martedì 16 dicembre 2014



ANCONA: ARRESTATO PER 

CONTRABBANDO DIRETTORE 

GENERALE DELLA MANIFATTURA 

ITALIANA TABACCHI


Ci sono anche il direttore generale della Manifattura Italiana Tabacchi spa di Chiaravalle (Ancona), Massimo Tarli, 47 anni, e il responsabile per i rapporti con i clienti esteri, Luca Cecconi, 54, entrambi di Roma, tra le sei persone arrestate dal Gico della Guardia di finanza di Ancona con l’accusa di aver promosso un’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al contrabbando di sigarette. Arresti choc, eseguiti con l’operazione ‘Duty freè, portata a termine dalle Fiamme gialle in collaborazione con il Servizio antifrodi delle Dogane, e coordinata dal procuratore della Repubblica Elisabetta Melotti e dal sostituto Mariangela Farneti. Secondo la procura, i due manager (ora ai domiciliari) della società, che ha l’unità produttiva e i depositi nell’anconetano, facevano partire due camion a settimana formalmente diretti in paesi extra Ue (Moldavia, Ucraina) per consegnare sigarette a ditte inesistenti: la merce viaggiava in sospensione di imposta ma veniva smistata in Polonia e Belgio per la vendita in nero in Paesi europei, con un’evasione d’imposta di 73 milioni di euro. Tutto questo, avveniva grazie alla complicità di un intermediario croato-sloveno, Josip Papic, ‘primula rossà del contrabbando, che avrebbe assicurato il buon fine dei carichi oltreconfine. Con il traffico di ‘biondè, secondo gli inquirenti, la Mit recuperava fatturato con l’export, e i manager guadagnavano prestigio e bonus sui maggiori ricavi. Gli arresti domiciliari sono stati applicati anche un collaboratore esterno della Mit, Carmelo De Luca, pugliese di 55 anni, per l’accusa di aver ‘scortatò le sigarette fino al confine italiano. Mentre è stato emesso un mandato d’arresto europeo per gli autisti delle spedizioni. Contestualmente alle misure cautelari, il gip di Ancona ha autorizzato sequestri preventivi per equivalente per oltre 78 milioni di euro: 73,3 milioni agli indagati, 5,7 milioni di immobili e denaro della Mit spa, chiamata in causa per illecito amministrativo connesso alla condotta dei suoi manager. In serata la società è intervenuta con un comunicato sottolineando che, in questa fase, suo «primario interesse è la difesa della filiera produttiva e occupazionale ad essa legata, nonchè la difesa della sua immagine commerciale di consolidato protagonista del mercato italiano, nel rispetto della regolamentazione applicabile». La Società Manifattura italiana tabacco spa, poi, «si riserva ogni commento ed iniziativa» a sua tutela, dicendosi pronta a collaborare con la magistratura e ad avviare «le verifiche interne necessarie». I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal procuratore Melotti e dal comandante del Gico di Ancona, il colonnello Gianfranco Lucignano. Alla Mit spa, come azienda, ha spiegato il magistrato, viene contestato l’illecito amministrativo relativo all’accusa associativa contestata a due propri dirigenti; le irregolarità riguardano però non tutta l’azienda ma l’articolazione con base a Roma che si occupava dell’export. Sarebbero state 42, tra novembre 2011 e febbraio 2013, le fittizie esportazioni extra Ue (520 tonnellate di sigarette di marche ‘821’, ‘em il’ e ‘Pariolì, prodotte dalla Mit spa) monitorate dalla Guardia di Finanza grazie anche a rilevatori satellitari piazzati sui tir e all’ausilio degli uffici e della rete di contatti europei delle Dogane. Il meccanismo del contrabbando era semplice e poggiava su complicità di doganieri di paesi extra europei: alle frontiere arrivavano solo i documenti consegnati da uomini dell’intermediario sloveno, pagato 12.500 euro a carico per le ‘consulenzè con bonifici a una ditta con sede alle Seychelles; il funzionario di turno li registrava, mentre in realtà i camion scaricavano la merce in magazzini polacchi e belgi appannaggio di ‘grossistì europei del contrabbando. È stato però proprio lo zelo di un doganiere polacco a mettere Dogane e Finanza sulla pista giusta: l’uomo si accorse che la quantità di ‘biondè su un tir non corrispondeva a quella segnata sulla bolla. Gli autoarticolati, formalmente diretti fuori dalla Ue, viaggiavano scarichi perchè le sigarette erano già stoccate altrove, nell’Unione.
Fonte Ansa

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