venerdì 18 settembre 2009

Centrali Api, sì del ministro Prestigiacomo
Firmato il decreto di valutazione di impatto ambientale per i due impianti
Dal Messaggero di oggi
FALCONARA - Da Roma, primo sì alle centrali Api ma in Regione l’assessore Amagliani non si dà per vinto e annuncia battaglia. A due mesi dall’approvazione in Senato del ddl sullo Sviluppo, che ha di fatto riscritto le regole per la realizzazione delle cosiddette opere strategiche, arriva dal ministero dell’Ambiente la firma del ministro Prestigiacomo al decreto di Valutazione impatto ambientale (Via) per le due centrali da 520 e 60 mgw che Api chiede da tempo. L’ok era nell’aria da tempo ma finora non era mai stato ufficializzato per la contrarietà della Regione che nel suo Pear non prevede impianti di tale portata. Il ddl sullo Sviluppo invece ha portato, per gli impianti sopra i 400 mgw, nuove norme: se prima l’accordo Stato-Regione era indispensabile, ora le Marche dovranno per dire di no dovranno adottare «un provvedimento motivato che deve specificatamente tenere conto delle risultanze dell’istruttoria ed esporre in modo chiaro e dettagliato le ragioni del dissenso». Così recita il ddl. L’atto istruttorio ora passa sul tavolo del Ministero per lo Sviluppo Economico. In Regione, Amagliani parla di notizie «potenzialmente pericolose e comunque gravi perché a livello centrale non si tiene conto delle scelte locali di governo del territorio, materia prettamente lasciata alle competenze delle Regioni». La vicenda si protrae ormai da tre anni da quando, nel 2006, Api Nova Energia ha presentato la richiesta di Valutazione d’Impatto Ambientale al ministero competente. La Regione si è sempre opposta a più riprese: ultima, in ordine di tempo, lo scorso novembre con il governatore Spacca alla riunione indetta dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta a Roma. «Le nostre posizioni - annuncia oggi Amagliani - restano quelle di una netta opposizione a tale tipologia d’impianto e quindi anche alla centrale proposta da 520, tutte tese ad una totale garanzia alla tutela della salute pubblica e una corretta attuazione agli indirizzi del Pear». Nel frattempo l’azienda si prepara a guardare al futuro. Mercoledì prossimo l’atteso piano industriale sarà presentato a Roma ai sindacati mentre per il primo ottobre è previsto un meeting falconarese tra i vertici e le Rsu locali. Secondo alcune indiscrezioni i livelli occupazionali potrebbero subire dei tagli: 140 dip in meno, a detta dei più pessimisti, meno 50 lavoratori in tre anni tra pensionamenti e prepensionamenti, nelle ipotesi più rosee. Scenari ancora da decifrare e legati anche all’altra trattativa in corso, quella di acquisizione della raffineria di Stagno (Livorno) per la quale Api ha avanzato un’offerta che sarà valutata da Eni, proprietaria dell’impianto, a dicembre.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma perchè la regione non si fa lei una centrale di suo gradimento ed assorbe quelli che l'api manderà a casa? A proposito già sta mandando a casa. Ma ci sono solo i precari della scuola per la regione?

Anonimo ha detto...

Certo che bloccare una delle pochissime aziende che ancora investono sul territorio,e' a dir poco ridicolo.Per Marco Amagliani ormai,e' una questione personale.Blocchiamo l'Api.Cosi' niente piu' investimenti,piu' cassa integrazione,piu'operai a casa.Niente da ridire,si tratta di un validissimo rappresentante della classe operaia.Tutto questo perche' esiste il Pear.Ma non sarebbe meglio confrontarsi sul progetto presentato dall'Api,sulle nuove centrali? Piu' inquinamento?Allora no.Meno inquinamento? La logica,direbbe di si'.Ma la politica purtroppo, spesso non ragiona per logica,ma per contrapposizioni ideologiche.