venerdì 30 aprile 2010

Atene pronta al piano di "austerity" ma la Grecia è già fallita


La Grecia, di fatto, è già fallita. Questo è il sentimento comune che si vive nelle piazze finanziarie di Londra e New York. Certo, il pacchetto di sostegno congiunto fra Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale si farà. 135 miliardi di euro sono pronti nei prossimi tre anni, secondo il ministro dell’Economia tedesco Rainer Bruderle. Inoltre, Atene ha varato ieri un nuovo programma di austerità che, nelle previsioni del Governo, ridurrà il deficit di 10 punti percentuali in due anni. Ma pesa come un macigno “l’oggettiva impossibilità di rifinanziare il debito”, ricordata tre giorni da George Papaconstantinou, ministro delle Finanze ellenico.
Bruxelles ha deciso di accelerare l’iter per il salvataggio di Atene martedì. In sostanza quando Standard & Poor’s ha declassato i titoli di Stato greci al rating BB+, cioè junk bond, spazzatura. La decisione è giunta dopo la richiesta di aiuto da parte del premier George Papandreou. La reazione dei mercati è stata convulsa. Gli operatori hanno iniziato a proteggersi dal fallimento di Atene tramite i Credit default swap. L’andamento di questi strumenti derivati ha raggiunto il massimo storico, 945 punti base. Per assicurare bond ellenici cinquennali del valore di dieci milioni di euro, occorrevano 945mila dollari. Lo scorso dicembre, alle prime avvisaglie di bailout, i Cds erano a quota 234 punti base. Su quest’onda, forti le perdite azionarie, nell’ordine di oltre 200 miliardi di euro in due giorni.
Pronta la reazione dei politici. Dominique Strauss-Kahn, numero uno del Fmi, e Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, hanno immediatamente cercato di tranquillizzare le Borse. Tentativo vano, soprattutto dopo il downgrade subito, sempre a opera di S&P, del debito del Portogallo. La Germania, dall’inizio in prima linea per il salvataggio di Atene, ha chiesto garanzie a Papandreou.
Trichet e Strauss-Kahn sono quindi volati a Berlino per discutere le condizioni del prestito tedesco con il cancelliere Angela Merkel. 8,4 miliardi di euro, secondo le quote delle singole nazioni nel capitale della Bce, per il 2010. Cifre da definirsi per 2011 e 2012. Solo dopo il blitz berlinese e le rassicurazioni di Bruxelles i mercati hanno rallentato la spirale endemica di svalutazione sulla Grecia. I dettagli principali si conosceranno nel weekend, ma l’ammontare complessivo sarà di almeno 135 miliardi di euro, spalmati su tre anni. L’eventuale prestito ponte da 11,3 miliardi per rifinanziare titoli a scadenza il prossimo 19 maggio sarà discusso dal Consiglio europeo solo il 10 maggio. Colpa delle elezioni nel Nord Reno Westfalia, influente regione tedesca, che avverranno il giorno prima.
Ieri i guadagni della Borsa di Atene hanno toccato il 9 per cento. Merito anche del programma triennale di “dolorose misure economiche” spiegato da Papandreou. Taglio degli stipendi pubblici, aumento di accise e imposte, minori budget di spesa ai singoli dicasteri. La manovra di lacrime e sangue, definita in modo unanime dai media europei, avrà il compito di portare il disavanzo 2011 al 3,6 per cento dall’attuale 13,6 per cento. Resta da verificare l’effettiva efficacia.
C’è poi il rischio contagio. Per il segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), Angel Gurria, “la Grecia è come l’Ebola”. E l’epidemia non è da escludere a priori. Atene si trova in una triplice crisi: di fiducia, di liquidità e d’insolvenza. Non può raccogliere sui mercati i soldi necessari a rifinanziare il proprio debito. Non può garantire i propri depositi bancari. Non può onorare le proprie obbligazioni. Secondo molti operatori e analisti, è difficile che la Grecia possa recuperare. Nel migliore dei casi possibili, il fallimento arriverà a inizio 2010.
Non sarà probabilmente una bancarotta in stile Argentina. Anche se a Bruxelles si preferisce evitare l’argomento, la ristrutturazione del debito, cioè la riduzione degli oneri obbligazionari, è la soluzione più chiacchierata. Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha chiuso la porta a questa opportunità. Ma il sentore è che sia solo una mossa precauzionale. La reazione delle piazze finanziarie potrebbe affossare anticipatamente la Grecia.
E l’Italia? Brian Coulton, analista sul debito sovrano italiano di Fitch, rassicura: “Non siete stati toccati dalla crisi finanziaria come altri Paesi e non c’è stato un incremento di spesa per i salvataggi bancari”. Inoltre, “le condizioni del deficit, ora al 5,3 per cento, non sono paragonabili a quelle di Grecia, Spagna, Irlanda o Portogallo”. Del resto, proprio le agenzie di rating hanno apprezzato il rigorismo di bilancio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Per il ministro arriva ora la sfida più difficile. Tremonti è stato uno dei primi che, dal G20 di Washington, ha garantito appoggio finanziario alla Grecia. La prossima settimana, fra martedì e mercoledì, il Consiglio dei ministri approverà il decreto legge di stanziamento della quota italiana, 5,52 miliardi di euro. La copertura sarà data dai fondi della Tesoreria. Ma l’esborso fino al 2012 sarà più ampio, nell’ordine complessivo di quasi 20 miliardi. Una correzione, rispetto alle previsioni d’inizio anno, che potrebbe rallentare ulteriormente una crescita che già si profila anemica per i prossimi anni.


L'occidentale

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