mercoledì 16 gennaio 2013



Liste e schieramenti prendono corpo. La prima reazione è un qual certo movimento di corpo. Ciò che si dispiega davanti ai nostri occhi non è un futuro che scalcia per nascere, ma un passato che s’aggrappa per non morire. Sia nelle modalità selettive (si fa per dire) che nelle sommatorie di coalizione, questa è una storia che doveva essere finita nel 2006, con il pareggio senatoriale di allora. Romano Prodi fece il matto, la sinistra si prese tutto, così innescando la molla che, nel 2008, portò una valanga di voti alla destra. Questa, a sua volta, nel 2009 s’era già sfasciata, ma Silvio Berlusconi s’abbandonò a mattane e tirò avanti, fino a quando non fecero esercitazioni di tiro, usandolo come bersaglio. Nel 2013 siano ai secondi supplementari, in uno stato di decomposizione crescente.
Prendete le persone in lista. Che desolazione. Il più pulito è un candidato inutile, il più utile è un candidato zozzo. La politica ha bisogno di professionalità e professionisti, è mestiere complicato, consistente nel creare consenso e nell’operare modifiche all’esistente, tenuto conto delle forze in campo. L’esperienza del governo Monti è illuminante: diversi componenti di quell’esecutivo sono persone di livello e a posto, ma pessimi ministri, gente animata da smisurata spocchia moralistica, che ha veramente supposto di potere comandare, con ciò dimostrando di non sapere neanche dove erano capitati. I ministri arrivati da altro mestiere sono stati circondati e isolati dalla burocrazia, complice la loro supponente ignoranza e la loro comprovata incapacità. Non basta, per smettere? No, anzi, le liste fanno a gara nel dire: abbiamo tanti cadidati della società civile. Che non vuol dire nulla.
La società civile è quella che ha votato questa classe politica. E’ anche quella che chiede raccomandazioni e appoggi. Nella società civile ci sono anche gli scrittori che compitano contro il governo tecnico e si candidano nelle liste con il nome di Monti. Della società civile sono espressione i professori universitari, il cui lavoro è così pregevole da portare le università italiane sotto il primo centinaio, nella graduatoria mondiale della qualità. Atenei dove la famiglia conta più del merito. Ma chi prendiamo in giro? Se la società civile fosse davvero civile questa falsa classe dirigente sarebbe già stata spazzata via e sostituita. Invece quei candidati la integreranno. All’opposto, invece, i civili delle civiche se la prendono con chi fa politica, laddove, lo ripeto, è di professionalità che c’è bisogno, anche in questo settore.
Il guaio è che, da anni, si fanno fuori i professionisti e si salvano i mestieranti. La presunzione poliglotta del prof. Monti accetta l’umiliazione dialettale dell’alleanza con Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. La furia vendicatrice di Berlusconi si squaglia ai piedi del trasformismo tropicale di Raffaele Lombardo. La voglia governativa di Pier Luigi Bersani s’inchina all’antagonismo manovriero di Nichi Vendola. Perché lo fanno? Semplice: ciascuno di loro può invocare il realismo, la voglia di vincere, la necessità di aggrumare le forze che consentano di prevalere o, quanto meno, di evitare che altri prevalgano. Ciascuno di loro sta giocando i supplementari di una partita che nel 2006 aveva già esaurito ogni interesse e forza.
Le urne sono ancora lontane, sebbene prossime. Le previsioni sui risultati di lista sono azzardi. Ma azzardo: ci si troveranno più voti berlusconiani di quel che si crede, si conteranno più schede grilline di quel che si teme, le schede montiane non saranno montate, quelle sinistre vinceranno la tappa, ma non sapranno metterci una toppa. Il primo marzo avremo tutto questo alle spalle, con davanti problemi economici che non si piegheranno certo alle stupidaggini che oggi si sentono. E avremo un sistema istituzionale diroccato, ma obbligato a scegliere un nuovo perno, un nuovo uomo del Colle. Non so quanto durerà quella legislatura. Tutti dicono poco, io suppongo che nessuno degli eletti voglia tornare a casa, quindi durerà più di quel che può. Il fatto è che non può niente. Ed è questo il problema.
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