martedì 31 marzo 2009

dal Corriere adriatico di oggi

“Stranieri favoriti sulla casa, ora basta”

Ricetta di Bugaro per l’edilizia popolare: immigrati in lista separata per un’equa ripartizione

Ancona Lista differente fra immigrati e italiani per la casa popolare. Bugaro lancia le proposte del suo programma focalizzando l’attenzione sull’edilizia sia popolare che economica. “La nuova legge regionale sulla residenza popolare consente ai singoli Comuni di regolare il punteggio per l’ assegnazione dell’ alloggio in maniera autonoma. – commenta Giacomo Bugaro, candidato a sindaco del Pdl – Potrebbero diventare due liste oppure rimanere una, vogliamo solo riequilibrare la situazione dell’assegnazione degli alloggi popolari”. “Il problema - spiega - è che le famiglie degli extracomunitari sono sempre le prime nelle graduatorie perché hanno maggiori disagi, allora voglio riequilibrare le cose: qui siamo nel paradosso che gli italiani vengono dopo nelle liste quindi è evidente una maggior accessibilità alla “parte alta” delle graduatorie per gli immigrati. Ne possiamo fare anche una di lista non devono essere due per forza. Ma sicuramente vanno cambiati i paramenti”. La proposta che viene dal Pdl vede una rimodulazione dei punteggi. “Si potrebbe assegnare un premio di punteggio in base a quanti anni di residenza hanno le persone che vogliono usufruire degli alloggi. – prosegue Bugaro – Altrimenti ad essere penalizzati sono gli italiani poiché gli immigrati hanno famiglie numerose con molti figli a carico. E queste sono considerate realtà più pesanti, rispetto a quelle degli italiani ma non voglio che quest’ultimi rimangano così fuori. Io non intendo penalizzare nessuno, l’obiettivo è solamente di ristabilire equità nella distribuzione”. Questo un punto cardine del programma elettorale su cui sta lavorando il Pdl in questi giorni. “Il nostro programma conterrà una parte essenziale dedicata all’ edilizia economica e popolare. – aggiunge il candidato del Popolo della Libertà - Riteniamo fondamentale dare risposte puntuali ai cittadini con minori possibilità economiche che attendono da troppi anni l’ assegnazione di un alloggio popolare. La casa è motivo di sicurezza per singoli e famiglie e un’amministrazione responsabile non può prescindere dall’ affrontare con determinazione la questione”. A completare la parte di programma dedicata all’edilizia, il punto riguardante quella economica. “Riequilibreremo la cosa e lo faremo non solo agendo sui punteggi e sulle liste, ma anche con un piano edilizio dedicato alla residenza popolare e per le giovani coppie, posto che oggi è possibile costruire alloggi di 75 metri quadri ad un costo di circa 80.000 euro. Ho visto che in altre regioni d’Italia lo fanno già. Si possono costruire, basta semplicemente trovare suoli adatti dove è possibile edificare e trovare terreno tramite i bandi del Comune. Questo è fatto per agevolare anche le giovani coppie che avendo la possibilità di costruire un alloggio ad un costo basso riescono così anche a programmare il futuro e sposarsi”.

CECILIA ROSSINI
dal Corriere adriatico di oggi

Obiettivo: ridurre l’emissione di smog in via Rosselli

Falconara L’attuale senso di marcia in vigore fino ad oggi era finalizzato a verificare, spiegano in Comune, “se una diminuzione del flusso veicolare portasse ad una riduzione degli inquinanti ed ad una migliore qualità dell’aria lungo via Rosselli”. La strada, un rettilineo che costituisce l’unica via di accesso al centro cittadino per gli automobilisti provenienti dalla direzione Chiaravalle-Castelferretti, è percorsa da circa 7000 veicoli al giorno. Adesso i dati dei campionamenti effettuati dall’Ufficio Ambiente, raccolti per tutto il mese di marzo, saranno studiati dall’amministrazione per un riassetto generale della viabilità della zona che sarà concluso con la riapertura del tratto di via Buozzi che collega via Marconi con il cimitero. “Le nuove misurazioni sulle polveri – avevano fatto sapere dal Municipio all’avvio della sperimentazione – saranno valutate assieme ai dati già in possesso dell’amministrazione, la quale ha terminato poche settimane fa le rilevazioni sullo stato dell’aria in via Rosselli, per un riassetto generale della viabilità della zona che sarà concluso con la riapertura del tratto di via Buozzi, interdetto al traffico per via di un cantiere nel tratto di collegamento fra via Marconi ed il cimitero”. A metà mese l’ente aveva deciso di apportare qualche modifica alla viabilità sperimentale, in particolare vietando alle auto più inquinanti il transito su via Rosselli.

lunedì 30 marzo 2009

dal Corriere adriatico di oggi

Preso il pusher dello sballo by night

Falconara La lotta senza quartiere contro il traffico di droga fa scattare le manette ai polsi di un giovane operaio falconarese. E’ stato arrestato dai carabinieri perché spacciava spinelli S.V., 25 anni, fedina penale pulita fino a sabato sera. Il ragazzo con un’occupazione in fabbrica e un secondo lavoro da venditore di “fumo” ai giovanotti per lo sballo by night è stato intercettato dagli uomini al comando del tenente Matteo De Martiis verso le 21 e 30. Il suo passaggio in macchina in via Costa ha destato sospetti nella pattuglia dell’Arma che su precise disposizioni della Tenenza presidiano il territorio senza fare sconti e lasciare nulla di intentato. L’intuizione dei carabinieri ha colto nel segno. Al controllo successivo all’alt hanno trovato addosso all’operaio 55 grammi di hashish diviso in tre dosi (una da 45 e le altre due da cinque ciascuna). I militari hanno scovato la droga nel giubbotto che gli hanno perquisito dopo averlo visto nervoso e titubante alla richiesta di esibire i documenti di riconoscimento. La prova della sua attività di pusher era nel suo appartamento dove sono stati trovati materiale per confezionare involti in cellophane. coltelli, agendine. In tasca aveva 800 euro tutti in banconote da venti e da dieci, ritenute provento dello spaccio. Messo con le spalle al muro, il 25enne è stato arrestato e accompagnato nella casa circondariale di Montacuto in attesa dell’udienza di convalida. La tolleranza zero contro il mercato degli stupefacenti nella stessa notte di sabato, un’ora dopo, ha anche prodotto una denuncia. Davanti alla stazione i carabinieri hanno adocchiato un ragazzo di 20 anni, si sono avvicinati e dopo un controllo hanno appurato che nascondeva nei pantaloni un panetto di hashish da otto grammi. Considerata la modica quantità e l’assenza di precedenti il giovane è stato denunciato a piede libero. Il “fumo” sequestrato dagli uomini dell’Arma sarebbe finito nelle discoteche e nei locali dove si consumano gli eccessi del popolo della notte annebbiato di spinelli ed eccitato da sostanze sintetiche. Le divise dei carabinieri nel weekend hanno presidiato a 360 gradi il territorio. Ai posti di blocco sulle strade solo sabato sera sono state fermate settanta auto e controllate cento persone. Non sono state rilevate infrazioni, in particolare non sono state elevate contravvenzioni per guida in stato di ebbrezza.
E.C.,

domenica 29 marzo 2009

Rifiuti, parte la raccolta light
Porta a porta da luglio a Palombina Vecchia, poi anche in centro

Dal Corriere di oggi

Falconara Interesserà, per il momento, solo 6300 falconaresi (quindi circa il 22 % della popolazione) la raccolta “porta a porta” che prenderà il via nel prossimo mese di luglio dal quartiere di Palombina Vecchia. Entro la fine dell’anno, però, il sistema di “differenziata light” scelto dal Comune e dal Cam, arriverà anche in buona parte della zona centrale di Falconara per essere quindi gradualmente esteso a tutto il territorio comunale sicuramente per l’inizio del 2011. “Stiamo lavorando per l’organizzazione del servizio – dice il presidente del Cam Roberto Sciocchetti – non è facile, ma si tratta di un passaggio che va fatto per rispettare le normative. La differenziata ‘leggera’ l’abbiamo già sperimentata a Monte San Vito dove funziona molto bene e anche altre città marchigiane hanno preferito puntare su questo tipo di raccolta”. In sostanza i falconaresi, diversamente a quanto accade ai vicini di Ancona, avranno in casa solo i contenitori per la plastica, per la carta e per l’indifferenziata non umida che dovranno essere lasciati fuori dei portoni secondo un calendario pre-definito.Il resto, cioè l’umido e il vetro (con le lattine in banda stagnata) restano per strada, in piccoli cassonetti e nelle apposite campane verdi. “Quella di lasciare i rifiuti ‘umidi’ cioè gli organici in strada – osserva Sciocchetti – è una scelta precisa, visto che andarlo a prendere casa per casa ha un costo elevatissimo e poi la quantità che si recupera non è molta di più. Inoltre, in questo modo i cittadini non saranno costretti a stoccare in casa o sul balcone i rifiuti organici, il che, specie nella stagione calda, può essere un problema”. Il nuovo sistema di raccolta sarà costantemente monitorato dal Cam in termini di risultati sui quantitativi di raccolta e costi. Per i primi giorni di maggio dovrebbe partire anche la campagna informativa rivolta ai cittadini. Nella zona interessata, e progressivamente nelle zone di estensione del servizio, saranno via via eliminati i cassonetti stradali per l’indifferenziato, che, fa notare Sciocchetti, “sono anche recettori di notevoli conferimenti impropri, la cui diminuzione andrà anch’essa ad incidere sul globale decremento della produzione di rifiuti”. Nel frattempo il cda della multi servizi falconarese continua a pensare alla fusione con le altre aziende del territorio ed in questi giorni Anconambiente e Astea sono state contattate con l’obiettivo di riavviare le trattative e di riaprire il tavolo del confronto che avrebbe dovuto essere convocato, secondo gli accordi, già nel mese di gennaio.

