mercoledì 30 gennaio 2013

martedì 29 gennaio 2013

"L'  ’acqua e’ un bene comune che non va sprecato o utilizzato in maniera non corretta"

Sono in arrivo a Palombina Vecchia e in centro le prime due fontane pubbliche comunali
 per la distribuzione di acqua, naturale e gassata.

  Successivamente sarà allestita una fontana pubblica anche a Castelferretti in modo da considerare coperto tutto l’abitato falconarese. 


Per i cittadini un litro d’acqua, sia naturale che gassata, refrigerata o a temperatura ambiente, costerà circa 3 centesimi.  L’utente dovrà munirsi di  apposita card ricaricabile ( 5 euro), e  pagando un canone di 3 euro mensili, potrà attingere fino a 10 litri d’acqua al giorno, per un totale massimo di 1200 litri l’anno. Qualora vengano consumati 1.200 litri prima del decorrere di 365 giorni la tessera dovrà essere rinnovata.

Le fontane pubbliche saranno aperte dalle 7 alle 24 e avranno una capacità di erogazione di circa 600 litri d’acqua al minuto e saranno dotate di un monitor che fornirà costantemente informazioni immediate alla popolazione sull’acqua erogata (quantità e tipologia), sul numero delle bottiglie corrispondenti che sarebbero servite a contenere l’acqua attinta dai cittadini e sui chili di plastica risparmiati (quindi non conferiti in discarica). 

Venerdi’ 1 febbraio 2013 alle 20,45 PRESSO i locali della società VOLLEYGAME (c/o il centro commerciale “LE VILLE” angolo con le poste) si svolgerà la prima assemblea pubblica per  illustrare tutte le novità, spiegare nel dettaglio le motivazioni che hanno spinto l’amministrazione comunale ad operare questa scelta e individuare l’ubicazione migliore delle fontane


sabato 26 gennaio 2013

Mps, i banchieri dovevano pagare al Pd 2 milioni di euro

 Di Franco Bechis (Libero quotidiano)

Lo statuto democratico obbliga i manager a "girare" al partito una parte dei loro emolumenti. E poi i piddini dicono che con il "Monte" loro non c'entrano



