martedì 6 settembre 2011

Lettera politica





Il bandolo della matassa

L’impressione è che non se ne vada fuori. La manovra finanziaria, che doveva essere il segnale che l’Italia non scherza e che quando c’è bisogno sa prendere in mano l’accetta, tagliare e mettere i conti a posto, ha già fallito il primo dei suoi obiettivi: quello di rassicurare l’Europa, i mercati ed i vicini di casa.

Quand’anche il saldo rimanesse invariato dopo i passaggi parlamentari, ormai l’idea che il governo ha dato, all’estero ma anche all’interno, è un misto di indeterminazione e di debolezza.

La manovra continua a subire variazioni, anche in parti importanti. Nella stessa maggioranza non c’è compattezza e ogni giorno, su

pressioni d’ogni genere, viene tolto un provvedimento e ne viene inventato un altro.

E già questo è un problema.

Ma poi c’è tutto il resto. Si assiste a una fibrillazione politica senza precedenti.

Le piccole province, anche quelle di centrodestra, che in una delle prime versioni della finanziaria avrebbero dovuto essere soppresse, si sono messe a protestare contro il governo. Idem dicasi per i piccoli comuni che avrebbero dovuto essere accorpati.

I sindaci, anche quelli del centrodestra, sono scesi in piazza contro la loro stessa maggioranza.

I presidenti delle province, stavolta tutte, polemizzano col governo per la prevista cancellazione.

Non importa se sono dello stesso partito che l’ha decisa.

Per non parlare della borsa e dell’agitazione nel mondo del lavoro e delle categorie.

Il risultato è che la situazione si sta aggravando pericolosamente.

Ma a fronte di un tale caos se non s’individua qual è il bandolo della matassa ne rimarremo ingarbugliati e non ne usciremo mai.

Molti credono di averlo individuato in Berlusconi, altri nel complotto internazionale contro di lui, altri ancora nella speculazione internazionale.

Probabilmente qualcosa di vero c’è in tutte le ipotesi,

ma nessuna è il bandolo della matassa.

La vera causa del caos sono i partiti, unico ed insostituibile mediatore tra popolo e istituzioni nelle democrazie indirette, che oggi non sono partiti veri e quindi non adempiono alla loro funzione.

Ma ve li immaginate i sindaci della Democrazia Cristiana, o del Partito Comunista o del PSI scendere in piazza a manifestare contro la loro maggioranza? Non solo non lo avrebbero fatto mai, ma non sarebbe loro passato neanche per l’anticamera del cervello.

Come minimo sarebbero stati espulsi dal partito e avrebbero chiuso la loro carriera politica.

Perché allora c’erano dei partiti veri.

Tutti, nessuno escluso, anche i più piccoli.

Oggi invece, con la scusa della modernità, della leadership televisiva, della caduta delle ideologie, a torto identificate con lo strumento partito, ognuno fa quello che vuole, si oppone, urla, protesta.

I partiti, ammesso che esistano, sono impotenti.

E questi sono i risultati.



Paolo Danieli

2 commenti:

Anonimo ha detto...

chi è costui?

C.C. ha detto...

Il bandolo della matassa?Lo sappiamo da anni ormai.A nessun politico conviene individuarlo.