sabato 28 marzo 2009

E' nato il popolo delle liberta'
Il discorso del premier
Amiche carissime, cari amici, la sera del 2 dicembre 2006, in piazza San Giovanni a Roma, di fronte ai due milioni di italiani che per la prima volta, contro il governo delle sinistre e delle tasse, sventolavano insieme le bandiere di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e degli altri partiti moderati che, come noi, si riconoscono nei principi e nei valori della libertà mi vennero spontanee queste parole “Chi crede nella libertà non è mai solo”. Le stesse parole le ripeto oggi qui per celebrare con voi l’avverarsi di un grande sogno: la nascita ufficiale del “Popolo della Libertà”, un movimento che in realtà è già nato, è già cresciuto, è già forte, è già vincente. Il Popolo della libertà già esiste perché è nato nella mente e nel cuore di milioni di italiani, che lo hanno voluto e costruito nelle piazze, nelle strade, nei gazebo, e poi l’hanno votato, superando di slancio le divisioni partitiche del passato. E’ un partito forte, il più grande per numero di consensi. E’ un partito vincente, che si è già affermato in modo splendido nelle urne il 13-14 aprile 2008, e poi al Comune di Roma, poi nel Friuli Venezia Giulia, poi in Sicilia, poi in Abruzzo e poi in Sardegna. Oggi i sondaggi ci danno al 43 per cento. Puntiamo al 51 per cento. Sappiamo come arrivarci, sono sicuro che ci arriveremo. Siamo moltissimi a credere negli stessi ideali: non solo qui, ma in ogni Comune d’Italia, in ogni casa, nei luoghi dove si studia, dove si lavora, dove si produce, al Nord, al Centro, al Sud, nelle nostre Isole. Siamo un popolo operoso di donne e di uomini di tutte le età, giovani e meno giovani, che sanno essere tenaci e pazienti, che sanno essere umili e fieri, che credono nel futuro. Siamo una forza positiva, un’energia costruttiva al servizio del Paese. Siamo il partito degli italiani, siamo il partito degli italiani di buon senso e di buona volontà, siamo il partito degli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi. Abbiamo già costruito qualcosa che prima non c’era, stiamo rendendo possibili in Italia il bipolarismo e la democrazia dell’alternanza. E’ stato grazie a noi che la sovranità è stata restituita nelle mani del popolo, rompendo definitivamente lo schema per il quale prima si prendevano i voti e poi si diceva con chi e per che cosa si intendeva governare. Gli italiani lo hanno capito e hanno dimostrato di condividere il metodo democratico del bipolarismo e, in prospettiva, del bipartitismo come base del confronto politico e della governabilità, senza la quale è impossibile avviare e condurre a termine una vera stagione di riforme e di ammodernamento dell’Italia.
I danni causati dalla mancanza di stabilità e di governabilità li conoscete. Dal 1948 ad oggi, la Repubblica italiana ha visto succedersi ben 57 governi diversi, circa uno all’anno, che invece di ammodernare l’Italia hanno prodotto il terzo debito pubblico al mondo, senza che la nostra sia la terza economia del mondo. Nei Paesi trainanti dell’Europa la stabilità dell’esecutivo è stata un dato costante. Per questo in quei Paesi c’è un debito pubblico che, in percentuale, è la metà del nostro. Le ultime elezioni politiche sono state, finalmente, un passo importante verso la stabilità e la governabilità, verso la modernità politica. Grazie a una legge elettorale voluta da noi e ingiustamente denigrata dalla sinistra, il 70 per cento degli italiani ha votato per due soli partiti, il Partito della Libertà e il Partito Democratico. E’ un risultato di cui, gli italiani e noi, portiamo il merito insieme. Dove non è riuscito il Palazzo, è riuscito il popolo. Dopo tante proposte di riforme istituzionali nel passato e dopo altrettanti fallimenti, per la prima volta si è attuata una riforma grazie all’intervento diretto del popolo, con le sue scelte di voto. E’ stato, è un capolavoro politico degli italiani e nostro, di cui dobbiamo andare orgogliosi.
Abbiamo deciso di chiamarci Popolo della Libertà. Lo abbiamo deciso – voglio ricordarlo a tutti – dopo aver chiesto alla nostra gente, ai nostri simpatizzanti, agli elettori che già in passato ci avevano dato la loro fiducia, ma soprattutto ai giovani, alle donne, agli uomini, alle persone di ogni età che si avvicinavano a noi per la prima volta con la speranza nella mente e nel cuore. Abbiamo chiesto a loro di indicarci se volessero essere un “popolo” oppure un “partito”, se volessero chiamarsi Popolo della Libertà o Partito della Libertà. Fu quella, del 17 e 18 novembre 2007, una consultazione che vide affluire e registrarsi spontaneamente ai nostri gazebo milioni di italiani. Un popolo autentico, genuino, estraneo ai riti del Palazzo, perché non c’erano candidati prefabbricati da approvare e apparati e nomenklature da confermare, nulla insomma di paragonabile ai rituali a cui abbiamo assistito nelle varie primarie della sinistra. C’era esclusivamente una libera scelta da compiere. E la scelta ci ha dato a grandissima maggioranza questa precisa indicazione: dovevamo essere un “popolo”, prima ancora che un “partito”: il Popolo della Libertà.
Vi chiedo di riflettere sul significato di quel referendum. Popolo e libertà definiscono compiutamente la nostra identità. Dicono chi siamo. Perché popolo e perché libertà? La nostra Costituzione, all’articolo 1, stabilisce: “La sovranità appartiene al popolo”. La carta fondativa del nostro Stato fin dalla prima riga si richiama al popolo. Lo ricordo a noi stessi, ma anche a quanti, dall’altra parte, si nascondono ogni volta dietro una strumentale difesa della Costituzione, quasi fosse una loro esclusiva proprietà. Salvo poi cambiarla in peggio o dimenticarsi di attuarla e di praticarla nelle loro scelte. Noi invece l’abbiamo fatto, e oggi lo rivendichiamo con orgoglio.Ma il riferimento al popolo, termine così abusato dalla sinistra, ci riporta invece nel solco più ortodosso, più puro delle democrazie occidentali. Nel 1787 Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, George Washington e gli altri padri fondatori degli Stati Uniti d’America vollero iniziare con queste parole la loro Costituzione, che era al tempo stesso una dichiarazione d’indipendenza e di libertà: “Noi, il popolo degli Stati Uniti”. Anche la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino approvata in Francia nel 1789 pose al suo centro il popolo attraverso quattro principi: la libertà della persona, il diritto “inviolabile e sacro” alla proprietà, la sicurezza, la resistenza all’oppressione. In Italia, negli anni tumultuosi del primo dopoguerra, don Luigi Sturzo fondò il Partito che chiamò Partito popolare. Ancora una volta al “popolo” veniva demandato di superare gli steccati ideologici e di classe. Quanta lungimiranza vediamo ora in quella scelta, che fu ripresa nel dopoguerra da Alcide De Gasperi e che si è poi trasfusa intatta nel Partito del Popolo Europeo, la grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa, la naturale famiglia del Popolo della Libertà. Popolo dunque ma anche “Libertà”. Questa parola, questo concetto ci appare così normale, quasi scontato, ma è invece il bene più prezioso che abbiamo. La libertà, ce lo insegna la storia, non ci è mai data per sempre: essa va difesa ogni giorno, così come molti uomini eroici l’hanno difesa e per lei si sono sacrificati ed hanno perso la vita sui campi di battaglia, nelle rivoluzioni, nei gulag e nei lager. Anche nel tempo della pace, la libertà va custodita come una religione. La nostra religione laica. La libertà è come l’aria: soltanto quando manca comprendiamo veramente quanto sia indispensabile. E’ come la salute: a cui non pensiamo quando stiamo bene, quando ci sentiamo forti e sani. Ci si accorge della libertà soltanto quando comincia a mancare. La libertà è come la pace, soltanto quando c’è la guerra o solo quando c’è il pericolo di una guerra invochiamo la pace. La libertà, in un Paese moderno e democratico, definisce soprattutto il rapporto tra l’individuo e lo Stato. E qui siamo al cuore della nostra identità, al cuore della diversità tra noi e la sinistra. Per loro ancora oggi lo Stato è qualcosa di superiore ai cittadini: è lo Stato autoritario, centralista, dirigista. E’ lo Stato padrone di ogni uomo, il suo precettore, il suo pedagogo. E’ lo Stato padrone della vita dei cittadini. I cittadini devono essere al servizio dello Stato, perché per la sinistra lo Stato è quasi un moloch, una divinità. Ma attenzione: ha solo le sembianze di una divinità, perché in realtà è potere, è l’esercizio del potere e dell’oligarchia. Lo Stato per loro è la fonte dei nostri diritti, per loro lo Stato ci concede graziosamente i nostri diritti e quindi, quando ritiene sia suo interesse – cioè l’interesse di chi è al potere -, questi diritti può limitarli e anche calpestarli. Hanno aggiornato il loro vocabolario ma non la loro concezione del potere: una concezione pericolosa, una concezione che ci allontana dalla libertà, dalla civiltà, ci allontana dalla democrazia, ci allontana dal benessere.
A questa concezione della sinistra noi contrapponiamo la nostra filosofia della libertà, la nostra “religione” della libertà. Di comune accordo, tutti i movimenti che confluiscono nel Popolo della Libertà hanno scelto come “Carta dei valori” il Manifesto del Partito del Popolo Europeo che anche noi abbiamo contribuito a definire. I principi di questa Carta dei valori, i principi in cui noi crediamo non sono principi astrusi, non sono ideologie complicate; sono i valori fondanti e fondamentali di tutte le grandi democrazie occidentali. Li ho enumerati, parlando a braccio nel mio primo intervento nella trincea della politica, quindici anni fa e sono vivi e vivificanti oggi come allora. Noi crediamo nella libertà, in tutte le sue forme, molteplici e vitali: nella libertà di pensiero e di opinione, nella libertà di espressione, nella libertà di culto, di tutti i culti, nella libertà di associazione. Crediamo nella libertà di impresa, nella libertà di mercato, che deve essere regolata da norme certe, chiare e uguali per tutti. Ma la libertà non è una gentile concessione dello Stato, perché è ad esso anteriore, viene prima dello Stato. È un diritto naturale, che ci appartiene in quanto esseri umani e che semmai, essa sì, dà fondamento allo Stato. E lo Stato deve riconoscerla e difenderla proprio per essere uno Stato legittimo, libero e democratico e non un tiranno arbitrario. Crediamo che lo Stato debba essere al servizio dei cittadini, e non i cittadini al servizio dello Stato. Crediamo che lo Stato debba essere il servitore del cittadino e non il cittadino sottomesso allo Stato. Per questo crediamo nella centralità dell’individuo e riteniamo che ciascuno debba avere il diritto di realizzare sè stesso, di aspirare al benessere e alla felicità, di costruire con le proprie mani il proprio futuro, di poter educare i figli liberamente. Per questo crediamo nella famiglia, che è il nucleo fondamentale della nostra società. E crediamo anche nell’impresa, a cui è demandato il grande valore sociale della creazione di lavoro, di benessere e di ricchezza. Noi crediamo nei valori della nostra tradizione cristiana, nel valore irrinunciabile della vita, del bene comune, nel valore irrinunciabile della libertà di educazione e di apprendimento, nei valori irrinunciabili della pace, della solidarietà, della giustizia, della tolleranza, verso tutti, a cominciare dagli avversari.
E crediamo soprattutto nel rispetto e nell’amore verso chi è più debole, primi fra tutti i malati, i bambini, gli anziani, gli emarginati. Vogliamo vivere in un Paese moderno dove siano valori sentiti e condivisi la generosità, l’altruismo, la dedizione, la passione e l’amore per la propria famiglia, per il proprio lavoro, per la propria Patria. Popolo e Libertà. Dunque, il Popolo della Libertà. Ecco perché non è retorico affermare che oggi noi siamo il movimento, l’unico movimento, che realizza il sogno di un popolo, le speranze di un popolo, le attese di un popolo, l’unico partito che definisce l’identità del nostro popolo. Questo nostro partito, questo nostro movimento deve essere dunque anzitutto garanzia e baluardo di libertà. Solo tenendo fede a questo solenne impegno, a questo giuramento, potremo chiedere e ottenere il consenso di un numero sempre maggiore di italiani per essere una maggioranza sempre più vasta in grado di riformare il nostro Paese.
