venerdì 30 aprile 2010

La pornostar dal giudice
Ars Amandi sarà interrogata per l’Sms inviato a un avvocato


Dal Corriere

Falconara Comparirà in Tribunale la pornostar falconarese Ars Amandi per dire sotto giuramento se davvero inviò un Sms in cui dava del “penoso”, invitandolo anche a vergognarsi, all’avvocato che le aveva presentato una parcella a suo avviso troppo esosa. Il legale le ha fatto causa, chiedendo un risarcimento di cinquemila euro “per il danno morale, biologico, psichico ed esistenziale”, e ieri nella prima udienza ha chiesto al giudice civile, tra i vari mezzi di prova, anche l’interrogatorio formale dell’ex impiegata del Comune di Falconara, avviata alla carriera di attrice hard dopo la mancata conferma di un contratto da precaria.Ma Claudia, nome d’arte Ars Amandi, difesa dall’avvocato Nicoletta Pelinga, ha già pronta una linea difensiva che punta a dimostrare quali fossero i veri rapporti con l’avvocato che ora le chiede i danni e con le sue querele l’ha anche fatta finire sotto processo per ingiurie, con due procedimenti avviati dal giudice di pace. La difesa della pornostar cercherà di inquadrare l’episodio del messaggino nello scenario di una storia sentimentale finita male tra Ars Amandi e l’avvocato, il quale non avrebbe accettato di buon grado l’interruzione della liaison. L’avvocato Pelinga ha chiesto al giudice Sara Marzialetti (che s’è riservata sull’ammissione delle prove chieste dalle parti) di sentire come testi i genitori dell’ex impiegata comunale. Vuole dimostrare che nell’ottobre del 2008, dopo che la relazione s’era interrotta, l’avvocato avrebbe telefonato con insistenza, pure di notte, lasciandosi anche andare ad affermazioni poco simpatiche nei confronti della loro figlia, tipo “finirà con il farsi mantenere da qualche vecchio”. I fatti risalgono all’autunno di due anni fa, quando Ars Amandi, che ora s’è sistemata a Milano e gira anche all’estero per lavoro insieme al marito, ancora viveva a Falconara. La giovane, che dopo la laurea in Giurisprudenza aveva fatto pratica per la professione forense, s’era rivolta all’avvocato, per via del rapporto d’amicizia, chiedendogli una consulenza per una pratica relativa a un immobile. Solo dopo che avevano smesso di frequentarsi, lui le avrebbe presentato la parcella. Quando Ars Amandi lesse l’importo dovuto (circa 5000 euro) ebbe un soprassalto e pensò subito a una vendetta per la fine della loro storia. Così inviò all’avvocato l’sms in cui gli dava del “penoso” e una email (oggetto di una delle querele) in cui, per usare un eufemismo, gli rimproverava di avere una bella faccia tosta. L’avvocato sostiene di aver avuto seri contraccolpi psicologici, documentati da una serie di certificati prodotti ieri in Tribunale

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