Il più generoso è stato Giuseppe Mussari, l’uomo della bufera Mps: ha versato al Pd e all’antenato Ds 683.500 euro in dieci anni. Il suo ultimo vice, Ernesto Rabizzi, vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena (e attuale presidente della controllata e super pagata Antonveneta), ha versato 125 mila euro in due anni al solo Pd. Non sono però stati gli unici. Perché alla tesoreria congiunta di Camera e Senato risultano 23 attuali o  ex manager del  Monte dei Paschi di Siena che hanno versato negli anni oltre 2 milioni di euro al partito oggi guidato da Pier Luigi Bersani. C’è Saverio Carpinelli, presidente di Mps capital service, che ha donato alle federazioni di Siena del partito 176.063 euro. Alessandro Piazzi, deputato della Fondazione Mps, che ne ha versati pochi meno di 162 mila euro. Riccardo Margheriti, presidente di Mps banca verde, che ha sfiorato i 133 mila euro. Silvano Andriani, ex senatore del Pci e tutt’oggi presidente di Mps Axa e delle due controllate assicurative nel ramo vita e danni, che di euro ne ha versati più di 123 mila. Ha dato il suo obolo costantemente finché la malaria non se l’è portato via ancora giovanissimo nel 2006 anche Stefano Bellaveglia, all’epoca vicepresidente della Banca e di Hopa, la finanziaria di Emilio Gnutti che ebbe un ruolo importante nei progetti di scalate bancarie del 2005. Sopra i 100 mila euro di versamenti anche Marco Spinelli, consigliere di amministrazione di Mps leasing & factoring.
L’elenco continua con i benefattori del partito, che sembrano ringraziare per il posticino ottenuto nella grande galassia della banca senese. C’è il presidente del collegio sindacale della Fondazione Mps, Marcello Venturini, che ha versato 72.625 euro. Fabio Borghi, già presidente di Mps gestione crediti, che ha versato 71 mila euro. Moreno Periccioli, attuale consigliere di Banca Antonveneta di nomina Mps, che ha versato 69.400 euro. E poi Antonio Sclavi (già presidente di Mps tenimenti), Aldighiero Fini (oggi presidente di Mps capital service), e un piccolo esercito di consiglieri e sindaci della banca o della fondazione che la controlla ancora saldamente. 
Oboli regolari - Sono tutti contributi regolari, denunciati sia da chi li ha ricevuti che da chi li ha erogati secondo quello che ancora prevede la legge sul finanziamento dei partiti. Ognuno può tifare per il partito che vuole, e naturalmente questo non è impedito a chi ha incarichi al Monte dei Paschi di Siena. Tanto affollamento e continuità di oboli, però, qualche dubbio lo lasciano. Anche perché il Pd - e già prima Pds e Ds - non è un partito come gli altri. Se fa eleggere qualcuno al Parlamento o negli enti locali, pretende di avere qualcosa in cambio per finanziare la propria attività: una quota dello stipendio pubblico ricevuto. In buona parte d’Italia il Pd ha la stessa identica pretesa anche per i propri nominati in enti pubblici. È una richiesta un po’ sul filo del rasoio, perché lì il partito dovrebbe c’entrare poco o nulla. Sarebbe quasi intimidatoria se fosse inoltrata a un manager scelto sul mercato, che potrebbe anche adire le vie legali di fronte a questa richiesta. Ma viene accettata - con poche eccezioni - da militanti e iscritti al partito nominati in cda di enti pubblici, e così si aggira il problema giuridico. 
Il Pd di Siena questo pretende dai suoi nominati. Tanto da averlo scritto chiaro e tondo all’articolo 28 del regolamento finanziario del coordinamento territoriale della città del Monte. L’articolo si intitola «Doveri degli eletti, designati e nominati». Così sta scritto: «Gli eletti e/o nominati presso enti pubblici e gli incaricati o designati presso altri soggetti pubblico o privati (…) hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito, versando alla tesoreria una quota dell’indennità o degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta con i criteri e nella misura di cui ai successivi articoli (il 30% del lordo percepito. ndr). Il mancato o incompleto versamento del contributo (…) è causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica o designazione da parte del Partito democratico […]». 
Insomma, se vieni designato dal partito a una carica in ente pubblico o privato, o dici grazie versando dei soldi, o ti sarà assai difficile proseguire quella carriera. È il caso della Fondazione Mps e addirittura degli incarichi nella banca e nelle sue controllate? Non possiamo dirlo con certezza, ma certo 23 nominati che si sdebitano in quel modo farebbe pensare proprio di sì. I pochi altri versamenti ricevuti dal Pd senese sono arrivati infatti dagli eletti o da propri uomini mandati alla guida di municipalizzate o spa controllate dagli enti locali (così accade ad esempio per l’ex parlamentare Fabrizio Vigni). Non ci sono contributi di qualcuno che non abbia ricevuto prima dal partito una designazione o una nomina. Il meccanismo a Siena sembra più che oliato. Ed è facile che girasse intorno soprattutto alla banca del Pd.

 

La banca-rotta

Ecco tutti gli amici del Pd saliti al Monte


Amministratori locali e sindacalisti: l'elenco di riciclati passati dalle file della sinistra a quelle della banca è lunghissimo