In questo senso consentitemi di rivendicare un altro motivo di orgoglio. La nascita del Popolo della Libertà colma quella che molti studiosi hanno individuato come una lacuna nel percorso storico dell’Italia. L’Italia, si è spesso detto, non ha mai avuto - a differenza della Francia, degli Stati Uniti, dell’Inghilterra - una vera e autentica rivoluzione liberale. E questo, si è aggiunto, è stato tra le cause “prima” dell’affermarsi di pulsioni totalitarie a sinistra come a destra, “poi” del cattivo rapporto tra cittadino e Stato. Una democrazia in qualche maniera incompiuta. Oggi noi abbiamo l’ambizione di colmare questo vuoto. Di rispondere a quella domanda rimasta inevasa per lunghi decenni. Di realizzare la nostra rivoluzione liberale, borghese e popolare, moderata e interclassista. E di farlo con una forza che non ha precedenti nella nostra storia politica. Dio sa quanto il Paese ne abbia bisogno.
Il percorso verso questo nostro Popolo della Libertà è stato fin dall’inizio definito in un clima di grande concordia. Direi di più: in un clima di armonia, espressione che a tutti noi ricorda Pinuccio Tatarella, uno dei primi a condividere l’aspirazione ad un grande partito unitario dei moderati, di tutti gli italiani che non si riconoscono nella sinistra. Di più. Questa vocazione maggioritaria era già presente nel momento in cui invitai a votare alle elezioni di Roma del ’93 per Gianfranco Fini e non per Rutelli, ed i dirigenti del Movimento Sociale Italiano ebbero il merito di capire la portata di quella intuizione. Intuizione che trovò attuazione pratica in tre passaggi fondamentali: il 26 gennaio 1994, giorno in cui nacque Forza Italia; sempre in quel gennaio ’94, quando i dirigenti del Movimento Sociale Italiano iniziarono a discutere di Alleanza Nazionale; e poi con il congresso di Fiuggi del 27 gennaio 1995, quando Fini diede vita ad Allenaza Nazionale. Giustamente quella di Fiuggi è passata alla storia come una svolta: si trattò infatti dell’autentica rifondazione della destra. Che seppe allora chiudere coraggiosamente con un passato che la destinava ad essere minoranza, e si aprì ad un futuro di moderna forza di governo pienamente legittimata sulla scena italiana ed europea. Gli osservatori più banali coniarono il termine di “sdoganamento” della destra. Una visione davvero riduttiva, un termine inaccettabile perché – come ha già detto anche Gianfranco - non si applica alle idee, soprattutto alle idee giuste, che sanno imporsi da sole. Per questo desidero rivolgere a Gianfranco un ringraziamento e un saluto affettuoso perché anteponendo l’interesse dell’Italia a quello personale ha contribuito in modo decisivo a scrivere insieme a noi questa pagina di storia. Grazie Gianfranco, grazie ancora da tutti noi.
Le nostre idee erano e sono vincenti. Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno infatti sempre avuto la naturale disposizione a rappresentare non una parte, ma l’interesse generale del Paese. Fu così che nella confusione di quegli anni noi sapemmo offrire una risposta nazionale a un’emergenza democratica. Una storia iniziata col Polo delle Libertà e il Polo del Buongoverno, consolidata dalla “Traversata del deserto”, proseguita con la Casa delle Libertà, e che oggi trova qui il suo approdo naturale e definitivo.E’ per me doveroso ringraziare tutti i partiti, i movimenti e le personalità che, insieme a Forza Italia e ad Alleanza Nazionale, hanno contribuito alla nascita del Popolo della Libertà, con un voto solenne di autoscioglimento prima e di adesione poi: - la Nuova Dc per le autonomie di Gianfranco Rotondi,- il Nuovo Psi di Stefano Caldoro, - il Partito Repubblicano di Francesco Nucara, - l’Azione Sociale di Alessandra Mussolini, - i Popolari Liberali di Carlo Giovanardi,- i Liberaldemocratici di Lamberto Dini,- il Movimento Politico Italiani nel mondo di Sergio De Gregorio,- il Movimento Politico per la Liguria di Sandro Biasotti,- la Destra Libertaria di Luciano Bonocore, - la Federazione dei Cristiano Popolari di Mario Baccini.Ringrazio anche Benedetto della Vedova che è confluito da tempo nel Popolo della Libertà con i suoi Riformatori Liberali. Ringrazio Stefania Craxi, figlia e degna erede politica di un mio carissimo amico, Bettino Craxi, che ebbe, tra gli altri, un grande merito: fu il primo presidente del Consiglio a rivolgersi nel Parlamento ai banchi della destra garantendo che il partito della destra sarebbe stato trattato alla pari di tutti gli altri partiti democratici superando così l’idea che la vera Costituzione italiana fosse l’accordo tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista. Fu così che egli decretò nei fatti la fine del cosiddetto “arco costituzionale”. In quel 1994, con la Casa delle Libertà i concetti di popolo e di nazione che definivano il termine Italia erano il solo criterio che ponemmo alla base di un movimento rivolto agli italiani che non si riconoscevano nell’egemonia della sinistra postcomunista dopo la fine dei partiti storici della democrazia italiana. Solo con concetti così universali come “Italia”, “popolo” e “nazione” ci fu possibile rivolgerci allora, sia alla Lega Nord sia al Movimento Sociale, così diversi nelle loro origini. Ci trovammo a svolgere il ruolo di argine a un possibile elemento di conflitto civile determinato dall’incedere della protesta del Settentrione. L’adesione al Trattato di Maastricht e la prospettiva dell’euro avevano profondamente cambiato l’economia italiana. Il Nord produttivo entrò in rotta di collisione col sistema dei partiti e della spesa pubblica, e questo condusse a una protesta profonda e diffusa, che dal popolo delle partite Iva si allargò al mondo industriale e alle classi dirigenti. Umberto Bossi seppe comprendere per primo e per primo dare una risposta politica al malessere del Nord. Era assolutamente necessario ritrovare il sentimento di “Italia come Patria” anche nel Nord, per poter dare ai problemi posti dalla Lega una risposta che evitasse ogni tentazione separatista. Offrimmo allora a Bossi una via che tenesse conto e accogliesse il sentimento del Nord ed evitasse i danni di un confronto senza mediazione politica tra la Lega e lo Stato. Come su un altro terreno Gianfranco Fini, anche Bossi si rivelò un vero leader, un leader coraggioso e lungimirante. Ed anche a lui inviamo un caldo abbraccio ed un grande applauso. Sono stati quindici anni nei quali, come ho detto, abbiamo conosciuto stagioni di governo e di opposizione; ma in tutto questo tempo - lo dico con orgoglio - il centrodestra è sempre stato maggioranza nel Paese. Un’avventura entusiasmante e – possiamo ben dirlo – vittoriosa.
Guardiamo le cose nel loro giusto orizzonte. La sinistra, uscita quasi indenne dalla tempesta politico-giudiziaria del ’92-’93, e risparmiata in modo “chirurgico” dalle inchieste della magistratura militante, è entrata in quel periodo da trionfatrice tra le macerie della Prima Repubblica, come l’Armata Rossa entrò tra i palazzi diroccati di Varsavia e di Berlino, dopo avere opportunisticamente atteso alle frontiere. Nel ‘94 il Pci si era da poco trasformato in Pds, mantenendo intatti del Partito comunista, la struttura, l’intero gruppo dirigente, il centralismo democratico, ed anche la falce e il martello. Ma soprattutto non rinnegando nulla di quelle idee condannate per sempre dalla storia – eppure il muro di Berlino era stato abbattuto nell’89 – e ritenendo che per reinventarsi bastasse semplicemente sostituire una parola: “democratici” al posto di “comunisti”. Un inganno che si è ripetuto e si ripeterà spesso. Unica novità, il venir meno dei finanziamenti illeciti dall’Unione sovietica ormai scomparsa. La sinistra era convinta di “dover” andare al governo, di avere il diritto di governare. Ma la “gioiosa macchina da guerra”, guidata nel 1994 da Achille Occhetto contro il sottoscritto, fallì l’impresa. Da allora, in questi quindici anni, con varie trasformazioni, con varie geometrie, con vari camuffamenti, la sinistra non è mai mutata. Non una sinistra, dunque, che guardava al centro e aspirava a conquistare il consenso dei moderati; ma una sinistra che mirava a riunire tutte le sinistre possibili, e ad imporre i suoi modelli egemonici a chi, fino a poco prima, era stato laico, democratico, socialista o democristiano. Il tutto sotto l’occhio benevolo e complice della assoluta maggioranza della stampa e delle proprietà azionarie sovrastanti; dei circoli intellettuali; dei cosiddetti salotti buoni, comprese le loro ramificazioni all’estero. E naturalmente con la complicità di una certa magistratura. “Repetita iuvant”, si dice da sempre. Per descrivere la sinistra, non trovo parole più chiare ed efficaci di quelle che pronunciai il giorno della mia discesa in campo. Dissi: “Le nostre sinistre pretendono di essere cambiate. Dicono di essere diventate liberaldemocratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi, la loro mentalità, la loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro comportamenti sono rimasti gli stessi. Non credono nel mercato, non credono nell’iniziativa privata, non credono nell’individuo. Non credono che il mondo possa migliorare attraverso l’apporto libero di tante persone tutte diverse l’una dall’altra. Non sono cambiati. Ascoltateli parlare. Guardate i loro telegiornali pagati dallo Stato, leggete la loro stampa. Non credono più in niente. Vorrebbero trasformare il Paese in una piazza urlante, che grida, che inveisce, che condanna. Per questo siamo stati costretti a contrapporci a loro”. Non dimentichiamoci mai che nel nostro Paese ci sono stati milioni di “adoratori” di tiranni sanguinari come Stalin, come Mao, come Pol-Pot.
Le forze riformiste sono sempre state schierate nella coalizione di centrodestra, mentre i cultori dell’immobilismo e della conservazione sono sempre stati a sinistra. Quel passo che hanno fatto da decenni tutte le sinistre del mondo, dai socialdemocratici tedeschi al New Labour inglese fino ai socialisti spagnoli, quel passo gli eredi diretti del comunismo italiano non hanno mai avuto la volontà, il coraggio e la forza di farlo. Voglio dire: il coraggio e la forza di rinnegare il comunismo e di chiedere scusa agli italiani. In Italia gli unici a sopravvivere ai fallimenti ed al crollo delle ideologie sono stati gli sconfitti della storia. Di conseguenza, non esiste e non è mai esistita, discontinuità di strategie e di personale politico tra la classe dirigente che era stata erede di Palmiro Togliatti e quella di oggi. Mentre noi andavamo avanti, loro andavano indietro. La destra italiana si è rinnovata, loro hanno fatto soltanto finta di farlo. Così dopo la “gioiosa macchina da guerra” è venuto il ribaltone, e poi l’Ulivo, e quindi l’Unione, dopo ancora il Partito Democratico, ed oggi si assiste nuovamente ad un ritorno al passato, al tentativo di recuperare tutte le sinistre, al recupero del sindacato più conservatore e di tutti gli antagonismi. Un carosello di trasformismi e di autentici trasformisti. Ad ogni invenzione botanica, prima la Quercia, poi l’Ulivo poi la Margherita, i consensi della sinistra sono andati via via riducendosi, e ancora di più si è ridotta la loro credibilità nel Paese. Le loro alleanze si sono sempre rivelate conservative e difensive. I loro governi hanno offerto agli italiani uno spettacolo continuativo di risse, di tradimenti, di psicodrammi parlamentari. Mentre noi eravamo impegnati nel fare, loro monopolizzavano i talk show. E li monopolizzano tutt’ora. Mentre noi portiamo a termine le legislature, loro sono riusciti ad avvicendare in cinque anni quattro governi e tre presidenti del Consiglio. E stendiamo un velo pietoso sull’ultima esperienza governativa. E’ vero che sono stati persi due anni, ma almeno tutti hanno potuto constatare come la sinistra sia incapace di governare. Poi, improvvisamente e quasi miracolosamente, nel giugno del 2007 Walter Veltroni annunciò di voler cambiare. Si è trattato dell’ultima finzione o perlomeno dell’ultimo improbabile azzardo. Dobbiamo ammetterlo: quel suo programma del Lingotto non ci aveva lasciato indifferenti. La promessa di dar vita ad un partito democratico e riformista, che rompesse con gli estremismi ed avesse realmente la famosa “vocazione maggioritaria”, per una volta ci era sembrata sincera. L’approdo, anche da sinistra, ad un bipartitismo che consolidasse il bipolarismo, ci era sembrata un’occasione da non lasciar cadere. L’idea di dar vita ad una campagna elettorale civile, senza più la demonizzazione dell’avversario, e, dopo la loro prevedibile sconfitta, ad una opposizione riformatrice e costruttiva, noi l’avevamo presa per buona. E lo dicemmo chiaramente in Parlamento all’atto della costituzione del nostro governo.
