venerdì 30 gennaio 2009

Uccise l’anziana vicina, vent’anni di carcere
Per il giudice non si trattò di un omicidio premeditato, Mario Masini evita l’ergastolo


Dal Corriere del 30 Gennaio

Falconara - Evita l’ergastolo Mario Masini, l’assassino della porta accanto che il 21 gennaio di due anni fa massacrò a coltellate l’anziana vicina di casa inferma e semicieca per rubarle 200 euro e qualche vecchio documento senza valore. Ieri il gip Lioniello Rossino l’ha condannato con rito abbreviato a vent’anni di carcere, escludendo l’aggravante della premeditazione che poteva costare al 45enne anconetano il carcere a vita. Era quello che meritava, secondo il pm Irene Bilotta, che accusava Masini di aver pianificato il furto in appartamento mettendo in conto anche di arrivare a sopprimere Maria Crescimbeni, pensionata di 77 anni, che svegliandosi all’improvviso l’aveva sorpreso a rubare in casa sua. Masini era imputato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalle condizioni della vittima, incapace di difendersi per l’età e le condizioni fisiche, e anche rapina a mano armata. Un doppio capo d’accusa che - in caso di accoglimento delle richieste del pm - non avrebbe lasciato scampo a Masini: la riduzione prevista dal rito alternativo gli avrebbe consentito di evitare l’isolamento in carcere, ma non l’ergastolo.Il giudice Rossino l'ha assolto dall’accusa di rapina, ritenendolo responsabile dell’omicidio, senza però la premeditazione. Partendo da una pena base di trent’anni, il gup ne ha inflitti venti applicando lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato. Niente riduzioni invece per una memonata capacità di intendere e di volere: una perizia disposta dal giudice aveva evidenziato per Masini un disturbo della personalità, ma evidentemente per il giudice non era tale da configurare un vizio parziale di mente.La procura aveva chiesto l’ergastolo. Quando era entrato nell’appartamento della vicina, secondo il pm Bilotta, Mario Masini era preparato ad uccidere. L’aveva ipotizzato, tanto da indossare dei guanti di lattice per non lasciare tracce. S’era preparato bene, con un sopralluogo nell’appartamento compiuto alcuni mesi prima. Era domenica pomeriggio, sapendo che l’anziana aveva l’abitudine di andare a messa, s’era introdotto nell’appartamento al terzo piano di via Che Guevara 5 riuscendo a far scattare il chiavistello con una scheda. Pensava di poter cercare denaro in tranquillità, ma la Crescimbeni stava dormendo e il rumore l’aveva svegliata. Masini, figlio di un’amica della vittima, se l’era trovata di fronte e aveva perso la ragione. Non è escluso che fosse sotto l’effetto di stupefacenti, fatto sta che l’aveva assalita come una furia. L’aveva scaraventata a terra, le era salito a cavalcioni per bloccarla. Aveva impugnato un coltellino da cucina, usato poco prima dall’anziana per tagliare della frutta, e s’era accanito con venti colpi, l’ultimo aveva quasi trapassato il collo di Maria. Poi aveva girato per casa lasciando tracce di sangue dappertutto, ed era scappato senza essere visto con i soldi presi all’anziana. Era tornato a casa, nella palazzina di fronte, e aveva messo scarpe e vestiti in lavatrice. In meno di una settimana i carabinieri del Reparto operativo, guidati dal colonnello Luciano Ricciardi, lo arrestarono con prove schiaccianti. Decisiva fu una traccia di sudore lasciata su lembo di guanto strappato e rimasto accanto al cadavere della vittima.

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