venerdì 26 novembre 2010

Il cantiere è all’ultima spiaggia

Dal Corriere di oggi

Ancona In strada per concedere il bis dopo due mesi dalla manifestazione del 26 ottobre scorso, è l’ultimo palco concesso alla disperazione. Con la tuta blu addosso, il dramma nel cuore e 178 buoni motivi per urlare slogan e occupare il centro. Quei motivi si chiamano cassa integrazione, hanno il nome e cognome di chi è stato spinto nell’incubo del lavoro perduto. Avanti di questo passo diventeranno 502 a luglio 2012, e porteranno alla chiusura del cantiere. I lavoratori in cammino vogliono fermare quel percorso verso un destino inevitabile. Con lo sciopero di oggi sullo scenario ingrigito dello stabilimento senza commesse e senza speranze, non vogliono calarsi nel ruolo di “uomini morti in marcia” parafrasando il capolavoro cinematografico di Tim Robbins. Lo sciopero di oggi è il contrario: il petto gonfio delle maestranze che non mollano, la ribellione alla condanna alla fine della produzione e di un pezzo troppo importante della storia e dell’economia della città. I sindacati hanno chiamato a raccolta i lavoratori ovviamente, e invocato la presenza delle istituzioni. Giuseppe Ciarrocchi, Fiom-Cgil: “Sono arrivate chiamate di solidarietà e annunci di partecipazione da tanti, anche partiti politici e parlamentari”. Ma puntano in alto i sindacati, vogliono il governatore Spacca. “Chiediamo che sia presente in mezzo a noi, che anche fisicamente sia accanto ai lavoratori. E assuma finalmente un impegno concreto”. E’ un appello accorato quello della Rsu. “L’augurio è che il presidente della Regione dimostri questa sensibilità, domani (oggi, ndr) lo verificheremo”. Spacca può alzare l’asticella dell’attenzione sulla protesta del cantiere. “Abbiamo chiamato i cassaintegrati che in questo periodo stanno a casa”. Ma non c’è bisogno di sollecitare quando si tratta di partecipare a questa specie di ultima spiaggia. Hanno annunciato l’adesione di gruppi di studenti e i centri sociali. Ma la scena è ovviamente tutta delle maestranze e dell’inferno in cui li ha infilati la mancanza di prospettive dello stabilimento dorico. “Protagonisti sono i lavoratori di Fincantieri che manifestano tutta la loro rabbia per questa situazione insostenibile. Devono difendere il loro futuro”. Appuntamento alle 10 al porto. “Poi andremo a destinazione”, restano volutamente vaghi per non scoprire le carte i sindacati che hanno preparato una “protesta forte, un’iniziativa eclatante all’altezza della situazione”. Intanto in città continuano a spuntare striscioni nei “balconi” più visibili, altri tasselli di una strategia comunicativa che serve a sensibilizzare l’opinione pubblica. Il 20 dicembre ci saranno tanti rappresentanti politici alla grande assemblea che servirà a incalzare le istituzioni perché non solo si impegnino ma portino a casa i frutti del negoziato con l’azienda e con il Governo. I lavoratori chiedono notizie chiare sul domani che li attende, chiedono di sapere se per loro c’è un domani. Aspettano il Papa al congresso eucaristico, ma a settembre 2011 il cantiere potrebbe essere già un fantasma. C’è bisogno di provvidenza prima.

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