Ma è bastato un attimo perché anche quel bluff si disvelasse. Perché il Partito democratico – che democratico ancora non è – trasformasse da tattica in strategica la sua alleanza con l’estremismo giudiziario da una parte, e con l’estremismo ed il conservatorismo sindacale dall’altra. Perché insomma si ritornasse al passato e agli antichi rituali. Ed oggi a che cosa assistiamo? Il segretario sconfitto se ne va, ed il suo vice – che fino al giorno prima ne aveva condiviso ogni scelta – subito ne rinnega la linea in un disperato quanto inutile tentativo di salvare il salvabile. Ma gli italiani, cari signori della sinistra, non hanno gli occhi bendati: ci vedono benissimo. Vedono che mentre noi andiamo avanti, voi proseguite con la testa voltata all’indietro. Vedono che mentre noi, in un’emergenza che ha fatto tremare le vene ai polsi ad ogni leader del mondo, abbiamo garantito stabilità al Paese e per ciò guadagniamo consensi, voi non trovate di meglio che tornare al passato, che continuare ad insultarci, che litigare tra di voi incuranti dell’interesse generale. Anche per questo continuate a perdere largamente ogni consultazione elettorale. E’ una situazione, è una realtà sotto gli occhi di tutti. Noi siamo qui, e guardando a dove eravamo quando siamo partiti, siamo consapevoli di essere oggi molto più forti di allora, molto più attrezzati di allora alle sfide della modernità. La nostra classe dirigente cresce a livello nazionale e sul territorio; i nostri giovani si affermano nelle università e nella vita pubblica. Non abbiamo mai risposto all’odio con l’odio, agli insulti di chi cerca di delegittimarci con gli insulti. Oggi la parola “moderati”, ma diciamo pure la parola “centrodestra”, rappresenta un patrimonio e una ricchezza. Una ricchezza che si è rivalutata ed è destinata a rivalutarsi sempre più nel tempo. Il logoramento della sinistra invece, e per colpa dei suoi stessi errori, è stato totale. Ha colpito e distrutto il suo modello centralistico e dirigistico di partito, un modello improponibile nell’era della comunicazione in tempo reale. Questa sinistra ha spazzato via dalla scena uno dopo l’altro i suoi leader, sempre più divisi e incapaci di rappresentare il popolo e le sue aspirazioni in una società moderna. Così la sinistra sta uscendo di scena e non ha più un volto. Ed anche la stessa parola “sinistra” non piace più neppure a sinistra. Queste sono verità incontrovertibili. Eppure, nonostante tutto, una sinistra riformista ed una opposizione moderna sarebbero indispensabili anche in Italia. Per questo noi siamo qui ad aspettarli. Non possiamo prenderci sulle spalle i loro ritardi e le loro responsabilità, ma attenderemo con la pazienza e la tolleranza che ci contraddistingue. Lo facciamo perché non c’è governo democratico al mondo a cui faccia bene l’assenza di un’opposizione. Lo facciamo, soprattutto, perché abbiamo promesso solennemente di governare anche per quegli italiani che non la pensano come noi; e noi le promesse le manteniamo, tutte e sempre.
Lo facciamo anche perché non rimanga inascoltato, almeno da parte nostra, l’incoraggiamento che il 28 maggio 2008 ci venne da Papa Benedetto XVI, al quale va il nostro affettuoso saluto. Pochi giorni dopo le elezioni, Egli parlò di “segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo” e di “diffuso desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica, ma anche civile e morale”. E’ quello che stiamo cercando di fare. E’ quello che è indispensabile fare. Abbiamo infatti ricevuto dai governi precedenti e dalla sinistra un’Italia afflitta da pesanti eredità. Abbiamo ereditato un debito pubblico che a causa dei famigerati governi consociativi del compromesso storico, si è moltiplicato per 8 tra il 1980 e il 1992 e oggi è pari al 106 per cento del pil. Questa tremenda situazione ci obbliga ogni anno a spendere decine di miliardi di euro dello Stato (ora sono 80 miliardi) per pagare gli interessi sui titoli del Tesoro invece che fare investimenti. Altro handicap che ci viene dal passato: abbiamo una pubblica amministrazione pletorica, inefficiente e costosa. La più costosa in Europa: 4.500 euro di costo per ogni cittadino, contro i 3.300 della Germania e degli altri Paesi europei. Siamo tributari dell’estero per l’energia che ci serve perché l’estremismo ambientalista è riuscito a impedire che l’Italia sviluppasse la tecnologia nucleare, settore nel quale siamo stati addirittura i precursori con Enrico Fermi. Per questo paghiamo l’energia il 35 per cento più dei nostri concorrenti. Tra questi, la Francia che con il nucleare produce l’80 per cento dell’energia che consuma, e copre una quota significativa delle nostre importazioni.
Infrastrutture: anche qui eravamo i primi in Europa dopo i tedeschi, mentre oggi siamo al 19° posto e dobbiamo colmare un ritardo trentennale. Il divario rispetto ai nostri diretti competitori europei come la Germania, la Francia e la Spagna è oggi del 50 per cento. E questo anche grazie ai veti del falso ambientalismo che hanno bloccato il nostro piano di 124 opere strategiche avviato nel 2001 con la Legge Obiettivo, compresi il Corridoio 5 tra l’Atlantico e il Pacifico, il Ponte sullo Stretto e i nuovi trafori alpini. Abbiamo ereditato un’evasione fiscale record: sul 20 per cento del pil, che è l’ammontare dell’economia sommersa, non si pagano imposte. Per un totale di 100 miliardi di euro l’anno, che dunque mancano al bilancio statale. Ci siamo trovati una giustizia che è un vero disastro. Sia la giustizia civile, dove i tempi sono incompatibili con le esigenze di una moderna società industriale: cinque anni per una causa di lavoro, otto anni per recuperare una somma da un fallimento. Sia la giustizia penale, dove lo squilibrio di poteri tra l’avvocato dell’accusa e quello della difesa si somma all’inefficienza storica degli uffici, e rende di fatto un miraggio il giusto processo. A tutte queste eredità negative il nostro governo ha cominciato a porre mano con un programma che stiamo speditamente realizzando.
Non voglio fare l’elenco delle molte cose che abbiamo realizzato in solo dieci mesi. Credo davvero che nessun governo prima di noi abbia fatto così tanto e così bene in così poco tempo. Sono stati mesi davvero intensi, vissuti sempre con il cuore in gola. Lasciatemi ricordare almeno i risultati più importanti. Da subito ci siamo impegnati ad affrontare e risolvere emergenze come i rifiuti di Napoli e della Campania. Abbiamo mantenuto all’Italia la nostra compagnia di bandiera. Abbiamo attivato numerosi provvedimenti per ridare sicurezza ai cittadini e per fronteggiare il carovita. Abbiamo predisposto, prima degli altri Paesi europei, una serie di misure per fronteggiare la crisi globale, la cui pericolosità avevamo già individuato più di un anno fa, quando ancora eravamo all’opposizione. Per questo motivo a giugno 2008 abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici con una legge finanziaria per la prima volta impostata su base triennale, per poter affrontare la crisi con gli strumenti di finanza pubblica più adeguati. Siamo stati i primi al mondo, il 10 ottobre 2008, a proteggere i risparmi degli italiani depositati nelle banche. Siamo quelli che in Europa hanno stanziato più fondi a favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese e dell’economia reale, per un totale di 55,8 miliardi di euro. Quasi 4 punti di Pil per le grandi opere, per la protezione dei più deboli, per l’edilizia scolastica, per le imprese dei settori più colpiti, per la protezione di chi perde il lavoro, estendendola per la prima volta ai lavoratori delle piccole imprese, agli apprendisti, agli interinali, ai collaboratori a progetto. In questi primi dieci mesi, non ci siamo limitati ad affrontare tempestivamente le tante emergenze nuove o ereditate, ma abbiamo anche avviato e in buona parte realizzato numerose riforme, utili nell’immediato e importanti per porre solide fondamenta per il futuro: la riforma della pubblica amministrazione, la riforma del processo civile, gli interventi che riguardano la scuola e l’università, lo sblocco delle infrastrutture, le misure che uniscono insieme difesa dell’ambiente e sviluppo economico. Tutto questo è stato possibile grazie alla concordia nella quale il governo ha saputo operare sempre in perfetta sintonia con i nostri gruppi parlamentari.
Sono fiero di avere al mio fianco persone così appassionate e competenti: sento una collaborazione, un’amicizia e un affetto da parte di tutti i componenti della squadra di governo e della maggioranza che mi danno forza e che costituiscono un motivo di ulteriore rassicurazione per tutti gli italiani. In campagna elettorale avevo detto che il nostro governo non prometteva miracoli ma impegno e dedizione nell’interesse di tutti. Nei primi dieci mesi di governo abbiamo mantenuto la parola, lo Stato è tornato a fare lo Stato e gli italiani hanno capito che il governo è al loro fianco per sostenerli, per incoraggiarli e fare in modo che ciascuno possa vivere nel modo più libero possibile. Dobbiamo tutti essere orgogliosi dei risultati raggiunti. Voi tutti che siete qui avete anche il compito di essere infaticabili annunciatori delle tante cose buone fatte dal governo. Lo dovete fare, lo dobbiamo fare tutti insieme, non solo per dare testimonianza alla verità dei fatti contro il catastrofismo diffuso dalla sinistra e dalle loro gazzette, ma soprattutto perché abbiamo il dovere di dare speranza a tutti i nostri concittadini e di impedire che il bombardamento quotidiano di cattive notizie fiacchi la loro volontà di agire, di rischiare, di investire, di lottare contro le avversità, nella certezza di un futuro migliore. Per aiutarvi in questo decisivo impegno, nella cartella che vi sarà distribuita all’uscita troverete anche una pubblicazione “Dieci mesi di lavoro dalla parte degli italiani”, che illustra in modo chiaro le principali realizzazioni del nostro governo. Leggetela e diffondetela. Sostenete in questo modo il governo e date nuova forza a tutti gli italiani. Al grande lavoro in patria va unito anche l’enorme impegno dedicato alla politica estera, che diventa sempre più politica “interna”, per le ricadute che essa ha sui destini del nostro Paese.
Grazie a noi, grazie al nostro governo, l’Italia oggi è forte, rispettata e autorevole in Europa e nel mondo. Coerenti con i nostri valori, abbiamo fatto una scelta di campo chiara e netta, che è la stessa da sempre. Abbiamo scelto di far parte del Partito del Popolo Europeo e di schierarci al fianco delle grandi democrazie occidentali e degli Stati Uniti d’America. Ve l’ho già raccontato. C’era una volta un padre che portò suo figlio al cimitero americano e tra quelle migliaia di lapidi gli fece giurare che avrebbe serbato eterna gratitudine verso quel popolo che aveva sacrificato tanti suoi giovani per la nostra libertà, la nostra dignità e il nostro benessere. Quel padre era mio padre. Quel ragazzo ero io. Sarò sempre grato agli Stati Uniti d’America per averci salvato dal nazismo e dal comunismo. Sarò sempre grato agli Stati Uniti d’America per averci consentito attraverso gli aiuti del Piano Marshall di uscire dall’indigenza e di avviarci ad un vero benessere. Sarò sempre grato agli Stati Uniti d’America per avere difeso l’Europa dalla minaccia sovietica nei lunghi decenni della guerra fredda. Ovunque il comunismo sia arrivato al potere ha prodotto terrore, oppressione e miseria. Soltanto la nostra sinistra non ha ancora imparato la lezione dei cento milioni di morti del comunismo. E ancora pretendono di essere loro a darci lezioni storia, di morale e di galateo costituzionale. La nostra politica estera è coerente con le idee nelle quali crediamo, con i valori di libertà e di democrazia che sono al cuore del nostro essere e che noi non abbiamo mai dovuto rinnegare. Questi valori sono la bussola che ci ha sempre guidato nel prendere ogni decisione, anche le nostre ultime decisioni per affrontare la crisi economica e finanziaria globale, la crisi energetica, i conflitti esplosi in Georgia e in Medio Oriente. Questi valori ci guideranno anche in futuro. La nostra bussola, come ho detto nella Dichiarazione programmatica di governo il 13 maggio davanti alle Camere, è la crescita della libertà, della prosperità e dell’affermazione dell’Italia in Europa e nel mondo, nel segno della responsabilità occidentale.
