venerdì 30 aprile 2010

La pornostar dal giudice
Ars Amandi sarà interrogata per l’Sms inviato a un avvocato


Dal Corriere

Falconara Comparirà in Tribunale la pornostar falconarese Ars Amandi per dire sotto giuramento se davvero inviò un Sms in cui dava del “penoso”, invitandolo anche a vergognarsi, all’avvocato che le aveva presentato una parcella a suo avviso troppo esosa. Il legale le ha fatto causa, chiedendo un risarcimento di cinquemila euro “per il danno morale, biologico, psichico ed esistenziale”, e ieri nella prima udienza ha chiesto al giudice civile, tra i vari mezzi di prova, anche l’interrogatorio formale dell’ex impiegata del Comune di Falconara, avviata alla carriera di attrice hard dopo la mancata conferma di un contratto da precaria.Ma Claudia, nome d’arte Ars Amandi, difesa dall’avvocato Nicoletta Pelinga, ha già pronta una linea difensiva che punta a dimostrare quali fossero i veri rapporti con l’avvocato che ora le chiede i danni e con le sue querele l’ha anche fatta finire sotto processo per ingiurie, con due procedimenti avviati dal giudice di pace. La difesa della pornostar cercherà di inquadrare l’episodio del messaggino nello scenario di una storia sentimentale finita male tra Ars Amandi e l’avvocato, il quale non avrebbe accettato di buon grado l’interruzione della liaison. L’avvocato Pelinga ha chiesto al giudice Sara Marzialetti (che s’è riservata sull’ammissione delle prove chieste dalle parti) di sentire come testi i genitori dell’ex impiegata comunale. Vuole dimostrare che nell’ottobre del 2008, dopo che la relazione s’era interrotta, l’avvocato avrebbe telefonato con insistenza, pure di notte, lasciandosi anche andare ad affermazioni poco simpatiche nei confronti della loro figlia, tipo “finirà con il farsi mantenere da qualche vecchio”. I fatti risalgono all’autunno di due anni fa, quando Ars Amandi, che ora s’è sistemata a Milano e gira anche all’estero per lavoro insieme al marito, ancora viveva a Falconara. La giovane, che dopo la laurea in Giurisprudenza aveva fatto pratica per la professione forense, s’era rivolta all’avvocato, per via del rapporto d’amicizia, chiedendogli una consulenza per una pratica relativa a un immobile. Solo dopo che avevano smesso di frequentarsi, lui le avrebbe presentato la parcella. Quando Ars Amandi lesse l’importo dovuto (circa 5000 euro) ebbe un soprassalto e pensò subito a una vendetta per la fine della loro storia. Così inviò all’avvocato l’sms in cui gli dava del “penoso” e una email (oggetto di una delle querele) in cui, per usare un eufemismo, gli rimproverava di avere una bella faccia tosta. L’avvocato sostiene di aver avuto seri contraccolpi psicologici, documentati da una serie di certificati prodotti ieri in Tribunale
Atene pronta al piano di "austerity" ma la Grecia è già fallita


La Grecia, di fatto, è già fallita. Questo è il sentimento comune che si vive nelle piazze finanziarie di Londra e New York. Certo, il pacchetto di sostegno congiunto fra Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale si farà. 135 miliardi di euro sono pronti nei prossimi tre anni, secondo il ministro dell’Economia tedesco Rainer Bruderle. Inoltre, Atene ha varato ieri un nuovo programma di austerità che, nelle previsioni del Governo, ridurrà il deficit di 10 punti percentuali in due anni. Ma pesa come un macigno “l’oggettiva impossibilità di rifinanziare il debito”, ricordata tre giorni da George Papaconstantinou, ministro delle Finanze ellenico.
Bruxelles ha deciso di accelerare l’iter per il salvataggio di Atene martedì. In sostanza quando Standard & Poor’s ha declassato i titoli di Stato greci al rating BB+, cioè junk bond, spazzatura. La decisione è giunta dopo la richiesta di aiuto da parte del premier George Papandreou. La reazione dei mercati è stata convulsa. Gli operatori hanno iniziato a proteggersi dal fallimento di Atene tramite i Credit default swap. L’andamento di questi strumenti derivati ha raggiunto il massimo storico, 945 punti base. Per assicurare bond ellenici cinquennali del valore di dieci milioni di euro, occorrevano 945mila dollari. Lo scorso dicembre, alle prime avvisaglie di bailout, i Cds erano a quota 234 punti base. Su quest’onda, forti le perdite azionarie, nell’ordine di oltre 200 miliardi di euro in due giorni.
Pronta la reazione dei politici. Dominique Strauss-Kahn, numero uno del Fmi, e Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, hanno immediatamente cercato di tranquillizzare le Borse. Tentativo vano, soprattutto dopo il downgrade subito, sempre a opera di S&P, del debito del Portogallo. La Germania, dall’inizio in prima linea per il salvataggio di Atene, ha chiesto garanzie a Papandreou.
Trichet e Strauss-Kahn sono quindi volati a Berlino per discutere le condizioni del prestito tedesco con il cancelliere Angela Merkel. 8,4 miliardi di euro, secondo le quote delle singole nazioni nel capitale della Bce, per il 2010. Cifre da definirsi per 2011 e 2012. Solo dopo il blitz berlinese e le rassicurazioni di Bruxelles i mercati hanno rallentato la spirale endemica di svalutazione sulla Grecia. I dettagli principali si conosceranno nel weekend, ma l’ammontare complessivo sarà di almeno 135 miliardi di euro, spalmati su tre anni. L’eventuale prestito ponte da 11,3 miliardi per rifinanziare titoli a scadenza il prossimo 19 maggio sarà discusso dal Consiglio europeo solo il 10 maggio. Colpa delle elezioni nel Nord Reno Westfalia, influente regione tedesca, che avverranno il giorno prima.
Ieri i guadagni della Borsa di Atene hanno toccato il 9 per cento. Merito anche del programma triennale di “dolorose misure economiche” spiegato da Papandreou. Taglio degli stipendi pubblici, aumento di accise e imposte, minori budget di spesa ai singoli dicasteri. La manovra di lacrime e sangue, definita in modo unanime dai media europei, avrà il compito di portare il disavanzo 2011 al 3,6 per cento dall’attuale 13,6 per cento. Resta da verificare l’effettiva efficacia.
C’è poi il rischio contagio. Per il segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), Angel Gurria, “la Grecia è come l’Ebola”. E l’epidemia non è da escludere a priori. Atene si trova in una triplice crisi: di fiducia, di liquidità e d’insolvenza. Non può raccogliere sui mercati i soldi necessari a rifinanziare il proprio debito. Non può garantire i propri depositi bancari. Non può onorare le proprie obbligazioni. Secondo molti operatori e analisti, è difficile che la Grecia possa recuperare. Nel migliore dei casi possibili, il fallimento arriverà a inizio 2010.
Non sarà probabilmente una bancarotta in stile Argentina. Anche se a Bruxelles si preferisce evitare l’argomento, la ristrutturazione del debito, cioè la riduzione degli oneri obbligazionari, è la soluzione più chiacchierata. Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha chiuso la porta a questa opportunità. Ma il sentore è che sia solo una mossa precauzionale. La reazione delle piazze finanziarie potrebbe affossare anticipatamente la Grecia.
E l’Italia? Brian Coulton, analista sul debito sovrano italiano di Fitch, rassicura: “Non siete stati toccati dalla crisi finanziaria come altri Paesi e non c’è stato un incremento di spesa per i salvataggi bancari”. Inoltre, “le condizioni del deficit, ora al 5,3 per cento, non sono paragonabili a quelle di Grecia, Spagna, Irlanda o Portogallo”. Del resto, proprio le agenzie di rating hanno apprezzato il rigorismo di bilancio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Per il ministro arriva ora la sfida più difficile. Tremonti è stato uno dei primi che, dal G20 di Washington, ha garantito appoggio finanziario alla Grecia. La prossima settimana, fra martedì e mercoledì, il Consiglio dei ministri approverà il decreto legge di stanziamento della quota italiana, 5,52 miliardi di euro. La copertura sarà data dai fondi della Tesoreria. Ma l’esborso fino al 2012 sarà più ampio, nell’ordine complessivo di quasi 20 miliardi. Una correzione, rispetto alle previsioni d’inizio anno, che potrebbe rallentare ulteriormente una crescita che già si profila anemica per i prossimi anni.


