Tecnici irresponsabili
I “tecnici” stanno dimostrando d’essere fra i più tecnicamente incapaci,
oltre che fra i più politicamente irresponsabili. Questa storia dei
debiti della pubblica amministrazione sarebbe grottesca, se non fosse
orrida. Prima fanno girare l’illusione che si possano liquidare subito
circa 50 miliardi, poi ripiegano su 20 nella seconda metà di quest’anno e
altri 20 il prossimo. Prima parlano esplicitamente di “decreto legge”
per sbloccare i fondi, con il ministro dell’economia che anticipa la
possibilità che tale decreto fosse varato dal Consiglio dei ministri di
ieri, poi non ne presentano neanche una bozza, ma lo annunciano in un
futuro in cui, non so se lo sanno o se se ne sono resi conto, loro non
saranno più in quei posti.
Ma non basta, perché il decreto dovrebbe arrivare dopo che il Parlamento
avrà votato e approvato la variazione dei saldi macroeconomici, come
se non fosse evidente che quando il Parlamento potrà dedicarsi
all’approvazione di relazioni e leggi vorrà dire che non solo un nuovo
governo è al lavoro, ma anche un nuovo presidente siede al Colle.
Giacché prima di allora è in altre faccende affaccendato.
Mercoledì
scorso avevo scritto di questo tema, mettendo in pagina non poca
prudenza. Non che mi faccia piacere sbollentare l’entusiasmo per i soldi
che a molti sembravano già pronti per l’incasso, ma ritenevo giusto
far presente che i passaggi necessari non erano poi così banali e
immediati. La mia prudenza, frutto di quel che resta della cultura
istituzionale, era stata largamente travolta dalle parole del governo
stesso, compresa un’intervista del ministro Vittorio Grilli, che dalla
prima pagina de Il Sole 24 Ore strillava gli imminenti pagamenti. Poco
male, pensai, ho esagerato in realismo, ma mi fa piacere ammetterlo se
questo porta le aziende che ne hanno diritto a incassare il dovuto.
Molto male, invece, perché sulle pagine di questo giornale si trovava
qualche brandello di competenza tecnica, evidentemente sconosciuto ai
tecnici, ai professori, ai bravi, a quelli, insomma, che non perdono
occasione per dare lezioni. Invece dovrebbero studiare, e prima di quel
momento tacere. Del resto, fra loro c’era chi li aveva avvertiti: il
solito Gianfranco Polillo, cui tocca la sorte di dire cose ovvie
venendo smentito in tempo reale.
Quindi: niente decreto, niente
soldi, solo l’annuncio dell’avvio dell’iter parlamentare per l’atto
propedeutico. Niente. Il che, sia chiaro, supera la mia prudenza,
traducendola in immobilismo. Se non in presa in giro. Nemmeno una
parola, invece, sulle altre cose che avvertivamo il governo, questo
governo, poteva fare subito: a. rimediare alla norma che prevede
l’impossibilità di pagare chi non è in regola con fisco e previdenza,
perché poteva essere conseguenza proprio della disonestà statale e suona
più che beffa il fatto che lo Stato, in quel caso, consegna i soldi al
creditore, cioè a sé stesso; b. far funzionare la banca dati dei
debiti da onorare, perché ancora oggi si procede per stime laddove si
dovrebbero solo tirare delle somme. Niente.
L’unica cosa chiara
è che il governo ripete a pappagallo il via libera stabilito dalla
Commissione europea, ma non lo traduce in alcun atto concreto. Mentre
la più ardita decisione che prende consiste nello stabilire che a
risolvere il problema sarà il governo successivo. Dove si spera che
“tecnici” di tale levatura non siano chiamanti neanche a esprimere
un’opinione.
Ribadisco: il problema non era semplice e non
c’era da spettarsi che il Consiglio dei ministri lo risolvesse in un
colpo. Ma questo è quello che avevo scritto io, ovvero il contrario di
quel che avevano detto loro. Sono sicuro che oggi sono pronti a dire:
ma ignorantelli, non lo sapete che i problemi sono complessi e le
procedure vanno rispettate? Noi sì, lo sappiamo. Sono loro che hanno
fatto finta si potesse aggirare tutto. Se fossero dei politici si
direbbe: imbroglioni. Ma sono dei tecnici e, evitando la rima, si può
ben dire: incapaci.
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