Per noi l’Occidente è uno e uno solo. Questo è vero sul piano politico, sul piano economico e sul piano militare. Ed è soprattutto vero sul piano umano e su quello dei valori. Europa e Stati Uniti sono legati allo stesso destino. L’Europa ha bisogno degli Stati Uniti, gli Stati Uniti hanno bisogno dell’Europa. Non abbiamo esitazioni nel pronunciare queste dichiarazioni. Non abbiamo esitazioni ad essere quelli che siamo. Anzi, ne siamo fieri, soprattutto oggi. È proprio adesso che dobbiamo guardare con fiducia al futuro. Noi siamo nella condizione di riuscire prima e meglio di altri a superare la fase di declino che l’economia mondiale attraversa. Potremo farlo, senza stravolgere i nostri stili di vita, a patto di ritrovare la forza dei valori che ci hanno consentito, dopo un periodo ben più grave di quello attuale, dopo una lunga guerra mondiale, di conseguire livelli allora inimmaginabili di prosperità e di benessere. Noi siamo abituati a pensare che non esiste una società perfetta e che il compito del buon governante non è quello di inseguire le utopie visionarie che sono frutto dei fondamentalismi ideologici. Noi siamo impegnati a revisionare e a correggere di continuo le possibili degenerazioni di una società imperfetta. In un mondo che cambia di ora in ora, il riformismo liberale è un lavoro che non finisce mai. Il nostro riformismo liberale è la formula vincente anche nei rapporti internazionali. È stato il riformismo liberale a farci dire per primi - noi liberali attenti alla solidarietà, noi liberali che crediamo nell’economia sociale di mercato – che lo Stato di fronte alla crisi doveva intervenire per proteggere le imprese, le famiglie, i più deboli. Sono stato il primo tra i leader del mondo a dichiarare, lo scorso 10 ottobre, che non avremmo consentito che neppure una sola banca fallisse o che un solo risparmiatore perdesse i suoi risparmi. Siamo stati i primi a dire che contro la crisi globale dovevamo mettere a punto risposte globali, e che dovevamo introdurre un sistema condiviso di principi e regole comuni sulla trasparenza, sull’integrità e sulla correttezza delle attività finanziarie ed economiche di tutto il mondo. Siamo stati i primi a mettere in guardia contro la tentazione del protezionismo, i primi a studiare misure di sostegno all’economia reale capaci di stimolare i consumi e dare slancio alle imprese. Siamo stati i primi, responsabilmente, a dire che quanto più una crisi è grave, tanto più bisogna contrastarla con la fiducia, con quella che il presidente Obama ha chiamato “l’audacia della speranza”. Io lo sottoscrivo con convinzione. Tornando al nostro ruolo internazionale possiamo dire senza tema di smentita che oggi l’Italia è rispettata nel mondo. Presiede il G8, ed io personalmente lo presiederò per la terza volta. A nessun leader dei più importanti Paesi del mondo gli elettori hanno assicurato un consenso così duraturo da consentirgli di presiedere tre volte un G8. Ringrazio gli italiani che mi hanno così a lungo confermato e rinnovato la loro fiducia.
Io credo di avere ormai una certa esperienza internazionale e rapporti di stima e amicizia con molti leader che ci hanno consentito e ci consentono di fare del nostro Paese un protagonista di primo piano della politica internazionale. Abbiamo contribuito, grazie all’amicizia con i vertici russi, alla soluzione della crisi georgiana e della crisi energetica. La nostra azione al fianco del presidente Sarkozy ha scongiurato le stragi che si annunciavano in Georgia, e che certamente vi sarebbero state e che avrebbero provocato un divorzio difficilmente sanabile tra la Federazione russa da una lato e l’Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti dall’altro. Noi abbiamo sostenuto e sosteniamo la necessità di tornare allo “spirito di Pratica di Mare”, che grazie a noi permise nel maggio 2002 la nascita del Consiglio Nato-Russia e la stipulazione di importanti accordi con quello storico vertice che segnò la fine della guerra fredda e di un incubo durato più di mezzo secolo: l’incubo atomico dell’annientamento reciproco. Ancora, abbiamo ultimamente evitato che l’Europa si gravasse di un rilevante peso economico rispetto agli altri giganti dell’economia mondiale, adottando al Consiglio europeo di fine 2008 un “pacchetto energia” che avrebbe duramente penalizzato le nostre economie e le nostre imprese. Al G8 e alla Conferenza sul clima a Copenaghen cercheremo di coordinare un’azione autenticamente ambientalista e quindi rispettosa dell’ambiente, ma senza il fanatismo ideologico dell’ambientalismo, con tutti i grandi Paesi del Pianeta e con le economie emergenti con cui vogliamo rafforzare il dialogo. Lo faremo a luglio alla Maddalena, dove il G8 si aprirà alla Cina, all’India, al Sud Africa, all’Egitto, al Brasile e al Messico. Insieme a questi Paesi riceveremo i Paesi dell’Unione Africana e lavoreremo per lanciare una nuova filosofia degli aiuti internazionali, affinché non siano più erogati a pioggia senza sapere dove e a chi finiscono, ma siano davvero efficaci mediante la realizzazione diretta di infrastrutture e di opere sociali con il coinvolgimento di più strumenti e di più attori, anche privati.
L’ultimo successo che abbiamo ottenuto è stata la chiusura del contenzioso con la Libia, che durava da quasi un secolo e che i precedenti governi di sinistra avevano cercato di risolvere, naturalmente senza riuscirci. Noi ci siamo riusciti, con enormi vantaggi in prospettiva per le nostre aziende, e con i giusti riconoscimenti ai nostri esuli. Vi ricordate qualche evento, qualche risultato importante degli ultimi governi della sinistra in politica estera? Noi ricordiamo, purtroppo, le bandiere di Stati Uniti e di Israele bruciate e calpestate nelle piazze, addirittura l’ignobile oltraggio ai manichini dei nostri caduti a Nassiriya. Un ricordo che ancora ci indigna. Noi siamo fieri dei nostri soldati che contribuiscono alla costruzione della democrazia e della pace nei Balcani, in Afghanistan, nelle aree calde del Medio Oriente. Anche da qui vogliamo che i nostri carabinieri, i nostri bersaglieri, i nostri marinai, i nostri aviatori, tutti i nostri soldati sentano forte la nostra vicinanza, la nostra gratitudine, il nostro calore. Che sentano il calore del nostro popolo, del Popolo della Libertà! Noi siamo tra i Paesi fondatori dell’Europa e crediamo in un’Europa che non è quella arroccata in una torre d’avorio, lontana dai cittadini, un’Europa dirigista e centralista: l’Europa dei burocrati. Noi crediamo, invece, nell’Europa che vogliono i cittadini europei e che è fatta di una grande storia, di valori condivisi e di una politica comune. Di democrazia e di libertà. Di rigore e di tolleranza. Di libera iniziativa e di solidarietà. Un’Europa libera, cristiana e occidentale che pratica e che diffonde la libertà nel mondo. Un’Europa che dobbiamo rinnovare in linea col Trattato di Lisbona perché deve essere ancora più autorevole, più democratica e più unita. Per ricostruire la fiducia dei cittadini europei nell’Europa unita è necessario lavorare ad una riforma del’Europa che permetta di restituire agli Stati alcune competenze nazionali e, nello stesso tempo, affidi e rafforzi nelle mani dell’Europa le competenze in materia di politica estera e di difesa senza delle quali l’Europa non può esistere, specialmente in un momento di cambiamenti vertiginosi come quello che stiamo attraversando.
Torniamo al nostro movimento.Il Popolo della Libertà è già nato anche in Parlamento, e il lavoro comune nei gruppi della Camera e del Senato è stato un banco di prova assolutamente positivo: la nostra grande compattezza ha reso possibile l’approvazione in tempi record di tanti provvedimenti varati dal governo nella situazione d’emergenza in cui ci siamo trovati ad operare. L’asse tra il Popolo della Libertà e il governo, grazie anche alla leale collaborazione con la Lega Nord è stata, è e sarà la chiave di volta per garantire all’Italia una stagione di stabilità e di vere riforme e per superare l’attuale crisi finanziaria internazionale. Il nostro governo e la nostra maggioranza sono il luogo dove si esprime il massimo del riformismo possibile, che può realizzarsi grazie a una solidità politica senza precedenti. Siamo l’unico governo possibile oggi in Italia. Questa situazione aumenta la responsabilità del nostro movimento che nasce e che inevitabilmente si pone come legato al governo che esso oggi esprime. Il destino e il futuro del Popolo della Libertà dipendono dalla capacità del governo di rispondere alla sfida che grava sul Paese e di incontrare il consenso dei cittadini, anche di quelli che hanno preferito o preferiscono votare per l’opposizione. E’ il sistema Italia nel suo insieme, al di fuori di ogni divisione di parte a cui noi facciamo riferimento. Dobbiamo dire, a tutti coloro che ci sostengono con il loro voto e con la loro simpatia, di schierarsi attorno al governo che oggi è la chiave del futuro del Paese. I governi oggi hanno in tutti i Paesi responsabilità assai accresciute rispetto a quelle del passato perché ad essi è affidato il compito di far riprendere il rapporto virtuoso tra economia finanziaria ed economia reale. Le istituzioni sono chiamate a giocare un ruolo impensabile solo fino a pochi mesi fa. Ciò richiede tempi di reazione ben più rapidi dagli abituali tempi lunghi delle istituzioni. Per questo motivo abbiamo posto il problema di dare forma al nesso diretto tra corpo elettorale e governo che non era previsto dal testo della Costituzione del ’48. Oggi con maggior ragione sosteniamo che l’autorità del governo e i tempi brevi a cui essa è obbligata devono trovare la risposta nelle istituzioni. Noi rispettiamo la Costituzione e in essa ci riconosciamo. Sentiamo il patriottismo della Costituzione ma non fine a sé stesso. Sentiamo il patriottismo della nazione e della tradizione, delle radici cristiane e umanistiche dell’Italia, che è il luogo in cui avvenne la sintesi tra cristianesimo, tra ellenismo e romanità. Accogliamo nella nostra memoria le differenti Italie del Medioevo e del Rinascimento così come l’Italia che è entrata nella modernità con il Risorgimento. Vogliamo superare quei toni da “guerra civile infinita” che rimangono ancora in Italia nel linguaggio politico della sinistra. Vogliamo ricordare tutta la passione e la sofferenza del nostro popolo, che visse in modo più drammatico degli altri la seconda guerra mondiale. Celebriamo la Resistenza e la Repubblica nella memoria dell’Italia una ed indivisa la cui storia viene da molto lontano. Questo è il nostro patriottismo della tradizione e della nazione. Vogliamo così, in questo spirito, aprire la prima pagina di una nuova stagione. Una stagione che ora iniziamo e che sarà decisiva per il peso dell’Italia in Europa e nel mondo.
E’ con questo convincimento, con questa speranza, con questa ambizione che dichiaro aperti i lavori del nostro primo congresso, del nostro congresso fondativo. Invito sul palco i responsabili e i leader dei partiti e dei movimenti che oggi consegnano a noi le loro bandiere e i loro simboli affinché si fondano in quello del Popolo della Libertà:
- Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia.- Ignazio La Russa, reggente di Alleanza Nazionale.- la Nuova Dc per le autonomie di Gianfranco Rotondi,- il Nuovo Psi di Stefano Caldoro, - il Partito Repubblicano di Francesco Nucara, - l’Azione Sociale di Alessandra Mussolini, - i Popolari Liberali di Carlo Giovanardi,- i Liberaldemocratici di Lamberto Dini,- il Movimento Politico Italiani nel mondo di Sergio De Gregorio,- il Movimento Politico per la Liguria di Sandro Biasotti,- la Destra Libertaria di Luciano Bonocore, - la Federazione dei Cristiano Popolari di Mario Baccini,- Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Associazione Circolo della Libertà,- Marcello Dell’Utri, presidente dell’Associazione Circolo del Buongoverno.
Grazie, grazie a tutti voi che siete qui, grazie a quanti ci seguono via radio, televisione e internet. A tutti un forte abbraccio e l’augurio di poter realizzare i sogni e i desideri che portate nella mente e nel cuore. Vi voglio bene, tenetemi nel vostro cuore. Viva il partito degli italiani. Viva il Popolo della Libertà. Viva l’Italia.
Passi avanti nella vertenza Omnema l’artigianato perde ancora colpi
Dal Messaggero di oggi
FALCONARA - Cassa integrazione a rotazione e turni ridotti di sei ore per scongiurare i licenziamenti. E' la ricetta presentata ai sindacati dai vertici della Omme, la metalmeccanica di proprietà dell'assessore comunale Marina Mancini. Soddisfatti i rappresentanti dei lavoratori dall'atteggiamento dell'azienda che, pur dovendo far fronte a un calo di ordinativi (-50% rispetto a gennaio), si è detta pronta a fare il possibile per difendere i livelli occupazionali. La prossima settimana, nuovo incontro per stabilire un calendario mensile. La cassa integrazione è stata chiesta da lunedì 6 al 4 luglio ma non si esclude un ritorno anticipato alla normalità se la crisi allenterà la sua morsa. Tra i 67 lavoratori Omme resta la preoccupazione anche se Tiziano Beldomenico (Fiom Cgil) sottolinea come l'azienda abbia «un atteggiamento coscienzioso: una realtà che si comporta diversamente da molte altre ditte». A maggio le parti si incontreranno nuovamente per fare il punto. Sindacati attivati anche alla Seico Impianti: la ditta ha chiesto gli ammortizzatori sociali per una decina di dip a partire dal 6 aprile per 13 settimane. La Uil incontrerà la ditta la prossima settimana. La crisi ha investito in maniera massiccia anche l'artigianato. Sono 94 i lavoratori del comparto, dipendenti di 12 aziende (legno, plastica, abbigliamento, trasporti) tra Falconara, Chiaravalle, Monte San Vito, Camerata Picena, Agugliano e Polverigi che hanno fatto domanda di sospensione. Il rischio secondo Mario Gresta (Cisl) «è il licenziamento se la crisi, come dai segnali che stanno arrivando, si protrarrà dopo luglio».

venerdì 27 marzo 2009

Il Comune dà la caccia ai “furbi delle esenzioni”
Accise, chiesto un verticecon la Prestigiacomo
Dal Messaggero di oggi
FALCONARA - La vera partita per il sociale si disputerà in autunno. Ne sono convinti i sindacati, che pur ritenendo troppo esigui i 10mila euro del fondo di solidarietà anti-crisi stanziati nel bilancio di previsione in fase di approvazione in Consiglio comunale, hanno comunque apprezzato lo sforzo dell'amministrazione. Una cifra inferiore rispetto a quelle previste da altri Comuni anche più piccoli di Falconara ma, ad ogni modo, un elemento importante di condivisione che ha parzialmente calmato le acque per un bilancio redatto senza il coinvolgimento delle parti sociali. Diversa invece è la posizione sugli annunciati "ritocchi" sulle esenzioni. Il regolamento prevede l'esenzione Irpef per i redditi inferiori a 10mila euro e l'erogazione gratuita di servizi a domanda individuale per chi presenta un modello Isee inferiore ai 3000 euro. Il Comune è deciso a dare la caccia ai "furbetti", cioè coloro che presentano false autocertificazioni per accedere a servizi di cui non avrebbero diritto alla gratuità. Nella delibera di giunta si confermano le tariffe e, facendo riferimento alla crisi, si rinuncia anche all'incremento Istat ma vengono annunciate «maggiori procedure di controllo» sulle dichiarazioni Isee. Per questo i sindacati chiedono nuovi confronti, perché se da una parte viene ritenuta doverosa una lotta all'evasione, dall'altra si teme il pericolo che, colpendo nel mucchio, il provvedimento gravi su fasce realmente bisognose. Le somme stanziate potrebbero aumentare se il Comune riuscisse a chiudere le fondamentali partite "Ici Eni" e "accise Api". Su questo secondo fronte il Coordinamento delle città sede di raffinarie ha chiesto un incontro al ministro Prestigiacomo, che in passato aveva sollevato la questione con la senatrice Luciana Sbarbati.
Dal 2011 i lavori del bypass,
sarà pronto in quattro anni


Dal Corriere di oggi

Falconara Trasferta romana per il sindaco Brandoni, che mercoledì pomeriggio ha partecipato alla conferenza dei servizi convocata al ministero delle Infrastrutture e trasporti per l’esame del progetto definitivo per il bypass ferroviario destinato collegare la linea Orte-Falconara con l’Adriatica. Già nel 2005 il Comune di Falconara espresse parere favorevole al progetto preliminare del bypass, che servirà anche a eliminare l’attraversamento ferroviario della raffineria Api. Il 10 marzo scorso la giunta comunale ha formalizzato alcune richieste di adeguamento e prescrizioni sul progetto definitivo. Riguardano principalmente opere di mitigazione e compensazione che possano garantire un adeguato risarcimento dal punto di vista ambientale e paesaggistico per il territorio, e così da parte del Comune sono state formulate alcune richieste relative al tracciato, alla tempistica e agli aspetti gestionali.“Siamo favorevoli al progetto del bypass ferroviario che di fatto eviterà il transito dei treni all’interno della raffineria aumentando la sicurezza del territorio – spiega il Sindaco Goffredo Brandoni -. Inoltre, con la dismissione dello scalo merci di Villanova (la cui funzione sarà svolta dall’interporto) e con l’eliminazione dei binari, verranno restituiti alla collettività circa 14 ettari di suolo la cui futura destinazione sarà oggetto di discussione della Giunta e della maggioranza falconarese”. Secondo il crono programma dei lavori presentato da Rfi l’opera per il raccordo ferroviario avrà inizio nel 2011 e verrà completata presumibilmente entro il 2015. “L’amministrazione comunale – conclude il sindaco Brandoni dopo l’incontro al ministero - si sente particolarmente impegnata nel cercare di accelerare, per quanto di propria competenza, l’attuazione di quest’opera inserita nella ’legge obiettivo’ al fine di recuperare il gap infrastrutturale che da troppo tempo penalizza la nostra regione nonché nella consapevolezza che le risorse finanziare a questa destinate concorrono ad attuare il progetto politico del rilancio economico del Paese attraverso l’attuazione delle grandi opere strategiche”.
“Ossigeno per le imprese”
Confartigianato chiede misure urgenti. “Serve una terapia d’urto”


