lunedì 23 novembre 2009

Spacca non calma l’ira degli operai

Urla e petardi all’inaugurazione dell’Interporto. Il governatore: “Incontrerò l’azienda, risolveremo il problema”



Dal Corriere

Jesi I lavoratori chiedono impegno e trasparenza. I sindacati puntano alla riconversione e la Regione promette di lavorare per mantenere i posti di lavoro. Continua l’occupazione dell’ex Sadam, ma oggi la protesta sarà ad Ancona. Ieri mattina, invece, si è spostata all’Interporto dove arrivano a piedi, in corteo, una sessantina di operai.

“I prossimi giorni incontreremo la proprietà – dice Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche – a cui chiederemo di restituire al territorio ciò che questo gli ha dato sia in termini di lavoro sia in termini di compensazione”. Parla, il governatore, tra petardi, striscioni e bandiere, davanti all’entrata della struttura intermodale, dove si svolge l’inaugurazione dell’area terminal. Alla sua sinistra Fabio Badiali, assessore regionale al Lavoro e Lidio Rocchi, assessore alle Infrastrutture e ai trasporti marchigiani. “Occorre lavorare nella legge finanziaria per la filiera corta, per la deroga sulle centrali biomasse – dice Spacca – e per rendere inoppugnabile l’emendamento della giunta dal punto di vista giuridico. Dobbiamo trovare un modo perché Maccaferri si renda conto cosa sta chiedendo a questo territorio”.

Qualcuno, fra la folla, urla che questi processi dovevano essere già stati fatti. Il tempo infatti stringe e la cassa integrazione finisce a dicembre. Spacca ammette la mancanza, ma promette che “la risoluzione sarà rapida”. Ad aspettare la convocazione per l’incontro con la proprietà anche Fabiano Belcecchi. Il sindaco è alle prese con il piano industriale da qualche giorno sulla sua scrivania.

“Bisogna capire se le cose scritte dall’azienda siano sostenibili e se il progetto dia, nel suo insieme, garanzie di stabilità nel tempo. Poi è necessario verificare se la riconversione sia in linea con il Piano energetico ambientale regionale”, commenta il primo cittadino.

Si guarda alla riconversione e si punta alla filiera corta, ovvero a una autosufficienza regionale di prodotti agricoli o boschivi per alimentare la centrale. Ma i nodi da sciogliere sono tanti. I lavoratori chiedono chiarezza alla politica: “Ci dovete dire se andiamo tutti a casa o se si va avanti”, commentano ad alta voce. “Ci preoccupa che la possibilità di una riconversione – dicono Silvano Giangiacomi e Mohamed El Hasani, rispettivamente Fai Cisl e Flai Cgil – oggi trovi contrapposizioni locali che portano ad un solo risultato, quello di stare fermi. Noi da due anni siamo fermi al palo, mentre la politica fa il suo teatrino e la società i propri interessi”.

Spacca riprende la parola. “Chiedo a voi di avere fiducia nelle istituzioni e che non si rompa l’unità tra i lavoratori e tra i lavoratori e il territorio”, conclude. Ma i sindacati chiedono anche il coinvolgimento nella protesta degli agricoltori.

“Non riusciamo a comprendere – afferma Giangiacomi – il loro silenzio delle associazioni. Con la riconversione si aprirebbe un mercato per il girasole, ma ci stupisce come gli agricoltori si lamentino della loro situazione senza però sostenerci”.

Spacca ritorna al convegno, alle 11 c’è il taglio del nastro. Fuori i lavoratori commentano. Su uno striscione si legge “Non siamo assassini, né untori, ma solo lavoratori”.

“Se siamo soddisfatti del colloquio? No. Finché non avremo delle garanzie per il posto di lavoro non possiamo dirci soddisfatti”, dice Sandro Bellagamba, della Rsu aziendale. “Per ora quelle della Regione sono solo parole”, dice un gruppetto. “Vogliamo delle firme e soprattutto vogliamo esserci nell’incontro con la società”. Solidarietà alle maestranze espressa anche da parte di Raffaele Bucciarelli, a nome dei Comunisti italiani.

“I lavoratori fanno bene a protestare. La Sadam esprime un paradigma della nostra società dove convergono esigenze opposte” dice il presidente del consiglio regionale. “Qualsiasi decisione deve essere presa tenendo conto dell’occupazione e dell’ambiente, dopo di che chi ha delle responsabilità deve assumersele e andare avanti”.

Intanto prosegue la polemica su chi sapeva e chi no riguardo la riconversione dello zuccherificio a centrale a biomasse con il limite di 5 mw anziché 11 mw. Marcello Flori, segretario provinciale di Rifondazione, invita il “sindaco Belcecchi a dire la verità, e alle organizzazioni sindacali a evitare anatemi senza costrutto, alla politica di frenare l’incontinenza comunicativa che spesso è nemica della chiarezza”. Già, la chiarezza...

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