mercoledì 26 novembre 2008

Tsunami finanziario
Con una opposizione più collaborativa si uscirebbe prima dalla crisi

di
Francesco Casoli*25 Novembre 2008

Il realismo. E’ questa la terza via nel dibattito tra ottimisti e pessimisti nella difficile congiuntura economica che stiamo vivendo. Credo sia la via più giusta, quindi, la più auspicabile. La crisi c’è, è evidente ed è grave.
Discutere sullo spirito con cui affrontarla, può incidere sullo stato d’animo con cui si possono operare certe scelte, ma niente di più, perché in momenti come questi, il ventaglio delle decisioni da prendere, si riduce drasticamente e quelle che restano diventano obbligate e vitali. La crisi dell’economia reale pretende, piuttosto, strumenti reali, da individuare e adottare con tempestività: un atteggiamento di forte concretezza, un’analisi obiettiva per indicare le soluzioni più idonee e richiede anche una buona dose di sangue freddo.
Ragionare sull’ignoto non è facile, in particolare ora che la visuale prospettica si riduce. In fondo però, in un’ottica evolutiva, ogni progetto racchiude incognite, perché il futuro rappresenta, oggi come ieri, la variabile per antonomasia. Indubbiamente ora il futuro appare più incerto, perchè si sono rotti alcuni equilibri e con essi sono saltati molti automatismi, ciò non toglie che di futuro e sul futuro, oggi più che mai, bisogna ragionare e soprattutto bisogna farlo con un coordinamento stretto tra pubblico e privato.
Il ruolo delle imprese resta primario nel contesto socio economico del nostro paese, dove il manifatturiero rappresenta il perno di tutto il sistema e dove i distretti ne costituiscono la fisionomia. Non possiamo pensare di cambiare struttura, bensì di consolidarla. Ciò significa poter rendere più resistente l’organismo che ci ha permesso negli anni di distinguerci per capacità, creatività e qualità.
Realisticamente, il futuro del nostro tessuto economico sarà composto delle imprese più salde, più resistenti, quelle che, sui loro fondamentali, sapranno ristrutturarsi facendo rete, alleanze, innovazione.
Ci sarà un forte ridimensionamento che il Governo sta sostenendo con scelte adeguate, senza spinte emotive, ma con la giusta dose di sensibilità e lucidità che richiede ogni riorganizzazione. L’aspetto sociale è senza dubbio quello più delicato e critico, in questi frangenti. La riforma delle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, ovvero della Legge Marzano estesa ai distretti, permette di sostenere il loro riposizionamento con procedure più rapide, che consentono alle società di attingere risorse finanziarie sul mercato e di restare operative, salvando così l’occupazione.
Anche gli aiuti alle fasce più deboli della popolazione sono una misura importante, ma tutto questo non è sufficiente per far ripartire il motore dell’economia. Allora con altrettanto realismo, bisogna riconoscere che a qualsiasi misura sia stata e verrà adottata, dovrà associarsi una buona dose di fiducia. I consumi non possono ripartire senza risorse e su questo si sta lavorando, ma la paura paralizza e l’atteggiamento dell’opposizione l’alimenta. Eppure, in frangenti come questi, l’azione congiunta delle forze politiche contribuirebbe a produrre risultati migliori e a restituire ai cittadini fiducia nelle istituzioni.
Purtroppo l’opposizione ideale non corrisponde a quella reale, divisa com’è nel riconoscimento della propria leadership. Anche in questo siamo realisti, cercando però di non perdere la fiducia.


*Francesco Casoli è un politico (PdL) e imprenditore italiano

da L'Occidentale

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