Dal Corriere di oggi

Falconara “Misure immediate per ridare ossigeno alle imprese”. La Confartigianato alla luce dell’ormai prossima approvazione del bilancio di previsione del Comune (in consiglio comunale il 31 marzo) torna a chiedere con forza “una strategia per il rilancio della città e del tessuto produttivo in un momento di estrema difficoltà come questo”. “Si rendono necessarie – affermano il presidente comunale Graziano Ragaglia ed il responsabile di zona Marco Pierpaoli – risorse aggiuntive che diano al Comune la possibilità non solo di superare l’emergenza ma di pianificare una strategia di investimenti. Se il tessuto produttivo è vitale ci sono ricadute positive in tutti gli ambiti e in tutta la città. Investire sulle micro e piccole imprese significa creare ricchezza per il territorio”.Secondo Ragaglia e Pierpaoli quello discusso in commissione nei giorni scorsi e che il 31 verrà presentato in consiglio “è ancora di un bilancio di emergenza perché senza entrate straordinarie il Comune rischia di non farcela”. Confartigianato da molti mesi domanda all’amministrazione comunale “misure immediate per far ‘respirare’ piccole imprese e interventi strutturali per semplificare l’attività imprenditoriale e assicurarne la continuità”. “Ci vuole una ‘terapia’ d’urto – affermano Ragaglia e Pierpaoli – per consentire alle imprese di fronteggiare l’emergenza crisi e per rilanciare la crescita e la competitività. Partendo proprio dalle piccole imprese, quelle aziende protagoniste dell’economia del nostro territorio che finora hanno sfidato la crisi senza alcun ‘paracadute’. Non chiediamo aiuti, sconti o assistenzialismo. Vogliamo che la crisi sia l’occasione per sbloccare gli interventi più volte annunciati e mai attuati”. In caso contrario il tessuto produttivo di Falconara rischia “di perdere competenze, professionalità, posti di lavoro” specie se gli interventi concreti tarderanno ad arrivare. L’associazione degli artigiani, attraverso i due rappresentanti locali torna a parlare anche della questione accise “che lo stato incassa ed una parte delle quali dovrebbe tornare al territorio” così come previsto da una norma, mai applicata, della finanziaria 2001. Già da qualche mese di presidente comunale di Confartigianato parla “di imprese storiche costrette a chiudere bottega”. “Il Comune – aveva dichiarato Ragaglia – deve fare tutto quanto in suo potere per sostenere le aziende. L’amministrazione comunale sta operando per fornire risposte alle imprese, ma la situazione debitoria ereditata lascia poco margine quindi cerchiamo almeno di cogliere tutte le opportunità”. Ragaglia guarda con interesse all’avvio dei lavori della Quadrilatero nel fabrianese e fatto sapere che “è importante accelerare le procedure per la zona di Falconara”. “Infatti – ricorda – l’intervento prevede un forte incremento della superficie edificabile dove potrebbero trovare collocazione aziende ed attività commerciali dando così impulso all’intera zona. In più l’inizio dei lavori potrebbe accelerare anche le opere di messa in sicurezza del territorio”.

giovedì 26 marzo 2009

Robin tax e mini indennità
Pdl, Bugaro offre il vicesindaco all’Udc. Una lista civica d’appoggio


Dal Corriere di oggi

Ancona Il candidato del Pdl viaggia a pieno regime tra la realizzazione di una lista civica oltre a quella politica, e la stesura del programma elettorale. Su quest’ultimo fronte, si pensa ad una sorta di Robin Hood tax “a beneficio delle fasce deboli della popolazione anconetana penalizzate dal finto assistenzialismo degli amministratori del Pd che sperperano il denaro pubblico e non si curano dei reali bisogni dei cittadini”, sottolinea Giacomo Bugaro. In quest’ottica si prevede una riduzione dello stipendio del sindaco “sarà uguale a quello di un operaio ed i soldi recuperati saranno destinati ad un fondo povertà o comunque alle famiglie disagiate”. Bugaro, che martedì ha sciolto la sua riserva accettando la candidatura a sindaco, punta su una politica rivolta al sociale. “Il primo atto della nuova giunta sarà la cancellazione dell’odiosa tassa sull’handicap voluta da Sturani e dal centrosinistra e la cancellazione della vergogna delle liste d’attesa per l’assistenza domiciliare ai disabili. Garantiremo e potenzieremo i servizi d’assistenza sociale attraverso un taglio drastico alle consulenze e agli incarichi esterni, una riduzione dei viaggi all’estero e delle spese di rappresentanza di cui ha abusato ampiamente il centrosinistra”. Il candidato raccoglie supporters anche dal social network Facebook dove “nel giro di poche ore ci sono state più di cento adesioni alla mia candidatura e soprattutto dal mondo giovanile: loro saranno con me nel giro della città”. Nella sua corsa verso il Comune del capoluogo, non mancherà l’allestimento del quartier generale che sarà collocato in centro. Individuato il candidato, ora il Pdl cerca di tessere la sua rete di alleati.Esclusa per il momento la sita civica NoixAncona, che sarà eventualmente riconsiderata in fase di ballottaggio. Rimane ancora l’incognita Udc. “Abbiamo chiesto di aprire un confronto ed ora vediamo come svilupparlo”. Bugaro, consigliere regionale e coordinatore provinciale di Fi, si proporrà come candidato anche al partito di centro con l’auspicio di emulare il comune di Falconara, “con un sindaco Pdl ed un vice Udc”. L’esponente azzurro si presenterà alle elezioni insieme a Carlo Ciccioli capolista. “Stiamo lavorando, sicuramente nella nostra lista ci saranno i consiglieri comunali uscenti, che hanno lavorato bene. E’ comunque gratificante vedere le copiose adesioni che stanno arrivando. E considerando questo riscontro positivo, stiamo cercando di creare una lista che coinvolga esponenti della società civile: al momento stiamo vagliando le disponibilità. Sono in tantissimi che ci vedono come il cavallo vincente e quindi vogliamo supportarci, da qui l’idea di una lista d’appoggio”.
La Sinistra attacca “C’è un evidente gap di democrazia”



Dal Corriere di oggi

Ancona “Se non ci sono nuovi fatti politici allora rivolgeremo il nostro sguardo alla costruzione dell’altra coalizione possibile”. Questa la posizione espressa da Sergio Zampini de La Sinistra durante la conferenza stampa di ieri. Ed organizzata in seguito all’abbandono del tavolo con il Pd, lunedì scorso dopo l’estemporanea chiusura ai candidati della sinistra radicale. Alla base dei dissapori “una presa unilaterale del Pd sui candidati – sottolinea Matteo Cognini – ci è stato detto che noi abbiamo capito male”. Rispetto alle primarie che sarebbero interne al Pd e non di coalizione quindi “non con l’accordo pattuito venerdì”. Insomma, un pasticcio non ricomponibile.Il rapporto di fiducia col PdA questo punto i Vendoliani chiedono che ci sia un rapporto fiduciario con il Pd. La Sinistra si dice comunque disponibile ad un “confronto tornando ad un tavolo se c’è potere di rappresentanza delle persone del Pd”. Apprezzata intanto la nota del partito democratico che invita alla partecipazione del prossimo incontro. “Ci chiedono di sottoscrivere il programma ma dicono no ad un nostro candidato”. “Le candidature sembrano più frutto di accordi – incalza Antomarini – Poi non è chiaro se il sindaco che esce dalle primarie deve essere il sindaco della coalizione e che vincolo ha questo rispetto ad un programma di coalizione. Inoltre c’è un candidato non iscritto al Pd, se prevarrà lui che vincoli c’è rispetto al Pd ed agli altri?”.I nodi ancora da sciogliereDiversi sono quindi i nodi da sciogliere per La Sinistra che ieri sera si è riunita in Assemblea per discutere “la nostra proposta politica”. “Riteniamo di andare alle elezioni con la più ampia coalizione possibile – rimarca Zampini – prendiamo atto di quello che è accaduto che è un fatto rilevante. E sulle votazioni. “Non dice Ranci chi può andare a votare. C’è un gap di democrazia in questa città. Io non posso andare a votare sostenendo un programma che non è il mio ed un candidato del Pd” conclude Cognini.
Un campo di rugby al parco Cormorano


Da Corriere di oggi

Falconara Il campo di rugby al parco del Cormorano diventa realtà. Nei giorni scorsi la giunta ha approvato la realizzazione degli spogliatoi annessi alla struttura sportiva per i quali verranno utilizzati alcuni moduli prefabbricati della Protezione civile già consegnati al Comune. L’amministrazione cittadina ha da tempo avviato una politica di riqualificazione e valorizzazione delle aree attraversate dal fiume Esino, riconoscendo a questo ambito territoriale ma anche una opportunità per la creazione di un grande parco fluviale con fini ricreativi-sportivi-culturali, dotato delle necessarie strutture di supporto atte a favorirne la accessibilità e la generale fruizione. Il campo è attesissimo dalla società sportiva Falconara Rugby nata circa due anni fa e che, al momento dopo aver già effettuato due ottimi campionati nazionali di serie C, ha iniziato ad avviare il settore giovanile. Il Rugby Falconara Dinamis ha la sua sede sociale in via Italia 35. Info e notizie sulle partite nel sito ufficiale www.rugbyfalconara.it o telefonando a Mariano al 347.9583686.

mercoledì 25 marzo 2009

dal Messaggero di oggi

di MARCO CATALANI


FALCONARA -
Il risanamento dei conti pubblici diventa un esempio di buon governo. Il Comune, chiuso il bilancio di previsione, parteciperà oggi ad un convegno a Siena sul tema della reinternalizzazione dei servizi, mentre il 1 aprile lo stesso tema sarà dibattuto a Rimini. I primi effetti del risanamento si fanno sentire soprattutto nelle tasche dei cittadini. Scende sensibilmente la Tarsu: i minori costi di gestione del Cam vincono il braccio di ferro contro i maggiori costi della discarica e l'avvio del porta a porta: la differenza in negativo varia dall'1,18% al 5,18%. Esempio: un single in una casa di 80 mq pagherà 144,34 euro anziché 149,93 (un -3,72%). Le famiglie numerose (6 o più), in 120 mq, 139,44 anziché 140,95 (-5,18%). Per i morosi è prevista la possibilità di rateizzare: due scadenze per i debiti sotto i 500 euro, 6 per gli importi fino a 2500 euro e 12 mensilità per le inadempienze sopra i 2500 euro. Previsto anche, come chiesto dai sindacati, un fondo di solidarietà da 10mila euro per i cittadini colpiti dalla crisi economica. Il regolamento per accedere al fondo sarà redatto, assieme a quelli per stabilire le esenzioni, in autunno con il riavvio dell'anno scolastico. E' previsto un innalzamento dei tetti, il che significa che meno persone potranno accedere gratuitamente ai servizi, rimasti inalterati nella tariffazione. Durante la commissione bilancio di ieri è stato spiegato ai consiglieri comunali che la chiusura del bilancio è stata resa possibile da diversi fattori. La chiusura della Esino Entrate ha portato un risparmio quantificabile attorno ai 900mila euro ma per avere dati più precisi occorrerà attendere il prossimo anno. L'abbassamento dei tassi d'interesse dei mutui passivi ha giocato consentito al Comune di risparmiare 1,2 milioni, tanto che ora si torna a parlare di investimenti. L'amministrazione ha deciso di acquistare definitivamente il Visentini. Il centro diurno per anziani costerà una rata di 147mila euro all'anno: manca l'ok della banca ma il Comune è possibilista. Per prudenza, si è inserito un 100mila euro di contributo regionale (lo scorso anno erano 300mila) ma il progetto a lungo termine parla di un ampliamento dell'attuale sede. Risparmiando sulla spesa che il Comune versa ad anziani bisognosi in altre strutture private si ricaveranno 25 posti letto anziché gli attuali 18. Nel tempo, allargando la struttura all'attuale palestra, si pensa di arrivare a 75 utenti ed allacciare rapporti di concessione o parternariato con privati. L'obiettivo è far arrivare nuove entrate (Ici Eni e accise su tutte) per arrivare al 2010 con un bilancio che si regga esclusivamente su entrate correnti.
dal Corriere di oggi

