca tu ‘o chiamme Peppe o Giro/ chillo ‘o fatto e niro niro,/ nino niro comm’a che. 

martedì 6 novembre 2012


Antonio Di Pietro a Falconara e Castelfidardo tra sostenitori e contestazioni. Per protesta si dimette Giuseppe Cavina, coordinatore Idv di Osimo


Cronache anconetane

FALCONARA -  Nel suo giro falconarese, invece Di Pietro  ha avuto anche un breve incontro con la minoranza locale del partito, che non si pone la questione se andare con Donadi oppure con Grillo, ma, piu’ semplicemente, contesta l’attuale dirigenza. Di Pietro ha suggerito loro di candidarsi alle amministrative, in modo da far pesare la loro forza elettorale. Ma – gli hanno fatta presente i ‘dissidenti’ – essendo minoranza e’ difficile che trovino spazio in lista. Di Pietro si e’ detto comunque disponibile a trovare una soluzione, dando loro il suo numero di telefono. ”Basta con il tentativo di screditare l’Idv solo perche’ si oppone alla logica dell’inciucio che si sta vedendo in Parlamento e nelle istituzioni, tanto e’ vero che il governo Monti, per le sue riforme che nessuno vuole perche’ tutti dicono che sono deleterie, e’ appoggiato da centro sinistra e centro destra”. E stato poi il commento del leader Idv sulle voci di una aggregazione politica con lo slogan ”basta” che vedrebbe alleati Idv, M5S e altre formazioni. Attimi di tensione ci sono infine stati per un cavalletto del movimento civico Uniti per Falconara ed utilizzato dai dipietristi per apporre loro manifesti. Ma il tutto è rientrato una volta che Di Pietro è giunto per stringere la mano agli esponenti del movimento.
In precedenza, stamattina, il leader dell’Idv si era fermato anche a Castelfidardo. Dopo averlo incontrato il coordinatore Idv di Osimo, Giuseppe Cavina, ha annunciato le sue dimissioni. “Sono costretto a rassegnarle a malincuore ma come gesto coerente -spiega Cavina- Stamattina ho riconsegnato a Di Pietro la lettera con la quale 2 anni fa gli chiedevo chiarimenti sulla scelta di candidare David Favia. Anche oggi non ho ricevuto 

giovedì 1 novembre 2012





SABATO 3 NOVEMBRE ALLE ORE 11,00 PRESSO IL CENTRO PERGOLI DI 
PIAZZA MAZZINI I CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA E GLI ASSESSORI 
PRESENTERANNO ALLA CITTA' IL NUOVO MOVIMENTO CIVICO "Uniti Per 
Falconara".
SPIEGANO I FONDATORI DEL MOVIMENTO: abbiamo come obbiettivo 
primario quello di mettere a disposizione l'esperienza politica di 
governo della nostra Città maturata da 2008 ad oggi per continuare 
un percorso virtuoso e di buona amministrazione ed allo stesso 
tempo poter dialogare con la comunità falconarese superando le 
ideologie partitiche che troppo spesso hanno impedito un confronto 
aperto e costruttivo sui grandi temi economico sociali che 
interessano il nostro territorio.
Uniti per Falconara SARA' IL NUOVO SOGGETTO POLITICO IN CUI 
CONVERGERA' L'OPERATO E L'ATTIVITA' DEI CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA 
ELETTI SOTTO IL SIMBOLO DEL PDL NEL 2008:abbiamo dato 
dimostrazione di aver avuto forte responsabilità politica nei 
4anni e mezzo di attività consiliare, tenendo lontane dal gruppo 
tutte le "cattive abitudini" che hanno reso ingovernabili le 
giunte del passato, ovvero le correnti politiche, gli interessi 
personali, gli opportunismi della partitocrazia. Questo ha reso 
l'operato della Giunta sicuro e determinato a perseguire gli 
obbiettivi e gli impegni presi in campagna elettorale.
La presentazione sarà anche una ulteriore occasione per parlare, 
argomentare proposte, ipotizzare soluzioni, insomma continuare un 
dibattito serio e costruttivo per Falconara a cui la maggioranza ha sempre creduto
in questi anni