mercoledì 24 febbraio 2010

Falsa colf chiedeva l’elemosina

Era autorizzata ad assistere anziani ma poi mendicava in strada. Arrestata per evasione


Dal Corriere

Falconara Ieri da falsa vittima di una violenza sessuale aveva spinto in un tranello a luci rosse un parroco accusandolo di aver abusato di lei, per estorcergli denaro. Oggi da badante infedele ha caricato la sua trappola a un’anziana, e anziché accudirla andava a chiedere l’elemosina. L’ineffabile Ghizela Caldaras, romena di 30 anni, finisce ancora nelle mani della giustizia. Stavolta la messinscena era l’interpretazione della finta governante che sotto il contegno inappuntabile di colf nascondeva la vita cenciosa da mendicante. I carabinieri hanno intuito che l’occupazione di assistente domiciliare fosse una copertura a un lavoro irregolare. L’hanno tenuta sotto controllo perché poteva uscire dalla sua abitazione di via Trieste a Falconara dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 per accudire la vecchina ad Ancona, in via Ungaretti. Adesso dovrà starci chiusa tutto il giorno: dopo l’arresto per evasione - convalidato dal giudice (il processo ci sarà il 2 marzo) è scattata la reclusione in casa. La sua fedina penale già non era lustra, sfregiata da precedenti per furto ed estorsione per il ricatto hard al sacerdote. Poteva riscattarsi al fianco della nonnina, portarla a passeggio, fare la spesa, farle compagnia. Per assolvere a questo impegno Ghizela aveva ottenuto il permesso di uscire di casa dalle 14 alle 18. Ma ha utilizzato male quel tempo. Gli uomini del tenente Matteo Demartis, che conoscevano il suo passato non propriamente cristallino ed edificante, la tenevano sott’occhio e si sono insospettiti perché tardava sempre un po’ a rientrare. Alla fine la giovane si è tradita rispondendo alla domanda: “Dove sei stata?”. Era una bugia che fosse di ritorno da casa della “sua” anziana dove si erano piazzati altri carabinieri che non l’hanno mai vista arrivare. Era la prova, insieme con le monetine che tintinnavano in tasca, che era sì stata ad Ancona ma per fare la questuante. Era la conferma della doppia vita di Ghizela. Gli investigatori hanno portato alla luce il lato oscuro. Lei non era di sollievo a una persona sola e in là con gli anni, nelle ore in cui doveva starle accanto era con la sorella e il fratello sui marciapiedi e ai semafori a fare lo sguardo supplice, augurare buona fortuna in un italiano stentato e allungare la mano e raccattare qualche spicciolo. A volte si portavano pure dalle parti della cittadella sanitaria di Torrette, luogo che muove alla pietà chi lo frequenta e per questo molto ambito dai poveracci che monetizzano i buoni sentimenti della gente che passa. Per un po’ Ghizela non si farà viva.


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