lunedì 15 settembre 2008

Chissà perché la sinistra prima critica le idee del governo e poi le adotta



Che cosa è la social card? Il nome evoca una proposta contenuta nel Dpef riguardante una speciale “carta” da consegnare ai cittadini in particolari condizioni di disagio economico, con la quale essi potranno acquistare prodotti alimentari e pagare bollette. Il finanziamento della carta sociale prepagata è posto a carico delle entrate della tanto discussa ‘Robin tax’ (anch’essa divenuta poi un caposaldo della manovra estiva).
Ovviamente, prima di sciorinare dei giudizi sbrigativi sulla social card, sarà opportuno attendere le norme di attuazione. Per adesso ci limitiamo a dare la parola a Maurizio Ferrera, un autorevolissimo studioso di politiche sociali vicino al Pd, tanto da aver collaborato al suo programma nella Commissione Morando. Ferrera, in un articolo sul Corriere della Sera del 3 luglio, ha sospeso correttamente il giudizio sulla “carta sociale” rinviandolo a quando il progetto sarà definito, ma si è dilungato a spiegare in termini positivi “un’esperienza non troppo dissimile già da tempo in corso negli USA: il cosiddetto Food Stamp Program”. I beneficiari del programma (sono circa 26 milioni) ricevono dall’Amministrazione una carta elettronica che consente loro di acquistare a prezzi scontati prodotti alimentari presso supermercati convenzionati.
L’opposizione di casa nostra, invece, su questa iniziativa ha espresso critiche severissime e, quindi, ingiuste. A parere di tanti suoi esponenti intervenuti nel dibattito (con quel fare altezzoso che li contraddistingue) si è trattato di un provvedimento persino offensivo nei confronti dei poveri, una sorta di tessera annonaria ben diversa dunque dalla linea di condotta del governo Prodi, il quale aveva aumentato le pensioni (peraltro neppure con riguardo a quelle di importo più modesto, come fece notare a suo tempo un maitre à pénser un po’ sopravvalutato come Francesco Giavazzi).
Poi, della “carta” non si è più parlato (ci auguriamo naturalmente che non se ne sia dimenticato anche il governo). Almeno fino ad alcuni giorni or sono, quando l’inserto del Centro Nord dell’autorevole Il Sole 24 Ore, ha raccontato che alcune amministrazioni comunali, saldamente di sinistra, appartenenti all’énclave rossa – Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche - stanno predisponendo dei programmi analoghi all’idea del perfido Giulio Tremonti. “Tra gli interventi in programma – ha dichiarato, il 10 settembre, al giornale economico Adriana Scaramuzzino, vice di Sergio Gaetano Cofferati – stiamo studiando una family card, che sarà operativa dal 2009, per permettere alle famiglie in difficoltà, con almeno due figli, di avere sconti su prodotti alimentari, trasporti pubblici e su alcune attività artigianali come la pulizia delle caldaie”. Molto bene. Ma perché ciò che viene fatto nella ex città vetrina, all’ombra delle Due Torri, non può essere ripetuto su scala nazionale ?
Nel pormi questa domanda mi è tornata alla mente un episodio accadutomi durante una visita nella DDR (quando ancora c’era la Germania comunista). Mi portarono a visitare il museo del soldatino. Era organizzato secondo le diverse epoche storiche (dagli egizi ai greci e ai romani fino ai nostri giorni). Ovviamente i vari prototipi erano sempre – a loro dire – espressione di una visione aggressiva dell’Occidente. Il sottoscritto - che da bambino aveva a lungo giocato coi soldatini - si risentì e chiese ai suoi ospiti se loro producevano ancora dei soldatini per i loro bambini. La risposta fu ineccepibile: "Sicuramente – dissero – ma i nostri soldatini sono ispirati ad una concezione difensiva”. Sarà così anche per la “social card” di sinistra?




Di Giuliano Cazzola
Da Ragionpolitica

4 commenti:

Anonimo ha detto...

è buona e non è adottata solo negli stati uniti

Anonimo ha detto...

perchè si è visto sabato che elementi sono

Anonimo ha detto...

la carta sociale è una cosa ottima da estendere a più categorie.
Non è nè di destra,nè di sinistra.
E' la sinistra che non ha niente nè nell'emisfero destro nè in quello sinistro

Anonimo ha detto...

Bella davvero questa!
In effetto concordo che son teste vuote.
Se non riescono neanche a capire che fare del bene ai cittadini non li fa stare da nessuna parte, tranne che da quella del popolo italiano.

By Stella