mercoledì 15 settembre 2010

A Rep il virus anti-Cav fa pubblicare i desideri al posto dei fatti

La Repubblica, domenica 12 settembre 2010. Titolo d’apertura a caratteri cubitali del giornale di De Benedetti: P3, la Procura sentirà Berlusconi”. Stesso tono affermativo nell’occhiello: la magistratura romana vuole convocare il presidente del Consiglio dopo le rivelazioni sui summit per Lodo Alfano e Mondadori. Sommario: Martino racconta i segreti della loggia: “Cesare? Sì, era il premier”.
Nessun condizionale, nessuna formula dubitativa. Anzi, il contrario. Come se quel titolo fosse la verità assoluta e Berlusconi in procinto di varcare la soglia del palazzone di piazzale Clodio. Il quotidiano di Largo Fochetti, dunque va a dritto e spara in prima pagina la “notizia”.
Ma passano solo poche ore e dalla Procura capitolina arriva, altrettanto secca la smentita. Della serie: niente di ciò che è pubblicato corrisponde al vero. Sono il procuratore Giovanni Ferrara e l’aggiunto Giancarlo Capaldo a scrivere una nota nella quale parlano di “notizie del tutto infondate e frutto di mere illazioni giornalistiche” rilevando al tempo stesso “l'assoluta gravità, per il serio nocumento alle indagini della illegittima diffusione del verbale delle dichiarazioni rese il 19 agosto 2010 dall'indagato Arcangelo Martino e la ferma intenzione di accertare le relative responsabilità penali. La Procura di Roma continuerà a svolgere il suo ruolo con la consueta serietà e determinazione e senza alcun pregiudizio”.
Fine della storia e fine del titolone a sette colonne del quotidiano della sinistra radical-chic-antiCav. Che ogni due per tre, non manca di dispensare giudizi, commenti e accuse all’indirizzo di Feltri e Belpietro facendo passare il concetto che le loro notizie sono tutte bufale. E come la mettiamo con quella – bufala certificata dalla stessa procura - che hanno sparato loro? Per ora niente errata corrige, ammenda nei confronti dei lettori per il “pacco” rifilatogli. No, solo silenzio.
Non è la prima volta che quelli di Rep ci provano. Un paio di mesi fa, esattamente il 21 luglio il titolo di taglio in prima pagina recitava così: “ Mafia, siamo vicini a verità clamorose”. Occhiello: stragi, i pm in Parlamento : “A un passo dalla svolta, la politica saprà reggerne il peso?”.
Sì dà conto dell’audizione – il cui contenuto guarda caso è stato secretato – in commissione antimafia dei magistrati di Palermo e Caltanissetta. Ma Beppe Pisanu, presidente dell’organismo parlamentare che le parole dei pm le ha sentite con le sue orecchie smentisce spiegando di non aver avuto “nessun riscontro” delle dichiarazioni “attribuite al procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e ai suoi collaboratori”.
E rincara la dose: “Ribadisco che nel corso delle audizioni nessuno della Commissione ha avuto la sensazione che la magistratura fosse a un passo dalla verità”.
E voilà. Un tempo, nel lessico giornalistico si diceva “i fatti al posto delle opinioni”, ma nel caso di Rep. viene da dire: i desideri al posto dei fatti. Appunto, i desideri.


L'Occidentale

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