giovedì 27 novembre 2008

La Social Card? Una boccata d'ossigeno per un milione di famiglie







La risposta del Governo per le famiglie della “terza settimana” si chiama Social Card. In apparenza, niente più di un’anonima carta di credito prepagata pensata per favorire le famiglie a basso reddito, ma che in realtà condensa in se stessa l’intera ricetta proposta dall’esecutivo per superare la crisi e rilanciare il volano dell’economia italiana: far ripartire la macchina dei consumi proprio lì dove ha dimostrato di perdere sempre più colpi, ovvero dalle tasche delle cosiddette “fasce deboli”, le più colpite dalla crisi. Consentendo di spendere anche, e soprattutto, a chi solitamente ha in tasca ben poco da spendere.
Il Ministro delle Finanze Giulio Tremonti l’ha presentata stamattina in una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi, a due giorni esatti dai lavori del Consiglio dei Ministri convocato per varare un decreto anticrisi in salsa tricolore, proprio mentre in Commissione Europea il presidente Barroso annunciava lo stanziamento di 200 miliardi di euro per esorcizzare nel Vecchio Continente le ricadute devastanti di un incubo chiamato sub prime. Ma se l’intervento targato Bruxelles, e definito dal suo presidente «una risposta senza precedenti ad una crisi senza precedenti», intende dare alla crisi economica una soluzione “dall’alto”, come una sorta di “deus ex machina” nel bel mezzo dello svoglimento del dramma, il provvedimento varato dal Governo, parte esattamente nel senso opposto, “dal basso”, per dotare i soggetti più deboli di uno strumento efficace a contrastare la crisi.
Una boccata d’ossigeno sotto l’albero per le famiglie messe in difficoltà da bilanci mensili sempre più risicati, insomma, ma anche una soluzione con la quale l’esecutivo conta di poter rilanciare efficacemente i consumi. Del resto lo stesso premier si era già chiaramente espresso sulla questione, quando nei giorni scorsi aveva esortato i consumatori italiani a fare il loro mestiere: consumare, per l’appunto, e consumare il più possibile. L’unica soluzione a breve termine in grado di rimettere in moto l’economia italiana e andare oltre la crisi. Con buona pace della formichina raccontata del De La Fontaine, che se fa bene alla morale della favola ma non porta altrettanto beneficio ad un’economia che deve ripartire di slancio per evitare un nuovo ’29.
Ecco quali sono le caratteristiche della carta salva-famiglie presentata dal Governo. Entro il 31 dicembre sarà già entrata nei borsellini di 1 milione 300mila italiani, per lo più cittadini con oltre 65 anni di età e famiglie con a carico figli fino ai 3 anni di età, e con un reddito Isee, ovvero Indicatore della situazione economica equivalente, non superiore ai 6mila euro annui. Una soglia che, per i soggetti che abbiano superato i 70 anni, è stata elevata dal ministro a 8mila euro Isee. I beneficiari, inoltre, non dovranno possedere più di una casa né più di un’automobile, pena l’essere depennati dagli elenchi dei ptenziali possessori della carta. In caso delle presenza di più di un figlio a carico con un età fino ai tre anni, inoltre, i crediti cui si ha diritto si sommano. Chi dovesse rientrare nei parametri sopra elencati, e tuttavia non ricevesse comunque la social card, potrà farne richiesta presso Poste Italiane.
La carta ha un valore di 40 euro mensili ma quando verrà recapitata ai destinatari avrà già caricato su un credito di 120 euro, frutto della somma dei bonus per le mensilità di ottobre, novembre e dicembre. Potrà essere utilizzata dai beneficiari come valido supporto negli acquisti natalizi, anche se, per il momento, l’elenco degli esercizi presso i quali la carta potrà essere utilizzata è ancora limitato. Per ora, infatti, solo il 5% delle grandi catene di supermercati ha accolto favorevolmente la social card. «Speriamo che la percentuale salga» è stato l’augurio di Tremonti.
Ma la carta non è solo credito al consumo: «La social card serve anche per aderire alle "tariffe sociali dell'Enel”» annuncia infatti il ministro dell’economia. Tariffe che, spiega Tremonti, esistevano già prima «ma erano in freezer, nel senso che se non si andava allo sportello dell'Inps per richiederle, si restava fuori. Così, invece - prosegue - l'adesione alla tariffa sociale è automatica». Una carta “buona” , insomma, che consente sia di spendere a chi spendere non potrebbe, ma anche di spendere meno. Una carta che, soprattutto, non “bolla” chi la riceve: la social card, è infatti assolutamente anonima, può essere utilizzata da chiunque e «non segna i portatori», così come ha sottolineato durante la conferenza lo stesso titolare del dicastero alle finanze italiane: «Molte lettere sono già state inviate a quelli che, secondo i nostri archivi, sono i beneficiari dell’iniziativa – spiega Tremonti – Tutto è stato fatto nel modo più semplice possibile».
Per mettere a regime l’intero sistema, tanto quello della distribuzione delle carte quanto quello della messa in opera della “filiera” necessaria al loro utilizzo, le casse statali investiranno qualcosa come 450milioni di euro. Una buona parte delle spese, però, saranno coperte dalle donazioni già provenute da grandi gruppi quali Eni, che ha versato 200milioni di euro in favore del progetto, ed Enel, da cui sono già pervenuti altri 50 milioni.
«Si tratta di uno strumento nuovo, nel quale crediamo» ha commentato il ministro Tremonti davanti ai giornalisti riuniti in conferenza stampa. «Uno strumento assolutamente in linea con le raccomandazioni della Commissione europea». L’Italia, infatti, ha spiegato Tremonti, non è il primo paese dove un provvedimento simile viene adottato come soluzione scacciacrisi. Anzi: proposte simili all’estero hanno già dimostrato di saper portare consistenti benefici. Prima di vedere questi benefici anche in casa nostra, e specialmente nelle nostre tasche, ci sarà bisogno per il Paese di quella che il ministro ha definito «una fase di adattamento», sufficiente a consentire all’intera macchina di entrare a regime e di portare i risultati tanti auspicati.
Guai, però, a chiamarla “carità”: «Rifiutiamo l'interpretazione della social card quale visione compassionevole della società» ha detto il ministro. Le situazioni di bisogno, ha spiegato, non si proclamano per legge, e non sono «una questione di ingegneria sociale del governo». Lo stato di necessità, oggi, è tangibile, oggettivo, e a serio rischio di peggioramento, se non sufficientemente preso in considerazione. E se non sarà una semplice carta a salvarci, potrà di sicuro esserlo quell’iniezione di fiducia che la social card potrà imprimere nei piccoli consumatori.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

più che fare la social card devono finire le speculazioni e per sempre

Anonimo ha detto...

Concordo, basta con le speculazioni, comunque bisogna riconoscere che questa iniziativa servirà a qualche bisognoso, prechè privarlo?