sabato 6 aprile 2013



Coppia suicida, la paura di Anna Maria:
«Mi pignoreranno l’auto»

  CIVITANOVA MARCHE Una famiglia unita. Erano speciali Romeo Dionisi e la moglie Anna Maria, coppia senza figli, e il fratello di lei Giuseppe Sopranzi, celibe. Romeo, 62 anni, era un uomo che aveva lavorato sempre: muratore di una ditta finché questa 4 anni fa non ha chiuso. Poi la rincorsa verso un’occupazione che l’ha lasciato a piedi: era un dipendente anomalo, pagava da solo i contributi ma lavorava per altri, piccole aziende edili, ditte diverse negli ultimi quattro anni e l’ultima che neanche l’aveva pagato. Il suo obiettivo era arrivare alla pensione: ma era ancora “giovane” e temeva di non riuscire a pagare i contributi ora che era senza lavoro, in là con l’età e con i debiti. Diceva spesso Romeo: «Senza la certificazione Durc dell’Inps non posso lavorare, come farò?»

LA VERGOGNA

«Mi prenderanno l’auto»: era questa la paura di Anna Maria, casalinga con una pensione di 400 euro al mese che da un mese aveva cominciato a ricevere le cartelle esattoriali di Equitalia. Temeva i pignoramenti, la vergogna di finire sul lastrico, di perdere la casa in affitto. «Una settimana fa Anna Maria era venuta a casa mia e mi aveva chiesto: Mario, mi dai lo sfratto? - racconta Mario Pagnanini, proprietario dell’appartamento dove i tre vivevano insieme da 35 anni - Le ho risposto che non si doveva preoccupare. Quando è andata via era sollevata. Non so nemmeno quanti mesi di affitto mi dovevano, non li ho mai contati perché Anna Maria la conoscevo da 30 anni, aveva lavorato nel mio calzaturificio fino a quando l’ho chiuso, nel 2001. Era una famiglia splendida, onesta. Non mi hanno mai chiesto aiuto economico; glielo avrei dato subito».
L’AFFITTO
La coppia pagava 520 euro al mese di pigione e anche l’affitto era diventato un problema. Giuseppe Sopranzi, fratello di Anna Maria, operaio calzaturiero in pensione, molto schivo e riservato, poteva contare su una pensione di 800 euro, ma anche quella non bastava più. I problemi economici, il non farcela aveva minato una famigliola «per bene, onesta» dice la vicina di casa Giovanna Capodarca. «Alle 20,30 di giovedì ero in terrazzo e ho parlato con Anna Maria, abbiamo scherzato - dice Ciro Damiano che abita al secondo piano - mi sono girato e lei era già rientrata, non mi ha salutato e mi è parso strano». Due ore, dopo la tragedia nello sgabuzzino.

(R. Emiliozzi)

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