venerdì 6 marzo 2009

STUPRO CAFFARELLA: DNA NON E' DEI ROMENI INDAGATI


ansa.it

ROMA - Pesa di più, a livello processuale, il risultato di un'analisi scientifica o il riconoscimento di un aggressore e la successiva confessione di quest'ultimo? La risposta al quesito arriverà dal tribunale del riesame di Roma che lunedì prossimo dovrà analizzare le richieste di scarcerazione dei due romeni accusati dello stupro nel parco della Caffarella. Il caso che coinvolge Alexadru Isztoika Loyos e Karol Racz è destinato è fare giurisprudenza, sempre che il pm Vincenzo Barba ribadisca la richiesta del carcere per i due indagati. Da un lato ci sono le risultanze degli ulteriori accertamenti genetici i quali avrebbero confermato che non appartengono ai due romeni i due profili di dna estratti dai reperti (tamponi, mozziconi di sigarette e altro) già affidati alla polizia scientifica. La genetista Carla Vecchiotti, dell'istituto di medicina legale della Sapienza, non ha compiuto nuovi test, ma ha effettuato una comparazione dei codici genetici identificati dalla scientifica con quelli dei due indagati. Come precisato in procura, le attività di laboratorio non sono ancora concluse. In particolare, devono essere ultimati gli esami sugli indumenti della ragazzina di 14 anni violentata il giorno di San Valentino e su altri reperti, compreso il trench beige con una macchia di sangue che la proprietaria di un bar diede proprio alla vittima dello stupro. Dall'altro lato ci sono il riconoscimento di Loyos fatto dalla ragazzina "senza ombra di dubbio", come sottolineato ieri dal procuratore Giovanni Ferrara e dal questore Giuseppe Caruso, la confessione videoregistrata del "biondino" e condita di quei particolari che, a detta degli investigatori, solo chi ha preso parte allo stupro poteva conoscere ed, infine, la chiamata di correità di Karol Racz, più che un caro amico di Loyos. Saranno i giudici del Riesame, competenti sulla legittimità dei provvedimenti restrittivi, a decidere quale tra i due aspetti, prova scientifica e prova generica, abbia maggior valenza. Intanto si aggrava la posizione di Racz, il quale ha sempre negato di essere coinvolto nella vicenda Caffarella. Nel carcere di Regina Coeli, dove è detenuto, gli è stata notificata un'altra ordinanza di custodia cautelare, questa volta per lo stupro di una donna di 41 anni avvenuto la sera del 21 gennaio scorso in via Andersen, nel quartiere Primavalle. A firmare il provvedimento, su richiesta del pm Nicola Maiorano, è stato il gip Silvia Castagnoli. L'ordinanza è incentrata, tra l'altro, sul riconoscimento di Racz, come uno dei due aggressori, fatto dalla vittima dello stupro. La ricognizione è stata fatta tramite incidente probatorio ed avrà il valore di prova processuale. Nei prossimi giorni ci sarà l'interrogatorio di garanzia.

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