L'occidentale
Mondaini: “Più spese con la differenziata”

“L’aumento della Tarsu per mantenere i servizi”

Falconara “L’aumento era necessario per diversi motivi”. L’assessore alle società partecipate Raimondo Mondaini ci tiene a fare chiarezza sulla questione della Tarsu e dell’incremento introdotto nel bilancio di previsione 2010 discusso ieri in consiglio comunale. La diminuzione del numero dei contribuenti (a causa della cessazione di molte imprese) e l’introduzione del porta a porta a Palombina Vecchia hanno reso necessaria la revisione della Tarsu, ma l’assessore ricorda che “il tributo in questione non rappresenta un’entrata a disposizione del Comune ma semplicemente la copertura dei costi del servizio di igiene urbana che, in base alla legge, devono essere ripartiti sulla base di determinati criteri tra gli utenti del servizio”. “Nel nostro Comune - spiega Mondaini - ormai da alcuni anni la Tarsu copre il 100% del costo e non sarebbe possibile diminuire tale percentuale se non introducendo altri prelievi a carico dei cittadini o contraendo dei servizi”. Inoltre per il 2010 è prevista l’incidenza del servizio di raccolta differenziata nel quartiere Palombina Vecchia per dodici mesi, anzichè per una sola frazione d’anno come era avvenuto nel 2009. “A tale proposito - chiarisce Mondaini - deve essere chiaro a tutti che il rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata, inseriti nell’ambito di un necessario coinvolgimento dei cittadini e delle imprese nel raggiungimento di obiettivi di rispetto e tutela dell’ambiente, comportano inevitabilmente dei maggiori costi che gravano sull’utenza”.

mercoledì 28 aprile 2010

Dal Corriere Adriatico

Iniziative per ridurre consumi e smog

Gli studenti delle medie in difesa dell’ambiente

Falconara Il Cea, insieme all’assessorato all’ambiente del Comune, ha promosso un’iniziativa dedicata ai ragazzi delle scuole primarie Marconi e Leonardo da Vinci. Fino al 30 aprile i 200 studenti dei due istituti si impegneranno in una serie di attività di sensibilizzazione e metteranno in atto, insieme alle loro famiglie, alcune buone pratiche, fra cui la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Il Cea distribuirà agli alunni degli opuscoli, realizzati insieme agli studenti dell’Ecocomitato delle Giulio Cesare, nel quale incollare ogni giorno della settimana dei bollini corrispondenti alla modalità usata per andare e tornare a casa da scuola. Un ulteriore risparmio si avrà attraverso delle buone azioni per l’ambiente come la riduzione dei consumi dell’acqua, dell’energia elettrica e dei rifiuti. Secondo l’assessore all’ambiente Matteo Astolfi si tratta di “un’azione importante di sensibilizzazione degli studenti e dei genitori, al fine di ampliare la cultura ambientalistica e di buona educazione civica




Arrivano contributi per le neomamme

Falconara

C’è tempo fino al 26 maggio per presentare la domanda per accedere ai contributi a “tutela della maternità e dell’infanzia” erogati sulla base di stanziamenti comunali e provinciali. Il bando completo e il fac-simile del modulo per la richiesta di contributo sono scaricabili dal sito internet del Comune.

Tu quoque, Bersani!

Che delusione Pierluigi Bersani! Proprio nei giorni in cui il presidente del Consiglio invoca, in sintonia con il capo dello Stato, uno spirito costituente capace di andare oltre le divisioni partitiche per «scrivere insieme una nuova pagina di storia della nostra democrazia e della nostra Italia», il segretario del Pd non trova di meglio da fare che proporre per l'ennesima volta una sorta di CLN contro la «deriva populista» che, a suo dire, Berlusconi vorrebbe imporre alle istituzioni democratiche del nostro paese.

La risposta negativa di Bersani aloltre che mostrare l'incapacità del Partito Democratico di rompere in maniera definitiva con quell'antiberlusconismo duro e puro che da sedici anni a questa parte paralizza ogni autentico processo di rinnovamento della sinistra italiana, mette in luce un'imbarazzante incomprensione delle parole pronunciate sabato alla Scala di Milano dal capo dello Stato. Parole che contengono un'interessante novità nell'interpretazione delle vicende che portarono alla nascita della Repubblica e che dischiudono, dal punto di vista politico, una prospettiva che potrebbe consentire - se davvero tutti i partiti la facessero propria - il superamento di una sterile retorica di parte e quindi la riscoperta di un terreno comune sulla base del quale dare vita ad un diverso modo di concepire e sviluppare il confronto tra le forze politiche.

Quando afferma che «il 25 aprile è non solo Festa della Liberazione: è Festa della riunificazione d'Italia», Napolitano fa infatti appello ad uno spirito nazionale e ad un sentimento patriottico che dovrebbero essere comun denominatore di tutti i protagonisti della vita politica e che li dovrebbero spingere, nel momento in cui i principi di libertà e democrazia sanciti dalla Costituzione sono fatti propri da tutti i partiti rappresentati in parlamento, a non concepire la lotta politica come una sorta di perenne guerra civile, ma come un confronto che, per quanto aspro, non punta alla delegittimazione totale dell'avversario dipingendolo come un nuovo Duce contro il quale organizzare una nuova Resistenza. Che significa tutto ciò? Che sarebbe ora di finirla con una lettura faziosa della Liberazione, utilizzata in modo strumentale per colpire il nemico di turno e cancellarlo dal novero degli amanti della democrazia. Tanto più che - come ha ricordato ancora il capo dello Stato - «nel più ampio e condiviso sentimento della Nazione, nel grande alveo della guerra patriottica si raccolsero forze che non erano state partecipi dell'antifascismo militante e fresche energie rappresentative di nuove, giovanissime generazioni. E questa caratterizzazione più ricca, e sempre meno di parte, della Resistenza si rispecchiò più tardi nel confronto costituente, nel disegno e nei principi della Costituzione repubblicana». Per questo «si tratta di celebrare il 25 aprile nel suo profondo significato nazionale».

Vallo a spiegare a Bersani, tutto intento, con un tempismo degno di miglior causa, a organizzare il nuovo «patto repubblicano» contro il presidente del Consiglio, nella convinzione di poter in questo modo sconfiggere il Cavaliere alle prossime elezioni, tenendo insieme il Partito Democratico, Di Pietro, la sinistra radicale, l'Udc e tutti gli antiberlusconiani d'Italia, in una riedizione - se possibile ancor più vasta - di quell'Unione prodiana che ha già dimostrato tutta la sua inconsistenza politica e tutta la sua incapacità di governo del paese. Possibile che passino gli anni, passino i segretari del Pd, passino le sconfitte e il maggior partito della sinistra non riesca a proporre altro che il solito, stantio progetto del Comitato di Liberazione Nazionale contro l'uomo di Arcore? Non uno straccio di idea, nessuna disponibilità al confronto, le consuete alchimie per mettere in piedi un'alleanza dove convivano tutto e il suo contrario. E' evidente che si tratta dell'opposto di quello spirito nazionale richiamato dal presidente della Repubblica. Stavolta è chiaro chi sia a far spallucce di fronte alle ragionevoli e sagge parole dell'inquilino del Colle.

lunedì 26 aprile 2010

Dal Riformista di oggi

Va di moda il politico randagio

di Giampaolo Pansa

I quotidiani di ieri erano dominati da una sola questione: Umberto Bossi vuole la crisi di governo per andare subito a votare. Il Bestiario non crede che le cose stiano così. Il leader della Lega non cerca per niente nuove elezioni. Per almeno tre motivi. Il primo è che il federalismo fiscale, l’obiettivo che più lo interessa, verrebbe rinviato alle calende greche, ossia a chissà quando. Il secondo è che il ricorso immediato alle urne compatterebbe le tante sinistre, nascondendo le crepe profonde nel blocco delle opposizioni.
Il terzo motivo, di gran lunga il più importante, è che il centro-destra le elezioni potrebbe perderle. Mi viene in mente un confronto immediato con le partite di calcio. Un grande giornalista sportivo, Gianni Brera, diceva a noi giovani redattori del “Giorno” di Italo Pietra: ogni partita ha sempre un risultato incerto, per la semplice ragione che il pallone è rotondo e va dove vuole.

Il “Giuan” era un padano doc e credo che anche Bossi se lo ricordi. Correre alle urne, per votare alla fine dell’estate, rappresenta una scommessa rischiosa tanto per lui che per Berlusconi.

La coppia B&B ha fatto tesoro di quanto è accaduto un mese fa nelle regionali: l’aumento impressionante dell’astensionismo. Le astensioni hanno ferito tutti i partiti maggiori, ma in modo violento il Popolo della Libertà. Che cosa accadrebbe se il rifiuto di andare al seggio diventasse più devastante? Gli esperti elettorali di B&B sudano freddo.
Al blocco di governo resta, comunque, un problema da risolvere: quale atteggiamento tenere nei confronti del ribelle Gianfranco Fini. Qui la faccenda si complica. I partiti nuovi, come il Pdl e la Lega, di solito non hanno la pazienza astuta di quelli vecchi. Soprattutto se sono strutture fondate sul carisma di una persona. Per questo non sopportano che qualcuno osi incrinarlo e ne metta in dubbio l’autorità assoluta. E non appena si trovano di fronte a un dissenso organizzato, non perdono un istante a soffocarlo.