Il Pd, come dice Pier Luigi Bersani, non è una banca, ma di sicuro in banca c’è molto Pd. Il via vai di funzionari, dirigenti di partito e sindacalisti ai piani alti di Mps negli anni passati è cosa nota e documentata. Ma il vizietto di usare la banca senese come camera di compensazione della politica non è affatto scomparso. Malgrado la sbandierata discontinuità della nuova gestione Profumo sulle poltrone di Rocca Salimbeni sono ancora sedute tante vecchie conoscenze. A partire dall’intramontabile Turiddo Campaini, che partecipa alle riunioni del cda della Banca Monte Paschi di Siena da quasi dieci anni. Entrato nel consiglio nell’aprile del 2003, l’ex presidente di Unicoop Firenze (dove dal 2008 è presidente del Consiglio di sorveglianza) ed ex ad di Finsoe (la controllante di Unipol) è riuscito a mantenere il posto anche con il nuovo vertice Profumo-Viola. Una vita passata nel mondo della cooperazione, con l’ingresso a 23 anni nella Cooperativa del Popolo di Empoli di cui diventerà presidente nel 197, tra i numerosi incarichi di Campaini c’è anche quello di consigliere comunale per il Pci, sempre ad Empoli, dal 1980 al 1985.
Ma nell’attuale cda del Monte Paschi c’è un altro nome noto al mondo della sinistra. Si tratta di Marco Turchi, ex sindaco revisore della banca e amico personale di Massimo D’Alema, ma soprattutto figlio del commercialista Carlo, storico revisore dei conti del Partito comunista.
Per scovare gli altri personaggi eccellenti della storia del Monte e della politica locale bisogna invece scendere qualche gradino. L’ondata di rinnovamento che ha, in parte, caratterizzato la formazione del nuovo cda la scorsa primavera ha infatti costretto molti vecchi amministratori a rifugiarsi nelle società controllate del gruppo. Qui le sorprese non mancano. Alla presidenza di Consum.it (società di credito al consumo) e a quella del Consorzio Operativo (centro di sviluppo dei sistemi informatici e amministrativi) c’è ad esempio Ernesto Rabizzi, che dal 2004 al 2006 è stato vicepresidente della Provincia di Siena per i Ds e dal 2006 al 2012 è stato invece vicepresidente del Monte dei Paschi subito sotto Giuseppe Mussari. Anche lui, come l’ex presidente, non ha badato a spese per sostenere il Partito democratico. Se Mussari nell’ultima tornata ha foraggiato il Pd senese con 100mila euro, Rabizzi ha fatto la sua parte con una donazione di ben 75mila euro.
Nei meandri delle controllate c’è anche un certo Fabio Borghi, che alcuni a Siena ricordano come segretario provinciale della Cgil. Dal 2003 (dopo due anni passati in Fondazione) Borghi è, però, più conosciuto come consigliere di Mps, incarico che ha ricoperto fino all’arrivo di Profumo. La riconferma gli è sfuggita per un pelo, ma Borghi si è consolato con la presidenza di Mps Leasing & Factory e di Mps Gestione crediti banca.
Alla guida di Mps Capital Service c’è invece Aldighiero Fini, ex vicepresidente della Banca Toscana, anche lui in passato tra i generosi donatori del Pd senese. Alla vicepresidenza spicca invece il nome ben più noto di Fabio Ceccherini, ex sindaco di Poggibonsi e storico presidente Margherita/Pd della Provincia di Siena, incarico che ha ricoperto per ben dieci anni, dal 1999 al 2009. Tra i consiglieri di Mps Capital service c’è infine Claudio Vigni, ex segretario della Cgil di Siena.
Altro sindacalista rosso, nonché senatore Pci/Pds dal 1983 al 1992 è Antonio Silvano Andriani, che ora siede alla presidenza di Axa-Mps, la società di bancassicurazione del gruppo.
Un nome curioso, ma ben conosciuto a Siena, è infine quello che spunta in Mps Immobiliare. Alla presidenza c’è Alfredo Monaci, fratello di Alberto (presidente Pd del Consiglio regionale della Toscana) e consigliere di Mps dal 2009 al 2011. È lo stesso Alfredo Monaci candidato in Toscana per la lista Monti che nei giorni scorsi ha preso le distanze dal caso Mps sostenendo che si tratta di vicende precedenti al suo incarico.

di Sandro Iacometti (Libero quotidiano)




lunedì 21 gennaio 2013




 
 
Da giovedì 24 gennaio apre il Centro per il Riuso, dove potrete lasciare e prendere (gratuitamente) quello che volete.
Il centro è in via della Tecnica ed è aperto ogni giovedì dalle 14:30 alle 17:30.


Perché il Financial Times ha scritto che Monti non è l'uomo giusto per guidare l'Italia

