domenica 8 agosto 2010

Il Cln di Bersani è figlio dell'odio e del nichilismo politico


Ragionpolitica

Senza politica, senza identità, senza progettualità. Senza l'abc che costituisce il fondamento di ogni partito degno di tal nome. Tenuto in piedi soltanto da un'ossessione: Silvio Berlusconi. Questo è il Pd oggi. Il Pd di Pierluigi Bersani e di Rosy Bindi, che sui giornali si dichiarano disponibili a tutto e pronti a qualsiasi alleanza pur di abbattere il nuovo tiranno. «Dobbiamo liberarci di Berlusconi, per questo non vado troppo per il sottile e mi rivolgo a tutti», dice senza tanti giri di parole il segretario a Repubblica. «Personalmente non avrei preclusioni verso nessuno, da Fini a Di Pietro, a Vendola», aggiunge la pasionaria della Val di Chiana intervistata da La Stampa.
Ed eccolo, dunque, il nuovo Comitato di Liberazione Nazionale auspicato dai vertici del Partito Democratico: una grande ammucchiata pseudo-resistenziale che tenga dentro chiunque abbia un motivo di risentimento, di rabbia, di odio nei confronti del Cavaliere Nero. Chiunque abbia intenzione di «normalizzare» lo scenario italiano eliminando dal panorama politico la cosiddetta «anomalia berlusconiana».
Secondo questa prospettiva, l'uomo di Arcore non va sconfitto democraticamente, cioè attraverso il voto dei cittadini, partendo da una proposta alternativa fatta di contenuti culturali, di programmi di governo, di diversi progetti politici. No. Egli va rimosso dalla scena in nome di una negatività assoluta, di un disprezzo ontologico totale e di una conseguente volontà distruttrice. Che cosa vi sia alla base di questa visione - se così possiamo chiamarla - è presto detto: un nichilismo politico che talvolta oltrepassa gli steccati divisori degli schieramenti, e che è potenzialmente in grado di tenere insieme quelli che a prima vista potrebbero apparire come uomini e storie opposti e incompatibili, ma che in realtà sono accomunati dall'incapacità di dare vita a proposte positive di governo dopo la fine delle ideologie novecentesche e delle grandi narrazioni che, nel bene e nel male, avevano costituito l'ossatura della politica italiana nel secolo passato.
Conseguenza diretta di questo nichilismo è una concezione del potere autoreferenziale e fine a se stessa, in cui di fatto scompare - anche se viene evocato a parole - ogni riferimento agli interessi vitali della nazione, sostituito da un frenetico tatticismo di palazzo che nulla di buono produce per il Paese. Questa idea del potere si manifesta, ad esempio, nelle manovre per dare vita a governi che non tengano in alcun conto la volontà popolare espressa in libere elezioni, ma che garantiscano comunque la sopravvivenza di pezzi del ceto politicante che da tempo non godono più della fiducia e del consenso degli elettori. E poco importa se è la tanto evocata Costituzione a stabilire che in Italia «la sovranità appartiene al popolo»: il gorgo nichilista tutto inghiotte, tutto dimentica, tutto calpesta. Rimane soltanto il potere per il potere e la lotta disperata per ottenerlo.
Alla luce di tutto ciò, non esagera il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, quando afferma che le parole pronunciate dal segretario del Partito Democratico a proposito della necessità di «liberarsi di Berlusconi» non soltanto sono inaccettabili, ma contengono in sé una «inaudita violenza». Perché la violenza è uno sbocco sempre possibile del nichilismo e dell'odio, del disprezzo totale di una realtà che va in direzione opposta ai propri desideri. Credevamo, dopo le gesta di Tartaglia, di esserci lasciati il peggio alle spalle. Forse non è così.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Miss Rosy Bindi,era abituata fino ieri a dare del fascista a Gianfranco Fini. Quest'ultimo,ora che e' in rotta con il cavaliere,sta per diventare partigiano onorario.