I partiti vecchi, quelli della Prima Repubblica, avevano una pazienza maggiore. Nel Pci cacciarono i quattro del manifesto soltanto dopo nove mesi di riflessioni, di dubbi e di incertezze. E quando li radiarono, nel novembre 1969, le Botteghe Oscure si resero conto subito di aver sbagliato. Infatti quella decisione dura provocò la nascita o il rafforzamento di un gruppo politico destinato a dare molto fastidio al Partitone rosso.
In casa democristiana ricordo una sola espulsione clamorosa. Accadde nel 1954 e i dissidenti erano due: Ugo Bartesaghi, un deputato di Lecco, e Mario Melloni, anch’egli deputato, un dicì importante che aveva diretto l’edizione milanese del Popolo ed era stato a fianco di Alcide De Gasperi nel grande comizio in piazza Duomo, alla vigilia del 18 aprile.

Melloni e Bartesaghi erano contrari all’Unione Europea perché prevedeva una parziale integrazione militare dei paesi membri. E il 23 dicembre 1954 votarono contro la ratifica del trattato. Quella sera stessa, il segretario della Dc, Amintore Fanfani, riunì la direzione del partito ed espulse i due dissidenti. Fu un blitz con un passivo terribile. Melloni diventò comunista e con lo pseudonimo di Fortebraccio si rivelò il critico più carogna della Balena Bianca.

Non vedo come il Cavaliere possa cacciare Fini dal Pdl. Non può neppure sfiduciarlo come presidente della Camera. Schiumando di rabbia, dovrà lasciarlo dove sta. Nemmeno il ricorso alle urne avrebbe senso. Sarebbe come usare la bomba atomica per distruggere un nido di vespe. Uso la parola vespe o vespaio senza nessun intento offensivo verso Fini e la sua pattuglia. Le vespe non vanno mai prese sottogamba. Sono insidiose, non smettono di attaccarti. Se poi si alleano con i calabroni, possono farti molto male.
E allora tutto dipende da quello che Fini deciderà di fare. Non vedo calabroni correre in suo aiuto. Quelli del Partito democratico sono tanti, ma il loro lavoro è di pungersi l’un l’altro. Del calabrone Di Pietro è meglio non fidarsi: Fini passerebbe al servizio di un padrone più superbo del Cavaliere.

Se è vero che Fini non smetterà di fare la guerriglia contro il centro-destra, dovrà lavorare in solitudine. E per la prima volta da quando Giorgio Almirante lo mise in carriera, si troverà in una condizione che non ha mai sperimentato: essere un politico senza partito che tenta di resistere contando solo sulle proprie forze. Certo, dopo la rottura violenta con il Pdl, potrebbe dar vita a un gruppo parlamentare autonomo. E di qui tentare la costruzione di una parrocchietta. Ma la strada per arrivarci sarà davvero lunga e impervia.
Il vero rischio per Fini e dei suoi pochi o tanti fedeli è di ingrossare le fila dei politici randagi. Parlo di chi ha lasciato la casa madre e adesso va cercando un approdo nuovo. È una figura sempre più frequente, in quest’epoca complessa. Sì, il politico randagio è di moda. Penso a Francesco Rutelli, a Giuseppe Pisanu, a Clemente Mastella, a Nichi Vendola (già ben piazzato), al neo-comunista Marco Rizzo, il Pelatone rosso di tante mie polemiche, che mi spiace non vedere in azione.

Lo so che fare il randagio da presidente della Camera è molto comodo. Rimane da capire quanto tempo Fini resisterà in quell’incarico. E in quale modo se ne servirà. C’è da sperare che si comporti con misura. Rinunciando alla minaccia di fare scintille in Parlamento. Attenti agli incendi provocati da una favilla. Possono divorare tutti: i capi partito, i ribelli, i signori randagi e i cittadini qualunque.

domenica 25 aprile 2010

Dal Corriere Adriatico di oggi

Che errore sulla Tarsu

L’attacco degli industriali: “Rincaro da condannare, tassa elevata”


Falconara E’ fortemente critica Confindustria Ancona, in particolare il Comitato Territoriale del Comprensorio Anconetano, sul tema della Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani che sta penalizzando in maniera ingiustificata le aziende del comprensorio, a partire da quelle di Falconara. I rappresentanti locali di Confindustria, si dicono indignati per l’aumento dell’8% in un Comune dove la tassazione dei rifiuti è una delle più onerose della provincia. “Non possiamo che condannare l'aumento di una tassa già così elevata – dice Paolo Bedetti vice presidente territoriale – soprattutto in un momento in cui gli imprenditori si stanno adoperando per limitare le conseguenze di questa difficile situazione economica e stanno cercando di creare le premesse per un migliore futuro. Un anno fa avevamo denunciato aumenti ingiustificati della Tarsu da parte di alcuni comuni del comprensorio, in particolare Ancona, Senigallia e proprio Falconara; già allora avevamo chiesto l’avvio di un confronto per analizzare con trasparenza e spirito collaborativo le voci di costo che determinano la tassa. Alla nostra richiesta, legittima, sono state date solo risposte poco precise e non esaustive e questa ci sembra un’ulteriore, grave mancanza di attenzione nei nostri confronti, che tra l’altro porta a pensare che non ci sia ima corretta corrispondenza tra i costi reali del servizio e la Tarsu. Non si possono risanare i bilanci dei Comuni sulla pelle delle aziende e dei cittadini.

Tenuto conto di questa situazione è evidente che l'Amministrazione non ha avuto la giusta sensibilità – insiste Bedetti - Come abbiamo più volte evidenziato, le aziende smaltiscono la maggior parte dei loro rifiuti privatamente (spesso si tratta di rifiuti speciali), pertanto la produzione di rifiuti solidi urbani e assimilati costituisce un quantitativo molto esiguo che non può certo essere pagato a peso d'oro. È quanto mai opportuno ed urgente un cambio di mentalità.

Nelle scorse settimane sia Confartigianato che Cna avevano fatto commentato in modo negativo questo aumento. Marco Pierpaoli della Confartigianato aveva parlato della necessità di “sgravi per le ditte che non conferiscono in discarica, per esempio un gommista che deve trattare in suoi rifiuti secondo le normative previste per legge e deve pagare uno smaltimento speciale, si ritrova con bollette Tarsu assurde. Gli altri Comuni prevedono riduzioni, a Falconara è complicatissimo e quasi nessuno riesce a farlo, è ora di sistemare la faccenda una volta per tutte”.
marina minelli

sabato 24 aprile 2010



Dal Corriere di oggi


Falconara Lettura animata per bambini oggi da
Libri & Libri
in via Flaminia. Alle 17
i bambini dai 4 ai 10 anni potranno assistere messa in scena della fiaba animata “Arcobaleno, il pesciolino bellissimo”. L’iniziativa è organizzata dal Romina Antonelli e promossa dalla libreria Libri & Libri in via Flaminia 508. E’ possibilie avere ulteriori informazioni tel 0712411099



Falconara

Libriamo (piazza Mazzini) presenta oggi alle 18 “Il prete scozzese” di Carlo Brunelli. Un prete compare nella vita quotidiana di una famiglia di contadini-pescatori sul litorale adriatico, nel luglio del 1845. I fatti che seguiranno segneranno la piccola Maria e i discendenti, accompagnandoli nei complessi anni della trasformazione della società rurale in industriale. Il romanzo si fonda su fatti accaduti e su personaggi la cui memoria si è tramandata per sei generazioni.



venerdì 23 aprile 2010

Accise, ancora veleni tra Pd e giunta

Dal Corriere

Falconara “Non è affatto vero che Falconara è stata abbandonata e scaricata dalla Regione Marche ma al contrario è la giunta Brandoni che persevera nel suo inspiegabile isolamento istituzionale”. Il Pd falconarese, fa sapere il coordinatore comunale Franco Federici, “ritiene invece assolutamente necessario recuperare quell’ampio coinvolgimento dei vari livelli istituzionali (Comune, Provincia, Regione) per avviare un nuovo confronto con l’azienda Api ai fini del raggiungimento degli obiettivi della qualità, dello sviluppo economico del territorio, della tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori nonché per ottenere idonee ed eque compensazioni e non le briciole come la giunta Brandoni ha ottenuto nel caso del nulla osta alla realizzazione del rigassificatore”. “Il sindaco Brandoni – prosegue Federici – dovrebbe spiegare ai falconaresi l’arcano motivo per cui ha firmato con l’Api una convenzione, peraltro al ribasso, prima dell’intesa Stato-Regione Marche, che ancora non è stata sottoscritta, e soprattutto perché tanta fretta nel sottoscrivere tale convenzione che prevede l’integrale restituzione di quanto anticipato dall’Api al Comune, qualora il rigassificatore non venga in seguito realizzato”. Il sindaco, secondo Federici, dovrebbe anche spiegare i motivi “per cui non ha portato a conoscenza, nell’arco di un intero anno, neppure dei consiglieri comunali, la delibera di Giunta n. 42 del 2 marzo 2009 nella quale si esprimeva parere favorevole in merito all’impatto ambientale del rigassificatore, ancora prima che il Ctr-comitato tecnico regionale Marche, nel luglio 2009, avesse dato il preliminare parere sul progetto, che all’epoca era stato negativo a causa di motivazioni di carattere impiantistico e per il percorso a terra del metanodotto, che prevedeva addirittura l’attraversamento del sito industriale”.

