giovedì 15 settembre 2011

Da Il sussidiario.net

SCENARIO/ 2. L'ultimatum a Berlusconi?

Un "golpe" di banche, pm e giornali...

mercoledì 14 settembre 2011


Gli impegni istituzionali a Strasburgo e Bruxelles del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, hanno impedito ieri il faccia a faccia con i pm napoletani in merito alla presunta estorsione ai suoi danni dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. E così, la procura di Napoli ha indicato quattro nuove possibili date per l'interrogatorio, da giovedì 15 a domenica 18 settembre. In caso di nuovi impedimenti a questo punto dovrebbe scattare la richiesta di autorizzazione alla Camera per l’“accompagnamento coatto” del teste. «Per galateo istituzionale – dice a IlSussidiario.net l’avvocato Gaetano Pecorella, già difensore di Berlusconi – si sarebbe dovuto concordare una data, evitando così questo inutile conflitto. Pretendere che l’audizione si svolga necessariamente in quei giorni, tenendo conto della crisi che stiamo attraversando e dei relativi contatti internazionali del premier, è chiaramente una forzatura».

Alcuni autorevoli esponenti del Pdl chiedono al ministro della Giustizia di intervenire inviando gli ispettori in procura. Le sembra una risposta adeguata?

Gli ispettori sono utili quando bisogna fare delle inchieste magari per stabilire se gli uffici funzionano o meno. In questo caso non servono, i fatti sono già evidenti.
Se invece si sono verificati comportamenti scorretti sotto il profilo della deontologia il ministro ha potere di iniziativa disciplinare. C’è infatti un organo delegato a valutare il comportamento dei magistrati, il Csm, a cui il ministro si può rivolgere. Casomai potrebbero servire per indagare su un altro fronte.

Quale?

Da un lato le intercettazioni. Se continuo impunemente infatti a intercettare i dialoghi tra l’indagato e una persona che invece non posso intercettare è evidente che qualcosa non va. Le garanzie di riservatezza di chi ricopre certe cariche decadono.
L’altro aspetto riguarda il contenuto delle testimonianze che quotidianamente escono sui giornali. Il segreto delle indagini viene evidentemente violato. Visto però che i magistrati non indagano mai sulle fughe di notizie forse sarà il caso che inizi a farlo il ministero della Giustizia.

Ma la situazione che si è venuta a creare ha dei precedenti secondo lei?

Io sono convinto che ci sia un piano preciso che vuole togliere ogni ruolo alla politica e al Parlamento, che spesso e volentieri dettano regole poco gradite ai poteri forti.

A chi si riferisce?

Parlo della preoccupante convergenza che si sta verificando tra tre grandi poteri del nostro Paese: quello economico, che non manca occasione di attaccare la politica in maniera trasversale, quello giudiziario e quello dei mass media che insieme conducono e diffondono un certo tipo di inchieste.
Se il piano dovesse riuscire sarebbe la fine della democrazia, la rappresentanza cioè di chi è eletto dal popolo e non di chi ha il potere economico, giudiziario o dell’informazione.

Da ultimo, in questi giorni c’è una parte dell’opposizione moderata che consiglia Berlusconi di farsi da parte in cambio di un’“amnistia”, di una specie di “salvacondotto” per la sua persona e per le sue aziende. Una via percorribile o una semplice boutade?

È un’ipotesi completamente fuori dalla realtà, irrealizzabile a livello giuridico. Fare una legge per una sola persona che dica in sostanza che Berlusconi non può essere processato non ha il minimo senso.
L’unica soluzione che da anni si sarebbe dovuta adottare, anche se non lo si è voluto fare, è l’immunità parlamentare, che garantisce la libertà rispetto a eventuali iniziative improvvide della magistratura.
Oggi è un dato di fatto che la libertà politica è minacciata. I deputati che presentano alcune leggi sono autorizzati a temere possibili ritorsioni. Bisognerebbe iniziare a rifletterci, al di là degli interessi di parte.

(Carlo Melato)


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