E’ di ieri l’editoriale apparso sul Financial Times online firmato da Wolfgang Münchau e intitolato “Perché Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”. Molteplici le accuse mosse dal giornalista tedesco al premier tecnico uscente Mario Monti: “Come primo ministro ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse. Il suo governo si è impegnato ad introdurre modeste riforme strutturali che sono state annacquate fino all’insignificanza macroeconomica. Dopo aver iniziato come un leader di un Governo tecnico, è emerso come un duro politico”. L’unico merito del professore, a detta di Münchau, sarebbe quello di aver “salvato l’Italia dal baratro, o meglio da Berlusconi, il suo predecessore”.
Nel suo editoriale Münchau sfata anche il mito dell’effetto benefico delle politiche di Monti sullo spread: “Molti italiani sanno che è legato a un altro Mario, il presidente della Bce, Draghi”.
Il quotidiano inglese non è stato tenero nemmeno con il centrosinistra italiano guidato da Pier Luigi Bersani, tacciato di poca coerenza rispetto ai provvedimenti di austerity in precedenza sostenuti attraverso l’appoggio al governo tecnico di Monti e ora quasi rinnegati, per via della campagna elettorale in corso.
Ma ce n’è anche per l’ex premier e leader del Pdl Silvio Berlusconi, in termini parzialmente positivi stavolta: “Finora la campagna dell’ex primo ministro è stata positiva. Ha lanciato un messaggio anti-austerità cui è sensibile l’elettorato deluso. E ha inoltre continuato a criticare la Germania per la sua riluttanza ad accettare gli eurobond e a permettere che la Bce acquistasse bond italiani senza condizioni”.
LE REAZIONI - Un primo commento all’editoriale di Münchau è arrivato questa mattina da Massimo D’Alema, ospite di Sky Tg24: "Ho grande stima di Monti, abbiamo sostenuto il suo governo, ma sono d'accordo con il Financial Times quando dice che Monti non è l'uomo adatto a guidare il Paese, che  oggi ha bisogno di politica, di qualcuno che condivida i sentimenti  dei cittadini". “Monti – ha proseguito D’Alema – Pretende di essere bravo solo lui. Dice che vuole liberare il Paese dagli incapaci... Ma noi abbiamo governato con Ciampi, Prodi, Padoa Schioppa: calma Professore! Il suo è un atteggiamento che difficilmente va bene al Paese”.
Non si è fatta attendere la replica di Mario Sechi, ex direttore del Tempo e attuale capolista per la Sardegna al Senato di Scelta Civica: "D'Alema è d'accordo con il Financial Times? Evidentemente non ha letto per intero l'articolo di Wolfgang Münchau, dove si dice che Pier Luigi Bersani è timido di fronte alle riforme strutturali'". "D'Alema – ha proseguito Sechi – dimentica che la fretta è nemica della perfezione. Prima di dichiarare bisogna leggere. Avrebbe così scoperto che il commento critica tutti: Monti, Bersani e Berlusconi". "In realtà – ha concluso il giornalista – chi legge regolarmente gli articoli di Wolfgang Münchau sa che il suo vero obiettivo è criticare le politiche di Angela Merkel". 

mercoledì 16 gennaio 2013



Liste e schieramenti prendono corpo. La prima reazione è un qual certo movimento di corpo. Ciò che si dispiega davanti ai nostri occhi non è un futuro che scalcia per nascere, ma un passato che s’aggrappa per non morire. Sia nelle modalità selettive (si fa per dire) che nelle sommatorie di coalizione, questa è una storia che doveva essere finita nel 2006, con il pareggio senatoriale di allora. Romano Prodi fece il matto, la sinistra si prese tutto, così innescando la molla che, nel 2008, portò una valanga di voti alla destra. Questa, a sua volta, nel 2009 s’era già sfasciata, ma Silvio Berlusconi s’abbandonò a mattane e tirò avanti, fino a quando non fecero esercitazioni di tiro, usandolo come bersaglio. Nel 2013 siano ai secondi supplementari, in uno stato di decomposizione crescente.
Prendete le persone in lista. Che desolazione. Il più pulito è un candidato inutile, il più utile è un candidato zozzo. La politica ha bisogno di professionalità e professionisti, è mestiere complicato, consistente nel creare consenso e nell’operare modifiche all’esistente, tenuto conto delle forze in campo. L’esperienza del governo Monti è illuminante: diversi componenti di quell’esecutivo sono persone di livello e a posto, ma pessimi ministri, gente animata da smisurata spocchia moralistica, che ha veramente supposto di potere comandare, con ciò dimostrando di non sapere neanche dove erano capitati. I ministri arrivati da altro mestiere sono stati circondati e isolati dalla burocrazia, complice la loro supponente ignoranza e la loro comprovata incapacità. Non basta, per smettere? No, anzi, le liste fanno a gara nel dire: abbiamo tanti cadidati della società civile. Che non vuol dire nulla.
La società civile è quella che ha votato questa classe politica. E’ anche quella che chiede raccomandazioni e appoggi. Nella società civile ci sono anche gli scrittori che compitano contro il governo tecnico e si candidano nelle liste con il nome di Monti. Della società civile sono espressione i professori universitari, il cui lavoro è così pregevole da portare le università italiane sotto il primo centinaio, nella graduatoria mondiale della qualità. Atenei dove la famiglia conta più del merito. Ma chi prendiamo in giro? Se la società civile fosse davvero civile questa falsa classe dirigente sarebbe già stata spazzata via e sostituita. Invece quei candidati la integreranno. All’opposto, invece, i civili delle civiche se la prendono con chi fa politica, laddove, lo ripeto, è di professionalità che c’è bisogno, anche in questo settore.
Il guaio è che, da anni, si fanno fuori i professionisti e si salvano i mestieranti. La presunzione poliglotta del prof. Monti accetta l’umiliazione dialettale dell’alleanza con Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. La furia vendicatrice di Berlusconi si squaglia ai piedi del trasformismo tropicale di Raffaele Lombardo. La voglia governativa di Pier Luigi Bersani s’inchina all’antagonismo manovriero di Nichi Vendola. Perché lo fanno? Semplice: ciascuno di loro può invocare il realismo, la voglia di vincere, la necessità di aggrumare le forze che consentano di prevalere o, quanto meno, di evitare che altri prevalgano. Ciascuno di loro sta giocando i supplementari di una partita che nel 2006 aveva già esaurito ogni interesse e forza.
Le urne sono ancora lontane, sebbene prossime. Le previsioni sui risultati di lista sono azzardi. Ma azzardo: ci si troveranno più voti berlusconiani di quel che si crede, si conteranno più schede grilline di quel che si teme, le schede montiane non saranno montate, quelle sinistre vinceranno la tappa, ma non sapranno metterci una toppa. Il primo marzo avremo tutto questo alle spalle, con davanti problemi economici che non si piegheranno certo alle stupidaggini che oggi si sentono. E avremo un sistema istituzionale diroccato, ma obbligato a scegliere un nuovo perno, un nuovo uomo del Colle. Non so quanto durerà quella legislatura. Tutti dicono poco, io suppongo che nessuno degli eletti voglia tornare a casa, quindi durerà più di quel che può. Il fatto è che non può niente. Ed è questo il problema.
www.davidegiacalone.it