Due milioni dalla Quadrilatero



Falconara E’ una manovra economica da 26 milioni e 800 mila euro quella che la giunta Brandoni porterà in consiglio comunale il 31 marzo. Due milioni di euro arriveranno dalla Quadrilatero, 400 mila euro dalle sanzioni amministrative, e 640 mila euro dai permessi per la sosta, mentre il Comune potrà contare su oltre un milione di euro grazie al canone di affitto di parte dell’edificio di via Roma, che sarà utilizzata per una “residenza protetta” destinata ad anziani e disabili gravi. La presidente della commissione bilancio Giorgia Fiorentini ha parlato di “razionalizzazione delle spese e riduzione di costi, senza tagli ai servizi ed aumenti delle tariffe”.



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Previsto anche un ampliamento del VisintiniDiminuirà la Tarsuper privati e negozi

Condominio solidale aspettando gli aiuti

Bilancio in pari grazie all’affitto di un immobile a un centro per anziani. “Ci sono già offerte”

Falconara In attesa degli “aiuti” da Roma il Comune ha portato a pareggio il bilancio 2009 (che è stato presentato ieri alla commissione consiliare) grazie ad una serie di interventi sulle strutture legate ai servizi sociali. Il milione di euro che ancora mancava per chiudere i conti dell’ente arriverà grazie ad una iniziativa dedicata agli anziani e ai disabili. Il progetto era già stato in parte annunciato dall’assessore ai servizi sociali Baldassarri nel corso dell’incontro con i sindacati, ma non era stata chiarita la sua portata economica.

In sostanza dopo l’ennesimo spostamento dell’ufficio anagrafe, che passerà da piazza Catalani (dove è arrivata meno di un anno fa) a via Roma, una vasta porzione delle palazzina dove hanno sede gli uffici ed alcune attività del settore servizi sociali, verrà data in gestione ad una società privata per la utilizzerà come una sorta di “residenza protetta” pagando al Comune un affitto. La ditta (la società o la cooperativa) che si aggiudicherà la gara pagherà un canone fisso mensile di 12 mila euro, cioè 144 mila euro l’anno per dodici anni, ma i primi otto anni dovranno essere versati in anticipo. In questo modo nelle casse dell’ente dovrebbero entrare un milione e 152 mila euro, cioè una cifra più che sufficiente a tappare il buco di quest’anno. Insomma, il bilancio viene chiuso con la realizzazione di un “condominio solidale”, destinato a sedici anziani autosufficienti o con ridotta autonomia fisica, e di uno spazio per utenti disabili (utilizzando gli appartamenti, già pronti e mai occupati al secondo piano della palazzina di via Roma ristrutturata all’epoca dell’amministrazione Carletti). Un’operazione “bluff” secondo i consiglieri del Pd, ma sulla quale l’esecutivo guidato dal sindaco Brandoni punta invece moltissimo. “Ci sono già varie ipotesi ed anche delle probabili offerte” ha assicurato ieri in commissione l’assessore al bilancio Marina Mancini la quale ha anche presentato una seconda ipotesi, sempre legata al sociale, che potrebbe diventare una sorta di ciambella di salvataggio per le finanze comunali nel caso le entrate della Quadrilatero si rivelassero più esigue del previsto.

L’amministrazione comunale ha infatti previsto l’ampliamento (ed il progetto è in parte già pronto a cura del settore lavori pubblici) dell’istituto Visintini che potrebbe diventare una residenza per anziani con oltre cinquanta posti letto. Confermata ieri dall’assessore Mancini e dalla dirigente Daniela Ghiandoni la diminuzione di alcune tariffe fra cui la Tarsu che cala per gli esercizi commerciali in misura variabile dallo 0,28 allo 0,53 % e per i privati del 3%.
MARINA MINELLI,

dal Corriere di oggi

Causata da un guasto nella rete idrica, la ruota di un auto parcheggiata finisce nel buco di circa trenta centimetri

Cede l’asfalto nella notte, voragine in via Volta


Falconara Una voragine di circa trenta centimetri di diametro e altrettanti di profondità si è aperta ieri mattina in via Volta, all’altezza del civico 10, lungo il tratto di strada che dall’incrocio con via degli Spagnoli conduce a Palombina Vecchia. Non vi sono stati incidenti nè danni alle persone. L’allarme è stato segnalato attorno le 9 al comando della polizia municipale di Falconara da un residente che la sera precedente aveva parcheggiato la sua Lancia Delta di colore blu scuro nei pressi dell’abitazione dove vive, lungo la strada che scorre sopra il parco tra le sedi del liceo Cambi e l’istituto tecnico Serrani. Quando è sceso per recarsi al lavoro ha notato con sorpresa la profonda fenditura che si era creata sulla sede stradale. Una delle due ruote anteriori della sua vettura era infatti finita nella voragine. Impossibile accendere il motore e partire. Sul posto è subito arrivata una pattuglia della polizia municipale insieme al geometra Michele Marchetti dell’ufficio tecnico del Comune. Da un primo esame della situazione sembrerebbe che a provocare il cedimento della strada sia stata una perdita d’acqua di una conduttura, probabile conseguenza di alcuni lavori che la Multiservizi sta effettuando in questi giorni in via Ville. L’acqua, infiltratasi giorno dopo giorno nel terreno, avrebbe causato il cedimento. Dopo che alcuni dipendenti comunali hanno rimosso l’auto, gli agenti hanno segnalato il problema alla multiutility che si occupa della gestione del servizio idrico anche nel territorio comunale di Falconara. Gli operai della Multiservizi hanno avviato i lavori di riparazione delle tubature che verranno completati entro oggi. L’episodio riporta all’attenzione il cronico problema che attanaglia Falconara e Castelferretti: numerose le strade piene di buche e affossamenti, dove è sempre più difficile transitare. M.D.


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Nei quartieri via via interessati dal nuovo servizio saranno tolti i cassonetti

Raccolta dei rifiuti Parte il porta a porta


Falconara Annunciata, rimandata a causa delle difficoltà economiche del Comune ed alla fine riconfermata la raccolte dei rifiuti “porta a porta” prenderà il via nel prossimo mese di luglio dal quartiere di Palombina Vecchia. Lo ha stabilito una recente delibera di giunta in cui viene dato mandato al Cam, quale gestore dei servizi comunali di igiene ambientale, “di attuare la riorganizzazione del sistema di raccolta rifiuti urbani” sulla base di una ipotesi di 6308 abitanti. La riorganizzazione, precisa la delibera, “dovrà essere preceduta da un adeguata campagna di informazione alla popolazione da organizzare i collaborazione con il Settore Assetto e Tutela del Territorio”. Il nuovo sistema di raccolta dovrà essere costantemente monitorato dal Cam in termini di risultati sui quantitativi di raccolta differenziata, costi e “ogni altro elemento utile alla sua valutazione, di cui dovrà essere prodotta relazione mensile all’amministrazione comunale”. Al Settore Assetto e Tutela del territorio la giunta ha dato mandato di apportare le necessarie modifiche al vigente Regolamento Comunale per la disciplina della raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani. Il “porta a porta” sarà attivato per “le frazioni carta, plastica e indifferenziata, e la raccolta di tipo stradale, di prossimità, con l’aumento del servizio per le frazioni vetro e organico, visto che nella zona individuata è già attiva e funzionante la raccolta separata della frazione organica”. Nella zona interessata, e progressivamente nelle zone di estensione del servizio, verranno progressivamente eliminati i cassonetti.





martedì 24 marzo 2009

dal Messaggero di oggi

di MARCO CATALANI


FALCONARA - Commissioni al lavoro sulle grandi opere del futuro falconarese: bypass ferroviario e fiera alla Quadrilatero. Il Comune prende tempo sull’adesione a Fiere dell’Adriatico, la spa di nuova costituzione che si prefigge di divenire l’ente di gestione delle manifestazioni fieristiche regionali. Tante, secondo gli stessi consiglieri, le zone d’ombra. Secondo la bozza che la Regione ha presentato al Comune, c’è tempo fino al 14 aprile per prenotare le azioni (40 a 50mila euro l’una per 2 milioni di capitale sociale) per diventare soci della spa. Una spesa onerosa e fatta al buio, secondo i consiglieri che all’unanimità hanno deciso di inviare un documento all’assessore regionale Vittoriano Solazzi e chiedere delucidazioni. A preoccupare, soprattutto la possibilità che le manifestazioni fieristiche vengano assorbite per intero dalla fiera di Pesaro e la mancanza di qualsiasi riferimento all’area leader di Quadrilatero. Critiche anche per la data troppo ravvicinata per la sottoscrizione, vista anche l’assenza di un sindaco nella vicina Ancona. «In questo momento - ha detto Clemente Rossi, Pdl - dobbiamo fare da “supplenti” anche per gli interessi del capoluogo». Altro capitolo, il bypass. Ieri pomeriggio l’ingegner Frittelli di Rfi ha illustrato il progetto che sarà completato nel 2016. Le gare di appalto partiranno già a gennaio del prossimo anno e il via ai cantieri nel 2012. Secondo una precisa prescrizione del Comune si darà la precedenza agli scali merci che già nel giro di un anno dovrebbero liberare le aree (a monte e a mare) di Villanova. Ancora da stabilire chi si occuperà delle due zone. Tra le ipotesi anche una concessione pluriennale gratuita in favore del Comune. Con il progetto bypass di libereranno 85mila mq di territorio, più i 60 dell’attuale tracciato ferroviario, compresi i 4 binari antistanti la stazione ferroviaria, ad ora utilizzati per il movimento dei merci. Domani, riunione al Ministero per acquisire pareri ed ulteriori richieste da inserire nel progetto definitivo.