martedì 28 giugno 2011

Bentornato Giulio, eroe osimano


Deportato in Germania per lavorare in una fabbrica di armi, è morto 67 anni fa in un bombardamento




Dal Corriere




Osimo Ormai non ci speravano più. Leandro, Lina ed Elsa Marchetti s’erano quasi rassegnati all’idea di non poter mai pregare sulla tomba del loro amato fratello Giulio, morto in Germania nel 1944, prigioniero dei nazisti in un campo di lavoro.

E invece 67 anni dopo, all’improvviso, si apre uno spiraglio per riportare a casa Giulio, che a 22 anni perse la vita sotto i bombardamenti mentre era costretto a lavorare in una fabbrica di armi tedesca. La famiglia Marchetti non si è mai rassegnata, vuole andare fino in fondo, verificare se quello spiraglio possa sul serio far ritrovare la tomba di Giulio e riportarlo nella sua Osimo. Così, tramite il blog Robertozamboni.com (“I dimenticati di Stato”), i Marchetti scoprono che Giulio è stato sepolto allo Zehlendorf di Berlino, nella zona riservata al cimitero militare d’onore dove sono tutt’ora sepolti 1.177 soldati italiani, come riporta una lastra commemorativa affissa al suo interno.

E così, dopo un anno di iter burocratico per la richiesta di rimpatrio, le spoglie di Giulio Marchetti domani tornano a casa, al cimitero di San Giovanni, nella cappella di famiglia, accanto alla bara del padre Vincenzo e della madre Virginia.

I resti sono conservati in un piccolo sarcofago che, avvolto dal Tricolore, rimarrà visitabile all’interno della cappellina fino a sabato, quando la famiglia Marchetti organizzerà nella chiesa di San Marco una cerimonia commemorativa per Giulio, alla presenza delle autorità civili che gli renderanno onore. A lui, Giulio, servitore della patria morto in guerra e rimasto lontano da casa per oltre 67 anni, dimenticato dallo Stato.

“Era un camionista, un ragazzo pieno di vita - lo ricorda oggi il fratello Leandro, 79 anni -, era arruolato nel Quinto Reggimento Bersaglieri e quando l’8 settembre 1943 ci fu l’armistizio e venne catturato dai tedeschi era di stanza a Pinerolo”. Giulio fu deportato a Berlino, costretto a lavorare in una industria bellica, fra le prime prese di mira dalle truppe d’aviazione degli Alleati. E così infatti, il 13 settembre 1944, un anno dopo, rimase coinvolto in una incursione aerea antinazista: per lui e tanti altri deportati italiani che lavoravano forzatamente in quella fabbrica di Berlino non ci fu nulla da fare.

Da allora la famiglia Marchetti non era più riuscita a trovarlo per portare a casa almeno il suo corpo. Solo l’anno scorso è arrivata la svolta che Leandro e le sorelle aspettavano da anni. “Ero andato a visitare il campo di concentramento a Dachau - racconta Massimo, il figlio di Leandro - e quando tornai a casa mio padre mi disse: potevi dirmelo che passavi di lì, ti avrei fatto cercare mio fratello Giulio, che è da qualche parte in un cimitero a Berlino”.

Così Massimo ha iniziato a navigare sul web alla ricerca di qualcosa che potesse fargli capire se e come poter ritrovare lo zio. “Ed è grazie al blog di Roberto Zamboni - spiega Massimo - che abbiamo capito come provare a riportare a casa lo zio. Da I dimenticati dallo Stato abbiamo appreso che era al cimitero Zehlendorf e scaricato tutti i moduli e le informazioni utili per avviare le pratiche”.

Il 13 agosto 2010 la prima missiva inviata al ministero della Difesa per sapere dove fosse stato tumulato di preciso Giulio. Un mese dopo la risposta: “Riquadro 1, fila 6, tomba 103 del cimitero militare italiano d’onore”. L’iter per il rimpatrio è durato neanche un anno e domenica scorsa Leandro accompagnato dal figlio Massimo e dalla nuora sono saliti sul volo Rimini-Berlino: “Abbiamo voluto essere presenti alla esumazione - ha raccontato Massimo -, c’eravamo noi e una famiglia siciliana. In quel giorno cinque soldati italiani sono stati esumati e tutti e cinque torneranno in Patria domani. Le onoranze funebri li riporteranno in auto facendo tappa nelle loro città: prima a Como, poi in Toscana, quindi qui a Osimo, poi L’Aquila e infine in Sicilia”.

Per Leandro domenica scorsa rimarrà indelebile nel cuore: “Erano 67 anni che aspettavo di pregare sulla sua tomba, è stata una grande emozione e lo è tutt’ora nel pensare al suo ritorno a Osimo” ha raccontato ieri commosso mentre nella sua casa in via Guazzatore mostrava lettere e foto che raccontano la storia. Le spese per il rimpatrio saranno tutte a carico della famiglia Marchetti, ma al Comune è stato chiesto un contributo. Con Roberto Zamboni che dal blog annuncia una proposta di legge che impegni lo Stato a sostenere le spese “per i soldati morti all’estero che sono stati dimenticati dopo un’assurda legge del 1951, per la quale non si sarebbe più dovuto parlare della guerra” ha detto Massimo. E in attesa di riscontri positivi, intanto Giulio da domani sarà finalmente più vicino ai suoi cari e Osimo potrà rendere onore ad un suo eroe.

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