da Cronache Anconetane

Le Marche approvano la legge sull’uso di farmaci cannabinoidi

 

 
 
ANCONA- Via libera nelle Marche alla legge regionale sul’uso di farmaci cannabinoidi. Il provvedimento e’ stato approvato dall’Assemblea legislativa. La scelta terapeutica e’ affidata ai medici di base, se ritengono che non ci siano cure alternative. La somministrazione e’ effettuata in ambito ospedaliero, mentre in ambito non ospedaliero l’Asur coadiuva gli assistiti nell’acquisizione dei farmaci registrati all’estero per finalita’ terapeutiche.

 

sabato 12 gennaio 2013

Falconara, apre in via Roma info-point per l’erogazione di abbonamenti e permessi soste



FALCONARA – Sosta a Falconara, da lunedì partono i controlli e sarà attivato l’info point della società di gestione per l’erogazione di abbonamenti e permessi. Tutto pronto in città per l’avvio della nuova gestione delle righe blu. La Go scarl, la società che si è aggiudicata il servizio, completerà in settimana i test sui nuovi parcometri e l’installazione della segnaletica verticale e lunedì sarà aperto un punto informativo dove i cittadini si potranno recare per stipulare o rinnovare gli abbonamenti e i permessi per la sosta. Il locale è situato al civico 5/B di via Roma. Lo stesso in precedenza occupato dalla precedente gestione. La Go scarl si occuperà anche della riscossione. Abbonamenti e permessi, dunque, non dovranno più essere pagati alla tesoreria comunale o nel vecchio conto corrente postale ma in un nuovo conto, che sarà comunicato dalla Go scarl stessa, oppure direttamente in cassa all’info point. Lo sportello sarà aperto tre giorni la settimana: lunedì, mercoledì e sabato dalle 8.45 alle 12.45. Per questa prima settimana, prevedendo un maggiore afflusso di utenti, l’info resterà aperto tutti i giorni. Per quanto riguarda gli abbonamenti e i permessi già attivi nel periodo di sospensione (15 novembre – 31 dicembre), all’atto del rinnovo saranno prorogati di un periodo pari a quello non usufruito.

(Cronache Anconetane)

giovedì 3 gennaio 2013



E' il premio alla trasparenza ottenuto qualche giorno 

fa dal Comune di Falconara e consegnatoci dalla

 Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un 

riconoscimento assegnato solo a 75 comuni in Italia, 

personalmente un vero motivo di orgoglio, anche 

perche' si tratta della mia commissione