“Nei giorni scorsi il sindaco Brandoni aveva fatto sapere, replicando a Piccinini del Pd che lo accusava di “diffondere false speranze” fra i cittadini che il progetto delle accise è sempre stato tra le sue priorità. “E’ un disegno in cui credo veramente – aveva chiarito il sindaco – perché, dettaglio non trascurabile, questo Comune ha assoluta necessità di ottenere entrate di natura straordinaria; è sempre stata mia premura presentarlo e proporlo in tutte le sedi possibili, con un impegno ed una costanza a 360 gradi e non mancherò di insistere su questa linea anche nel prossimo futuro”.

giovedì 22 aprile 2010

Scontro Berlusconi-Fini. Presidente Camera, resto

ansa

ROMA - "Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Né tantomeno di lasciare il partito". Lo ha detto Gianfranco Fini ad alcuni parlamentari a lui vicini a margine della Direzione Nazionale del Pdl. Intenzione che viene confermata anche dal suo portavoce.

Intanto, i ventidue finiani che si erano iscritti a parlare in direzione hanno ritirato la loro richiesta di intervento motivando così la loro rinuncia: "a nostro avviso - si legge nella spiegazione consegnata ai coordinatori del Pdl - dopo l'intervento di Gianfarnco Fini, che condividiamo nel metodo e merito, la replica del Presidente Berlusconi ha sostanzialmente concluso il dibattito. Riteniamo pertanto di rinunciare ai nostri previsti interventi - aggiungono - nella consapevolezza che è necessario da oggi sviluppare il confronto libero e leale per rafforzare il Pdl che si è aperto in direzione". In sostanza, spiegano fonti finiane, si ritiene raggiunto obiettivo di aver costituito una minoranza nel Pdl libera di esprimere opinioni diverse dalla maggioranza.

LO SCONTRO - E' rottura totale fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Lo scontro frontale va in scena alla Direzione Nazionale del Pdl dove il premier intima al presidente della Camera di smettere di fare politica attiva o di dimettersi da Montecitorio. Ricevendo la secca replica dell'ex fondatore di An che, scattato in piedi verso il palco, lo sfida con gesti plateali: ''Perche' altrimenti che fai, mi cacci?''. Il tutto sotto gli occhi sbigottiti dei delegati, ma soprattutto davanti alle telecamere che immortalano in diretta lo strappo. E' Berlusconi ad aprire i lavori. Togliendosi subito qualche sassolino dalle scarpe: rivendica il successo elettorale, nega che il partito sia al traino della Lega, sottolinea come la Direzione Nazionale fosse gia' stata convocata ben prima delle richieste del cofondatore, si attribuisce un ''consenso bulgaro'' e sostiene che nel Pdl c'e' gia' ampia democrazia.

Ma il Cavaliere fa anche qualche apertura al presidente di Montecitorio: come quando propone la convocazione di un ''congresso del Pdl entro l'anno'' e - per la prima volta - promette di fare le riforme istituzionali ''solo con il consenso di tutti'', opposizione compresa. Tanto e' vero che l'unico applauso di Fini, seduto in prima fila, arriva proprio sul dialogo. Parlano Denis Verdini, Franco Frattini, Ignazio La Russa. Ma soprattutto Sandro Bondi che sottolinea come nel Pdl non vi siano ''servi''. Quando Fini sale sul podio, dunque, il clima e' gia' caldo. E l'ex leader di An non fa sconti. Prima pero' sgombra il campo dagli ''equivoci'': dice di non aver mai messo in discussione la leadership di Berlusconi, di non voler ''tradire'' il premier, ne' tanto meno di ''remare contro'' il governo o fare una ''corrente finalizzata a ottenere quote di potere''. Pero', aggiunge, e' ''puerile nascondere la polvere sotto il tappeto''. Segue un lungo elenco di richieste: da quella di smetterla di essere una ''fotocopia'' della Lega, a quella di creare piu' luoghi di discussione; dalla rimodulazione del programma in virtu' della crisi, alla convocazione di una ''commissione'' sul federalismo. Il tutto e' condito da diversi battibecchi con Berlusconi, che piu' di una volta afferra il microfono per interrompere l'ex leader di An. Ma e' nulla rispetto a quello che succede poco dopo.

Al termine del discorso di Fini la parola dovrebbe andare a Claudio Scajola. Ma Berlusconi, dopo una breve stretta di mano al presidente della Camera, prende possesso del podio. ''Mi sembrava di sognare'', premette il Cavaliere facendo capire che la replica sara' fuori dagli schemi. Queste richieste, aggiunge rivolgendosi direttamente al cofondatore, ''non mi sono mai arrivate''. Quanto alla Lega, il Pdl non e' la fotocopia del Carroccio, ma semmai e' quest'ultimo ad aver ripreso le posizioni di An sull'immigrazione. Poi l'attacco frontale: prima accusa i 'finiani' (Bocchino, Urso e Raisi) di aver esposto al ''pubblico ludibrio'' il partito; dopo di che rinfaccia a Fini di averlo minacciato con la formazione di gruppi autonomi e di avergli detto di essersi pentito di aver fondato il Pdl. Fini si alza in piedi e, senza microfono, gli urla qualcosa sulla Sicilia. Ma il premier lo rimbrotta, ricordandogli che sulle decisioni nell'isola hanno contribuito anche i suoi uomini.

Certo, Berlusconi gli concede qualcosa: dice di non avere alcun ruolo negli attacchi de 'Il Giornale' e gli annuncia di volerlo vendere presto anche se ironicamente gli chiede se, nel caso, fosse interessato a comprarne una quota. Inoltre, si dice pronto a convocare una commissione sul federalismo fiscale. Ma il finale e' al vetriolo: ''Le tue richieste non sono di grande importanza'', minimizza. E comunque ''un presidente della Camera non deve fare dichiarazioni politiche . Se le vuoi fare devi lasciare la carica, ti accoglieremo a braccia aperte'' nel partito. A quel punto, Fini sembra voler andarsene, ma poi si ferma e gli replica: ''Perche' senno' che fai, mi cacci?''. Berlusconi lascia il podio e va a raccogliere le strette di mano di alcuni sul palco. Fini si allontana. Solo la sospensione dei lavori per la pausa pranzo impedisce che lo scontro prosegua.

mercoledì 21 aprile 2010




Castelferretti - Santa Maria della Misericordia










Grande successo di pubblico domenica scorsa per l'apertura della chiesetta del cimitero di castelferretti. Tante persone hanno potuto ammirare le tombe gentilizie della famglia Ferretti ed ascoltare le spiegazioni inerenti agli affreschi che adornano la chiesetta. Mi viene segnalato il fatto che, una serpentina posta nel muro non funziona piu', causando infiltrazioni di acqua che sta marcendo le pareti andando ad intaccare anche gli affreschi. Ho gia' parlato con l'assessore di riferimento, speriamo di trovare una soluzione il piu' presto possibile.

Raimondo Baia



martedì 20 aprile 2010

Dal Corriere Adriatico

Fermati con la droga addosso

Denunciati due tunisini, avevano eroina e hashish. Arrestato un irregolare

Ancona Un nigeriano arrestato perchè era senza permesso di soggiorno e quindi irregolare sul territorio italiano. Due tunisini denunciati per detenzione di una modica quantità di sostanze stupefacenti. Un giovane operaio falconarese denunciato e ora senza patente perchè sorpreso a guidare l’auto decisamente ubriaco. Sono i risultati pratici del servizio di controllo del territorio effettuato nella notte tra sabato e domenica dai carabinieri di Falconara. Finalizzato a contrastare il fenomeno dello spaccio di droga e garantire il rispetto dell’ordine pubblico e del codice stradale, è stato messo in atto con una serie di controlli a tappetto nelle zone più critiche del territorio comunale e posti di blocco dislocati lungo la Flaminia. Nella vasta operazione, iniziata alle 22 di sabato sera e conclusa attorno le 8 del mattino, sono stati impegnati cinque pattuglie e dieci militari dell’Arma.

