venerdì 29 maggio 2009



Morale della favola




«Un lupo vide un agnello vicino a un torrente che beveva, e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto. Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo di intorbidare l'acqua, così che egli non poteva bere. L'agnello gli fece notare che, per bere, sfiorava appena l'acqua e che, d'altra parte, stando a valle non gli era possibile intorbidire la corrente a monte. Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse: "Ma tu sei quello che l'anno scorso ha insultato mio padre!". E l'agnello a spiegargli che a quella data non era ancora nato. "Bene - concluse il lupo - se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti"».
Mutatis mutandis, le parole della celebre favola di Esopo vengono alla mente in questi giorni osservando gli attacchi rivolti dai partiti di opposizione al presidente del Consiglio in merito alla vicenda di Noemi Letizia. Dicono i capi del centrosinistra: «Invece che occuparsi dei problemi del paese e concentrare le sue energie sull'attività di governo, il premier dedica il suo tempo a curare le sue vicende private. E' un'offesa nei confronti del paese». Ora, tutti sanno che, in tutta questa storia di gossip, chiacchiere e pettegolezzi, chi ha gettato per primo il proverbiale sasso nello stagno non è stato di certo Berlusconi, il quale, semmai, si è visto costretto a rintuzzare gli assalti diretti contro la sua persona, cercando di far emergere la verità in mezzo a tante insinuazioni morbose. Il fatto che oggi il giornale-partito La Repubblica e i vari Franceschini e Di Pietro cerchino di far passare l'idea opposta, e cioè che sia stato il Cavaliere a mettere in piedi tutto questo popo di confusione al fine di distrarre il famigerato «paese» dai veri problemi che l'attanagliano, la dice lunga sul livello a cui sono giunti i principali protagonisti dell'opposizione, disposti a tutto pur di gettare fango sull'immagine pubblica del presidente del Consiglio, nella speranza di fargli perdere consensi in vista delle prossime scadenze elettorali.
E allora via col refrain delle «dieci domande» rivolte al premier dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, presente martedì sera negli studi di Ballarò come icona dell'antiberlusconismo morale da contrapporre all'immorale berlusconismo. Domande che, come ha fatto osservare nel corso della stessa trasmissione il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro, «non sono domande dirette, sono domande allusive, oblique, sono domande provocatorie, non sono domande per accertare la verità... Sono domande marginali, secondarie, per dimostrare che c'è qualche cosa di misterioso o di strano». Dunque: in mancanza di altre armi con cui colpire politicamente il presidente del Consiglio, ecco che l'opposizione insinua, sottintende, suscita dubbi sulla sua dirittura morale, sulle sue frequentazioni private, sui suoi comportamenti sessuali. Senza, come ha sottolineato Belpietro, avere a cuore la verità, ma con il solo scopo di costruire di fronte agli occhi degli italiani un velo di sospetto, di opacità, di torbido.
Ha dichiarato il ministro Sandro Bondi, anch'egli ospite martedì sera di Ballarò: «Non avevamo mai assistito, nella storia della Repubblica italiana, ad una campagna elettorale dominata da questioni come queste, che non dovrebbero farne parte. I temi veri della campagna elettorale sono totalmente assenti». Il perché è presto detto: «Da quindici anni una parte politica cerca di combattere con tutte le armi possibili Silvio Berlusconi... Ora lo si vuole combattere sul piano delle vicende di carattere personale. Repubblica ha rovistato nella pattumiera per cercare di trovare qualche cosa contro Silvio Berlusconi e la sinistra l'ha seguita».
Dunque, tornando alla favola di Esopo e trasponendola nelle vicende italiane di questi giorni, è ben chiaro chi, in questa storia, abbia scelto di recitare la parte del lupo smanioso di trovare una scusa qualsiasi per fare dell'agnello un sol boccone e soddisfare così i suoi appetiti. Coloro che accusano Berlusconi di aver intorbidato le acque della campagna elettorale sono gli stessi che hanno gettato quintali di melma alla fonte, e ora, come il lupo, dicono, di fronte alla difesa opposta dal capo del governo («In tutta questa vicenda non c'è nulla che non sia più che pulito»): «Se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti». La morale della favola, alla fine, è la stessa prevista dall'autore greco: «Contro chi ha deciso di far un torto non c'è giusta difesa che valga».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono degli idioti.Non c'è altro da dire