sabato 26 gennaio 2013

Mps, i banchieri dovevano pagare al Pd 2 milioni di euro

 Di Franco Bechis (Libero quotidiano)

Lo statuto democratico obbliga i manager a "girare" al partito una parte dei loro emolumenti. E poi i piddini dicono che con il "Monte" loro non c'entrano



Il più generoso è stato Giuseppe Mussari, l’uomo della bufera Mps: ha versato al Pd e all’antenato Ds 683.500 euro in dieci anni. Il suo ultimo vice, Ernesto Rabizzi, vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena (e attuale presidente della controllata e super pagata Antonveneta), ha versato 125 mila euro in due anni al solo Pd. Non sono però stati gli unici. Perché alla tesoreria congiunta di Camera e Senato risultano 23 attuali o  ex manager del  Monte dei Paschi di Siena che hanno versato negli anni oltre 2 milioni di euro al partito oggi guidato da Pier Luigi Bersani. C’è Saverio Carpinelli, presidente di Mps capital service, che ha donato alle federazioni di Siena del partito 176.063 euro. Alessandro Piazzi, deputato della Fondazione Mps, che ne ha versati pochi meno di 162 mila euro. Riccardo Margheriti, presidente di Mps banca verde, che ha sfiorato i 133 mila euro. Silvano Andriani, ex senatore del Pci e tutt’oggi presidente di Mps Axa e delle due controllate assicurative nel ramo vita e danni, che di euro ne ha versati più di 123 mila. Ha dato il suo obolo costantemente finché la malaria non se l’è portato via ancora giovanissimo nel 2006 anche Stefano Bellaveglia, all’epoca vicepresidente della Banca e di Hopa, la finanziaria di Emilio Gnutti che ebbe un ruolo importante nei progetti di scalate bancarie del 2005. Sopra i 100 mila euro di versamenti anche Marco Spinelli, consigliere di amministrazione di Mps leasing & factoring.
L’elenco continua con i benefattori del partito, che sembrano ringraziare per il posticino ottenuto nella grande galassia della banca senese. C’è il presidente del collegio sindacale della Fondazione Mps, Marcello Venturini, che ha versato 72.625 euro. Fabio Borghi, già presidente di Mps gestione crediti, che ha versato 71 mila euro. Moreno Periccioli, attuale consigliere di Banca Antonveneta di nomina Mps, che ha versato 69.400 euro. E poi Antonio Sclavi (già presidente di Mps tenimenti), Aldighiero Fini (oggi presidente di Mps capital service), e un piccolo esercito di consiglieri e sindaci della banca o della fondazione che la controlla ancora saldamente. 
Oboli regolari - Sono tutti contributi regolari, denunciati sia da chi li ha ricevuti che da chi li ha erogati secondo quello che ancora prevede la legge sul finanziamento dei partiti. Ognuno può tifare per il partito che vuole, e naturalmente questo non è impedito a chi ha incarichi al Monte dei Paschi di Siena. Tanto affollamento e continuità di oboli, però, qualche dubbio lo lasciano. Anche perché il Pd - e già prima Pds e Ds - non è un partito come gli altri. Se fa eleggere qualcuno al Parlamento o negli enti locali, pretende di avere qualcosa in cambio per finanziare la propria attività: una quota dello stipendio pubblico ricevuto. In buona parte d’Italia il Pd ha la stessa identica pretesa anche per i propri nominati in enti pubblici. È una richiesta un po’ sul filo del rasoio, perché lì il partito dovrebbe c’entrare poco o nulla. Sarebbe quasi intimidatoria se fosse inoltrata a un manager scelto sul mercato, che potrebbe anche adire le vie legali di fronte a questa richiesta. Ma viene accettata - con poche eccezioni - da militanti e iscritti al partito nominati in cda di enti pubblici, e così si aggira il problema giuridico. 
Il Pd di Siena questo pretende dai suoi nominati. Tanto da averlo scritto chiaro e tondo all’articolo 28 del regolamento finanziario del coordinamento territoriale della città del Monte. L’articolo si intitola «Doveri degli eletti, designati e nominati». Così sta scritto: «Gli eletti e/o nominati presso enti pubblici e gli incaricati o designati presso altri soggetti pubblico o privati (…) hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito, versando alla tesoreria una quota dell’indennità o degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta con i criteri e nella misura di cui ai successivi articoli (il 30% del lordo percepito. ndr). Il mancato o incompleto versamento del contributo (…) è causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica o designazione da parte del Partito democratico […]». 
Insomma, se vieni designato dal partito a una carica in ente pubblico o privato, o dici grazie versando dei soldi, o ti sarà assai difficile proseguire quella carriera. È il caso della Fondazione Mps e addirittura degli incarichi nella banca e nelle sue controllate? Non possiamo dirlo con certezza, ma certo 23 nominati che si sdebitano in quel modo farebbe pensare proprio di sì. I pochi altri versamenti ricevuti dal Pd senese sono arrivati infatti dagli eletti o da propri uomini mandati alla guida di municipalizzate o spa controllate dagli enti locali (così accade ad esempio per l’ex parlamentare Fabrizio Vigni). Non ci sono contributi di qualcuno che non abbia ricevuto prima dal partito una designazione o una nomina. Il meccanismo a Siena sembra più che oliato. Ed è facile che girasse intorno soprattutto alla banca del Pd.

 

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