mercoledì 21 luglio 2010

Dal Corriere Adriatico

Ancona e lo sport, una maledizione

Accadde con Pieroni. Ma negli ultimi 15 anni

c’è stata un’ecatombe in tutte le discipline


Ancona Quanti giorni come questo. Già, quanti giorni? Troppi per essere un caso. Il primo giorno senza calcio professionistico in città ha un sapore che gli anconetani conoscono bene: se fanno finta di cadere delle nuvole, non credeteci. Quante serie A - dal calcio al basket, dal volley agli altri sport - hanno vissuto notti senza stelle culminate con il patatrac che lascia il segno, quando si getta la spugna. Basta, stop, chiudiamo, qui non ci aiuta nessuno.

La storia dice che i precedenti di società sportive arrivate in serie A e poi sparite nel baratro sono prossimi alla doppia cifra negli ultimi 15 anni. Pertanto si può dire che questa, ormai, è la storia di Ancona e quindi anche dei suoi cittadini più in vista, delle sue forze migliori. Di un modo avaro di intendere la vita, di non partecipare alle emozioni degli altri spacciando per sobrietà quello che in realtà è puro menefreghismo. Meglio girarsi dall’altra parte, fare finta di non vedere. Una strada che finisce presto. Oppure recriminare: “Io ho dato, chiedete al mio dirimpettaio”. Proprio come hanno fatto Massimo Virgili e Sergio Schiavoni ieri in Comune.

Il mecenate Migliarini e la Sidis

Si pensi, per esempio, a come abbia potuto perdere la passione gente come Gaetano e Giuseppe Migliarini che con Italo Tarsetti hanno contributo a creare il miracolo del basket femminile: la Sidis Ancona nei primi anni Novanta arrivò ad abbattere il totem Primigi Vicenza (a quel tempo, veniva da sette scudetti consecutivi) ma poco dopo la metà del decennio chiuse i battenti dopo un paio di semifinali scudetto. Migliarini sì che era un mecenate: ultimamente si è riaffacciato, sempre col basket femminile: ma i tempi d’oro sono andati.

Le Coppe del volley femminile

Sempre a metà degli anni Novanta, una situazione analoga. Nel senso di piccolo miracolo fatto in casa: nel volley femminile finiva a picco la Brogliaccio - targata prima Yoghi e poi Brummel - tra indicibili stenti dopo la vittoria di una Coppa Cev, una Coppa delle Coppe, semifinali scudetto e varie atlete e tecnici consegnati alle nazionali. Nel 1991 organizzò anche un Mundialito per Club. C’erano Ezio Capannelli e il povero Flavio Brasili alla guida: non avevano capitali alle spalle ma trovavano straniere super nei posti più impensabili del globo a costi risibili. Fajardo in Perù, Phipps a Los Angeles, Obayashi a Tokyo sono solo alcuni dei nomi.

La Pro Patria senza scampo

Bisognerà dire anche della Pro Patria, serie A2 femminile, che salutò i campionati professionistici qualche anno prima: si possono chiedere informazioni a Gianni Ciotti e Roberto Gabbucci, attuale direttore del PalaRossini, che ci rimise di tasca propria pur di tenere in vita la squadra di punta di una polisportiva che pure si tolse molte soddisfazioni.

Il calvario del volley maschile

In tema di pallavolo brucia dire che ad Ancona si spense lentamente quanto rimaneva del Gs Falconara Pallavolo che negli anni Ottanta a Falconara vinse in Europa e, anche in quel caso, giunse alle semifinali scudetto. Fucina di campioni come nessuno in Italia (ancora oggi tra A1 e nazionale ci sono fior di giocatori passati dal vivaio di quella società: il pluridecorato Papi, Giombini, Della Lunga, Bari e Birarelli), dal 1999 si spostò nel capoluogo: prima solo come domicilio fino al 2002 (promozione in A1 e una salvezza), poi completò il trasferimento e infilò un tunnel di retrocessioni da non credere più una salvezza in A2 per due centesimi di quoziente set a favore. Bellissimo: lo sponsor per Ancona veniva da Treia (massì, non mettetevi a ridere): si chiamava Sira cucine. Piero Pasquini e Andrea Carloni erano tutti i giorni, disperati, da Sturani. Un periodo vennero appoggiati dall’agente marittimo Morandi. Niente da fare: morirono di inedia sotto gli occhi di tutti. Soprattutto quelli avvelenati di Falconara. Orfana della sua figlia prediletta, ma protagonista negli anni Novanta del peccato originale: la frattura con l’Api che con l’avvento del sindaco Carletti, delle tragedie in raffineria, finì all’indice. Stessa storia di oggi tra Bikkembergs e Fossombrone: addio soldi e addio sport di vertice. Lì iniziò la morte sportiva di Falconara, Ancona venne molto dopo.

L’era di Pieroni nel calcio che conta

Nel frattempo, e siamo al 2003, aveva salutato tutti anche l’Ancona di Ermanno Pieroni: padre e padrone della seconda ed ultima stagione del calcio di Ancona in serie A dopo anni in cui per due volte al Del Conero giocò la nazionale (1997 e 1999). Il fallimento che maturò tra inchieste giudiziarie a raffica è ancora oggi materia di studio. Le cose belle di quegli anni restano lo straordinario carisma di Gigi Simoni e la fidanzata di Jardel. La serie A, chissà quando la rivedremo.

La meteora del calcio a cinque

Di lì a poco, andò male pure al calcio a cinque maschile targato Brandoni Giampaoli che nel 2005/2006 disputò il primo e ultimo campionato nell’olimpo nazionale dopo una scalata esaltante, i derby con Ascoli e Jesi. Una stagione, la retrocessione e poi poff, come nelle storie di Harry Potter. Scomparsi nel nulla: nel 2010, nei campionati regionali marchigiani non c’è più traccia di società di Ancona di calcio a cinque.

Le sorelle Williams a Pietralacroce

Infine, se si parla di grandi storie di sport, non si può non ricordare che all’Ata di Pietralacroce, il circolo del tennis, nel 1996 e nel 1999 si giocarono due match di Federation Cup, la Coppa Davis femminile. Il primo, fu di secondo ordine. Ma nel secondo arrivarono da queste parti Venus e Serena Williams: il deus ex machina era stato Michele Brunetti che ad Ancona regalò negli anni Settanta una diretta in pieno Tg1 della sera per la finale della Coppa del Re di Svezia direttamente dal PalaVeneto. Un altro patrimonio buttato, come quello dei Dolphins nel football americano: figli di un dio minore, forse, ma la serie A l’hanno conosciuta bene anche loro.

andrea taffi,

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