Davvero proficui i risultati ottenuti dagli uomini del comandante della tenenza, il tenente Matteo Demartis, che ha potenziato il servizio di controllo proprio con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini e prevenire ogni tipo di reato. Durante un controllo in una serie di capannoni e casolari abbandonati che si trovano sulla via Clementina, una pattuglia dei carabinieri ha intercettato due tunisini che di notte camminavano a piedi lungo la strada che conduce a Chiaravalle. La strana circostanza ha indotto i militari a fermare e identificare i due nordafricani. In seguito a una perquisizione personale, i carabinieri hanno trovato addosso ai due stranieri due grammi di eroina e tre grammi di hashish. E’ seguita anche una perquisizione domiciliare nell’appartamento dove abitano i due extracomunitari, ad Ancona. Qui i carabinieri hanno trovato materiale per il taglio e il confezionamento delle dosi. Non c’era però altra droga. I due tunisini, B.G., di 28 anni, e Z.V., di 29 anni, entrambi nullafacenti e in passato già finiti agli arresti per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, sono stati denunciati a piede libero data la modica quantità di droga rinvenuta.

Dalla periferia al centro, dove sono state controllate le zone di ritrovo degli extracomunitari. Nei pressi della stazione ferroviaria è stato fermato un nigeriano di 31 anni che si aggirava da solo a piedi. Dopo la sua identificazione è emerso che non aveva il permesso di soggiorno. Inoltre nei suoi confronti gravava anche un decreto di espulsione. Per questo è stato arrestato in flagranza di reato per violazione della legge sull'immigrazione.

M.Donati

sabato 17 aprile 2010

Sulle accise l’impegno di Ciccioli e Ceroni

Dal Corriere

Falconara “Accise per Falconara? Adesso vi spiego come stanno davvero le cose”. Dopo l’acceso botta e risposta fra il primo cittadino Goffredo Brandoni e l’ex vice sindaco Roberto Piccinini sulla questione delle accise, anche l’onorevole Carlo Ciccioli (PdL) ha deciso di dire la sua. Ciccioli aveva proposto una modifica all’interno dell’ultima finanziaria. “Insieme al collega Remigio Ceroni – spiega il deputato del PdL – abbiamo presentato un emendamento con il quale si stabiliva che la Regione Marche doveva obbligatoriamente passare al Comune di Falconara il 5% dei fondi ottenuti dallo Stato appunto grazie alle accise”. L’emendamento, accolto in Commissione, è stato però respinto dal Governo. “La risposta è arrivata dal ministro Tremonti in persona – prosegue Ciccioli – poiché una norma di questo genere era contraria al principio del federalismo fiscale da lui stesso auspicata. Anzi secondo Tremonti in questo modo si sarebbe proprio scavalcato il principio del federalismo che implica la gestione della spesa (secondo il principio di responsabilità) da parte della Regione stessa. L’anno prossimo Ceroni ed io torneremo alla carica, sennò Falconara che governi il centro-destra o il centro-sinistra non ha speranze di poter uscire da questa situazione di crisi”. Nei giorni scorsi il sindaco Brandoni aveva fatto sapere, replicando a Piccinini il quale lo accusava di “diffondere false speranze” fra i cittadini che il progetto delle accise è sempre stato tra le sue priorità. “E’ un disegno in cui credo veramente – aveva chiarito il sindaco – perché, dettaglio non trascurabile, questo Comune ha assoluta necessità di ottenere entrate di natura straordinaria; è sempre stata mia premura presentarlo e proporlo in tutte le sedi possibili, con un impegno ed una costanza a 360 gradi e non mancherò di insistere su questa linea anche nel prossimo futuro”. Piccinini invece aveva ricordato che “l’Api è chiamata a versare annualmente, dal 1996, una quota dell’accisa sulla benzina su un “ Fondo per le Regioni” e che l’importo complessivo viene poi ripartito tra tutte le Regioni a Statuto ordinario, quindi anche a favore di quelle sul cui territorio non è presente alcun impianto di raffinazione”.

venerdì 16 aprile 2010

"Ecco perché sui respingimenti stiamo raccogliendo i primi frutti"



Le legge sui respingimenti miete risultati concreti. I numeri sembrano dare ragione a Maroni: lo sbarco dei clandestini è diminuito del 96%. Il dato – che si riferisce al periodo dal 1° gennaio al 4 aprile 2010 –, se confrontato con quello dello stesso trimestre dello scorso anno, è stupefacente, tendendo anche conto del fatto che il risultato abbraccia soltanto tre mesi: 170 stranieri sbarcati contro 4.573. Numeri importanti, che il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, analizza per l'Occidentale.

In che modo si è riusciti a raggiungere questo risultato? Qual è stata la strada tecnicamente più efficace intrapresa in questo senso?

E' un discorso che prende le mosse dal maggio dello scorso anno. Questo significa che siamo di fronte a un dato più stabile. Aspettiamo che trascorra l'estate prima di parlare di una vera e propria inversione di tendenza, ma non si tratta comunque di un risultato di poco conto. La chiave di volta è stata l'applicazione dell'accordo con la Libia, che fu sottoscritto dal precedente governo, in particolare dall'allora ministro dell'Interno Amato, il 30 dicembre del 2007.

Come si è giunti all'applicazione concreta dell'accordo?

E' successo - come altre volte in passato -, che il centrosinistra, allora al governo, ha fatto gli accordi, ma è stato di fatto il centrodestra, salito successivamente al governo, a farli rispettare. Così è successo a suo tempo con l'Albania: il centrosinistra aveva sottoscritto splendidi accordi che avevano, però, il limite di non essere applicati, poi con il centrodestra nel 2001 c'è stata l'intesa per farli funzionare e dall'estate del 2002 le acque del canale d'Otranto non sono state più solcate dai gommoni. Una cosa simile è successa - ed era ancora più difficile che avvenisse - con la Libia, nel senso che siamo stati noi a fornire, in esecuzione dell'accordo, gli strumenti necessari, a cominciare dalle motovedette.

Che risultati avremmo ottenuto se questo tipo di politica fosse stata attuata qualche anno fa?

Avremmo evitato non solo l’arrivo di decine di migliaia di clandestini, ma ci sarebbero stati molti meno morti in mare. Tutti coloro che oggi criticano la politica di governo, che lamentano la presunta violazione dei diritti - che a mio avviso non centra nulla -, trascurano che ciò che si è ottenuto dall’applicazione di questi accordi, è stato evitare che arrivassero tanti clandestini e, soprattutto, ridurre drasticamente gli incidenti mortali in mare che interessavano tantissime imbarcazioni che tentavano di solcare il canale di Sicilia. Questo problema è sorto quando si sono bloccate altre vie di accesso per mare: avevamo bloccato quelle con l’Albania, poi quella attraverso il canale di Suez e quindi quest’ultima della Libia. Se si fosse intervenuti prima, avremmo avuto meno complicazioni.

Che difficoltà avete incontrato nella realizzazione di questo progetto?

La difficoltà maggiore l'abbiamo riscontrata nel fatto che altri si erano assunti gli impegni in un momento in cui le risorse c'erano e poi è toccato a chi è venuto dopo rispettarli, quando, però, queste risorse non erano più disponibili a causa del sopraggiungere della crisi. I problemi, ad ogni modo, sono stati affrontati e superati stringendo la cinghia su altri fronti. Ma mi pare si sia tenuta la testa alta.

Cosa prevede succederà da qui a un anno? Crede che riuscirete a mantenere il trend positivo in fatto di respingimenti?

Per scaramanzia non vorrei fare previsioni, attenderei quantomeno di superare l’estate. Devo dare comunque atto alle autorità libiche che l'accordo è stato rispettato perché entrambi i contraenti sono stati molto coerenti e rigorose nell’applicazione dello stesso. Naturalmente la questione dei clandestini non coincide con gli sbarchi, anzi, questi rappresentano una fetta minoritaria di tutti coloro che entrano clandestinamente in Italia, ma rappresentano la parte più traumatica, quella che dà l’idea di un Paese sotto assedio. Per questo è stato importante intervenire su questo fronte, circoscriverlo in modo così forte.

In che modo si renderà più efficace la legge sui respingimenti, alla luce della volontà espressa dal ministro Gasparri di procedere con maggiore rigore su questa strada?

Moltiplicare la presenza di centri d’identificazione e di assunzione sul territorio italiano perché ci sono ancora regioni che non ne hanno nemmeno uno al loro interno e questo rende il meccanismo delle espulsioni difficile da realizzare. In sede europea, invece, intensificare gli sforzi comuni per evitare che quello che riesce a fare un singolo Paese venga vanificato dai comportamenti meno rigorosi di altri.

La diminuzione degli ingressi ha coinciso proporzionalmente con il miglioramento dell’accoglienza degli immigrati stessi?

Credo che questo sia un discorso da fare in prospettiva, nel senso che quanto più noi usciamo da una fase di emergenza, che dipende dalla quantità di sbarchi e di arrivi, tanto più ci sono le energie, la disponibilità e la volontà politica per costruire percorsi d’integrazione per coloro che sono entrati regolarmente.

All’epoca dell’approvazione della legge si scatenò un putiferio. Il Viminale e Palazzo Chigi furono addirittura tacciati dalla sinistra di razzismo e di crudeltà. Crede che, visti i risultati, l'opposizione potràmai attribuire merito alla lungimiranza del centrodestra?

