sabato 5 marzo 2011

Corriere Adriatico

Senza riscaldamento e luce, nell’hotel alluvionato


Falconara “Il perito sta facendo la stima dei danni e piano piano stiamo cercando di ripulire tutto”. È ancora molto sconsolato Lorenzo Borsini, che insieme al fratello gestisce da vent’anni l’hotel Avion. L’albergo e l’adiacente ristorante Al Diavoletto sono rimasti sommersi dall’acqua, investiti da un fiume in piena di fango e melma, che ha provocato almeno 200 mila euro di danni. L’acqua è entrata ovunque, un metro e 70 centimetri di altezza ha annegato il piano terra, entrando nelle prese elettriche, scaraventando una sull’altra sedie e mobili vari e distruggendo ogni cosa al suo passaggio.

Ieri mattina, dopo due giorni di intenso lavoro degli elettricisti, i gestori sono riusciti a riavere la luce almeno in una parte dell’hotel. Ci vorrà ancora tempo per riaverla in tutto lo stabile. Ripristinata anche una linea telefonica. “In questo modo - dice Borsini - possiamo almeno rispondere al telefono per dire ai clienti che non possono venire e magari per trovare loro delle soluzioni alternative. Alcuni, quelli che avevano prenotato tramite le agenzie, siamo riusciti a contattarli e a sistemarli in un altro albergo. Per gli altri non sappiamo come fare, perché tutti i dati erano nei computer che sono finiti in acqua e sono ormai inutilizzabili”. Nell’hotel non funziona neanche il riscaldamento e molti clienti, fuggiti in fretta e furia dalle finestre a bordo di una ruspa, hanno perso anche i documenti, portati via dalla forza dell’acqua e del fango.

“Rimane il dubbio se riusciremo a riaprire - dice ancora Borsini - bisogna vedere se ci danno lo stato di calamità e soprattutto quanto ci verrà effettivamente riconosciuto. Perché anche nel 2006 ci hanno stanziato dei fondi, ma ci hanno dato a malapena un terzo di quello che poi invece abbiamo speso. Non possono pensare di risolvere tutto con i 55 mila euro che ci hanno dato l’altra volta”.

Il tutto senza contare poi i mancati introiti per l’attività interrotta e gli stipendi dei sette dipendenti, costretti loro malgrado a starsene a casa.

Nessun commento: