martedì 26 gennaio 2010

Queste primarie ricordano che il Pd non è un interlocutore affidabile


Pessime notizie per il Pd, ma anche per le riforme: la secca sconfitta del candidato di Massimo D’Alema nelle primarie in Puglia ha queste due conseguenze, ovviamente interconnesse.

Nel Pd, assistiamo all’ennesimo episodio di cannibalismo interno, al trionfo del gioco masochistico dello “sgambetto al segretario” (un inesistente Bersani che “lavora” però per D’Alema), in un contesto in cui i vertici romani –D’Alema in primis - dimostrano un incredibile distacco dalla realtà.

Abituati al mefitico clima di tradimenti interni che si respira in quel partito (i veltroniani hanno votato in massa per Vendola), non possiamo non prendere atto della totale, assoluta incapacità di D’Alema e della segreteria tutta del Pd di sentire il polso non solo del paese, ma anche del proprio “popolo”. Se Vendola è personaggio che porta alle urne 200.000 elettori e stravince col 70% dei voti, chi mai gliel’ha fatta fare a D’Alema di cercare di ucciderlo? Perché mai D’Alema gli ha comunicato il diktat: “Vattene perché con te perdiamo e io ho un altro schema politico in testa”? Perché mai D’Alema non ha cercato di convincerlo? Magari offrendo candidature e assessorati a Sinistra e Libertà di Vendola nelle regioni rosse, costringendolo a scegliere tra il proprio successo personale o la sopravvivenza piena del suo movimento in centro Italia. La risposta è semplice: perché D’Alema agisce entro schemi autoritari e autoreferenziali della tradizione comunista e non riesce, o non vuole, distaccarsene.

Tutti i suoi ormai infiniti insuccessi e fallimenti (la Bicamerale, l’Ulivo Mondiale, il suo governo, il Pds, la scalata alla presidenza della Repubblica e alla presidenza della Camera, la gestione settaria del Ministero degli Esteri, la candidatura Ue) hanno inizio e fine in questa caratteristica: un eccellente schema di gioco rovinato e distrutto dalla certezza che D’Alema ispira negli interlocutori: non aspira ad una collaborazione leale, ma alla egemonia assoluta e tendenzialmente addirittura alla loro scomparsa dalla scena politica. Così oggi D’Alema porta nel baratro della tragicomica sconfitta pugliese, anche la segreteria Bersani, perché quest’ultimo – la cosa ha dell’incredibile - non ha preso assolutamente nessuna posizione sulla Puglia, ma gli ha dato carta bianca, ha fatto quel che lui gli intimava di fare e ora si ritrova così a vedersi intestata una débacle epocale, una spaccatura drammatica del Pd, l’ennesimo episodio di strazio interno al partito.

Da oggi in poi la consegna abituale “fare fuori il segretario”, torna praticabile e allettante e si può star certi che troverà molti, moltissimi adepti, pronti a sfilare la sedia al segretario, approfittando peraltro proprio della certa sconfitta in Puglia a cui loro hanno lavorato. Perché questo è il punto: Vendola ha lottato – egregiamente - per la propria sopravvivenza, i veltroniani invece hanno lottato al suo fianco con un solo evidente obbiettivo…. perdere la Puglia!

E’ quasi certo infatti che Vendola perderà la Puglia, dato che Casini (che si è dimostrato pessimo tattico, costretto a decidere sulla scorta di decisioni altrui) è obbligato ora alla alleanza col Pdl e che il differenziale tra i due poli è più che consistente. Questa masochistica sconfitta di un Pd “al lattex”, ormai dedito a giochini al limite della perversione erotica, segnerà proprio la riapertura della gara interna al partito e probabilmente, molto probabilmente, la sua implosione e fine, dopo le regionali. Il pronostico più attendibile, a oggi, vede Puglia, Calabria, Campania e Lazio passare dal centrosinistra al centrodestra, con la possibile aggiunta del Piemonte, mentre la sinistra si dovrebbe trovare arroccata solo nelle regioni rosse, peraltro segnate da una sensibile flessione di voti. In termini complessivi, tre quarti della popolazione italiana sarà probabilmente sotto governo Pdl-Lega, mentre la sinistra governerà solo sul 25% degli italiani: un disastro.

Tutto questo segnerà non solo burrasche e lutti nella sinistra, ma anche nel quadro politico. Berlusconi e la dirigenza del Pdl da ieri hanno da ricavare solo una lezione: D’Alema non è attendibile, è un incapace. Peggio ancora: il Pd non è un interlocutore affidabile perché lavora a autodistruggersi e a incenerire tutti i suoi leader. Questo significa che non sarà praticabile un percorso concordato per le riforme istituzionali, o comunque che sarà molto accidentato. Con chi si potrà infatti concordare un cammino di riforme costituzionali al riparo dalle polemiche contingenti? Con D’Alema, con un Bersani “re Travicello”, con Veltroni redivivo… con Vendola?

Il Pd è in preda a ubriachezza masochistica, a una serie infinita di complotti avvitati su altri complotti e le conseguenze della evidente patologie gravi della sua dirigenza ricadono purtroppo non solo sulla sinistra, ma anche su tutto il paese.


L'occidentale

1 commento:

M.M. ha detto...

Bersani,ha da poco rinsaldata l'alleanza con Di Pietro.Un patto di ferro.Il futuro sembra......piu' roseo.