Io non riesco a capire la contraddizione interna al centrosinistra sulla questione, proprio in virtù del fatto che gli accordi sulla Libia sono stati sottoscritti da loro. Ci sono certamente dei frammenti dell'opposizione che apprezzano quello che stiamo facendo e che ritengano ci debba essere il rispetto della legge coniugato con la possibilità di entrare legalmente. Mi pare, però, che nei primi due anni di legislatura queste voci si siano fatte sentire molto poco e siano state schiacciate da un’esigenza esclusivamente propagandistica di dire che anche se ci sono dei risultati comunque va male.

Crede ci saranno ulteriori risvolti sull'accordo stipulato tra Roma e Tripoli e sulla politica italiana di intercettare le barche di clandestini nel Mediterraneo e rispedirli in Libia?

Poiché certamente tra coloro che tentano di arrivare in Italia ci sono persone che fuggono da persecuzioni e comunque da situazioni che richiedono una protezione umanitaria o chiedono la riconoscenza dello status di rifugiati, la soluzione non è quella che noi abbiamo stroncato, cioè di permettere, come avveniva prima, di arrivare clandestinamente in Italia via mare, magari morendo. La soluzione è un’iniziativa europea che porti alla collaborazione con la Libia per esaminare lì, sempre nel pieno rispetto della sovranità territoriale, le richieste di asilo, di protezione e poi accogliere in Europa, nel modo proporzionato e ripartito tra i paesi dell’Unione europea, coloro che vengono riconosciuti come rifugiati. Credo che questo sia nell’interesse di tutti, sia dell’Ue ma soprattutto di coloro che cercano protezione e hanno tutti i diritti di ottenerla.


L'occidentale

mercoledì 14 aprile 2010

Dal Corriere Adriatico

Chiesa riaperta affreschi da vedere

Falconara

Domenica la chiesa di Santa Maria della Misericordia, che contiene un prezioso ciclo di affreschi del XIV secolo, sarà aperta dalle 10 alle 12 per iniziativa della Pro Castelferretti, in collaborazione con l’amministrazione comunale proprietaria dell’edificio. “Parte con domenica un progetto più ampio che vuole portare un pubblico sempre maggiore a conoscere i beni architettonici di Castelferretti - spiega il presidente Luigi Tonelli -. E’ nostra intenzione quindi far sì che questa apertura diventi un appuntamento mensile coinvolgendo i cittadini”.

Dal Corriere Adriatico

“Via del Consorzio va rifatta”

Le priorità di Masciarelli: “Ringrazio Brandoni. Nuovi asfalti e oratori da rivalutare”


Falconara “Dobbiamo lasciare ai nostri figli un mondo migliore di come l’abbiamo trovato noi stessi. Ecco così la penso e per questo guardo con positività al futuro”. Alberto Masciarelli cita Baden Powell e da “vecchio scout che non ha dimenticato le lezioni ricevute” ha scelto di non delegare ad altri i problemi che si possono risolvere da subito e con un po’ di impegno personale.

Se avesse occasione di parlare con il sindaco cosa gli indicherebbe come priorità assolute?

“Prima di qualsiasi richiesta lo vorrei ringraziare perché è riuscito a evitare il dissesto finanziario del Comune. Ha fatto una grande cosa, così noi cittadini possiamo guardare al futuro con più serenità. Era un obiettivo a cui già aveva puntato il sindaco Recanatini e Brandoni ce l’ha fatta. Per quello che riguarda le priorità, io guardo prima di tutto ai giovani che sono il nostro futuro”.

E cosa vorrebbe per loro?

“Penso che sia assolutamente necessario riaprire gli oratori delle parrocchie cittadine, affinché i ragazzi possano usufruire di questi luoghi di ritrovo per le attività ricreative, ma anche per avere occasioni di incontro e di confronto. Io ho vissuto una bella adolescenza, piena di interessi e di giochi. Oggi i ragazzi e i bambini sono un po’ isolati, invece devono capire come si sta insieme agli altri, devono imparare a vivere in gruppo perché solo così si capiscono anche gli altri, si costruiscono le capacità relazionali. Chi è un lupo solitario poi rischia di restarlo resta per sempre”.

Quali sono più grandi problemi della città e del territorio?

“Via del Consorzio è abbandonata da troppo tempo, va asfaltata prima possibile. Un problema enorme sono i fossi che esondano appena piove con intensità. La zona industriale si allaga, le attività sono costrette a fermarsi, è un disastro. A proposito di piogge e allagamenti, mi piacerebbe moltissimo conoscere l’ingegnere che ha progettato il rifacimento della massicciata della ferrovia, lungo la via Flaminia. Ma è possibile che nessuno abbia pensato alle caditoie? Quando piove la strada è sempre allagata perché mancano le pilette di scarico. Così la viabilità diventa molto insicura e i negozi si allagano”.

Come imprenditore quali difficoltà si è trovato ad affrontare?

“Ho uno show room nella zona industriale, a volte devo scusarmi con i clienti per le condizioni delle vie di accesso”.

Sicurezza e stranieri, cosa ne pensa?

“Accoglienza e integrazione sono direttamente proporzionali al rispetto delle regole. Vanno bene tutti ma a patto che rispettino le norme della civile convivenza. L’intolleranza nasce dal mancato rispetto delle regole. Da anni fra i miei collaboratori ci sono stranieri, non ho mai esitato ad assumerli, una volta riconosciuto il valore professionale e umano non esiste nessun tipo di pregiudizio”.

Ogni tanto le viene voglia di andare via?

“No, perché posso godere delle mie tante amicizie e se non ci fossero mi sentirei solo”.

Lei cosa cerca nel luogo dove vive o dove vorrebbe vivere?

“La tranquillità e il rispetto delle persone”.

marina minelli,

Mario Baldassarri: Costruiamo il partito per vincere in regione

Dal Carlino

Gli Italiani hanno dato per tre volte di seguito un risposta chiara e forte dal 2008 ad oggi. Alle politiche, alle Europee e alle regionali: il centrodestra deve governare il Paese. Il centrosinistra non e' oggi e per molti anni nel futuro alternativa di Governo.

Senatore Mario Baldassarri, quindi ora cosa accadra'?

"Alla chiara e forte indicazione del popolo occorre una chiara e forte risposta del Pdl su due linee: partito e riforme. Occorre costruirlo sul serio partendo dalla realta' del territorio, introducendo regole democratiche di selezione della classe dirigente. Non a caso la Lega cresce: e' gia' radicata"

Detto questo nelle Marche?

"In coerenza con quel quadro nazionale occorre fare il partito che ora non c'e' e creare il progetto per le Marche alternatvo al cloroformio della sinistra"

Come giudica l'esito del voto?

"E' una disamina banale perche' il partito non c'e'. Il Pdl marchigiano e' fatto da una sommatoria di vassalli, valvassori e valvassetti con qualche griso di troppo e molti don Abbondio. Nel bene e nel male, ma il risultato finale dimostra che la sommatoria di protettorati locali perde perche' non e' in grado di fare squadra"

Quindi cosa occorre?

"Si deve introdurre subito un principio e un metodo. Il principio: le decisioni debbono essere collegiali dentro gli organi del partito. Non possono esistere riserve indiane a partire dai vari coordinamenti. Il metodo e' quello di una classe dirigente a tutti i livelli votata dagli iscritti e quindi legittimata dai cittadini e non nominata dai troppi padri spirituali dai quali si pretende di avere soluzioni taumaturgiche da Roma".

Cosa non ha funzionato alle ultime regionali?

"Che la costruzione della squadra non e' inizita nel 2005 ma 60 giorni prima della scadenza elettorale. Poi non e' stato costruito un un progetto alternativo. Marinelli ha avuto 45 giorni e, nonostante questo, il risultato ottenuto e' largamente positivo: il partito di maggioranza relativa e' il Pdl, figuramoci se fosse un partito vero"

La sua proposta?

"Prima di tutto costruire i rapporti con la societa' marchigiana: la mia idea e' che il partito deve istituire in modo permanente e continuo consulte guidate dagli stessi protagonisti e operatori che sono in ascolto continuo delle loro esigenze. Poi la costruzione del governo dell'alternativa cioe' il capo dell'opposizione, che non puo' essere il candidato governatore, attorno al quale si costruisono gli assessori dell'alternativa. Una sorta d governo parallelo. Queste due gambe confluiscono nel coordinamento regionale. Un modello da ripetere in tutte le province".

martedì 13 aprile 2010

Oligarchia

ricevo e pubblico (volentieri)

Nella tradizione del pensiero filosofico greco, sistematizzata da Aristotele (vedi principio aristotelico) l'oligarchia è una forma di governo "cattiva", non perché antidemocratica, ma perché quei pochi esercitano il potere indebitamente, o in quanto non ne hanno il diritto o in quanto lo fanno violando le leggi o, infine, in quanto lo esercitano favorendo gli interessi particolaristici a scapito di quelli della comunità. Se, invece, i pochi che esercitano un potere lo fanno in maniera legittima e in vista dell'interesse generale, allora il loro governo è quello dei migliori, e cioè un'aristocrazia. Secondo Aristotele l'oligarchia è dunque la degenerazione dell'aristocrazia.

