martedì 23 giugno 2009


Fiorello come Fiorello: numero uno

Ancona resta al centrosinistra: staccato l’avversario Bugaro di quasi 7000 preferenze

Ancona Ha vinto Fiorello Gramillano, senza neppure il fotofinish che in parecchi s’aspettavano, anche nel Pd. E men che meno ribaltoni. Ha vinto con il 56,76 per cento, 28.579 voti, il sindaco che neppure si voleva candidare, il preside dai capelli brizzolati. Ha vinto l’entusiasmo, come recita lo slogan elettorale, nonostante le peripezie del centrosinistra. Alla fine, Ancona si è espressa come ha sempre votato, col centrosinistra. Confermando quasi lo stesso schieramento (con l’aggiunta di Rc e l’appoggio della Sinistra) che sostenne Fabio Sturani e che ne ha poi raccolto le dimissioni il 4 febbraio. Un voto di fiducia incondizionata, ma disaffezione c’è. Nel 2006, Sturani vinse al primo turno con il 58,16 per cento, 32.663 voti. Sono prevalsi, sottolinea lo stesso neo sindaco, il radicamento dei valori della sinistra e la volontà di non far vincere la destra. “Sarò al servizio di tutti i cittadini”, dice ora Gramillano. “Sarà anche il mio sindaco”, risponde Giacomo Bugaro. E tira un sospiro di sollievo il governatore Spacca: il timore di Ancona avamposto Pdl della Regione non si è concretizzato.

L’effetto Bugaro

Dalla sua il candidato del Pdl ha di sicuro l’aver portato il centrodestra al ballottaggio dopo dodici anni e l’aver raggiunto un risultato storico per lo schieramento d’opposizione, il 43,24 per cento. Il Pdl è il primo partito della città, scavalca il Pd. Per il centrodestra era l’occasione mai avuta, l’occasione storica per tentare il sorpasso, dopo le vicende rocambolesche del centrosinistra e delle dimissioni dell’ex primo cittadino. Ora o mai più, è stato il tormentone delle ultime settimane in città. Ci sarà una seconda possibilità?

Il voto e l’astensione

Il preside ha vinto con oltre 6.800 voti di scarto. L’astensionismo abbastanza marcato ha dato una botta di qua e una di là, penalizzando di più il centrodestra. Perché alla fine la Sinistra, alla vigilia data incerta, si è presentata al voto eccome. Ha votato il 62 per cento, contro il 73 del primo turno. Oltre undici punti percentuali in meno, 9.135 voti non espressi. Gramillano è cresciuto di 4.552 voti, Bugaro di 1.953. Entrambi avrebbero potuto prendere di più. Considerati i voti del 6 e 7 giugno e l’apparentamento formale con l’Udc e con la lista civica NoiXAncona, Bugaro poteva superare le 23 mila preferenze. Discorso simile può valere per Gramillano. Non c’erano apparentamenti, ma c’erano l’appello di Duca l’avvicinamento del grillino Gallegati. Gramillano sarebbe potuto arrivare a 29.941 consensi.

Le prospettive

Gramillano rimarca autonomia e discontinuità dai partiti anche per la giunta. Sturani è stato a lungo ieri in Comune, ma nessuno scambio con Gramillano, sindaco numero 19 dal ’44 (ma più sindaci hanno svolto più mandati). In tutta la campagna elettorale, appena una chiacchierata a San Ciriaco. Ora c’è da ricostruire tutto. Il rapporto con il partito, quello con la città, attraverso l’azione amministrativa, e la macchina di Palazzo.

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