domenica 23 settembre 2012

Le Regioni come un bancomat
Moltiplicati garanti e commissioni
Una pletora di organismi di dubbia utilità, ma dai costi milionari


pierfrancesco.derobertis@quotidiano.net
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I RIMBORSI, i fondi facili, la Regione come bancomat. Ma c’è moltodi più. Nel Lazio, certo, e anche altrove. La Casta sa nascondersi bene.Sempre dalle parti delle assemblee,per esempio, dove, oltre al consiglio vero e proprio, ogni anno se ne vanno milioni di euro per quelli che in gergo vengono pomposamente chiamati «organi di garanzia istituzionale», che a ben
guardare garantiscono soprattutto chi ne fa parte. Gli garantiscono una rendita. Nel Lazio e, appunto, altrove. Alzi per esempio la mano chi ha mai letto in qualche cronaca le eroiche
gesta del «garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà», in pratica i carcerati,oppure del «garante dell’infanzia e dell’adolescenza». Il Lazio, tanto per restare in zona, per questi due organismi dai compiti oscuri e dagli atti ignoti, nel 2010 ha speso quasi mezzo milione di euro. Molto prodighi, c’era da giurarlo. Spende pure anche la Campania, che per i due organismi nel 2012 ha messo in conto di «fatturare» circa 220mila euro.UN PO’ TUTTE le Regioni non sfuggono alla dolce tentazione del poltronificio, olio indispensabile per far funzionare la macchina della politica locale. Prendiamo la Toscana, che si pone sempre a modello di gestione dal basso dei sui 32 milioni e spiccioli di costo del consiglio.Bene, la Toscana oltre agli immancabili Garanti per l’adolescenza e garante per i detenuti ha il «Collegio di garanzia statutaria», la
«Commissione pari opportunità»,la «Conferenza delle autonomie sociali », il «Comitato delle autonomie locali» (come hanno tutte le Regioni), il Difensore civico (anche in questo caso presente più o meno ovunque). Altre Regioni hanno il Consiglio d’Europa, molte la Consulta femminile. Le Regioni si difendono dall’accusa di sperpero spiegando che sono organismi
previsti dalla legge. Vero, salvo che quando poi la legge impone dei tagli loro rivendicano la propria autonomia, e salvo il fatto che ci sono Regioni, come il Friuli, che per manifesta inutilità di siffatti pletorici organismi li hanno aboliti. Il Difensore civico in Friuli è stato tolto nel 2008.
MA TORNIAMO al Lazio, ottimo esempio dello sperpero prodotto dal poltronificio regionale. Il Lazio, dicevamo, nel 2010 ha speso mezzo milione per i due «garanti».Ai quali si sommano 250mila euro per il «Comitato regionale dell’economia e del lavoro», una sorta di copia in scala del Cnel nazionale, sulla cui utilità molti hanno sollevato dubbi a cominciare da Tremonti
che nella finanziaria 2011 voleva abolirlo e non l’ha fatto solo per perché essendo in Costituzione
non poteva farlo (e si è limitato a tagliarne i componenti); 100mila euro per il Comitato delle autonomie locali, 100mila euro per la Consulta femminile, 50mila euro per il Comitato di garanzia statutaria. UN CARAVANSERRAGLIO, questo Corel (che, ricordiamo, esiste anche in altre Regioni, tipo il Veneto)formato da 60 membri che almeno sulla carta devono discutere
dell’economia della Regione. Per tutti i componenti, ovviamente, rimborsi e gettoni di presenza. Soldi gettati al vento, o meglio elargiti al solo scopo di ingraziarsi qualcuno. Anche perché in ogni consiglio esiste già una commissione economia, che segue gli stessi argomenti,può promuovere audizioni e fare le stesse cose. Idem per il Cal (presente ovunque), composto da 37 membri provenienti (anche qui, rimborsi e gettoni) da tutta la regione. Una gita di salute a Roma
non si nega a nessuno.

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