Nella tradizione del pensiero occidentale si è conservata a lungo, dall'antichità al Medioevo, il concetto che un governo di pochi non è cattivo in sé ma solo in quanto i pochi governino male. Nell'età moderna invece si è progressivamente affermata la concezione democratica e, con essa, la tesi che un governo di pochi è, in quanto tale, un cattivo governo: un governo buono è quello in cui è la maggioranza (i più) che governa.

Ladre di barbecue messe in fuga da un passante

Dal Corriere

Falconara Due donne nomadi di 47 e 26 anni, originarie di Francavilla, sono state denunciate in stato di libertà per tentato furto mentre cercavano di rubare un barbecue della lunghezza di circa tre metri, che si trovava sulla spiaggia a Villanova.

E' accaduto ieri mattina quando le due zingare sono state notate da un passante che non ci ha pensato due volte ad ammonirle e a rivolgersi quindi, immediatamente, ai carabinieri della Tenenza di Falconara, agli ordini del comandante Matteo Demartis.

Una volta intervenuti i carabinieri, l'uomo è stato accompagnato in caserma dove i militari gli hanno quindi mostrato un album con alcune foto segnaletiche a seguito delle quali il testimone è poi riuscito a riconoscere le due colpevoli che sono state quindi raggiunte dai militari dell'Arma e denunciate. Due donne che, inoltre, erano già note alle forze dell'ordine. Dunque, il testimone aveva notato le due nomadi proprio mentre si stavano portando via il barbecue credendo di poterla farla franca convinte del fatto che nessuno le stesse in quel momento vedendo. Coraggiosamente, l'uomo si è rivolto verso di loro chiedendo che intenzioni avessero e dove stessero portando il barbecue.

A questo punto le due zingare, vistesi scoperte, hanno mollato la presa per darsi poi velocemente alla fuga per non passare guai. Una fuga però durata ben poco poiché i carabinieri, allertati al 112, sono intervenuti immediatamente. Un tentativo di furto alquanto strano nonché, possiamo dire, goloso.

Probabilmente le due nomadi volevano infatti portare il barbecue a casa per fare qualche grigliata in famiglia. In questo periodo, inoltre, sono diversi i barbecue lasciati proprio in spiaggia in attesa di poter approfittare di una grigliata non appena il tempo torni a migliorare.

Un esempio, infine, di come prosegua anche la collaborazione tra cittadini e forze dell'ordine e di come poi siano efficaci i risultati che vengono fuori da questo connubio.
Dal Messaggero

Metanodotto, 900 mila euro al Comune

FalCONARA - Misure compensative per il metanodotto della Raffineria: 900 mila euro al Comune quando la Regione sbloccherà l’iter. Potrebbero entrare entro l’anno almeno 150 mila euro dal progetto di Api Nova Energia per la realizzazione del terminale off-shore di rigassificazione. La Raffineria, infatti, quando avrà il nulla osta da Regione e Ministero, verserà come misura compensativa per l’installazione di una tubatura interrata di metano di circa 5 chilometri sul territorio falconarese, 75 mila euro subito, altri 75 mila entro e non oltre il 31 dicembre e i restanti 750 mila al momento dell’inizio dei lavori. Dati diffusi dal presidente della IV commissione Piero Pastecchia (Pdl) che proprio questo pomeriggio illustrerà ai consiglieri l’intero progetto. «Questo è un buon accordo - commenta Pastecchia -. L’amministrazione è riuscita ad ottenere un buon compenso economico a fronte di una linea di tubazione di pochissimi chilometri rientranti in un opera importante». La Regione quindi, essendosi già espressa con parere favorevole circa un anno fa sulla Valutazione d’Impatto Ambientale, dovrà decidere se cambiare la risposta a seguito di una modifica del percorso della tubazione oppure continuare ad adottare il parere già espresso. Una valutazione ambientale spetterà anche al Ministero competente e poi la palla passerà nuovamente alla Regione che potrà dare l’ok definitivo.
ALESSIO RITUCCI

Dal Corriere

“Città spenta, i giovani scappano”

Il farmacista Alessandro Margutti: “Non è colpa di chi governa, però ora basta piangersi addosso”

Falconara “Basta piangersi addosso. E’ ora di cominciare ad impegnarsi sul serio per questa città, per la quale credo si possa fare molto, mettendoci un po’ di entusiasmo e di buona volontà”. Farmacista (per tradizione familiare da quattro generazioni), 37 anni, appassionato di ambiente ed ecologia, rugbista convinto molto attivo nella squadra locale, Alessandro Margutti la sua Falconara la guarda con occhio critico, ma anche con molta voglia di cambiare quegli aspetti che la stanno rendendo “poco interessante e decisamente non attrattiva soprattutto per i giovani”.

“Mi dispiace – dice – che la città sia percepita, da chi abita nei dintorni, come non attraente, con poco ‘appeal’ tranne nella stagione estiva, però la realtà è questa, ma non se ne può certo fare una colpa a chi governa ora, le scelte poco lungimiranti sono state fatte in passato e adesso ne paghiamo le dirette conseguenze”. Scarsa attenzione a questioni come tutela ed incremento degli spazi verdi, sostegno al turismo, mantenimento degli spazi culturali, poche iniziative dedicate ai giovani i quali “senza veri stimoli emigrano verso altre zone”, insieme alla difficoltà di interazione fra le diverse zone del territorio comunale, hanno contribuito secondo Margutti, allo sviluppo di una realtà in cui “ognuno cura il proprio orticello e ha poca voglia di vivere la quotidianità”.

“E non è questione di sicurezza e di immigrati – assicura Alessandro Margutti – noi in farmacia abbiamo molti clienti stranieri e non ci sono mai stati problemi, i rapporti sono buoni, l’unica difficoltà è di ordine linguistico, ma con buona volontà si supera. La migrazione è una realtà, dobbiamo vederla come una risorsa e pensare all’accoglienza ed all’integrazione. Quanto alla sicurezza, penso che alcuni interventi, come l’illuminazione della zona stazione, siano stati un’ottima idea”. Impegnato nel volontariato e nel sociale, Alessandro Margutti dal canto suo ha scelto di mettersi in gioco in prima persona, al di là ed oltre il lavoro quotidiano, perché ha deciso di credere fortemente alla possibilità di salvaguardare il suo territorio. “Con un gruppo di persone interessate a questi temi – spiega – abbiamo aderito alla cooperativa Retenergia, adesso stiamo cercando di sensibilizzare i cittadini sull’importanza delle fonti rinnovabili e sulla possibilità di produrre energia elettrica ‘pulita’ e a costi ridotti. Un lavoro non semplice, però ci crediamo moltissimo”. Obiettivo della cooperativa è quello di trovare spazi utili per l’installazione di pannelli fotovoltaici. “A Falconara ci sono moltissimi palazzi con tetti che sarebbero perfetti per questo utilizzo – osserva Margutti – mancano l’interesse e la voglia, certo il beneficio non è immediatamente tangibile, ma significa cambiare sul serio, vuol dire produrre energia senza inquinare con un immenso beneficio per l’ambiente e per l’aria che respiriamo”.

marina minelli,

giovedì 8 aprile 2010

Falconara, park più cariper aiutare i poveri:la maggioranza si divide

Dal Messaggero

FALCONARA - Un dirigente del Comune, prossimo alla pensione, non sarà sostituito. Nuovo incontro della commissione servizi sociali che ieri ha visto anche l’entrata del nuovo presidente Bruno Severini (Udc). Tra le iniziative per far fronte ai disagi delle famiglie messe in ginocchio dalla crisi, c’è la rateizzazione delle tariffe e il recupero dei fitti passivi (circa 20 mila euro). L’assessore al bilancio Marina Mancini, intanto, ha affermato che a giugno un dirigente comunale andrà in pensione e non sarà sostituito, anche se per il momento la mancata spesa per l’ente non sarà utilizzata per far fronte al sociale. Il capogruppo Pd Antonio Mastrovincenzo, invece, ha chiesto di eliminare la carica di direttore generale pur mantenendo quella di segretario generale, risparmiando circa 20 mila euro l’anno. Si è discusso molto anche della proposta del capogruppo Cic Loris Calcina di aumentare il ticket parcheggi di una decina di centesimi per una tassa di scopo per le persone in difficoltà. Il capogruppo Pdl Clemente Rossi ha detto che: «La proposta non è impensabile». Ma la maggioranza non è del tutto compatta. «Non sono d’accordo - ha detto il consigliere Pdl Raimondo Baia -. Dobbiamo portare più gente in centro e così la si allontana». La Cgil, inoltre, accusa il sindaco Goffredo Brandoni di “snobbare il sindacato”. «Da più di tre mesi abbiamo chiesto un incontro sul bilancio - afferma Valeria Talevi della Cgil -. Temiamo che il ripianamento del debito passi per una diminuzione dei servizi e per un innalzamento delle tariffe».

mercoledì 7 aprile 2010

Gli sciacalli del post-terremoto

C'è il dolore e c'è chi specula sul dolore. C'è il terribile ricordo del sisma e c'è chi vorrebbe trasformare tale ricordo in un argomento di propaganda da usare a fini di bassa lotta politica. Ci sono le macerie e c'è chi, come certi giornali e certi esponenti della sinistra, si serve delle macerie per portare avanti la sua personale battaglia contro il governo di turno. Purtroppo, a un anno di distanza dal terremoto che ha colpito l'Aquila e i territori limitrofi, spiace dover constatare che quello che avrebbe dovuto essere un momento di reale e profonda unità nazionale è stato trasformato, dai soliti maître à penser della cultura pessimista, disfattista e soprattutto anti-italiana, in una occasione di sterili polemiche un tanto al chilo, di assurde rivendicazioni portate avanti sulla pelle degli aquilani, di cieca delegittimazione della straordinaria opera di soccorso e di gestione dell'emergenza messa in campo dallo Stato e dalle sue strutture di protezione civile.

L'ideologia (l'antiberlusconismo in questo caso) rende ciechi. E così si finisce per negare anche la più solare delle evidenze: che, cioè, mai in Italia si era assistito ad un'azione così tempestiva ed efficace di assistenza alle popolazioni colpite dal sisma. Nessuno, nemmeno il presidente del Consiglio, nega che molto resti ancora da fare - e come potrebbe essere altrimenti! Ma ciò che infastidisce è la cancellazione preconcetta di quello che è stato realizzato fino ad oggi. Sembra, a leggere certi sinistri articoli di giornale, che nel capoluogo abruzzese e nei Comuni vicini si sia ancora al punto di partenza, che nulla sia stato fatto, che gli aquilani siano stati abbandonati a loro stessi nel generale menefreghismo delle istituzioni. E' una visione sbugiardata dalla realtà, ma che cinicamente e senza scrupolo alcuno viene propagandata a piene mani, nella convinzione di strappare - anche dopo il periodo elettorale - qualche consenso al governo. E a poco serve ricordare la costruzione a tempo di record di nuove abitazioni, l'aver dato un tetto a decine di migliaia di sfollati, alle famiglie che con la casa credevano di aver perduto tutto, l'esser riusciti a riaprire le scuole garantendo la continuità sul territorio del percorso formativo, l'essersi prodigati affinché i finanziamenti per la ricostruzione fossero sufficienti alla causa, l'aver ottenuto dai più importanti leader mondiali la collaborazione per il restauro del patrimonio artistico. No. E' inutile ricordare queste cose a coloro che pregiudizialmente non le vogliono ascoltare; a chi pretende di risolvere i giganteschi problemi del dopo-terremoto con un impossibile colpo di bacchetta magica; a tutti quelli che cavalcano la protesta cercando la pagliuzza nell'occhio del governo e non vedendo la trave ideologica che impedisce loro di formulare un giudizio sereno e obbiettivo su ciò che già è stato fatto.

E la cosa peggiore, come accennavamo poc'anzi, è che tutto ciò avviene senza un minimo senso della misura e del pudore nei confronti di coloro che, a causa della violenza del sisma, hanno visto spazzati via gli affetti, le persone care, i figli, i genitori, i parenti, gli amici. Nella lotta politica tutto fa brodo, ma arrivare al punto di strumentalizzare il dolore, lo smarrimento, la rabbia e la disperazione delle persone colpite da una devastante calamità naturale è veramente troppo. Perché l'esito di tale strumentalizzazione non è tanto quello della sempre legittima critica all'operato di un governo, ma è l'imbarbarimento del clima di solidarietà nazionale, di concreta vicinanza, di fraterno sostegno che si era creato sin dalle prime ore successive al terremoto, quando l'Italia intera si era stretta intorno agli abruzzesi per far sentire loro che non erano soli, che non sarebbero stati abbandonati al loro triste destino, che vi sarebbe stato uno sforzo comune per risanare le piaghe prodotte dalla furia della terra. Così quello che dovrebbe essere un motivo d'orgoglio per il paese intero viene ogni giorno di più messo nel dimenticatoio, in nome dell'ennesima campagna di veleni, sospetti e accuse contro chi si è speso sin dall'inizio per evitare che si ripetesse in Abruzzo ciò che purtroppo era accaduto, dopo un sisma, in altre parti della Penisola. E' il trionfo del cinismo, della disinformazione e soprattutto, come dicevamo, di una mai sopita ideologia anti-italiana che non di rado sconfina nel disprezzo e nell'odio nei confronti della nazione, del popolo e di chi democraticamente lo rappresenta.

Ragionpolitica

Il sindaco assicura “Ci batteremo per le accise”

Dal Corriere

Falconara E le accise dovute a Falconara? Brandoni ha deciso di impegnarsi in prima persona per una questione che non si è ancora risolta. “La città sedi di impianti di raffinazione in Italia sono 17 e riconoscere le accise in un momento di così grave crisi è più difficile, ma il mio impegno per far riconoscere a Falconara quanto le spetta non verrà meno” assicura. “La Regione incamera da anni milioni di euro dalle accise e solo nel 2009 l’importo versato è di 70/80 milioni di euro – spiega Brandoni - pertanto in fase di campagna elettorale ho ritenuto corretto richiedere ai tre aspiranti governatori quali misure di natura finanziaria intendano destinare a Falconara per i disagi territoriali, sociali e sanitari sopportati che la città sopporta da anni. Ribadisco inoltre che il mio impegno continuerà a tutti i livelli, in primis a livello del Governo centrale”.

martedì 6 aprile 2010





Il Municipio ai balneatori
«Fate lavorare i falconaresi»

Dal Messaggero


FALCONARA - Bagnini falconaresi per la stagione estiva 2010. Gli chalet scaldano i motori ma maltempo e lavori rallentano le inaugurazioni. L’iniziativa proposta agli stabilimenti balneari dall’assessorato alle politiche giovanili di dare precedenza per le assunzioni ai ragazzi falconaresi sta riscuotendo successo. Il comune, grazie al supporto dell’ufficio Informagiovani, ha proposto ai vari chalet di rivolgersi ai ragazzi dai 18 anni in su residenti a Falconara. Una soluzione che potrebbe portare sulle spiagge oltre 80 ragazzi per svolgere mansioni come baristi, camerieri, addetti spiaggia e, perché no, anche bagnini di salvataggio. Avere bagnini autoctoni, infatti, potrebbe essere anche un ulteriore elemento di sicurezza vista la conoscenza maggiore del litorale e dei punti più critici. Seppure molti chalet utilizzino personale fisso ormai da anni, diversi ragazzi hanno visto di buon occhio l’iniziativa interessandosi a compilare le domande da inviare ai gestori.
La stagione, comunque, sta partendo un po’a rilento, colpa sia del maltempo che ha imperversato a Pasqua e Pasquetta, sia dei lavori di ristrutturazione del muro di protezione con la ferrovia. Nonostante la richiesta del Falcomar di iniziare i lavori di ripristino dei camminamenti e del muro di contenimento partendo proprio dagli stabilimenti onde evitare di renderle impraticabili con l’arrivo del bel tempo, le operazioni si sono “scontrate” con il periodo festivo creando non pochi disagi ai titolari. Diversi magazzini, infatti, sarebbero rimasti inutilizzabili per colpa del cemento fresco e delle recinzioni, bloccando i generi alimentari acquistati per i vari pranzi pasquali. Oltre a questo, alcuni chalet si sono lamentati delle macchie di cemento finite sulle loro strutture e addirittura un pedalò talmente rovinato da renderlo non più utilizzabile. Rfi, comunque, si è resa disponibile a coprire le spese ma il disagio per l’allungamento dei tempi fa storcere il naso agli addetti ai lavori.
Bruno Severini verso la presidenza

Dal Corriere

Falconara Sarà molto probabilmente il consigliere comunale Bruno Severini dell’Udc il nuovo presidente della sesta commissione consiliare. La nomina è prevista durante la riunione prevista per domani in Comune. La carica della presidenza è rimasta vacante da oltre un mese in seguito alle dimissioni del consigliere comunale Piero Donati, anche lui in quota Udc, che si era candidato alle recenti elezioni regionali ottenendo 179 voti di preferenza. Più che probabile che gli equilibri interni alla maggioranza non verranno minimamente intaccati dalla decisione. Per questo l’assessore ai servizi sociali Baldassarri proporrà il nome di Severini per la presidenza della commissione, una soluzione che spetta comunque alla maggioranza.